Serie TV > Hawaii Five-0
Ricorda la storia  |      
Autore: Lellina 23    22/10/2013    5 recensioni
AU Steve E Danny sposati alle prese con una new entry!! :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Danny Williams, Steve McGarrett
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi con una nuova storia. 
Vorrei ringraziare Mary e Vero per il betaggio e l'aiuto!! Thanks Girl

Questo primo capitolo è per te Babe. E' un piccolo pensierino per il tuo Onomastico! Spero ti piaccia. Love You!! <3

A LITTLE MIRACLE

CAPITOLO 1

Il poco tempo impiegato per comprare delle cose al supermercato non mi è mai parso così lungo. Molte cose da comprare, poco tempo a disposizione, come sempre quando non ho la lista della spesa con me. Aggiungete al tutto un Super-Seal che, invece di aiutarmi, mi invia ogni due minuti un messaggio con cui mi ricorda qualcos’altro da comprare, come se non avessi già abbastanza cose da prendere. Poi si chiede perché tutti dicono che, tra i due, l’adulto sono io.

Ovviamente, dopo la fatica immane per far entrare tutto nelle buste, quando inizia a piovere? Quando io sto uscendo dal supermercato carico come un mulo cercando di ricordare dove ho parcheggiato lamacchina. Perfetto. Dicono che questo siail paradiso. Oggi sembra solo un’isola che ce l’ha con me.

Dopo una doccia di cinque minuti – perché alle Hawaii piove a cielo aperto per cinque minuti e poi torna a splendere il sole – sono riuscito a trovare la macchina, caricare la spesa nel bagagliaio e tornare a casa. Ho appena parcheggiato sul vialetto di casa. Scendo dall’auto sperando invano di vedere Steve venirmi incontro. Apro la porta e mi meraviglio di non trovare nessuna luce accesa tranne la lampada che si trova sul comodino vicino al divano.

“Babe. Babe dove sei?”

Nessuna risposta. E’ meglio che vado a posare queste buste in cucina prima di rompere le uova e fare una frittata sul pavimento. Non ho decisamente voglia di sentire il Super-Seal lamentarsi dello sporco sul pavimento… non ha ancora capito che d’ora in poi questa casa diventerà un caos totale.

Mi dirigo verso il soggiorno, deciso a capire Steve dove sia finito. Mi avvicino alle scale, ma con la coda dell’occhio vedo due piedi sporgere dal divano e capisco che, ovviamente, si è addormentato.

Mi avvicino e mi blocco. Ho davanti la cosa più bella che abbia mai visto, dopo Grace: Steve steso sul divano con Michael appoggiato sul suo petto, entrambi profondamente addormentati.

Esattamente. Michael è nostro figlio. Appena tre settimane di vita. L’abbiamo trovato nel suo seggiolino vicino alla nostra auto parcheggiata fuori dal quartier generale.Abbiamo cercato invano di trovare la madre nelle vicinanze, poi abbiamo deciso di portarlo in ospedale. Quando fai un mestiere come il nostro pensi di averle viste tutte, poi trovi un bimbo di appena cinque giorni abbandonato in mezzo alla strada e capisci che ci può essere anche di peggio. Mentre aspettavamo che i medici controllassero le condizioni del bambino, Kono e Chin ci hanno raggiunto in ospedale. Da padre mi sentivo arrabbiato e sconvolto. Non capivo come si potesse abbandonare un bimbo così, come se nulla fosse. Ma era soprattutto di Steve che mi preoccupavo in quei momenti. Nonostante sia un Super-Seal, un uomo di Neanderhal, era prevedibile che fosse lui quello più triste e più scioccato dalla situazione.

Il sollievo ci ha pervaso quando il dottore è uscito per dirci che il bambino stava bene. Se entro tre giorni nessuno lo avesse reclamato sarebbe finito in una casa famiglia e sarebbero state avviate le pratiche per l’adozione. Dopo averlo visto un’ultima volta siamo andati via. Steve non voleva lasciarlo solo… non l’aveva detto, ma si capiva benissimo cosa stesse passandogli per la testa. Steve sapeva benissimo cosa volesse dire essere soli, anche se il padre non l’aveva abbandonato, ma solo allontanato per proteggerlo… ciò non rendeva più facile per lui accettare che quella scelta fosse stata fatta solo per il suo bene.

Quella sera siamo tornati a casa, ognuno perso nei propri pensieri. Eravamo a letto da diversi minuti quando Steve ha iniziato a parlare… sconvolgendomi con quel suo:

“Danny voglio adottare quel bambino.”

Sono rimasto senza parole per un attimo, poi mi sono ripreso dallo shock.

“Dai Steve non puoi dire sul serio. Non scherzare.”

Si è girato a guardarmi e mi sono accorto che non stava affatto scherzando.

