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Autore: EmmaStarr    23/10/2013    9 recensioni
Raccolta di momenti su Ace e Rufy, i fratellini più dolci della storia!
Da bambini o da grandi, con Sabo o a Marineford, non importa: quando si diventa fratelli, lo si è fino alla morte.
E anche dopo.
17: “Ace! Ace, aspetta!” Rufy lo stava inseguendo. Chissà perché la cosa non lo sorprendeva?
18: “Bé, non mi sto arrendendo, è solo che ho male alla pancia e vorrei respirare un po'. Ah, già, e ho fame.” rispose Rufy, alzando le spalle. “Niente di irrisolvibile.”
19: “Vieni! È successa una cosa terribile!” esclamò con urgenza, trascinandolo fuori.
20: “Su, Ace, non prendertela...” fece Rufy, scosso dai sussulti. “È solo che... la tua faccia faceva un po' ridere, ma solo un po', eh...”
21:
Un brutto giorno, però... successe il disastro! “Oh, Signore, perché.” “Shhh!”
22: “Ace, dormi?” “Ovviamente sì, Rufy. Sto dormendo della grossa.”
23: “Sì, ok, Ace. Adesso ti guido io!”
24: Sì, ne era certo. Era valsa la pena di tutto: l'orrore, la disperazione, la sofferenza.
25: Rufy ridacchiò. – Scusa, solo... Oh, Ace, ma quanto mi sei mancato! Sono così felice!

COMPLETA!
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TO TOMORROW

 

Non aveva fatto neanche un po' di male.

Rufy inarcò le sopracciglia, confuso: eppure, avrebbe dovuto sentire male. Insomma, era...

Aprì gli occhi, piano, e si guardò intorno. Era ancora lì, anche se si sentiva trascinare verso l'alto: ehi, era davvero strano. Allora era così che ci si sentiva? Ad essere morti?

Da lì, Rufy vedeva tutto. Era davvero incredibile, riusciva a vedere ogni cosa a chilometri e chilometri di distanza, non c'erano limiti, non c'erano confini: vedeva alberi, montagne, mare, il mare sconfinato, il mare così bello e misterioso...

Vedeva loro. Tutti.

Sapeva che sarebbero stati tristi, già: era morto, e loro rimanevano indietro. Un po' cattivo, da parte sua. Eppure non aveva rimpianti, era così che doveva andare. E loro erano al sicuro, sarebbero stati bene.

– Addio, Brook. – disse, passandogli vicino. Lo scheletro di voltò, senza vedere niente, ma Rufy doveva proseguire.

– Ci vediamo, Franky. – E il cyborg alzò lo sguardo dal lavoro che stava portando avanti, come colto da uno strano pensiero.

– Sei forte, Robin. – la salutò, e un soffio di vento le scompigliò i capelli. Lei fece per parlare, preoccupata, ma Rufy era già passato oltre.

– Continua così, Chopper! – ridacchiò, mentre la renna stava eseguendo un'importante operazione. Improvvisamente il piccolo medico si bloccò, preoccupato, una goccia di sudore sulla fronte.

– Stammi bene, Usopp. – soffiò Rufy, spingendo un pesce sull'amo dell'amico. Questi tirò su la canna da pesca, una strana espressione di consapevolezza sul viso.

– Mi mancherai, Sanji. – fece ancora il giovane capitano, facendogli spegnere la sigaretta con un colpo di vento. Lui alzò la testa di scatto, come se lo avesse sentito.

– È stato bello, Nami. – le disse, sfiorandole una guancia. Lei si portò una mano al viso, gli occhi lucidi, come se avesse capito.

– Ciao, Zoro – sussurrò, un soffio di vento che scompigliava i verdi capelli dell'amico. Lui si alzò di scatto in piedi. – Rufy?

Il giovane capitano sorrise al volto angosciato del suo migliore amico, il primo, e lo abbracciò in fretta prima di prendere definitivamente il volo.

E sapeva che in quel momento sul volto di Zoro stava affiorando un sorriso bagnato di lacrime.

Rufy cominciò a salire su, sempre più su, verso una luce calda e avvolgente che lo chiamava: non poteva più aspettare, si era trattenuto fin troppo a lungo.

Più saliva, più le cose di laggiù diventavano sfocate e distanti, ma non per questo meno reali. Rufy sapeva di aver lasciato un'enorme parte di sé laggiù con i suoi nakama, e non lo rimpiangeva.

Alla fine, nella luce abbagliante gli sembrò di rallentare, e poi intravide qualcosa: come un... cancello?

