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Autore: Domino_Tabby_    20/10/2013    3 recensioni
Nico di Angelo lo trova difficile dormire.
Ogni notte non riesce ad evitare orribili , sanguinosi e truculenti incubi.
Fin quando non incontra proprio in uno di questi un ragazzo molto particolare...
E se per una volta riuscisse a mettere da parte tutte le sue sofferenze? A trovare finalmente la pace?
***
Perché tutti amano il nostro Perduto Re.
- Domino_Tabby_
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ATTENZIONE : SPOILER

E' sconsigliata la lettura per chi non ha ancora letto "La Maledizione del Titano".

 

 

PROLOGO


Nico di Angelo lo trovava difficile dormire.

Certo, non l'atto del riposare, quello gli risultava facile essendo un bisogno fisico , ma chiudere gli occhi ed immergersi in un nuovo mondo che non fosse fatto di sofferenze, morti, tristezza, buio...
Ah, parlatene a lui del buio!

Il suo vecchio amico era sempre pronto a trasportarlo ovunque.

Lo cingeva con i suoi lunghi e scuri tentacoli e lo avvolgeva come un neonato tra le braccia della madre che ormai non aveva più.

Della sorella che non aveva più.

Nico di Angelo non aveva nessuno.

Per quanto volesse con tutto il suo essere sentire una voce rassicurante che lo cullava, che lo rassicurava, che dicesse “va tutto bene”, era sempre e comunque solo.

E così sarebbe restato per sempre.

Un anima solitaria, viva fuori e morta dentro.

 

Il ragazzino strinse le ginocchia al petto nell'oscurità quasi opprimente della Cabina 13, mentre i suoi piedi si raggomitolavano, freddi.

In un angolo ,un fuoco verde bruciava insistentemente, ma i riflessi chiari che ondeggiavano sulle pareti di marmo non avevano niente di rasserenante.

Si muovevano agitati e irrequieti, come se stesso.

 

Il figlio di Ade sospirò e con un gesto della mano si tirò su le coperte fino al naso.

“Solo dormire. Voglio solo dormire.” si ripeteva inutilmente, le lacrime che gli pungevano agli angoli degli occhi.

Nico non voleva piangere. Lui era forte, e gli uomini forti non piangevano...vero?

Non lo sapeva.

Ormai Nico non era più certo di nulla, non era sicuro nemmeno del senso della sua stessa esistenza.

 

“Sono solo stanco.” pensò, chiudendo le palpebre pesanti e dando una spiegazione poco convinta a quei pensieri così tetri.

Cercò di regolarizzare il respiro come se stesse riposando veramente.

“Forse se fingo finisco per farlo sul serio.”

Un ragionamento un po' infantile, per molti, ma era la sua unica opzione, dopo mille tentativi falliti.

 

Sospirò per l'ennesima volta e guardò l'orologio elettronico sulla scrivania.

I numeri sullo sfondo nero segnavano la mezzanotte, e il verde brillante gli faceva quasi male agli occhi se lo fissava troppo a lungo.

“Non mi addormenterò mai.”

E con questo ultimo pensiero chiuse gli occhi definitivamente, mentre il fuoco verde continuava a scricchiolare e a mandare scintille sibilanti.

 

 

 

Si trovava vicino ad un lago.

La superficie dell'acqua scintillava sotto le miriadi di stelle che illuminavano la notte tutta intorno.

Nico non sapeva con esattezza dove aveva già visto quel luogo, ma c'era qualcosa di terribilmente familiare.

-E' bella vero, la luna?- chiese una voce incalzante affianco a lui.

Si girò di scatto, sorpreso.

Aveva creduto di essere solo fino ad allora, e di certo avrebbe preferito esserlo stato.

Nico non era molto bravo a socializzare.
Nico non era molto bravo con le persone in generale.
Almeno non quelle ancora vive.

 

A pochi passi da dove era seduto, un ragazzo sui quattordici anni era disteso sull'erba fresca, il volto rivolto al cielo notturno.

Aveva uno spruzzo di lentiggini sul naso e i capelli castani incorniciavano il suo bel volto affilato.

La sua carnagione chiara metteva in risalto gli occhi celesti, che sembravano avere un intero mondo, dentro.

 

-Così grande e luminosa. Io la trovo bellissima.- disse fermamente convinto, stringendosi nella felpa nera con il logo diSpiderman.

-Sarebbe una donna mozzafiato, ne sono certo!- continuò con un largo sorriso.

Nico non aveva idea di chi fosse,né di che cosa stesse blaterando, ma aveva un ché di caldo e amichevole, come se si fossero conosciuti da una vita intera.
Ed era questa la ragione per cui non aveva cercato di sminuzzarlo con la sua spada.

-Chi sei tu?- gli chiese il figlio di Ade, cercando di ottenere un tono autoritario, cosa che gli risultò piuttosto difficile.

 

Il ragazzino ridacchiò sotto i baffi, come se avesse appena pensato a qualcosa di estremamente divertente.

