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Autore: Raya_Cap_Fee    22/10/2013    2 recensioni
Era un ragazzo e sorrideva spavaldo. Dubhe invece tremava sul suo cavallo, ansimava, e i muscoli, che tanto sottili ed elastici sembravano di solito, si gonfiavano sotto la pelle. “Vi ho trovato. Dove credevate di andare? Gli occhi di Thenaar sono ovunque”. Dubhe restò a cavallo, senza muoversi. Così fu l’assassino a fare la prima mossa.
“Turno ha fallito”.
Licia Troisi-Le Guerre del mondo emerso (vol.1)
Il personaggio di questa storia in realtà non è un nuovo personaggio ma compare per circa…una pagina alla fine del primo libro delle Guerre “La setta degli Assassini”. Sinceramente non ho idea di come mi vengano certe idee fatto sta che ho deciso di scrivere sul personaggio di Turno una fan fiction. Alcune vicende della seguente si intrecceranno con quelle di Dubhe nella Casa, altre sono completamente indipendenti con nuovi personaggi. Chissà come sarà la Gilda più da vicino? – Abbiate pietà di me! Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DODICI: No light, no light in your bright blue eyes
 
 Nda:Per favore leggete questo capitolo con questa: http://www.youtube.com/watch?v=kspnwhAFpcA




Cormia era partita dalla Gilda appena poche ore dopo la partenza del primo gruppo. Yeshol stava sguinzagliando la maggior parte dei Vittoriosi per quella ragazzina. Da sola, si era diretta verso la Grande Terra, sospettava che avrebbero cercato rifugio nella Terra dell’Acqua. Per tutto il tragitto, sin da quando aveva sentito che Turno era stato convocato una sensazione terribile le aveva invaso la mente, distraendola dalla missione.

La Bestia era pericolosa, ma non era quello.

Sentiva che avrebbe perso qualcosa.

Quando giunse dove le tracce dei cavalli erano appena più fresche sentì un nodo formarsi nello stomaco nel momento in cui vide qualcosa di scomposto a terra.

Una figura dagli abiti neri. Una figura della Gilda.

Sollevò per un attimo lo sguardo al cielo arancione. Il tramonto. Guardò nuovamente la figura e poi cominciò a muovere un passo dietro l’altro, sempre più veloce verso quella sagoma.
Si ritrovò a correre mentre nella testa le balenava un solo nome. Turno. Il suo Turno.

I passi risuonavano sul terreno arido mentre il vuoto le riempiva la mente. Era evidente che quella figura non poteva essere Dubhe e più si avvicinava e più si rendeva conto che non poteva essere viva.
Non con tutto quel sangue raggrumato a terra che formava una pozza tutto intorno. Poteva essere uno qualsiasi degli Assassini che erano partiti ma lei sentiva che non era così.

Un verso strozzato le uscì dalla gola e qualcosa cominciò a velarle la vista. Lacrime.

Si gettò in ginocchio accanto all’individuo e un grido le salì in gola risuonando nel silenzio della Sospensione.

“No…no” soffiava mentre si ritrovò a fissare il volto del ragazzo che amava.

“Turno!” gridò scuotendolo mentre lacrime salate le solcavano il volto pallido.
Il suo Turno non poteva essere quel corpo così freddo e inanimato.

Non poteva essere lui, sempre pieno di vita e così caldo. Si chinò sul suo volto dove gli occhi fissavano vuoti il cielo sopra di loro.

Non c’era più la luce in quegli occhi azzurri.

“Per favore Turno…”singhiozzò mentre gli toccava la fronte gelida “Per favore, non lasciarmi”

In ginocchio gli prese una mano e si chinò a poggiare la fronte sulla sua spalla. Non poteva che essere opera di Dubhe quella. La violenza con la quale erano stati sferrati quei colpi al petto non lasciava dubbi. Si morse forte un labbro fino a farlo sanguinare.


“Non essere sciocca Cormia. Non sarà di certo quella ragazzina a fermarmi”


Strinse quella mano che non rispondeva ai suoi gesti. Non poteva essere vero.


“ Ci vedremo presto Cormia”


Sollevò di nuovo la testa e fissò quel volto. Perché nella sua stanza non gli aveva detto che lo amava? Perché non aveva detto che quella lontananza, seppure di poche settimane la stava logorando? Ora lui era lì davanti a lei.

Morto.

Morto.

Morto.

Non riusciva a rendersene conto. Nemmeno vedendo il colorito terreo, le labbra appena violacee, gli occhi vuoti, la rigidità e la freddezza che caratterizza i morti.
 
Stette accanto a quel corpo per quelle che le parvero ore, giorni forse anni; ad accarezzare quei capelli biondo scuro.
Non aveva idea di come sarebbe ritornata alla Gilda ora.
Seppure prima, durante la loro rottura,non era stato facile stare senza Turno almeno lui era lì. Ora..ora non più.


Riuscì ad allontanarsi a stento il mattino successivo. Era sicura che presto sarebbero arrivati gli animali, attratti da quello che consideravano il cibo. C’erano già gli avvoltoi.
Non poteva permetterlo, ma le era impossibile trasportarlo in un luogo dove avrebbe potuto dargli sepoltura. In quel terreno non c’era modo di scavare e lei non aveva gli strumenti.

