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Autore: DanielaRegnard    22/10/2013    4 recensioni
«Credevo di essere stato chiaro quel giorno. Tu appartieni a me.»
Le lame si scontrano, un rumore sordo quasi come un tuono che echeggia nel silenzio dell’alba. Una lama si spezza, si sente un tonfo ed un pesante sospiro. Un uomo è inginocchiato per terra, stringendosi con forza la mano destra con l’altra, con accanto la spada, ora spezzata a metà. Ha gli occhi sgranati, come se fossero vuoti, quasi terrorizzati, gelati dallo stupore.
{1000 Parole.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Casca, Griffith, Guts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh, when you told me you'd leave
I felt like I couldn't breathe
My aching body fell to the floor
Then I called you at home
You said that you weren't alone
I should've known better
Now it hurts much more.
 
«Ne ho abbastanza. Non voglio seguire il suo sogno e neanche restare sotto la sua ombra. Lascio la squadra dei Falchi.»
«Credevo di essere stato chiaro quel giorno. Tu appartieni a me.»
 
Mi punta la spada contro, con gli occhi fermi e la presa salda. In un certo senso mi mette in soggezione quello sguardo; non sono sicuro di riuscire a vincere, questa volta, ma non voglio perdere. Non voglio perdere, non lo lascerò andare via tanto facilmente.
Con questa spada io ti ho vinto, Gatsu. Se adesso ci tieni tanto a lasciarmi, dovrai vincere la tua libertà combattendo con me, ancora una volta. Valutando male le mie forze e la velocità del colpo, potrei anche ucciderlo; poco male, tutto pur di non farlo allontanare da me.
 
Le lame si scontrano, un rumore sordo quasi come un tuono che echeggia nel silenzio dell’alba. Una lama si spezza, si sente un tonfo ed un pesante sospiro. Un uomo è inginocchiato per terra, stringendosi con forza la mano destra con l’altra, con accanto la spada, ora spezzata a metà. Ha gli occhi sgranati, come se fossero vuoti, quasi terrorizzati, gelati dallo stupore.
L’altro uomo sospira ancora, e da le spalle all’albino per terra, senza pietà, senza dirgli nulla, senza neanche mettere la mano sulla spalla dell’uomo che definiva, che vuole continuare a definire, il suo migliore amico. Non vuole voltarsi, Gatsu. Non vuole, perché sa che, se vedesse Grifis in quello stato, non troverebbe più la forza di andare via, di lasciarlo. Dice solo una parola. Una; piena di significato, che fa gelare il sangue nelle vene dell’albino.

«Addio.»
 
 
 
 
You can't hear me cry
See my dreams all die
From where you're standing
On your own.
It's so quiet here
And I feel so cold
This house no longer
Feels like home.
 
«Che vita insignificante… Così non ha senso..»
 
Credo di aver fatto un errore, un passo falso. Sono stato impulsivo, non ho pensato prima di agire. No, la verità è che, quella notte, in quel momento, non ho pensato assolutamente a niente. Non ho voluto pensare, ecco perché sono andato da Charlotte.
Non ho riflettuto minimamente, non ho valutato le conseguenze delle mie azioni. Tutto ciò che sentivo, era una sensazione di vuoto che si estendeva nel mio petto; perché? Ho perso tanti, tanti uomini in battaglia. Molti compagni, si. E allora perché? Perché mi sento così male solo per lui? Perché ho sacrificato tutto per lui?
 
C’è un uomo steso sul pavimento pieno di sangue della cella buia e fredda. L’uomo non ha niente indosso, se non l’elmo che gli era appartenuto durante il suo periodo di splendore. Gli occhi azzurri sono spenti, privi di luce, non risaltano minimamente in mezzo all’oscurità della prigione. Che siano aperti o chiusi è la stessa cosa, quell’uomo non vede nulla ugualmente, nella cella non si vede niente. L’uomo si sforza di tenere gli occhi aperti sebbene sia difficile, sebbene sia stanco, sebbene le palpebre siano pesanti come pietre. Si sforza, Grifis, perché non vuole ricordare, non gli va di fare ancora quel sogno.
In quel sogno, Gatsu risplende quasi più del castello e del suo sogno, e corre, Grifis, allontanandosi da quel castello tanto bramato, cercando il suo amico che mentre è già scomparso; perché Grifis, ormai lo sa, ha bisogno di lui, non riesce a spiegarsi il perché, e questo lo tormenta.