Si girò su un fianco con un piccolo verso e gli sorrise.

A Nico il mondo sembrò fermarsi per un istante.

Aveva uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto, e non stava per certo esagerando.

 

-Mi chiamo Eridan.- disse semplicemente, come se fosse stata una cosa scontata.

Il suo nome era armonioso e “caldo”, come le coperte sul divano in una notte d'inverno.

-E se i miei conti sono giusti dovrei arrivare tra...- sollevò la mano destra e contò sulle dita con aria fin troppo concentrata.

-Quattro o cinque giorni.- concluse annuendo,dando più convinzione alle sue parole.

 

Nico innarcò un sopracciglio, confuso.

Non aveva la più minima idea di che cosa stesse parlando, eppure l'idea gli balenò in mente subito.

-Arrivare al campo?- borbottò distendendosi accanto a lui, accorgendosi dopo che se fosse stato un comune mortale non avrebbe saputo come rispondere alla probabile domanda “Quale campo?”

 

-E dove sennò?- sghignazzò Eridan, strappando un ciuffo d'erba ed intrecciandolo tra le dita una volta disteso di pancia.

-Io e Jonah siamo in viaggio da un giorno, circa.-

Il moro intuì che quello nominato dal ragazzo doveva essere il Satiro che lo stava accompagnando, ma decise che sarebbe stato meglio non chiederglielo.

 

Da quel che Nico aveva capito quello strano ragazzo era un semidio come lui...

Era più disorientato più che mai.

Gli sembrava di essere in una di quelle giostre che giravano.

Ci andava spesso con Bianca, quando era piccolo.

Sentì una morsa allo stomaco e un dolore in fondo alla gola.

Ricordare faceva ancora male. Molto male.

 

-Che cosa ci fai qui?- domandò impulsivamente, cercando di distogliere l'immagine dolorosa della sorella dalla propria mente.

-Cioé, intendo qui, nei miei sogni.- si corresse, cercando di essere più preciso, anche se per la verità gli era sembrato troppo scortese sbottare una frase del genere.

Si teneva sempre sulla difensiva, certo, ma quell' Eridan era amichevole...

Lo faceva sentire quasi bene quella sua presenza indesiderata nella propria privacy.

 

-Io...non conosco nessuno al campo. E tu sei l'unico con cui sono riuscito a...connettermi.- balbettò.

-Mi basta sapere com'è fatta una persona e mi..connetto.- i fili d'erba tra le proprie dita si erano trasformate in una pallina appiccicosa, che buttò di lato.

-E per connetterti intendi entrare nei sogni altrui invadendo il proprio spazio personale?- disse Nico aggrottando le ciglia .

Il ragazzo sembrò piuttosto offeso, ma il semidio vide un lampo di risentimento attraversare i suoi occhi celesti.

“Un mondo dentro...o il mondo di qualcun altro?”

 

-Mi annoiavo.- ribatté secco girandosi dall'altra parte e dandogli la schiena.

-In treno non si possono fare molte cose.- continuò, la sua voce ovattata alle orecchie di Nico.

“Permaloso.” pensò con una smorfia.

Il semidio guardò di nuovo il cielo, cercando di individuare le poche costellazioni che sapeva riconoscere.

 

Una parte di sé era riconoscente ad Eridan.

Per quanto avesse scavato nella sua memoria non ricordava minimamente quando fosse stata l'ultima volta che non avesse fatto incubi, e parlare con uno sconosciuto era sempre meglio che averli.

 

Non seppe dire quanti minuti di silenzio passarono.

Non era un silenzio imbarazzante ed opprimente.

Stavano bene entrambi in quella loro pace senza parole di troppo, con il vento leggero che scompigliava i loro capelli.

Il semidio avrebbe preferito di gran lunga restare lì per ancora un po', ma il paesaggio cominciò a sbiadire ai suoi occhi, così come la figura magra del ragazzo al suo fianco.

Sapeva che si sarebbe svegliato da un momento all'altro, e la cosa non lo aggradava granché.

 

-Ci vediamo domani, Nico.- furono le ultime parole che si sentì dire, seguite da un'indistinta risatina, un secondo prima di aprire i suoi grandi occhi scuri.

In un lampo il lago, Eridan e le stelle si erano vaporizzate.

Si trovava di nuovo sotto le coperte del suo letto, nella Cabina 13.

Nulla era cambiato, e il fuoco verde ancora crepitava nell'angolo della stanza.





 

Angolo Autrice

Sono finalmente tornata su EFP, con una long su nientepopòdimeno che il nostro amato Ghost King.
Eh già, perché lui e Torcia Valdez sono gli unici a cui riesco a pensare in queste ultime settimane.
Ok, è la mia prima Yaoi-Shonen ai che pubblico in vita mia e devo dire che sono un po' nervosa...
Spero vi piaccia, Semidei miei! ~
Al prossimo capitolo
 si spera


-Tappy

Ps: Ho messo spoiler per pararmi il fondoschiena. Non si sa mai.

  
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