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Autore: sonsimo    12/04/2008    12 recensioni
Una brevissima one-shot (quasi una flashfiction) ambientata durante la notte che segue la conclusione del Cell Game. Piccolo incontra Gohan, affranto per la perdita del padre. Poche parole scambiate sotto la pioggia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Temporale

Temporale

 

Il cielo è implacabile questa notte. Gelida pioggia bagna il mio corpo immobile e potenti soffi di vento sferzano crudelmente le fronde degli alberi.

I miei occhi sono aperti nell’oscurità, non ho alcuna intenzione di concentrarmi in meditazione. Probabilmente, per la prima volta nella mia vita, non ci riuscirei nemmeno.

Non questa notte.

Non questa notte in cui la Terra festeggia per la sua salvezza, per il pericolo scampato, piangendo lacrime disperate.

Ovviamente nessuna lacrima bagna i volti degli sciocchi terrestri, troppo impegnati ad osannare il loro falso eroe e del tutto ignari della perdita che in realtà hanno subito.

Ma il cielo pare sapere. Pare dolersi per il sacrificio di colui che ha fatto sì che la pioggia potesse ancora inzuppare alberi, case, strade, persone, vita.

Ho sempre saputo che per questo pianeta ingrato lui avrebbe rinunciato a tutto. Lo sapevo prima ancora di sentire contro di me, durante il nostro memorabile combattimento, tutta la sua furia.

Era un Saiyan, amava combattere, è vero. Ma non era questa l’unica forza dietro le sue azioni, non era questa la sua sola motivazione.

Lui amava questo pianeta con tutto se stesso, senza riserve. Con un ardore che io non potrei mai imitare. La Terra è il luogo in cui ho scelto di trascorrere la mia vita, nonostante avessi la possibilità di abbandonarla per trascorrere il resto dei miei giorni in compagnia dei miei fratelli Namecciani.

Anch’io sono, in qualche modo, legato a questo pianeta, ma il laccio con cui la Terra mi tiene a sé e mi costringe a proteggerla è molto più sottile e fragile rispetto a quello che teneva legato Goku. Che lo tiene legato tutt’ora, senza dubbio.

Oggi che l'ho visto scomparire insieme a Cell ho compreso fino in fondo quello che ho sempre saputo, su di lui.

Ancora non mi spiego come sia potuto accadere e quasi, devo ammetterlo, me ne vergogno.

Lo rispetto. Come non ho mai rispettato nessuno.

Incredibile.

Piccolo rispetta l’assassino di suo padre.

E’ meglio che non mi soffermi troppo su questo pensiero, o temo mi verrebbe voglia di… distruggere qualcosa.

Mi guardo intorno. Chissà perché, poi, ho deciso di venire proprio qui, questa notte. Sull’isola dove ho condotto, anni fa, il piccolo Gohan per addestrarlo.

Forse perché è qui che è cominciato tutto, per me.  Per il nuovo me, almeno.

Forse semplicemente perché volevo un posto tranquillo.

Non ha importanza.

Sorvolo la zona e immediatamente qualcosa attira la mia attenzione.

Sembra un fagotto scuro, accasciato al suolo, con la schiena poggiata contro il tronco di un albero. Ovviamente non faccio alcuna fatica a riconoscerlo.

Atterro davanti a lui e lo vedo sobbalzare e raddrizzarsi immediatamente, quando sente pronunciare il suo nome.

“Gohan.”

Lo so che cosa sta pensando. Che l’oscurità non mi permetta di vedere le lacrime sul suo viso, o che almeno io le confonda con le gocce di pioggia.

Oggi Gohan ha perso suo padre. Lui che ne è capace, ha tutto il diritto di piangere. Dal canto mio, vorrei soltanto avere la capacità, o la forza, di consolarlo.

Suo padre saprebbe come fare. Lo stesso Gohan, se fosse al mio posto, saprebbe come fare. Ma io… io sono troppo diverso da loro.

“Che cosa fai qui?” sono le uniche parole che riesco a rivolgergli.

Distoglie lo sguardo e per un attimo vedo qualcosa nei suoi occhi. Qualcosa che, a quanto pare, non riesce a dirmi. Poi mi guarda di nuovo e risponde, con una scrollata di spalle:

“Volevo solo… un posto tranquillo.”

Per un attimo temo che il mio stupore trapeli, ma mi riprendo immediatamente. Non siamo così… diversi, dopotutto. Mi avvicino e ci sediamo sull’erba, l’uno accanto all’altro. E’ tutta la consolazione che sono in grado di offrirgli, non posso fare nient’altro… ma so che l’accetta con gratitudine.

 

Sono qui perché… speravo di incontrare te. Quanto di più simile a un padre mi sia rimasto.

 

FINE

 

Nota dell’autrice: una one-shot che avrebbe dovuto essere una flash fiction, ma, anche se di poco, ho superato le 500 parole, quindi… Finora avevo scritto solamente una drabble, appartenente alla mia raccolta, Hero, con protagonista Piccolo, dovevo assolutamente rimediare! Spero di averlo fatto con una storia capace di emozionarvi, fatemi sapere! Alla prossima! Sonsimo

  
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