Rallentò e poi si fermò definitivamente. Era solo, ma non aveva paura. Non appena azzardò un passo, immagini di tutta la sua vita presero a scorrergli davanti agli occhi: si vide bambino, salvato da Shanks a fare la sua promessa. Si vide con Ace e Sabo a crescere sul monte Corvo, ridendo e saltando come un pazzo, felice. Si vide partire, vide Coby e l'orribile condizione in cui si trovava, poi vide Zoro e come l'aveva salvato. Vide molte, molte cose: Usopp e il capitano Kuro, Nami e Arlong Park, Sanji e il capitano Creek. Si vide nella Great Line ad aiutare tanta gente e a salvare tante vite. Drum. Alabasta. Skypea. Water Seven. Thriller Bark. La sua mente quasi non reggeva più, mentre a tutta velocità ripercorreva le tappe principali della sua vita. Vide Ace morirgli tra le braccia, e si sentì un groppo in gola. Vide la ciurma riunita dopo due anni di allenamento. Si vide battere Barbanera, trovare lo One Piece e diventare il nuovo Re dei Pirati.

Vide tutte le cose buone che aveva fatto, e si sentiva diventare sempre più leggero. Con un forte cigolio il cancello si aprì e Rufy vi si introdusse, quasi sognando. Si sentiva come se fosse appena stato giudicato, e avesse passato un esame molto importante.

Si guardò intorno.

Cominciava a distinguere delle forme, là in mezzo, delle figure. Possibile che quella fosse...

– Ciao, Rufy. Ne è passato di tempo, eh?

Il ragazzo si voltò, esplodendo di gioia. – Ace!

Era Ace, Ace! Dopo tutto quel tempo, tutte quelle lacrime, dopo... Corse ad abbracciarlo, stringendolo con tutta la forza che aveva in corpo. Rimasero così per quella che parve un'eternità, entrambi troppo commossi per parlare, finché Ace non parlò.

– Ehi, ehi, piano! – rise, scostandosi leggermente. – Anche se sono morto non significa che puoi tranquillamente provare ad uccidermi, sai.

Rufy ridacchiò. – Scusa, solo... Oh, Ace, ma quanto mi sei mancato! Sono così felice!

Lo sguardo del maggiore si addolcì. – Anche tu mi sei mancato da matti, Rufy. Ma guardati... Sei diventato il Re dei Pirati, niente di meno! E pensare che da piccolo non ti avrei dato un centesimo! – colse l'occhiataccia di Rufy e scoppiò a ridere. – Mi sono dovuto ricredere. Sono davvero fiero di te, fratellino: ho sempre saputo che ce l'avresti fatta. Adesso vieni, ti faccio fare un giro! – Si voltò e iniziò a camminare.

Rufy lo seguì, ancora stordito di felicità. Possibile che fosse tutto vero? Era questo, morire? Si guardò intorno, curioso: più passava il tempo, più cose distingueva. Il posto somigliava vagamente a Skypea, soprattutto per l'impressionante quantità di nuvole. Ce n'era dappertutto, sembrava quasi un'immensa città, piena di casette e alberi e giardini. In lontananza Rufy vedeva montagne e boschi, e lo splendido luccichio del mare. Ma in che posto meraviglioso era finito?

– Sei in Paradiso. – lo informò Ace, camminando affianco a lui con le mani dietro la testa. – Ciascuno qui vive dove più gli piace. La gente comune di solito abita in casette come queste, e qui c'è qualcuno che ti volevo proprio presentare...

Si avvicinarono ad una modesta casetta bianca circondata da un'immensità di alberi di mandarino e Ace bussò gentilmente.

– Arrivo! – gridò una voce dall'interno.

– Ace, ma chi... – cominciò Rufy, perplesso, quando la porta si spalancò.

– Ma tu sei Rufy! – gridò una donna dai capelli rosa fucsia, facendo cadere a terra il cesto di mandarini che aveva in mano e abbracciandolo con foga. Rufy era perplesso.

– Ci conosciamo? – chiese.

La donna rise. – Oh, che stupida. Io sono Bellemere, la madre adottiva di Nami! Non so davvero come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per lei, davvero! Come hai sconfitto Arlong... Lei non avrebbe retto ancora per molto, il tuo intervento le ha salvato la vita. Tu e la tua ciurma siete stati i suoi primi veri amici e... e l'avete resa felice... la mia Nami... – Ace le passò premurosamente un fazzoletto, e Bellemere ci si soffiò il naso con forza.

– Oh, se è per questo non si preoccupi, signora. – disse Rufy con un gran sorriso. – Tutto quello che ho fatto per Nami l'ho fatto con piacere, perché alla fine si è rivelata proprio una nakama preziosa!

Questa risposta servì solo a far crescere i singhiozzi della donna, che rideva e piangeva allo stesso tempo.

– Vi va un mandarino? – propose poi alla fine, alludendo al suo immenso agrumeto.

I due fratelli non se lo fecero ripetere due volte, e poco dopo se ne andarono reggendo una cesta piena di mandarini ciascuno.

