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Autore: Karyon    12/04/2008    1 recensioni
Una coppia improbabile. Quelle barriere invisibili, eppure così forti.
Terza Classificata nel concorso "La strana coppia" di Hiei-chan e Bia-chan.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lucius Malfoy, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Adverse Happiness»

«Adverse Happiness»

 

 

Ti odio.
Come potrei non odiare uno come te?
Un essere infame, odioso, crudele…

 
Piove. E’ strano come ogni volta che accade qualcosa di spiacevole o si è tristi, piova.
Spesso si parla delle “lacrime di Dio”, forse è realmente così:
Lacrime perlacee che saturano il cielo, tanto da spingerlo a ricacciarle;
lacrime che lambiscono ogni cosa con fare quasi rasserenante…
Ma non per lui.
Anzi.
Quelle gocce del cielo, incontrano sul loro cammino “sorelle infanti” con cui compiere il viaggio…
Ma quelle non sgorgano dal cielo. Fluiscono dai suoi occhi.
Occhi che avevano visto centinaia  e centinaia di pianti,
Occhi che avevano subito centinaia e centinaia di dolori,
Ma non erano mai stati pronti a questo…non a piangere per qualcuno…per l’Amore di qualcuno…

 
“Ragazzi! Siete lenti!”
“Scusa capo!”

 
Urla.
Il campo di Quiddich è sempre pervaso da grida mescolate talvolta a lacrime, talvolta a sangue.
Pochi capiscono il perché della passione per questo sport.
Ed io ero tra questi, e forse lo sono ancora.
Perché io odio il Quiddich, non capisco come si possa passare il tempo su delle scope alle intemperie…però amo te…e tu ami quest’insulso sport…
C’è un po’ di confusione vero?
Ma credetemi, è qualcosa di molto difficile da comprendere…
Lui è…difficile. Troppo, troppo complicato.
Rappresenta un ipnotico intreccio di contraddizioni.

 
“Abbiamo vinto ancora!” Un ragazzo dai capelli neri e la divisa rosso-oro, scaglia un pugno in aria con aria eccitata. Avevano vinto ancora. Come ogni settimana, i Grifondoro si affaccendavano in una partita amichevole per allenamento; e come ogni volta avevano vinto loro.

 
Se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe negato fino alla morte. Lui non guardava partite di Quiddich, e soprattutto lui non guardava le partite dei Grifondoro! Ma questa non era altro che un’insulsa maschera, una delle tante…un velo dietro cui celarsi per paura di essere ferito, di essere abbandonato dai suoi amici…o meglio…da quegli insulsi esseri troppo occupati a preoccuparsi della la purezza cristallina del proprio sangue per interessarsi a chiunque fosse solo leggermente al di là del proprio naso… detto da lui, sembrava poco più di una battuta. Lui, Lucius Malfoy  ,un novello mangiamorte, ricco, nobile, ubbidiente agli insegnamenti della famiglia…Da sempre riusciva a costringere chiunque ad abbassare lo sguardo al suo passaggio; sapeva di non avere amici, ma semplici conoscenti troppo timorosi e ansiosi di dividersi la sua “preziosa” amicizia. E questa era precisamente la pietanza principale, preziosa e ricca amicizia, la sua…

Eppure si guardava ora…costretto a nascondersi, strisciando sotto il legno ammuffito delle tribune, per vederlo. Non poteva parlargli entrambi sapevano che non avrebbe di certo giovato alla loro vita ad Hogwarts, che era praticamente la loro casa. Tuttavia…faceva tutto ciò che era in suo potere per poterlo osservare semplicemente per mezz’ora: inventava ogni sorta di scusa con gli altri Serpeverde, non studiava…mascherando tutti gli specchi che gli avrebbero permesso di guardarsi. Di guardare quanto era cambiato. Se da un lato la sua anima nera andava rischiarandosi poco a poco, pervasa da un nuovo, vorace sentimento; dall’altra sprofondava sempre più nell’odio verso se stesso. 
Odiava non avere più certezze.
Odiava doversi nascondere sotto le tribune per poterlo ammirare e fare il tifo per lui, in silenzio.
Odiava sentirsi cedere il terreno sotto i piedi, quando lo vedeva scherzare con i suoi amici.
Odiava morire di dolore, ogni qualvolta lo vedeva sparire con qualche stupida ragazza caduta nelle sue grinfie.
Si, lui odiava Sirius Black.

