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Autore: MiaBlack    23/10/2013    3 recensioni
Eccomi con una nuova storia! ^.^
Avete sentito la mia mancanza? No? Ç.Ç cattivi!
Beh io vi presento lo stesso la mia nuova storia. A Mystic Falls arriva una nuova ragazza, la bella e giovane fanciulla ha una caratteristica è identica ad un'altra ragazza che vive a Mystic Falls. Ma oltre ad assomigliare a qualcuno, ha anche stretto un patto, un patto di cui non ha ricordi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PS. Prima di lasciarvi alla storia vi dico che l’ho scritta diverso tempo fa e quindi ho un ricordo sfuocato del racconto -.- perdonatemi, ho messo GIALLO, per sicurezza, ma non ricordo se è proprio giallo o forse è verde. Perdonatemi sono sbadata
 
 
a other doppelganger
 
 
 
Il sole sorgeva e un nuovo giorno era iniziato.
Steso su un letto matrimoniale ancora addormentato c'era un bellissimo ragazzo appena coperto da un lenzuolo bianco, accanto a lui una ragazza sonnecchiava con un sorriso beato.
La giovane si mosse voltandosi verso il ragazzo infastidita da un rumore persistente.
-Ehy, bussano... - fece la giovane infastidita da quel suono che sembrava non voler cessare.
-Mmmhmmm? - rispose lui passandosi una mano sugli occhi svegliato dalla ragazza.
-Stanno bussando... - ripetè quella sporgendosi sopra il ragazzo baciandolo dolcemente sulle labbra.
Il ragazzo l'afferrò e la fece cadere sopra di se continuandola a bacare, ma chiunque fosse alla porta bussò nuovamente interrompendo il momento che si era creato.
-Vai a vedere chi è, io mi faccio una doccia... - la ragazza si alzò portandosi via il lenzuolo scomparendo poi dietro una porta. Il giovane la seguì con lo sguardo soppesando l’idea di seguirla, chiunque fosse arrivato era intenzionato a non andarsene, si infilò i pantaloni e andò a vedere chi era lo scocciatore.
Davanti alla porta c'era un uomo, lo sguardo era lontano e in mano teneva una busta bianca.
-Sto cercando Damon Salvatore... - disse l'uomo, la voce era atona, lontana come il suo sguardo.
-Sono io, tu chi sei? - chiese sospettoso il moro squadrando il nuovo arrivato.
-Questa è per lei... - gli diede la busta e se ne andò lasciandolo sulla soglia, lo vide camminare fino alla fine del corridoio aprire la finestra e buttarsi di sotto. Chiunque fosse era stato soggiogato da un vampiro.
Chiuse la porta e tornò a sedersi sul letto, non si era preoccupato nemmeno per un secondo dell'umano che si era appena buttato di sotto, non era un problema suo. L'unica cosa che si chiedeva era chi poteva essere a scrivergli? Guardò la lettera la busta bianca anonima priva di qualsiasi odore o indizio, niente di quella busta svelava il suo mittente. Dopo un po' che la guardava si decise ad aprirla, all'interno c'era un foglio con un unica parola:
 
Uccidila!
( http://tinypic.com/view.php?pic=34y3fif&s=6 )
 
 
All'interno della busta c'era una foto di una bambina, i capelli erano ricci e scuri, gli occhi erano verdi anche se si vedevano appena dalla foto, era una bambina molto graziosa, non che lui avesse un debole per i bambini, anzi se poteva li evitava, ma quella piccoletta aveva qualcosa di affascinante.
Lesse nuovamente il messaggio, ucciderla, non c'erano dubbi su cosa si aspettasse il misterioso mittente da lui, ma non sapeva proprio chi glielo stesse chiedendo. Farlo o non farlo, era un bel dilemma cosa c'entrava lui in quella storia, perchè chiunque fosse non ci pensava da solo, non era necessario essere un vampiro per uccidere una bambina. Girò la foto accorgendosi di una seconda scritta:
 
Via Villamagna 44, Firenze
 
Firenze, sarebbe dovuto tornare nella sua amata terra d'origine.
 
-Allora chi era? Carina, tua nipote? - chiese la ragazza vedendo la foto della bambina tra le mani del moro.
-No. - rispose riponendo foto e biglietto dentro la busta così che la ragazza non potesse leggere il messaggio.
-Non mi dire che è tua figlia? - il sorriso sul viso scomparve, la giovane sembrò irritata dall'idea che il bel ragazzo potesse avere una famiglia.
- No... Devo andare.. -  rispose lui infastidito dal comportamento infantile, iniziò a vestirsi e a raccattare le poche cose che aveva sparso per la camera.
- Come sarebbe a dire che devi andare? Dove? E chi è quella bambina? - insistette, il moro si mosse velocemente attaccando la giovane al muro.
- Che fai? - chiese in un soffio lei.
- Non mi piacciono gli interrogatori... - rispose semplicemente lui.
- Mi stai spaventando... -
- Non ti preoccupare... Non ricorderai niente! - la giovane fissò per un secondo il volto del ragazzo come se non lo vedesse per davvero e nel frattempo ripeteva quello che le aveva detto lui, lei non avrebbe ricordato, ne lui, ne la foto.
 