– Visto le belle cose che fa il mio fratellino? – commentò Ace, la bocca piena di mandarini.

– Dai, io non sapevo che Nami avesse una madre così simpatica! E poi non pensavo che mi sarebbe stata così grata, in fondo non ho fatto niente di speciale. Adesso dove andiamo? – ribatté Rufy, che aveva già finito la sua cesta.

– Vieni un po' più in qua... Ah-ah! Questo è il posto, credo...

Persino Rufy riusciva ad indovinare che si trattava di una palestra di spadaccini. Tutti gli allievi che si trovavano all'interno dell'edificio indossavano la stessa divisa e si stavano allenando separatamente.

– Chi cerchiamo? – chiese Rufy, curioso. – La madre di Zoro o che so io? Secondo te ci sarà da mangiare?

Ace gli tirò un affettuoso pugno in testa. – No, cerchiamo la campionessa in carica. È una ragazzina, avrà al massimo tredici anni. Oh, eccola.

Il maggiore indicò una piattaforma dove una giovane ragazza si stava battendo con bravura e velocità contro un uomo molto più grande di lei.

Prima che i due fratelli riuscissero ad avvicinarvisi, la ragazzina lo disarmò e scese dalla piattaforma con un sorriso soddisfatto. – Ed ecco che la mitica Kuina vince di nuovo! – gridò, allegra.

Poi si voltò e si trovò faccia a faccia con i nuovi arrivati, e rimase a bocca aperta.

– Ma tu...

Rufy scoppiò a ridere. – Scommetto che eri la fidanzatina di Zoro, vero?

Fu solo l'immensa gratitudine che Kuina provava per Rufy ad impedirle di colpirlo con la spada che aveva in mano.

– No, io...no! Cioè, ero sua amica... Oh, grazie di cuore per quello che hai fatto per lui! All'inizio non ero sicura che fare il pirata sarebbe stato un bene, per lui: voglio dire, è così impulsivo. Ma alla fine il tuo intervento è stato davvero fondamentale! Non l'ho mai visto così felice, e... e se ha realizzato il suo sogno, mantenendo la sua promessa con me, bé... è stato tutto merito tuo! – sfoderò un immenso sorriso, abbracciandolo velocemente.

Rufy si schernì. – Ma no, è stato merito di Zoro se è riuscito a battere Mihawk, non... – ma Kuina lo interruppe.

– No, io ti sono davvero grata! Vieni pure qui quando vuoi, se hai bisogno di un po' di svago! Non si lotta solo con la spada, sai. Ci sono combattimenti di tutti i tipi. Se avete voglia di allenarvi...

Gli occhi di Rufy presero a luccicare. – Ace, un giorno possiamo venire?

Il fratello gli scompigliò i capelli. – Non credere di potermi battere solo perché sei diventato il Re dei Pirati, eh, marmocchio?

Dopo aver salutato la ragazza, i due si avviarono verso l'uscita. – Ace? – chiamò Rufy.

– Che vuoi? Non mi dirai che...

– Bé, in effetti...

Non ci voleva un genio per prevedere quello che Rufy stava per dire, quindi Ace alzò gli occhi al cielo e sorrise. – Ma sì, diciamo che mi era mancato anche questo lato di te. Non preoccuparti, stiamo andando proprio ad un ristorante.

Si diressero verso il centro, finché Rufy non vide un'insegna che gli suonava familiare... – Ehi, ma io il Baratie l'ho già sentito! – protestò, indicando la locanda.

– Esattamente! Su, entriamo.

La folla all'interno era indescrivibile, ma Ace aveva l'aria di esserci già stato più volte.

– Ehi, Zef! – gridò, una volta arrivato alla porta della cucina. – Vecchio pirata da quattro soldi, dammi un tavolo! – gridò.

Rufy sapeva che Zef era morto qualche anno prima, subito dopo aver ricevuto da Sanji la notizia del ritrovamento dell'All Blue. Ma da questo a ritrovarlo in affari quassù in Paradiso...

– Chiudi il becco, Moccioso! Solo perché sei fratello di Rufy non puoi sentirti in diritto di approfittare del mio ristorante, sono stato chiaro? Zef di qua, Zef di là, preparami un tavolo, portami altro cibo... Non sono mica il tuo schiavo, sai?

Ace sogghignò, e sussurrò all'orecchio di Rufy. – Adesso vedrai che faccia farà...

La porta si spalancò e Zef fece la sua comparsa, alto, fiero e decisamente arrabbiato. O almeno, finché non notò la presenza di Rufy.

– Tu! – esclamò, sconvolto.

– Ehi, nonnino! Da quanto tempo che non ci si vede! – lo salutò Rufy, ridacchiando. – Chi l'avrebbe detto che ti saresti messo in affari persino qui?