“Danny, sto dicendo sul serio. Voglio adottare quel bambino. Voglio che noi adottiamo quel bambino.”

L’ho fissato per un momento che mi è sembrato interminabile. Non sapevo cosa dire. Siamo legalmente siamo sposati da un anno, stiamo insieme da tre e ci amiamo da sempre, ma… adottare un bambino? Non sapevo cosa dire, cosa fare. Steve sembrava essere così determinato e sapevo per esperienza che quello che Steve voleva. Io ne ero la prova vivente.

“Steve… capisco che questa situazione ti abbia sconvolto… capisco che vedere un bambino abbandonato ti faccia soffrire, ma… adottarlo? Non è una cosa che si decide così, su due piedi. E poi, sì, siamo sposati… ma basterà a farci dare in adozione il bambino?”

Volevo fargli capire che non era tutto così semplice. Non volevo alimentare le sue speranze per poi vederle frantumarsi se ci avessero detto che ciò che volevamo fare non era possibile.

Ho visto nel suo sguardo dolore e determinazione. Probabilmente stava pensando che non volevo quel bambino e aveva intenzione di farmi cambiare idea. Si sbagliava: avrei voluto altri figli, soprattutto avrei voluto condividere quell’esperienza insieme a lui, ma volevo fare i conti con la realtà.

“Babe… dimmi perché vuoi adottare quel bambino.”

L’ho osservato pensarci su prima di darmi una risposta. Stava cercando di trovare le giuste parole per farmi capire come si sentiva riguardo a quella cosa.

“Danny, sai che voglio avere dei figli con te. Ne abbiamo parlato. Non pensare che Grace non mi basti, amo quella bambina come se fosse mia e tu lo sai, ma vorrei poter crescere un bambino con te. Vederlo camminare per la prima volta, sentire la sua prima parola, aiutarlo a fare i compiti, a giocare a football. Vederlo andare al liceo. Tutto. Non so dirti perché proprio quel bambino, so solo che quando l’ho preso in braccio ho visto come un film che mi scorreva davanti agli occhi. Noi due con lui.”

Mentre parlava ho iniziato ho iniziato ad immaginare Steve cambiare il pannolino a quel bambino, aiutarlo ad imparare a nuotare… a vederci, insieme, tutti e tre, come una famiglia… a condividere quel suo desiderio e a sperare che potesse realizzarsi.

“Okay, babe.”

Vedere una singola lacrima scendere dai suoi occhi dopo le mie parole mi ha definitivamente convinto che avremmo fatto di tutto per renderlo quel bambino parte della nostra famiglia.

Il giorno dopo siamo ritornati in ospedale per sapere se qualcuno avesse reclamato quel bambino.Chin aveva controllato le telecamere per capire chi l’avesse abbandonato, ma quel punto del parcheggio non era ripreso dalle telecamere.

Il medico ci ha informato che il piccolo stava bene e che nessuno aveva chiesto di lui. Abbiamo chiesto di parlare con l’assistente sociale, ma non c’era… abbiamo chiesto di farci contattare al più presto.

Siamo tornati al lavoro, decidendo di non parlare a Chin e Kono della nostra decisione di adorrare il piccolo, non prima di avere parlato con l’assistente sociale.

Un paio d’ore dopo l’assistente sociale è arrivata al quartier generale. Siamo entrati insieme a lei nell’ufficio di Steve… sicuramente Chin e Kono si stavano chiedendo cosa stesse succedendo, ma la mia più grande preoccupazione in quel momento era quel che aveva da dirci quella donna.

Mi sono seduto al suo fianco e ho aspettato che iniziasse a parlare.

“Mi chiamo Lena Davis, sono l’assistente sociale che si occupa del piccolo che avete trovato ieri. Il Dottor Scott mi ha chiesto di parlare con voi quanto prima.”

Steve le ha chiesto tutte le informazioni possibili sul bambino e la donna ci ha informato del fatto che non si era riusciti a scoprire il nome del bambino, tantomeno quello della madre. Ci ha detto che non risultava nulla dai registri degli ospedali. Probabilmente il bambino era stato partorito a casa.

Chiaramente la donna era confusa dalla situazione in cui si trovava e si chiedeva come mai fossimo così interessati al bambino, come mai stessimo facendo tutte quelle domande. Ho deciso di scoprire le nostre carte e di essere il più chiaro possibile.

“Dottoressa Davis… quello che vogliamo sapere è se ci siano possibilità per noi di adottare il bambino”.

L’assistente sociale sembrava molto sorpresa dalla richiesta, vedevo Steve diventare più nervoso.

L’assistente sociale ha esitato un  po’ prima di rispondere.

“E’ la prima volta in cui mi capita di avere a che fare con un’adozione da parte di persone dello stesso sesso. Avrò bisogno di un po’ di tempo prima di darvi una risposta”.