***
 
Un bellissimo ragazzo uscì dalla stazione di Firenze, pelle chiara, capelli neri, indossava un paio di jeans scuri e un giubbotto di pelle anche esso nero, sul naso portava un paio di occhiali da sole scuri che gli nascondevano gli occhi e parte del viso.
- Firenze sono tornato... - esclamò guardandosi attorno per ammirare quella città così piena di arte e bellezze.
Passeggiò un po' per la città ammirando le bellezze del posto, le quali non erano solo i monumenti storici di cui la città era ricca.
- Ehy bellezza! - commentò lui fissando una ragazza che era passata davanti a lui, la giovane si voltò e gli sorrise maliziosa mentre continuava la sua strada.
- Sarà meglio muoversi... - si guardò attorno un attimo per ammirare ancora le ragazze attorno a lui, poi scomparve, un attimo prima era li in mezzo a piazza del duomo, un attimo dopo non c'era più.
 
***
 
Intanto nella parte sud della città una bambina giocava nel giardino di casa sua, il cancello chiuso la divideva e la proteggeva delle macchine e dagli sconosciuti che passavano per la strada.
La bambina agitava un orsacchiotto di peluche come fosse un arma di distruzione di massa, lo sbatteva da una parte all'altra ridendo come una pazza per quello che per lei era il gioco più divertente del mondo.
- Ciao! - la bambina si fermò e guardò l'uomo che era appoggiato al cancello.
- Non posso parlare con te! - fece alzandosi, si avviò verso casa portando con se l'orso come se quel pupazzo dovesse proteggerla dalle persone cattive.
- Perchè non puoi? - chiese incuriosito dallo strano comportamento della bambina, l'aveva osservata per un po' prima di decidere se parlarle, non aveva ancora deciso se ucciderla o meno era li solo perchè quel musino l'aveva incuriosito.
- La mamma non vuole che io parlo con chi non conosco! - rispose, Damon sorrise a quell'italiano molto sgrammaticato, ma non commentò. Le si avvicinò scavalcando il cancello con un gesto molto atletico, ma come gli fu vicina la bambina iniziò a colpirlo con il suo orsetto, non voleva che si avvicinasse, stava dimostrando tutto il suo carattere combattivo.
- Piacere io sono Damon e tu come ti chiami? - il vampiro evitò il peluche e si abbassò ad altezza bambina, era davvero bellina e agguerrita, da grande sarebbe stata una combattente ne era certo.
- Io sono Eila! - rispose esitante, smettendo però di picchiarlo, lo squadrava con sospetto, ma non faceva nulla.
- Adesso siamo amici quindi possiamo parlare. - le fece notare lui, quella lo guardò per un attimo poi annui, il ragionamento tornava, non era più uno sconosciuto quindi poteva tranquillamente parlare con lui.
- Vuoi giocare con me? - chiese lei saltellando e sventolando l'orsetto, ad ogni suo movimento la cascata di riccioli scuri si muovevano con lei.
-Facciamo un bel gioco... - il sorriso che sfoderò la piccola fece sorridere Damon. L'aveva già detto e lo ripeteva, lui non amava i bambini, ma quella era davvero un amore e poi c'era qualcosa di familiare in quel volto, in quegli occhi scintillanti di una felicità così vera e pura.
- Che gioco facciamo? - chiese lei non gli dava nemmeno il tempo di rispondere faceva tutto da sola.
- Ma non hai caldo con quel giubbotto? - continuò curiosa.
- No. - rispose per la prima volta il moro.
- E' molto bello! Bello come i tuoi occhi! - esclamò lei quando il moro finalmente si tolse gli occhiali e mostrò alla piccola i suoi occhi azzurri ghiaccio.
- Lo vuoi provare? - chiese lui indicando il giubbotto di pelle che indossava.
- Si! – esultò lei, Damon si sfilò il giubbotto di pelle e lo diede alla bambina che se lo mise in un attimo, il giubbotto le arrivava ai piedi e le maniche strusciavano quasi a terra, le stava enorme, ma questo non le impediva di saltellare felice e di fare giravolte su se stessa.
- LEILA! - sentendosi chiamare la bambina si voltò verso la porta d'ingresso da dove proveniva la voce della madre.
- MAMMA! -  urlò lei in risposta.
 La giovane donna uscì in giardino per richiamare la figlia in casa.
- E quello chi te l'ha dato? - chiese la donna vedendole il giubbotto addosso.
- Il mio amico... - si voltò per indicarle Damon, ma il ragazzo era scomparso eppure lei era sicura che fosse proprio accanto a lei fino ad un attimo prima.
- Vieni dentro muoviti... - la bambina entrò in casa guardandosi per un ultima volta alle spalle, ma del suo nuovo amico non c'era traccia.
 
 
****
 
 
 
Continua….
 
Ecco il primo capitolo.
COMMENTATE vi prego ç.ç!
Un bacione alla prossima settimana.
MiaBlack
   
 
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