Zef sbuffò, e sembrò addolcirsi. – Nutrire le persone è il mio compito, ragazzo. D'accordo che nessuno rischia più di morire di fame, ma chiunque sa apprezzare la buona cucina!

– Parole sante, vecchio! – ridacchiò Ace. – Sai, una volta anch'io ero cliente abituale del Baratie, prima di entrare nella Great Line. E qui ho sempre la precedenza!

Zef grugnì, ma li condusse ad un tavolo speciale, un po' appartato. – Con la scusa che è tuo fratello, ha sempre da mangiare a sazietà, questo scroccone. Su, se aspettate un attimo mando qualche cuoco a portarvi da mangiare! – promise, e si allontanò.

– Cosa intendeva con la scusa che è mio fratello? – chiese Rufy, confuso.

Ace rise. – Ma come, non lo immagini? Qui tu sei una celebrità, mio caro. Il Re dei Pirati, certo, ma soprattutto uno che ha aiutato milioni di persone: alcune sono già finite qui, altre hanno dei cari che tu hai aiutato. Insomma, hai visto Bellemere e Kuina, no? Loro ti adorano perché viaggi con Zoro e Nami, ma tantissima gente ti conosce per sentito dire. Abitanti di Alabasta e Skypea, per esempio. Se tu non fossi arrivato, quei paesi sarebbero andati distrutti. Ma anche semplicemente persone che ti hanno visto, a cui hai fatto qualcosa di gentile, o che ti conoscono di vista. Sei davvero speciale. E col fatto che siamo fratelli e con tutti gli eventi di Marineford, anch'io mi godo la vita, non c'è che dire! – concluse Ace, sorridendo.

Il cibo arrivò, e li mise a tacere per un po'. Qualche minuto dopo... – Bé, si vede da chi ha preso Sanji, questo è certo. – Affermò Rufy, categorico.

– Già. Possiamo tornare quando ci pare, Zef ci terrà sempre un posto. Non te lo direbbe mai, ma è davvero legato a Sanji. È contento che tu lo abbia preso con te e l'abbia aiutato a realizzare il suo sogno, per cui... Bé, ci ripaga come può! – spiegò Ace, alzandosi.

– E lo fa decisamente bene. – commentò il minore, seguendolo sorridente.

Uscirono dal ristorante e presero a passeggiare. L'aria si era fatta più fresca, e la luce più debole. – Dimmi un po'... – fece Rufy, pensoso. – Ma qui c'è la notte, la pioggia, eccetera?

Ace ci pensò su. – La notte sicuro. È quasi il tramonto. A volte piove, quel che basta per innaffiare le piante, ma non dappertutto. Credo che se sei uno che odia la pioggia, sul tuo giardino non cade. Conosco un tipo strano che ama tanto la pioggia che da lui piove ininterrottamente! Un vecchietto simpatico, però! – Ace ridacchiò.

– Ehi... – chiese Rufy, all'improvviso cupo.

– Sì?

– Dici che i miei nakama, loro... staranno bene? – Rufy non voleva sembrare debole, ma ora che era arrivato in quel posto così bello, con niente che poteva andare storto, persone così gentili e ampi spazi in cui fare quello che voleva, sentiva più che mai la mancanza dei suoi amici.

Ace lo guardò, intenerito. Avrebbe voluto che suo fratello passasse più tempo in vita, prima di morire. Era ancora presto, non era ancora vecchio. Ma era andata così, e sapeva come ci si sentiva.

– Vieni un po' qui. – sorrise, spalancando le braccia. Rufy ci si tuffò. Non importava se era infantile: Ace gli era mancato, gli era mancata una figura più grande di lui, più forte, una che lo proteggeva invece di dover essere protetta.

– Ace...

– Andiamo in un posto. – decise il maggiore, guidandolo attraverso le vie della città in cui si trovavano.

Camminando, Rufy vedeva milioni di cose. C'era tantissima gente seduta sulla veranda fuori dalla casa: le persone ridevano, chiacchieravano, cantavano. C'era chi faceva musica, chi cenava all'aperto, chi organizzava una festa. Erano tutti, tutti felici.

Mentre passava, ogni tanto qualcuno si fermava a salutarlo.

La gente lo chiamava, lo riconosceva, lo ringraziava. Grazie per aver aiutato mio figlio, grazie per quella parola gentile, grazie per aver sconfitto quel mostro, grazie per averci salvati.

Grazie per averci sorriso.

Rufy quasi non riusciva a crederci: aveva davvero fatto così tante cose buone? Gli veniva da piangere.

Ace lo strinse forte e andarono avanti, fuori dalla città, oltre i campi dove tante famiglie contadine vivevano in felicità, oltre i boschi in cui decine di bambini ridevano e correvano liberamente.