Abbiamo capito dal suo atteggiamento che stava prendendo in seria considerazione la nostra richiesta. Steve si stava tranquillizzando.

“Immagino che ci abbiate pensato a lungo prima di arrivare a questa decisione e che sappiate che adottare un bambino non è qualcosa da prendere alla leggera. Se arriveremo ad avviare le pratiche e seguiremo fino in fondo la procedura il bambino sarà vostro figlio, per sempre.”

Steve l’aveva guardata, serio e determinato.

“Lo sappiamo benissimo . Ne abbiamo discusso a fondo, siamo convinti di volerlo adottare. Abbiamo già una figlia.”

Dopo avere parlato Steve mi ha guardato con orgoglio e amore.

L’assistente ci ha osservato senza riuscire a trattenere un sorriso.

“Bene. Facciamo così, raccoglierò tutte le informazioni necessarie, tenendo conto della particolarità della situazione. Appena potrò vi farò sapere.”

Dopo averle lasciato tutti i nostri recapiti l’abbiamo accompagnata all’uscita e siamo rientrati nell’ufficio di Steve. Dopo neanche un minuto Chine Kono ci hanno raggiunto e, senza tergiversare, Kono ci ha chiesto:

“Avete deciso di adottare quel bambino, vero?”

Abbiamo risposto con un sorriso e un cenno affermativo. Chin e Kono erano al settimo cielo per noi.

Il giorno dopo l’assistente sociale ci aveva contattato e ci aveva informato che le nostre vite sarebbero state passate al setaccio… chiaramente le nostre professioni rendevano tutto più veloce, ci rendevano candidati perfetti. Avrebbero dovuto parlare con Grace, Rachel, Kono,Chin… tutte le persone che facevano parte della nostra Ohana. Avremmo dovuto fare dei colloqui con degli psicologi, sia da soli, sia in coppia.

Eravamo pronti a tutto.

In quel periodo abbiamo fatto visita al bambino tutte le volte che potevamo, abbiamo cominciato a trattarlo come se fosse già nostro figlio. Lo prendevamo in braccio, gli davamo da mangiare… Steve aveva cambiato il suo primo pannolino! Io potevo considerarmi già un esperto, era passato attraverso tutte quelle cose con Grace.

La mia scimmietta aveva preso la notizia nel migliore dei modi. Era felicissima all’idea che presto avrebbe avuto un altro fratellino. Era stato difficile raccontarle la verità su come avevamo conosciuto il piccolo e non piangere davanti a lei – insieme a lei – al pensiero che la madre l’avesse abbandonato.

Non vedeva l’ora di vederlo e di giocare con lui.

Dopo un’attesa che era sembrata interminabile l’assistente sociale ci aveva dato tutte le carte dell’adozione. Restava da decidere il nome da dare al bambino. Ci avevamo pensato a lungo.

Si sarebbe chiamato Michael John Williams-McGarrett.

E così Michael è entrato a far parte della nostra famiglia.

Ed ora mentre guardo Michael steso sul petto nudo di Steve capisco che è stata la migliore scelta che abbiamo fatto dopo aver deciso di sposarci.

Prendo il telefono dalla tasca perché voglio poter conservare questo momento.

Mentre scatto la foto vedo Steve aprire gli occhi e guardarmi facendo un sorriso da mille watt… quel sorriso che ha ogni volta che ci troviamo tutti e tre da soli nella pace della nostra casa.

Ricordo il via vai continuo che c’è stato i primi giorni in cui abbiamo avuto Michael a casa.

Dopo solo un’ora eravamo stati raggiunti daChin e Kono, che ci sono stati vicini dall’inizio di quest’impresa. Poi erano arrivati Kamekona eMaxcon un’enorme scorta di cibo, poi si erano aggiunti Rachel, Stan, Grace e il piccolo Charlie.

Grace aveva guardato Michael dormire nel suo seggiolino e gli aveva dato un bacino, attenta a non svegliarlo. Eravamo un po’ preoccupati della sua reazione una volta che si fosse resa conto del ruolo che Michael avrebbe avuto nelle nostre vite. Sicuramente l’abbiamo vista attaccarsi ancora di più a me e Steve e abbiamo cercato di coccolarla sempre di più per non farla sentire messa da parte. Vedere Grace e Steve ancora più vicini mi rendeva così felice.

Sorrido di rimando a Steve e mi avvicino per sedermi sul divano insieme a loro.

Steve mi porge la sua mano e io ricambio la sua stretta intrecciando le mie dita con le sue. Restiamo a guardare quel piccolo miracolo dormire tranquillamente, ancora inconsapevole della felicità che ci ha regalato entrando nelle nostre vite.
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hawaii Five-0 / Vai alla pagina dell'autore: Lellina 23