There's one way out and no way in 
Back to the beginning
There's one way back to home again 
To where I feel forgiven.
 

 

Vicki gridò, incapace di muoversi, immobilizzata dalla paura e da quegli occhi che, seppur del colore del ghiaccio, erano carichi di oscurità. Nel buio della sera non riusciva nemmeno a scorgere l’asfalto sotto di lei: quello stesso asfalto su cui stava rischiando di schiantarsi.
Damon rise mentre la strattonava, divertito in modo perverso dall’aumentare del battito del suo cuore e dalle sue urla, facendola oscillare pericolosamente sul bordo del cornicione.
Le lacrime che scorrevano sul viso della ragazza gli davano quasi piacere quanto quelle gocce cremisi che macchiavano la benda sul suo collo.
«Non ucciderla!» Stefan si materializzò a pochi passi da loro.
Damon gli rivolse un sorriso derisorio. «Non voglio ucciderla. Non è a questo che mi serve.»
Spostò lo sguardo verso la ragazza, uni sguardo carico di tutto l'odio e il disprezzo di cui era capace. «Che cosa ti ha aggredito?» le chiese.
Il cervello di Vicki lottò un istante contro l’istinto. Nella sua mente comparvero due profondi occhi azzurri, ma subito dopo vennero sostituiti dalla sagoma di un predatore.
«Non lo so, un animale» singhiozzò.
Le pupille di Damon si dilatarono mentre si fissavano in quelle di lei. «È stato Stefan» sussurrò.
Ora, all’immagine dell’animale si sostituì quella del più giovane dei Salvatore: gli occhi cerchiati di rosso, i canini aguzzi e sporgenti, sporchi di sangue.
«Cosa vuoi fare?» Stefan non riuscì a nascondere il terrore nella sua voce. Non poteva contrastare suo fratello. Era troppo debole.
Damon fece qualche passo sul cornicione, poi gli rivolse un’occhiata carica di risentimento. «Mantengo la mia promessa: un’eternità di sofferenza, ricordi? Tu mi hai rovinato la vita, ora io rovino la tua.»
Non era più suo fratello. Stefan aveva pensato, per un attimo, che tutto potesse cambiare, che un giorno lui l'avrebbe perdonato. Mentre quelle parole penetravano dolorosamente nel suo cuore, quasi fossero state schegge di legno, il rimorso tornò a tormentarlo.
«Devi bere sangue umano se non vuoi che l’intera Mystic Falls scopra il tuo terribile segreto» continuò l’altro con sadica insistenza.
«Non voglio bere sangue umano.» Stefan strinse i pugni, implorando mentalmente che suo fratello la smettesse di torturarlo. «Io non voglio…»
«Essere quello che sei? Un mostro, un assasino, un egoista, un ipocrita?» A ogni parola, Damon si avvicinava sempre di più al fratello. «Ma tu lo sei. Sei tutte queste cose, anche se ora ti dedichi esclusivamente alla caccia di scoiattoli. Ed io farò in modo che tu te lo ricordi.»
Erano a pochi centimetri l’uno dall’altro. «Damon, mi dispiace, mi dispiace davvero. Ma sono passati tanti anni, quando la smetterai di tormentarmi?» Poggiò una mano sulla sua spalla. «Il solo ricordare quello che ti ho fatto mi dilania già ogni giorno» confessò.
Damon lo guardò sprezzante, scostandosi disgustato dalla sua presa, senza alcuna traccia di compassione. «Per l’eternità, Stefan» sussurrò, scandendo piano ogni sillaba e piegando le labbra in un sorriso malvagio.
Non lo avrebbe perdonato. Mai. Perché l’aveva tradito, perché a causa sua aveva perso la donna che amava, perché era stato costretto a pagare per il suo egoismo e la sua paura di rimanere da solo.
Aveva la possibilità di vendicarsi, finalmente, fare in modo che Elena lo odiasse, lo disprezzasse. O peggio, lo temesse.
Voleva guardarlo soffrire mentre la perdeva, proprio come lui aveva perduto quella donna che così maledettamente e dolorosamente le somigliava.
No, non ci sarebbe stato alcun perdono. Mai.