Da lontano Rufy vide altre città belle come quella che aveva visitato, colorate, profumate, vivaci.

Vide deserti, colline, montagne. Vide un mondo tutto da scoprire.

– Siamo arrivati. – lo informò Ace, fermo di fianco a lui di fianco ad un piccolo lago scuro.

– Dove siamo? – si incuriosì Rufy.

– Alla Finestra. – spiegò il fratello. – Insomma, a una delle Finestre. Ce ne sono a milioni, e quando diventi abbastanza abile riesci a crearle ovunque vai. Questa però è la mia preferita, perché non c'è mai nessuno. Guarda nel laghetto.

Rufy inclinò la testa, dubbioso, e all'inizio non vide proprio niente. Ma poi, aguzzando la vista... – Ehi, ma quello è Zoro! – gridò, eccitato.

– Shhh! – lo zittì Ace, e nel lago la figura di Zoro assunse un'aria confusa.

– Nami, hai sentito anche tu? – chiese, rivolgendosi alla persona davanti a lui.

Rufy sgranò gli occhi. – C'è anche Nami! – sillabò, eccitato.

– Guarda e non parlare, così sentiamo. – lo sgridò Ace, sorridendo.

Più passavano i secondi, più l'immagine diventava nitida e la visuale si allargava. Ora Rufy poteva vedere un'intera stanza, all'interno della quale si trovava tutta la sua ciurma. Gli si strinse il cuore nel vedere i loro occhi arrossati e le guance rigate di lacrime, ma si fece forza ed ascoltò.

– Ragazzi, non c'è un granché da fare. Bisogna scogliere la ciurma. – sospirò Nami, scoraggiata. – Senza Rufy io non... – poi un singhiozzo le impedì di continuare.

– No, no! Rufy non avrebbe voluto questo! – sbottò Usopp, scuotendo la testa. – Cosa dovremmo fare? Chiuderci in casa e deprimerci?

Zoro prese la parola. – Tutti noi abbiamo realizzato i nostri sogni, no? E adesso, cosa volete fare?

Ci fu un silenzio interrotto solo da Robin che si soffiava il naso.

– Io non voglio separarmi da voi. – sussurrò Chopper, la voce flebile.

– Ma come facciamo? È Rufy il capitano, cioè, era... – obiettò Franky, un'ondata di dolore nella voce. – Come facciamo a viaggiare insieme senza sentire la sua mancanza ogni giorno, ogni istante?

– Senza i suoi disastri e le sue trovate assurde e prive di logica le cose non saranno mai più le stesse... – pigolò Nami, facendosi forza per trattenere le lacrime.

Nessuno osò ribattere, e Rufy si sentiva mancare. Come! La sua ciurma che smetteva di andare per mare solo perché, bé, lui era morto? No! Niente doveva impedirgli di fare i pirati, se era quello che i loro cuori desideravano!

Lanciò uno sguardo preoccupato a Ace, che annuì sorridendo. Rufy sapeva cosa fare.

– Adesso state tutti zitti e ascoltate. – affermò, serio. I ragazzi si bloccarono di colpo, paralizzati. Rufy non era sicuro che lo stessero davvero ascoltando: sapeva però che lo percepivano, e tanto bastava. – Non provateci neanche a smettere di fare i pirati, ok? Non se è quello che desiderate. Io lo so che siete tutti diversi, e che nessuno di voi ha mai sognato di fare il pirata per tutta la vita prima di venire con noi. Ma adesso... Adesso lo sapete, accidenti! Sapete cosa vuol dire fare il pirata, e come potete pensare di smettere? Non vi mancherebbe troppo l'odore del mare? Non sarebbe orribile svegliarsi sempre nello stesso posto? Potete farcela!
Brook, tu hai ritrovato Lavoon poco prima che morisse. Hai adempiuto al tuo dovere e mantenuto la promessa. E ora vuoi mollare tutto? Che senso avrebbe avuto, allora?
Franky, la nave che hai costruito è arrivata fino alla fine del Nuovo Mondo, no? Sei realizzato, giusto? E allora perché fermarsi?
Robin, hai scoperto il segreto della Vera Storia. Ce l'hai fatta. E adesso? Vuoi ammuffire in una qualche libreria per il resto dei tuoi giorni?
Chopper, sei il medico più in gamba del mondo, inutile negarlo. Ma che hai intenzione di fare? Starai in un solo ospedale per tutta la vita?
Sanji, hai trovato l'All Blue e l'hai detto al vecchio. Ma perché stare in un unico ristorante, quando puoi viaggiare per il mondo e visitare tutti i paesi che vogliono assaggiare la tua cucina?
Usopp, tuo padre era fiero di te quando l'abbiamo incontrato. Cosa pensi che direbbe se sapesse che abbandoni la pirateria?
Nami, hai disegnato cartine di tutti i mari conosciuti, ma adesso che vuoi fare? Chiuderti in casa e basta?
E Zoro... Tu sei diventato lo spadaccino più forte del mondo. Che si direbbe se uno col tuo rango sparisse per sempre dalla circolazione?
Voi siete la Ciurma del Cappello di Paglia, la mia ciurma. Voi siete nati per il mare, il mare! Libertà, voglia di vivere, avventure, pericoli, gioia! Questo è il mare, questo è il nostro posto! E io sarò sempre con voi, capito? State insieme, e io sarò con voi, non importa cosa succederà. Abbiate fede. Per favore.