Probabilmente non si era poi così allontanato dagli insignificanti dogmi inculcategli a forza nel tempo: Sirius era un purosangue, probabilmente molto più di lui; era ricco, potente, molto intelligente…ma, lo sapeva, erano semplici scuse che usava meccanicamente con se stesso, per non vedere. Per non aprire gli occhi. Non era della sua ricchezza che era rapito, né tanto meno era per il suo potere che lo desiderava.
Era per il nodo in gola che gli si formava ogni volta lo incontrava, era per le parole taglienti che gli si scioglievano ogni volta che cercava di scagliargliele addosso, era per la rabbia cieca che lo investiva sempre, quando scherzava con Lupin o Potter. Era perché era lui.
Non era mai stato sdolcinato, né tanto meno perdonava le ingiustizie facilmente, anche se si trattava di qualcuno di importante.

E ora era lì per questo.

 

Il biondo alzò lo sguardo verso l’alto: aveva finito di piovere, ma il cielo ne conservava ancora qualche goccia, come vetro frantumato. Le nuvole, le quali erano tinte di una leggera tonalità cinerea, si spostavano in larghi branchi con lentezza quasi frustrante, cullate da un freddo vento ancora odorante di pioggia; il cielo sembrava uscire rinvigorito da tutta quell’acqua: aveva assunto un vivace colorito azzurrognolo e il sole già faceva capolino dietro un vasto nembo. Tutto sembrava essere tornato alla normalità…

 
Perchè non accadeva anche a lui?
Non era uno sciocco. Sapeva benissimo che il tempo avrebbe cancellato ogni cosa, così come il vento aveva fatto con quelle nuvole.
Tra qualche tempo, avrebbe persino dimenticato il suo nome, e così avrebbe fatto anche lui. Ma si rese conto con orrore, che la sua paura non derivava dal tempo che sarebbe trascorso…al contrario…lui non voleva dimenticare…
Né la giornata ad Hosgemade dove tutto era iniziato;
Né la vergogna bruciante di aver lasciato scoprire il proprio segreto proprio a lui;
Né la gioia, mal celata, di capire che anche Sirius si trovava nella medesima condizione.
Non voleva dimenticare Lui.
Ma nonostante quei pochi mesi trascorsi in uno stato di euforia immensa, quanto di breve durata, sapeva che il proprio animo, ormai corrotto da lunghi anni, non gli avrebbe perdonato ciò che aveva fatto.
Si, lui amava Sirius Black, ma a causa sua avrebbe dovuto rinnegare ciò per cui aveva vissuto.
Quella sera…la sera durante la quale si erano scontrati…aveva dovuto prendere una decisione…
Quella sera, Sirius Black aveva scoperto il suo essere Mangiamorte;
Quella sera, Sirius Black gli aveva assicurato di aiutarlo e proteggerlo contro la sua stessa famiglia, se fosse stato necessario;
Quella sera, Sirius Black si era confessato e lo aveva amato…

Eppure… quella stessa sera quell’essere mascherato da uomo lo aveva tradito, umiliato, minacciato.
Con le sue stesse orecchie aveva udito uscire dalla bocca che aveva tanto amato, parole taglienti come lame, che al solo sfiorare lo avevano ucciso; così quella stessa sera l’anima scura dei Black, nondimeno di quella dei Malfoy, si era mostrata e lo aveva spaventato.
Ma nonostante tutto…nonostante lo avesse definito un assassino, un bastardo traditore dei suoi stessi ideali, un semplice ragazzetto impaurito che lo aveva usato per combattere suo padre; lo amava. Ed era proprio per questo che doveva lasciarlo, che doveva tagliare i ponti.
Quello sarebbe stato il suo ultimo anno, mentre Sirius ne doveva affrontare ancora due…avrebbe avuto la possibilità di riprendersi, sicuramente. Lui sarebbe diventato un mangiamorte effettivo tra qualche mese e non vi erano soluzioni. Non voleva che si ferisse, o peggio, si uccidesse, seguendolo o cercando di salvarlo, non poteva.
Ma di certo non poteva neanche mentire a se stesso: non era un semplice atto di bontà il suo, non era generoso, né realmente romantico…non poteva amare Sirius Black, perché avrebbe abbandonato ogni cosa; avrebbe finito per lasciare i Mnagiamorte, trovarsi un lavoro rispettabile e vivere con lui…tutte cose poco auspicabili tanto per usare un eufemismo. E così facendo avrebbe segnato entrambi, lui sarebbe stato ucciso e avrebbe trascinato con sé chiunque gli fosse vicino, compreso lui. E più importante di tutto ciò, anzi, più maledettamente schifoso di tutto ciò…era un vigliacco. Aveva paura. Odiava ammettere persino a se stesso che avrebbe preferito cento volte, mille volte continuare a fingere, a segnare il proprio volto da numerose altre lacrime, rimanendo solo; che provare a cambiare vita…chissà forse ne valeva la pena dopotutto…di provare a vivere  realmente…

 

