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Autore: MusicDanceRomance    23/10/2013    22 recensioni
Le promesse tra fratelli non valgono quanto le barriere del tempo e della divisione.
Le promesse di due bambini si infrangono come onde sulla roccia, muoiono violentemente, ma la sensazione di sopravvivere ti culla fino a quando non ti schianti contro la pietra della realtà.
"Doveva bere.
Lo costringevano.
Quel liquame denso scoppiava e bruciava dentro di lui, ma non aveva scelta.
Lo forzavano."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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SIRIUS NON SI SAREBBE DIMENTICATO DI LUI
 
 
Doveva bere.
Lo costringevano.
Quel liquame denso scoppiava e bruciava dentro di lui, ma non aveva altra scelta.
Lo forzavano.
Primo sorso, tortura. Secondo sorso, veleno. Terzo sorso, acido. Quarto sorso, morte.
Voleva gridare “basta” ma non ne era in grado.
La gola bruciava, si scioglieva a poco a poco come se quel liquido putrefatto gli raschiasse le corde vocali e gli bucasse la gola lentamente.
E lui non respirava più.
E aveva sete, tanta sete, sempre più sete.
Infine compariva una sorgente nera, una tentazione troppo forte, e lui voleva sopravvivere alla sua gola in fiamme, non importava a quale prezzo.
Ma quell’acqua ai suoi piedi, tanto fresca  e tanto macchiata di morte, celava braccia d’inferno. Braccia scheletriche sorprendentemente violente, che lo scuotevano, lo tiravano e trascinavano verso il fondo, nell’abisso, e lì di acqua fresca e marcia insieme si sarebbe dissetato in eterno, nella dannazione.
Sarebbe diventato un burattino come tutti gli altri, governato da una magia oscura crudele. Stava morendo.
L’ultima scheggia di vita che gli si infranse in gola fu un nome perduto: Sirius.
 
Sirius si destò improvvisamente e scattò fuori dal letto. Qualcuno stava piangendo, e per la precisione quel singhiozzo tanto sommesso sembrava appartenere a suo fratello Regulus.
Il piccolo Black era infatti rintanato sotto le coperte, tremava di paura e piangeva piano, quasi temesse di farsi scoprire da qualcuno.
-Reg, cosa c’è?- lo richiamò il fratello maggiore, balzando sul letto e tirandogli via le coperte di dosso.
Regulus ancora tremava, e tentò di spiegare, balbettando:
-Stavo morendo. Prima mi facevano bere veleno che mi bruciava la gola, poi acqua ghiacciata schifosa, poi c’erano mille mani che mi catturavano e mi portavano in acqua, poi annegavo e tu non c’eri, io morivo e tu non sapevi niente.
Sirius sbuffò pazientemente, poi diede una pacca al fratellino di appena sei anni e ridacchiò spavaldo:
-Hai fatto solo un incubo, Reg, capita ogni tanto! Una volta io ho sognato di venire mangiato vivo dai maghi cannibali della Patagonia! Poi però mi sono svegliato e sono tornato a dormire, ma tu sei un fifone!
Regulus ancora tremava. Non riusciva a dimenticare quelle braccia infernali che lo avevano imprigionato nella sua bara d’acqua.
Sirius fissò allora il volto del fratellino, mentre un raggio di luna gli accendeva in quel momento il volto ancora terrorizzato.
-Reg, e poi, scusa, hai detto che io non sapevo niente di te? Ma io so tutto di te, cose che ancora tu non sai! Io sono tuo fratello maggiore, è logico! Ora torna a dormire, pensa che io facevo un sogno bellissimo e tu mi hai interrotto sul più bello, stavo prendendo a calci Bellatrix! Forza, torniamo a nanna ora!
-No.- mormorò debolmente Regulus -Non voglio dormire mai più. Tu ti scorderai di me e quando morirò sarò solo e sarà orribile.
Sirius depose le armi:
-Va bene. Stanotte dormo con te, nello stesso letto. Così sei sicuro che io sono sempre qui e ti proteggo, e ti addormenti.
Le lacrime tuttavia colavano ancora silenziose sulle guanciotte di Regulus:
-Sei sicuro che non farò mai più quel sogno? Mai più in tutta la mia vita?
-Sicurissimo! Adesso sogneremo tutti e due di pestare Bellatrix e Cissy, sono due antipaticone, vero?- propose entusiasmato Sirius.
Il piccolo Regulus deglutì prima di annuire:
-Era solo un incubo, vero, Sirius?
-Certo!- garantì il Black maggiore -Ti pare possibile che nella realtà io mi dimentichi di te, Reg? Era proprio un sogno assurdo, certo che li fai strani, tu!  
Il fratellino finalmente sorrise. I due piccoli si adagiarono sul comodo materasso, rimboccarono le coperte e scivolarono nuovamente nel mondo dei sogni.
Sirius aveva ragione, si ripeteva Regulus, non c’era motivo di piangere per un brutto sogno, era tutto finito, quell’incubo, quella sensazione di morte feroce non sarebbero più tornate.
Ma nemmeno quando Sirius tornò nel dormiveglia a pestare le sue due cuginette più altezzose quelle lacrime premonitrici smisero di attraversare il volto di Regulus. Quelle gocce di paura gli rigarono il volto fino a quando la stanchezza non fece capolinea e lo costrinse alla resa, lasciandolo sprofondare in un sonno più tranquillo.
Era stato un incubo troppo reale per venire cancellato in pochi minuti, e troppo crudo per essere ricordato da un bambino di sei anni nei giorni seguenti.
Una sola lezione Regulus apprese da quella piccola esperienza che avrebbe rinnegato qualche anno più tardi: Sirius non avrebbe mai potuto dimenticarsi di lui.
Il piccolo Regulus Black, a sei anni, sapeva di non essere solo.
 
 
 
 
Piccola one-shot scritta di getto tre anni fa, ripescata da un quadernino e, dopo un buon mese, grazie al mio inimitabile tessssoro Graine, pubblicata! Lei mi ha suggerito anche il titolo in due secondi, io per i titoli sono negata, sono il mio incubo personale, altro che quello di Regulus!
Grazie sempre a te, mia cara.
Se avete letto questa shot e vi è piaciuta, o se anche non vi è piaciuta, io vi dico di passare da Graine! Scrive storie fantastiche, provare per credere!
E se volete lasciarmi un commentino ne sarei onorata... sono sparita da mesi, non ricordo neppure più come si pubblica sul sito! Ah ah, ok, non esageriamo ora!
Kiss! ; )
   
 
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