C’era un unico modo. Bruciare. Si slacciò il mantello con mani tremanti e si chinò un’ultima volta sul volto ancora di cereo. Gli poggiò le mani ai lati del viso, come nel tentativo di riscaldarlo “ Ti amo Turno” sussurrò sfiorandogli appena le labbra poi si alzò in piedi. Lo avrebbe vendicato. Avrebbe trovato il modo.

Recuperò il pugnale insaguinato di Turno poi, coprì il corpo con il suo mantello.

Non aveva una grande forza magica lei. Quasi nulla quindi posò una piccola pietra sul petto di Turno. Era una pietra magica, che serviva a rafforzare gli incantesimi, per chi come lei non aveva dimestichezza.

Era stata una idea di Fenula.
Fece qualche passo indietro e prese un respiro. Non aveva più lacrime da versare ormai. Deglutì e poi mormorò l’incantesimo.
“Fire”.
 
 
 
Riprese la via per tornare alla Gilda solo dopo che tutto fu consumato dalle fiamme. Aveva anche cercato delle tracce di Dubhe e del Postulante ma sembravano finire lì. Qualcuno doveva averli recuperati in volo. Chi, non le importava.

Durante il ritorno era come se la sua mente fosse svuotata da qualsiasi pensiero, come si trovasse in uno stato incredulità.
Quando le guglie della Casa le si pararono di fronte si sentì come se dovesse entrare in una prigione. Non c’era niente per lei lì dentro.

Thenaar le aveva tolto Turno.
Qualcosa si era spezzato. Entrò nel tempio e discese nei cunicoli della Casa diretta allo studio di Yeshol. Sicuramente si sarebbe accorto che aveva pianto ma non le importava nemmeno di quello. L’attendente la squadrò un attimo poi la annunciò alla Guardia.

“Cormia” mormorò Yeshol sopreso. Stava scrivendo qualcosa alla sua scrivania. La fissò per un breve momento e le labbra si arricciarono appena.

“Turno ha fallito. Ho trovato il suo cadavere nella Grande Terra. E’ stata senz’altro opera di Dubhe” disse con voce roca. Un lieve crack risuonò nella stanza.

La Guardia aveva spezzato la penna, gli occhi azzurri erano accesi dalla furia. Lui aveva perso solo un Vittorioso. Cormia aveva perso l’amore.

Chinò il capo “ Qualcuno li ha recuperati, non c’erano più tracce di loro dopo quel posto”

“Puoi andare” fu la sua unica risposta. Era certa che avrebbe mandato altri a cercare la traditrice ma non perché aveva ucciso uno di loro. Non erano che pedine per i suoi piani.
 

A cena Yeshol parlò davanti a tutti, annunciando la morte di uno dei Vittoriosi per mano della traditrice. Quando il nome risuonò nel refettorio vi fu qualche sguardo sorpreso.

“Non può essere” sentì mormorare Cormia che teneva la testa bassa.

Alzò quindi gli occhi chiari verso quella voce e riconobbe Leuca. Non aveva mai parlato molto con lui. Qualche frase, forse.
Ma sapeva che Turno era suo amico. Erano amici fin dal principio d’altronde. I loro sguardi si incontrarono per un lungo attimo ma bastò.
Lei represse le lacrime ma comunque la vista le si annebbiò mentre davanti le veniva posta la zuppa di cavoli.
L’odore la nauseò e non riuscì a mangiare che qualche cucchiaio.
Già, quello era un altro problema dell’ultimo periodo. L’odore del cibo.


Terminata la cena si diresse nella sua stanza e appena rinchiusa la porta scivolò a terra, con la schiena poggiata al legno. Chiuse gli occhi e trattenne il fiato per tentare di non piangere ancora.

All’improvviso quel poco di zuppa che aveva messo nello stomaco le salì in gola e scattò appena in tempo verso la piccola bacinella per vomitare.
Si portò una mano alla fronte imperlata da un sudore gelido e si sedette sul letto scostandosi i capelli dal volto.

Alla fine, quando la nausea le passò si sdraiò a pancia in sù sul letto. Ancora del tutto vestita.

Era da qualche settimana che accusava sempre più spesso qualche malessere. Nausea e capogiri improvvisi. Era insolito per lei, che aveva sempre avuto una salute di ferro.

Un pensiero le attraversò la mente e sbarrò gli occhi nella sua stanza illuminata solo da una candela.

Non aveva avuto il suo ciclo. Tr i tanti pensieri dell'ultimo mese se ne era dimenticata.

“No…” sussurrò mettendosi a sedere.

Non poteva essere incinta.

 
You are the hole in my head
You are the space in my bed
You are the silence in between what I thought
And what I said

You are the night time fear
You are the morning
When it’s clear
When, it’s over you’ll start


 
You’re my head
You’re my heart

 
Florence and the Machine-No light, no light.
 
 
Angolo autrice:
Bum! ^^
Siamo giunti al compimento di “Alla fine non hai scelta”. La mia pazza idea su una comparsa del Libro. Ringrazio chi di voi ha recensito, seguito, ricordato questa storia. Ho lasciato questo finale un po’ aperto. Magari deciderò di continuare una storia con il personaggio di Cormia, solo però se avrò sostegno da voi lettori (insomma recensite se volete che inizi una nuova storia con Cormia nghggh xD) Un enorme bacio,
RayaFee
   
 
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