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Autore: Nede    21/10/2013    6 recensioni
II° Classificata e Vincitrice del premio " Legami di sangue nel tempo" al Contest “In the future…” indetto da kjria91
[Estratto]
“Questi maledetti! Funzionano meglio di un elisir per l'eterna giovinezza”
Pensava sempre nel vano tentativo di sdrammatizzare, di rendere le sue giornate meno pesanti di quanto non fossero.
Infondo, lei era un robot!
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Nede
Titolo storia: Adesso i miei occhi sono dello stesso colore del mare.
Pacchetto: Luna
Personaggi (Quello del pacchetto e il nuovo personaggio): C-18 (Personaggio Pacchetto) – Himeko Brief (Nuovo personaggio)
Rating: Giallo
Generi: Triste - Maliconico
Note:Questa storia è arrivata II° Classificata e Vincitrice del Premio " Legami di sangue nel tempo" al Contest “In the future…” indetto da kjria91.
Introduzione: Salve a tutti! Inizio premettendo che Takeshi – Katashi e Himeko Brief sono personaggi inventati da me. Ho pensato che Vegeta Junior potesse essere discendente di Bra, per dare maggiore importanza alla coppia Trunks/Marron e alla loro discendente. C-18 spero non risulti OOC, perché facendo riferimento a Marron non vorrei potesse apparire troppo legata o non inerente all' IC della cyborg. Inoltre il nome Aoi in giapponese significa “blu” ed il nome Himeko in giapponese significa “ principessa “. Ho pensato di dare questo nome – al nuovo personaggio – perché unica principessa dei saiyan.
Spero di non essere peggiorata, invece di migliorarmi, accetto critiche di qualsiasi tipo.
Un saluto, Nede





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Adesso i miei occhi sono dello stesso colore del mare
 

C-18 non esiste più.
Perché adesso sa chi è, sa chi è sempre stata.
La piccola, dolce Aoi.









Erano passati cento anni.
Ed ogni giorno si convinceva che – quel folle di uno scienziato – aveva programmato tutto nei minimi dettagli.
Non si era lasciato sfuggire nulla.
Lei non poteva invecchiare, perché i suoi circuiti facevano in modo che il suo organismo rimanesse giovane.
“Questi maledetti! Funzionano meglio di un elisir per l'eterna giovinezza” pensava sempre nel vano tentativo di sdrammatizzare, di rendere le sue giornate meno pesanti di quanto non fossero.
Infondo, lei era un robot!
Un misero robot fatto di carne e circuiti che non aveva mai avuto una vita e che viveva – ancora – alla Kame House per un unico motivo.
Quel luogo le ricordava cos'era diventata e le ricordava Crilin.
Quell'uomo che le mancava da novantotto anni e quella figlia che non esisteva più.
La sua bambina aveva sposato Trunks, aveva avuto due bambini bellissimi che avevano vissuto la loro vita.
Dopo la scomparsa di Marron, Crilin e Trunks non aveva più messo piede alla Capsule Corporation.
Non voleva metterci piede.
Perché andare lì, significava ricordare.
E lei non voleva ricordare.
Lei viveva sola – immersa nei suoi ricordi – da quando Genio aveva voluto seguire Baba per lasciare la loro famiglia vivere serenamente.
Ed un giorno ricevette una visita del tutto inaspettata.
Vide un elicottero – con lo stemma della Capsule Corporation – atterrare sulla sabbia dorata e provocare un rumore assordante che infastidì C-18, ma che la costrinse a sbarrare gli occhi nel guardare chi scese da quel veicolo.
Una ragazza dai folti capelli neri con un paio di occhi azzurri – tanto simili a quelli di Marron – avanzò verso di lei, quasi intimidita, e le porse la mano.
« Piacere sono Himeko Brief. Lei dev'essere C-18, giusto?.» 
La cyborg fissò in viso la ragazza e non potette credere alle sue orecchie.
Brief.
L'unica parola che era riuscita a percepire.
« Tu di chi sei figlia? Su, rispondi.»
Himeko restò confusa da quella reazione, ritirò la mano e capì che la sua trisnonna aveva davvero un carattere difficile.
« Sono la figlia di Katashi Trunks Brief, figlio del figlio di Trunks Brief e Marron Muten. Sono la tris nipote di Vegeta. Spero di non averla confusa.»
C-18 rimase sbalordita da quella rivelazione, tanto che non riusciva a non pensare a Marron quando guardava quel viso.
Aveva il suo viso ed i suoi occhi.
Non c'erano dubbi.
La cyborg mise le braccia sotto al petto, le diede le spalle e le fece una domanda.
« Cosa ci fai qui? Non voglio avere niente a che fare con voi, saiyan. Quindi, mia cara, sali sul tuo trabiccolo e non farti più vedere.»
La ragazza la guardò tristemente, accennò un sorriso e le andò vicino posandole una mano sulla spalla.
La bionda sgranò gli occhi – a quel contatto – e scansò la sua mano con stizza.
« Perché sei qui? Vuoi andartene, cara nipotina da strapazzo? Non ho niente da condividere con te, chiaro?»
Himeko sorrise, volse lo sguardo verso l'orizzonte ed iniziò a raccontare quello che aveva scoperto.
« Sono qui, perché non voglio che le nostre famiglie continuino ad essere divise. I Brief e i Son sono stati riuniti, grazie a Vegeta Junior discendente di Bra Brief e Goku Junior discendente dei Son. Quindi mi spieghi perché la mia tris nonna – che rappresenta la mia bis nonna, Marron – non dovrebbe venire con me? Lo so che non ci conosciamo, ma un mese fa ho trovato una lettera.
Una lettera indirizzata a te e puoi, benissimo, immaginare chi l'ha scritta. » la guardò un attimo, cercando il suo sguardo, ma vide che lei era ancora voltata di spalle e così proseguì il racconto. « Comunque...non sapendo chi fossi ho cominciato a fare delle ricerche e scoprì dei vecchi progetti di Cyborg 17. In uno di quei fogli – in basso – vi erano due nomi abbastanza sbiaditi, ma sono riuscita a leggere “ Cyborg: Numero 18 “ e “ Umana Donna – Nata il 18 Gennaio – Nome: Aoi Nikio”. E così andando a far visita a Son Pan – chiedendole spiegazioni – ho capito chi eri. »
C-18 aveva ascoltato ogni singola parola con attenzione, non lasciandosi sfuggire nulla, e in quel momento non sapeva cosa dirle.
Ringraziarla, salutarla e dirle di tornare nella sua bella casetta?
Avrebbe potuto farlo, ma non lo fece.
Si voltò a guardarla e Himeko vide gli occhi della cyborg puntati su di lei; come se volesse trasmetterle col pensiero la sua gratitudine.
Il suo nome era Aoi.
In giapponese significava “blu”.
Come i suoi occhi?
Di solito si dava quel nome, alle bambine, quando i loro occhi erano blu come il mare.
Lei non aveva gli occhi blu.
Lei aveva gli occhi freddi di un cyborg, gli occhi freddi di un robot che avrebbe dovuto seminare panico e distruzione.
« Era davvero questo...il mio nome?»