«Lui sarebbe dovuto essere mio, e invece… Da quanto tempo mi tiene in pugno con la sua forza?»
 
 
 
 
You caused my heart to bleed and
You still owe me a reason
I can't figure out why...
Why I'm alone and freezing
While you're in the bed that she's in
                                                                                                                                                                                                    
«Grifis ora è così fragile… Trema in continuazione… Io non posso abbandonarlo in queste condizioni…»
«Non ti preoccupare, Grifis, ci prenderemo noi cura di te. Non devi preoccuparti di niente.»
 
Mi hanno salvato, finalmente, credo, dopo più di un anno di prigionia e torture. All’apparenza, si preoccupano tutti per me e per le mie condizioni, si prendono cura di me, probabilmente non vedono l’ora che io mi riprenda. Mi aspettano, si. Evidentemente però, non capiscono, non vogliono capire, che niente tornerà mai come prima.
Gatsu mi sorride, rivederlo mi rende felice: lui dice che mi serve solo un po’ di riposo, che riuscirò a riprendermi e tornare quello di prima. Non ci crede veramente, io lo so; non ci credo nemmeno io. Sono patetico, sono debole, e resterò in questo stato fino al giorno della mia morte. Non credo che riuscirò più ad alzarmi, eppure, non voglio una vita così vuota, priva di significato… Tuttavia, il falco è caduto e ha perso le ali… Non si leverà mai più in volo.
 
L’acqua è fredda e calma. Grifis non sentiva quella sensazione sulla pelle da troppo tempo, tanto che ne aveva dimenticato il tocco leggero e rilassante sull’epidermide. Il sangue colava dal braccio che si era rotto nella caduta, inzuppando e frammentando le bende già bagnate, colorandole di un rosso inquietante che per mesi era stato l’unico colore visto dagli occhi di Grifis in quella deprimente prigione, assieme al grigio.
Il braccio rotto faceva male, dannatamente, ma l’uomo sembrava ignorare il dolore; certo, aveva patito molto, molto peggio, ed un arto rotto poteva sopportarlo. Era  buffo, patetico. Bastava un semplice urto per rompergli le ossa, adesso, indipendentemente da quando lui prima potesse essere forte. Era cambiato fisicamente, Grifis, davvero tanto in quell’anno. Sicuramente quell’esperienza l’aveva segnato, sicuramente non sarebbe mai più tornato quello di prima, non avrebbe mai più potuto recuperare la sua volontà, riparare le sue ambizioni; non dopo aver visto tutti i suoi sogni morire davanti i suoi occhi, sfuggire, così veloci che lui non riusciva neanche ad afferrarli.
 
 
…You can’t hear me cry,
See my dreams all die…





 
Angolo dell'Autrice Grifis-Dipendente
Prima fanfiction che scrivo su Berserk!
Che dire... Sto amando questo manga, lo sto divorando, in circa 10 giorni ho letto quasi 25 volumi, è una grande cosa. Credo.
Questa fanfiction mi è venuta in mente ascoltando "So Cold" (andatela ad ascoltare, sembra dedicata a Grifis-), e diciamo che si è scritta da sola..
So che è una cosa triste depressa da suicidio blablablabla. 
Mi dispiace per la sorte di Grifis, terribilmente; è un personaggio che adoro.
Spero di scrivere ancora su questo fandom, grazie per chi si è spinto a leggere fino alla fine di questa cosa storia.
Lasciate un parere, eh!

Alla prossima!
  
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