Rufy tremava, improvvisamente insicuro su cosa dire e cosa fare: lo avevano sentito? Era stato troppo duro? Oh, ma non potevano sciogliersi, loro erano la sua ciurma! Lanciò un'occhiata preoccupata a Ace, ma lui annuiva con orgoglio, quindi sentì di aver detto le cose giuste.

La sua voce si perse in un sussurro, e la sua mano scese fino alla pozza d'acqua per sfiorare la superficie colorata. Non appena le dita toccarono le immagini dei suoi amici, quelli ripresero a muoversi.

– Anche voi avete... – balbettò Nami, incredula.

– Io mi sento strano, più caldo. – osservò Chopper, guardandosi intorno, spaesato.

Usopp si grattò la testa. – Non so voi, ma ho come una strana sensazione... No, io non me ne vado. Voglio restare con voi su questa nave.

Sanji annuì. – Hai ragione, è questo il nostro posto.

Robin si unì a loro, affermando: – Appartengo a questa ciurma, non me ne vado.

Uno dopo l'altro, tutti giurarono di rimanere legati alla ciurma del Cappello di Paglia.

Zoro sospirò, l'ombra di un sorriso triste sul volto. – Sei sempre il nostro capitano anche se non ti vediamo, eh?

Rufy sorrise, commosso. – Sempre. – sussurrò.

Poco a poco, le immagini si dissolsero, finché il laghetto non tornò scuro e privo di immagini.

Ace si alzò in piedi e si stiracchiò. – Sei stato formidabile. Non è da tutti farsi sentire così bene la prima volta. Ora che ne dici di andare a dormire?

Rufy gli corse dietro. – Tu dove dormi?

Ace sospirò. – Bé, mi avete fatto aspettare. Cioè, sono stato così tanto tempo senza uno straccio di compagno... C'era Satch, ma lui ha ritrovato l'amore della sua vita morta pochi mesi prima di lui, e sono una coppietta tanto felice che non volevo disturbarli. Poi è arrivato mio padre Barbabianca, ma ha subito preso il largo con gli altri Grandi... C'era Gol D. Roger. – aggiunse con noncuranza.

Rufy sgranò gli occhi. – E...? – chiese, aspirando ad altri dettagli.

Ace raddrizzò la schiena. – Com'è che sei tanto curioso, adesso? Saranno affari miei quello che faccio con Gol D Roger? Oh, adesso non guardarmi così, dai, no... – Ma dovette capitolare velocemente. – Oh, e va bene, ti salvi solo perché mi sei mancato troppo. C'è stata una specie di... riappacificazione, mettiamola così. Mia madre era con lui. Sono rimasti con me per un po', poi sono dovuti partire... Sai, le navi che affondano nel mondo laggiù tornano tutte qua. Se non affondano, bé, restano nel regno dei vivi e qui invece non arrivano. Prendi il vecchio cuoco, non pensi che avrebbe preferito aprire un ristorante sul mare, invece che a terra? Però la sua nave non è ancora affondata, quindi non ha potuto. Allo stesso modo io, che la mia nave non l'ho fatta affondare, sono appiedato qui. Meno male che ci sei tu, visto che a quanto pare non sei stato troppo gentile con le tue imbarcazioni...

Rufy sapeva che Ace avrebbe approfondito l'argomento “Gol D Roger” con il tempo, quindi non chiese più nulla. Uscirono dalla foresta e si trovarono su una piccola spiaggia. Alla debole luce di un sole ormai tramontato, Rufy poté ammirare per la prima volta dopo tanto tempo tutto lo splendore della Going Merry, compagna di tante avventure.

– Ma.. Ma... – balbettò, incapace di resistere alla commozione.

– Non ti dispiace se l'ho usata come abitazione, vero? Insomma, dormire a terra mi da fastidio, non so te. Le onde conciliano il sonno. – buttò lì Ace.

– Ma figurati, io... Oh, è bellissima! La usiamo? Andiamo in giro con questa? Voglio tornare per mare, andiamo... – poi si interruppe. – Aspetta, Ace. Non andiamo subito. Insomma, voglio viaggiare, ma voglio aspettare la mia ciurma. E suppongo che tu aspetterai la tua, dico bene?