Lucius Malfoy uscì lentamente, cercando di non farsi vedere, dallo spazio al di sotto delle tribune della squadra rosso-oro e guardò dritto di fronte a sé, con lo sguardo ridotto a due deboli vetrine pronte ad infrangersi sotto il peso delle lacrime; si asciugò con circospezione gli occhi con la manica del maglione scuro e aspettò. Dopo qualche secondo si avvicinarono verso di lui, quattro ragazzi con indosso la divisa del Grifondoro, stanchi, deboli, affamati ma felici per aver vinto una nuova partita, anche se solo per allenamento. Uno di questi era Potter, aveva sempre invidiato quel ragazzo…per ciò che significava per Lui…
Poi, eccolo: camminava lentamente, distaccato dagli altri quattro che invece si muovevano abbracciati, come un sol uomo. Sembrava assorto completamente dalla lettura di un depliant trovato sicuramente da qualche parte sul terreno. Lucius sorrise, lo conosceva da secoli e sapeva che non aveva mai letto alcunché, si fosse trattato anche di un cartello stradale; era immerso nei suoi pensieri. La sua mente vagava chissà per quali lande e per un attimo desiderò avere la stessa abilità di Severus di leggere nel pensiero.
Distrattamente il bruno scattò, con un movimento della mano libera, a spostarsi i lunghi capelli corvini dagli attenti occhi grigi, anche quello era un movimento risaputo…troppo familiare…
Il sorriso gli scivolò dalla faccia assieme alla felicità dirompente di vederlo: stava per dirgli addio.
Sarebbe riuscito a farlo? Il suo orgoglio gli avrebbe impedito anche quell’ultimo, e unico, atteggiamento d’amore nei suoi confronti?
Come davvero a leggergli la mente, Sirius alzò di scatto la testa e vide innanzi a se il biondo platinato. Memore di tutto ciò che era successo, si bloccò come irrigidito e la mascella gli si contrasse: “Lucius” fece freddamente il bruno.

 Era arrabbiato per ciò che Lucius faceva, era arrabbiato per la sua vigliaccheria…Ma era furioso anche per la sua impotenza…

 
“Sirius.”

Cercò di imitare il suo stesso, identico, glaciale modo di porsi; ma non riuscì del tutto…ciò che avrebbe voluto evitare era di lasciarlo con tanta rabbia in corpo…avrebbe voluto almeno lasciargli un bel ricordo, un VERO ricordo…
Sapeva di dover andare avanti…
Non c’è nessuno…solamente io e te…Dannazione! Possibile che neanche ora che ti sto perdendo riesco a mostrarti ciò che provo?

 
Il biondo fa un profondo sospiro e tutto sembra capovolgersi…

 
Dio! Perché dev’essere così difficile?

Probabilmente è ciò che entrambi pensavano, ma davvero non lo è; no se i due cuori sono così simili, caratterizzati da una così profonda sintonia da poter comunicare in silenzio…
Sul viso del bruno si apre un ghigno un po’ sprezzante: “Ah, Lucius. Ce n’è voluto di tempo per farti perdere le parole! Eppure non ti avrei fatto così chiacchierone un tempo…” il ragazzo comincia a camminare fino a trovarsi alle spalle del biondo e riuscire quindi a parlargli senza urlare: “Ci si vede magari un giorno fuori da questo manicomio, biondo.”
Lucius sorrise: “E perché mai, Black?”

 
Parole insulse, ma che hanno sapore dell’addio. So quanto sei orgoglioso Lucius, non mi hai mai confessato nulla dei tuoi sentimenti, sebbene io sia abbastanza perspicace;
non mi hai mai rivolto uno sguardo diverso da quello che dedichi ai tuo servi, né mi hai mai mostrato un segno di gelosia. Nonostante tutto, so cosa provi, so quanto è difficile per te…
Ti amo, Lucius, e tu ami me. Questo è ciò che conta.
Sei un mangiamorte, diventerai un assassino, tuo malgrado. Io non posso salvarti, e questo rimorso mi distruggerà l’anima fino ad annientarmi; alimenterà il mio odio e disprezzerò me stesso, come te.
Sono sicuro che quando ci incontreremo, saremo di nuovo tu ed io, l’uno contro l’altro, su un campo di battaglia. Magari ci uccideremo a vicenda.
Eppure non posso affermare di aver disdegnato i mesi passati insieme, sebbene siano stati brevi;   
non posso definirti una macchia insignificante sulla mia anima,
né un volto irrilevante nella moltitudine di altri visi che hanno segnato la mia vita…
Sei stato importante, Lucius, e sto sperando con tutte el mie forze che tu sia vivo per lottare..
L’orrore più grande è vedere lasciarti andare come un relitto alla deriva…probabilmente ci sarà qualcuno che riuscirà a farti scoprire la bellezza di questa vita, perché io non ci sono riuscito…Ormai questa non è più una mia faccenda, o forse non lo è mai stata.

   
 
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