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Autore: Kurumi    23/10/2013    2 recensioni
Ciò che accadde quella volta nessuno lo sa.
Solo io e te lo sappiamo, perché grazie al tuo aiuto ho superato quell`oscenità.
Grazie!
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era questo che volevo.
Non era questa la sensazione che cercavo.
Il mondo fa schifo.
Devo inventarmi una scusa.
Subito.
Ora.
Deve essere perfetta.
Pronta e lecita.
Sospiro anche se sento che mi manca l`aria.
Aiuto.
Mi ghermiscono i fianchi e mi divorano di attenzioni di cui farei a meno.
Ho già provato inviano a divincolarmi quindi ora è inutile riprovarci.
Ho bisogno di una scusa.
Uno mi spinge contro di sé ed io mi ci aggrappo molle e senza forze al suo corpo nudo.
Cosa  posso fare?
Mi afferra per le cosce e mi alza di peso.
Questi lividi che ho sul corpo, quest`odore di chiuso, con che scusa posso eliminarlo?
Il mio collo non mi regge più e fa ciondolare la mia testa di qua e di là.
Non ricordo nemmeno perchè mi abbiano presa.
Si, per questo, ma perchè io?
I miei occhi lacrimano senza controllo ma io non piango e ne strillo.
Non ho più voce nella gola e tutto mi duole.
Quando è finito, mi lascia cadere a terra come un sacco vuoto e se ne va, soddisfatto.
Resto sdraiata supina a fissare il vuoto appena sopra di me, mentre vengo lasciata sola.
Pian piano il mio udito torna sotto il mio controllo e sento tutti i rumori che la pioggia crea sbattendo contro gli oggetti.
Mi volto, vergognata, e il corpo mi abbraccia.
Sono stata rubata con la violenza.
Percepisco le lacrime che scivolano sulle mie guance e capisco di essere in uno stato di sciock e che piango per questo.
Devo rivestirmi ed uscire perchè tra poco verranno a prendermi e, per loro, dovrò inventare una scusa.
Il mio corpo si riveste.
Il mio corpo copre più lividi che può.
Il mio corpo mi porta fuori da quel parcheggio abbandonato che sta sotto il luogo dove lavoro.
"Sono le 19.00". Le mie orecchie mi informano.
La pioggia batte secca sul mio viso ma non mi ferisce perchè sono diventata più forte di quanto lo ero qualche ora prima.
Mi sento una roccia indistruttibile eppure così fragile e indifesa.
Il mio corpo si appoggia al muro di un autolavaggio e scivola lentamente fino a sedersi per terra.
L`asfalto è bagnato e caldo, due cose che se unite e munite di cervello potrebbero dominare il mondo.
Dominare.
Il mio corpo mi stringe e mi coccola.
Lasciami in pace.
No, non voglio più essere toccata da nessuno.
Sono stata sfiorata anche troppo.
Per tutta la mia vita ho sempre creduto di essere al sicuro e di essere in grado di sopravvivere da sola.
Mi sbagliavo.
Anche adesso non lo sono, la mia corazza si è solo indurita.
Una goccia mi cade sul naso e scivola fino al mio petto.
La asciugo subito; mi ricorda le dita di quelle cose.
Cose. Oggetti. Nulla. Niente. Non sono definibili come persone.
Osservo le macchine che passano sulla strada.
I guidatori mi fissano come fanno sempre, 5 giorni su 7.
"Fissatemi", pensa la testa, "fissatemi finché anche voi non subirete una mutazione drastica".
La loro macchina passa nel piazzale, fa un giro di 360° e si ferma di fronte a me.
Una scusa.
La mente non ci ha pensato ancora.
Il mio corpo si alza e si siede nei sedili dietro.
La mia bocca saluta.
Loro rispondono al saluto.
Parte, tornando in strada.
"Pensa", pensa la mente, "devo trovare una scusa decente".
Lividi ovunque.
Sulle labbra.
Sulla fronte.
Sulle dita.
Sui polsi.
Sulle caviglie.
Ovunque.
Soprattutto nell`anima.
Si ferma.
Io dovrei alzarmi ma il corpo non si muove.
"Cosa stai facendo?!", la mente lo incita ad alzarsi.
"Muoviamoci", io mi alzo e poi costringo il mio corpo a sedersi nel sedile davanti.
Le mani allacciano la cintura.
Lui parte.
Per ora non dice nulla.
Silenzio.
"Scuse, scuse, scuse...", la mente continua ad elaborare scuse.
"Com`è andata la giornata?", chiede lui mentre la mente pensa.