Ace si calcò il cappello sulla testa, soddisfatto. Il suo fratellino era davvero cresciuto, era diventato grande. Un uomo. Un pirata.

– Aspetteremo. – decise. – Questo però non toglie che non possiamo fare qualche giro... Proprio piccolo piccolo. – concesse, e sorrise al luccichio entusiasta negli occhi del fratellino.

– Ok. Aspetteremo gli altri. – ripeté Rufy, sospirando. Salirono sul ponte della nave, e Rufy inspirò a pieni polmoni l'aria salmastra.

– Ehi, Ace. Prima o poi quindi partiremo tutti, giusto? Tu con la tua ciurma e io con la mia. – disse Rufy dopo un po'.

– Esatto.

– Potrebbero volerci anni, ma a noi non importa perché nel frattempo saremo insieme. E anche quando saremo partiti niente ci impedirà di incontrarci di nuovo.– proseguì Rufy, concentrato.

– Puoi scommetterci. – rispose il maggiore, sorridendo.

– Ace?

– Sì?

– Cosa c'è al di là di questo mare? – domandò Rufy, voltandosi di scatto verso il maggiore.

Ace se l'aspettava, e sorrise ancora di più spostandosi di fianco al fratellino a fissare l'orizzonte, le prime stelle che spuntavano nel cielo sopra di loro.

– Sai, Rufy, ci sono mille teorie su cosa ci sia laggiù. C'è chi parla di tesori immensi, chi di pericoli inimmaginabili, chi dice che non ci sia proprio niente e chi invece dice che c'è di tutto. Anch'io ho una teoria. – passò un braccio attorno alle spalle di Rufy, la luna che sorgeva silenziosa dietro di loro. – Oltre l'orizzonte di questo mare nuovo e bellissimo, laggiù c'è il domani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eeeeeeeeee stop.
È finita. Andata. CONCLUSA. Non sentirete più parlare di questa raccolta.
… Lo so, mi sento male solo a pensarlo, figuriamoci a scriverlo. Vi sono davvero grata, a tutti quanti: questa raccolta è significata davvero tanto per me, così come voi, le prime persone che ho conosciuto su questo splendido fandom. Mi avete accompagnata con allegria e costanza in questi venticinque capitoli, che poi sono più di sei mesi, e mi avete fatta sentire a casa. GRAZIE, RAGAZZI!
Quindi, andiamo con ordine...

 

Grazie a Sugar_Ginger: sei stata eccezionale, le tue recensioni erano sempre così fantastiche! Grazie per essere stata con me tutto questo tempo!

 

Grazie a callas d snape: sei stata davvero gentile a recensire, spero che anche quest'ultimo capitolo ti sia piaciuto!

 

Grazie a cola23: COME AVREI FATTO SENZA DI TE? E con questo ho detto tutto. Sei stata davvero stupenda, non finirò mai di ringraziarti.

 

Grazie a Akemichan: i tuoi commenti erano davvero costruttivi e mi hai aiutata molto! Sei stata favolosa! ^^

 

Grazie a sweet_hyra_97: sei una di quelle che ono rimaste fino alla fine! Grazie, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto! :D

 

Grazie a Super Mimi_: Anche se non avevi tanto tempo libero riuscivi sempre a ritagliare un momento per questa storia, e non sai quanto significa per me! I tuoi commenti erano sempre meravigliosi, grazie!

 

Grazie a Neko: sei stata fantastica, grazie di tutto! Come avrei fatto senza di te? :D

 

Grazie a Chimera_Lupo99: Sei stata di grande aiuto lo stesso! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Grazie a bonzobyacco: spero che questa raccolta ti sia piaciuta come la storia su Harry Potter, eh! Grazie di essere passato anche se questo non è un fandom a cui sei abituato!

 

Grazie a SeleAce: sei stata davvero gentile a recensirmi, sono felice di averti fatta emozionare! A presto!

 

Grazie a Nikij: non so cosa dire, sei una di quelle che ci sono sempre state, sempre! Grazie per avermi lasciato così tanti pareri, mi fai davvero ma davvero felice :D

 

Grazie a Ma_Aling: i tuoi commenti erano sempre favolosi, sono davvero felice che questa raccolta ti sia piaciuta!

 

Grazie a GoOnWithYourSmile: La donna col Nick più bello di sempre! :) Grazie di essere passata e di aver lasciato delle recensioni così belle!

 

Grazie a MissyKawaii: sia perché hai recuperato in corner tutti i capitoli arretrati (ne hai fatti tipo sei tutti insieme, significa molto per me :D). Le tue recensioni erano sempre strepitose, grazie!

 

Grazie a La Jiky: che dire? Sei sempre stata favolosa, in ogni occasione! Ti ringrazio di cuore per avermi lasciato tanti pareri così belli e calorosi!