Himeko annuì, sorridendole dolcemente e tendendole la mano.
« Che vuole fare? Viene con me o no? Per sfortuna l' inchiostro della lettera non si legge più, ma la parte finale è perfettamente leggibile. Posso portarle la lettera o può venire. Non voglio costringerla, però non posso negare che mi farebbe piacere.»
C-18 era confusa, ma nello stesso tempo si sentiva in obbligo di leggere quella lettera indirizzata a lei.
«Tu sai cosa c'è scritto? »
«Sì. So che non avrei dovuto leggerla, ma l'ho trovata per caso e nella curiosità l'ho letta. Posso solo dirle che hanno scoperto – nel campo tecnologico – qualcosa che può darle quello che ha perso.»
Si voltò a guardare il viso di Himeko e rivide, ancora una volta, la sua bambina.
Sorrise – per la prima volta in vita sua – con il cuore a quella ragazza tanto testarda quanto forte.
« Non illuderti, vengo solo perché voglio quella lettera e sta certa che poi me ne andrò. Chiaro, mocciosa?»
Himeko sorrise grata alla sua tris nonna, rinchiuse il suo elicottero nella capsula ed entrambe spiccarono il volo per la Capsule Corporation. 




C-18 non tornò più alla Kame House.
C-18 era scomparsa regalando la sua vita ad Aoi Nikio.
Finalmente poteva invecchiare, poteva vivere la vita che le era stata strappata, poteva guardarsi allo specchio e vedere quella donna che non era mai stata.
Con una tecnologia più avanzata erano riusciti a rimuovere le parti meccaniche, i circuiti installati e tutto ciò che la rendesse un Cyborg.
Non era più forte ed orgogliosa.
Non era più in grado di percepire ultra suoni nell'aria.
Non avrebbe più evitato di fare il bagno in quel mare azzurro che aveva sempre – e solo – guardato per evitare di bagnare quell'ammasso di microchip che aveva in corpo. 
Finalmente era umana,come il suo Crilin.
Ed ora nella sua stanza d'ospedale si guardava allo specchio sorridendo e piangendo a quello che vedeva.
Non aveva avuto l'occasione di guardarsi allo specchio per ben due mesi ed Himeko
 – quando l'andava a trovare – le diceva sempre “ I tuoi occhi sono bellissimi, possono far invidia al colore del mare.”
I suoi occhi non erano più freddi come il ghiaccio.
I suoi occhi erano blu come il mare.
“Ecco da chi ha preso Marron” pensò continuando a guardarsi.
« Non sono più un robot, adesso i miei occhi sono dello stesso colore del mare.»










   
   
 
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