"Forza, labbra, voce... Rispondete!", il cervello si distrae un attimo per la risposta.
"La mia uno schifo. Mi hanno fatto lavorare per 2 ore di fila sotto i ferri e poi nemmeno la pausa pranzo. Domani mi sentono!", tira un colpo al volante.
Il corpo sussulta.
"Cosa ti prende?", mi chiede lui.
"Lascia perdere la risposta. Non è tutta a posto adesso", il cervello lascia perdere.
Lui mi passa addosso qualche sguardo.
Fissa me.
Fissa il corpo.
Il corpo si raggomitola su se stesso e cerca di coprire i lividi.
Lui allunga la mano ed accende il riscaldamento.
Io mi spavento e mi spingo il più indietro possibile.
"Ma ci sei?", chiede lui.
"Accidenti... Adesso siamo finiti. Cervello, via libera", la mente smette di elaborare scuse.
"S-si", le labbra e la voce collaborano con il cervello.
"Tutti quei lividi? Che diavolo hai fatto?!", guarda me e poi la strada.
Me.
La strada.
Me?
Il mio corpo?
Poi la strada.
Me.
"Non dire che sei caduta. Ti hanno picchiata?" "Si".
La mente mi pulsa nel cranio.
"Ti hanno fatto ferite gravi?" "No" "Lì conoscevi?"
"Mente... Lì conoscevo?", chiede il corpo.
"Si, due di loro erano due compagni alle medie. Gli altri 3 sono individui sconosciuti"
"Si, solo 2" "Chi erano?" "Miei vecchi compagni alle medie"
"Nomi?" "Luca e Mattia" "Dove abitano?" "Luca a XXX e Mattia a XXX"
"Lo dirai ai tuoi?" "No" "Devi, invece, se ti hanno picchiata lo rifaranno"
"No, non lo rifaranno" "Invece si" "No, sono contraria"
"Solo perché non vu-" "NO! NON LO RIFARANNO! Io mi rifiuto! Mi hanno stuprata, mi hanno violentata, picchiata, vedila come vuoi... MA MI HANNO PRESA SENZA CHE IO LO VOLESSI! Cosa poteva fare il mio corpo contro 3 uomini e 2 adolescenti? Ho lottato per mantenermi e invece hanno vinto loro. MI RIFIUTO di farlo accadere di nuovo!".
La mia mente brucia.
Il mio cervello brucia.
La testa brucia.
I lividi bruciano.
La coscienza si placa.
Lui si accosta e mette le quattro frecce.
Ho un'espressione seria, mi avverte la mente, e addolorata.
Lui mi fissa.
"Quello che ti è successo non è affatto una bella esperienza. Andiamo a prenderli" "No, non voglio, non lì voglio vedere negli occhi"
"Al punto che rivedi loro in tutti gli uomini?" "No, ti sbagli"
La mente ride.
Bugiarda.
"Allora guardami negli occhi".
Il corpo si scalda.
Il cervello brucia di immagini e ricordi.
"Guardami, avanti".
La testa si scuote e le mani mi stringono.
"Vedi? Dammi la mano", avvicina la sua mano a me.
Il corpo si ritrae contro il finestrino.
"Non toccarmi, per favore, non toccarmi!", gridano le labbra e la voce.
"Impara da subito che io sono un amico. Un aiuto. Un appoggio" "No! Gli appoggi non mi servono!".
Il corpo respira.
"Fidiamoci a vicenda", dice lui.
Gli guardo il collo.
Poi il mento.
Il naso.
Mi soffermo sugli occhi.
Si, sono gentili ed amici.
"Ha uno sguardo tranquillizzante", pensa la coscienza.
Gli prendo la mano.
Le mani gli prendono la mano.
Il corpo gli prende la mano.
Lui sorride.
"Sei molto calda" "Grazie".
Il corpo è molto caldo.
"Adesso i faccio una promessa; se non vuoi far sapere ciò che ti è successo ai tuoi genitori, per me va bene perché non ti posso obbligare a dire qualcosa che non vuoi dire, in cambio devi fidarti di me e sapere che sei al sicuro, lasciandoti aiutare"
Io annuisco.
La testa annuisce.
Il corpo annuisce.
"Allora siamo d`accordo?".
Io annuisco.
La testa annuisce.
Il corpo annuisce.
"Rispondimi" "Si, d`accordo".
Lui, come per prova, allunga la mano e li accarezza la nuca.
Io sto ferma ed approvo, felice.
La nuca sta ferma ed approva, felice.
Il corpo sta fermo ed approva, felice.
 
  
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