 

Grazie a pufffetta: anche se ti ho costretto io a recensire, comunque sei stata gentilissima a postare quei capitoli mentre io ero in vacanza! Ti voglio bene (vieni al trekking con me, donna)

 

Grazie a madda_chan: sei stata gentilissima a recensire anche qui, grazie di cuore per i tuoi commenti sempre eccezionali e graditissimi! :D

 

Grazie a Leilani: sei stata gentilissima a recensire così spesso, grazie di cuore per i commenti sempre ricchi di complimenti! Non ti merito >.<

 

Grazie a OrenjiAka: grazie di cuore per essere passata da questa fanfiction, sei semplicemente incredibile! Spero che anche quest'ultimo capitolo possa piacerti!

 

Grazie a allessor: sei stata favolosa, grazie di cuore per i tuoi commenti sempre incredibili!

 

Grazie a TheBlackWolf97: come avrei fatto senza i tuoi commenti così pieni di complimenti? Sei stata gentilissima, grazie mille! :D

 

Grazie a Yellow Canadair: grazie per aver commentato questa storia, spero che l'ultimo capitolo non ti abbia delusa!

 

Grazie a Lidja: sono felice che il capitolo 5 ti abbia emozionata, forse è stato anche il più difficile da scrivere >.< comunque grazie di tutto!

 

* * *

 

E questo è... tutto... *si soffia il naso* Ma non crediate di esservela cavata così facilmente! Perché niente può fermare Emma Stavoperdireilmiocognomemaèmegliodino! Ed ecco che, quindi...

Ho appena pubblicato una nuova storia.

Esattamente, esattamente. Sempre su Ace e Rufy, of course. Questa volta non si tratta di una raccolta, ma di una long vera e propria: inoltre ho inaugurato la mia prima gloriosa long AU su questo fandom, sìsì. L'ambientazione sarà l'antica Grecia, più precisamente Sparta ai tempi delle guerre Sparta vs Atene... Vi lascio qui un piccolo assaggino, se vi va fate un salto!

 

 

Garp sbuffò, scuotendo la testa. – Sei tu che sei in ritardo. Allora, di che si tratta?
Si avvicinò al suo interlocutore, impaziente di tornare finalmente a casa, e vide di sfuggita che il contenuto del fagotto cominciava ad agitarsi. Impallidì, facendo un passo indietro.
– Lo sai, di che si tratta. –sibilò la figura, porgendo quello che era decisamente un bambino tra le braccia di Garp e facendo per allontanarsi.
– Aspetta! Perché? Che scherzo è questo? – gridò il vecchio, inseguendolo.
– Hai saputo della profezia, no? La distruzione dell'esercito di Atene per opera di una sola persona, sventura e morte sui nostri figli, eccetera eccetera. È lui, Garp. Questo bambino, mio figlio. È lui il mostro di cui parla la profezia, quello che, da solo, dovrebbe causare la disfatta del nostro esercito. Ho detto che l'avrei ucciso, ma non posso.
L'uomo sospirò piano, passandosi una mano sulla fronte.
– E io dovrei... – sussurrò Garp, iniziando a capire.
– Tienilo. Uccidilo. Fanne quello che vuoi. Io non ne voglio più sapere niente. Risparmiarlo stasera... Più di così non avrei mai potuto fare. – spiegò l'uomo.
Garp sbuffò. – Io di sicuro non posso occuparmene, ma conosco qualcuno che lo crescerà. Vivrà sulle montagne in cui siamo cresciuti noi. A Sparta. – Garp notò che l'altro sussultò leggermente. – Oh, non preoccuparti. Sparta e Atene sono alleate, non dimentico i giorni della Grande Guerra Persiana. Vivrà su quei monti, questo è tutto ciò che posso garantirgli. E se morirà... Sarà un incidente, che vuoi farci? – concluse, alzando le spalle.
– Allora addio, Garp. Non credo che ci rivedremo. Ah, un'ultima cosa...
Garp si voltò, infastidito. – Sì?
– Ace. Il suo nome è Ace. Buona fortuna. – Sussurrò l'uomo, sparendo subito dopo nella pioggia.
Il bambino cominciò a strillare. – Fortuna... – bofonchiò Garp, allontanandosi. – Ne avrò bisogno, altroché!

 

 

 

Uhm, che dire... spero che vi abbia intrigato e vi abbia fatto venir voglia di leggerla! ^^

Voi siete dei lettori stupendi, e ci terrei ad avere la vostra opinione anche su questo mio nuovissimo progetto! ^^

Quindi... a presto, eh? Non dimenticherò mai questa raccolta, significa tantissimo per me.

Quindi, un'ultima volta,

Grazie.

 

 

  
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