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Autore: taliaweizmann    24/10/2013    2 recensioni
Rachel ora sedeva sulla sua poltrona rossa, accanto al telefono, il suo sguardo era essente.
Cosa ne sarebbe stato ora di tutti quegli momenti interminabili?
Mai in vita sua sarebbe riuscita più ad amare come egli aveva da sempre amato lei.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rachel Berry | Coppie: Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel sedeva sulla sua poltrona rossa, accanto al telefono, gli occhi erano assenti. Giusto qualche minuto prima aveva completato il risaldamento vocale, i suoi giornalieri esercizi alla trave, la pulizia e l'ordine impeccabile della casa. Tutto era al suo posto. Aveva appena girato il chiavistello per serrare la porta e dirigersi alle prove quando il telefono squillò. Per tutti quelli che la conoscevano sapevano che Rachel è sempre stata una ragazza solare, piena di vita e di ambizione, quel giorno era carica come non mai, pronte a vincere. La sua voce angelica quanto determinata riusunò nella cornetta del telefono. Probabilmente si trattava solite scocciature pensò lei, i soliti gestori di telefoni che non hanno di meglio da fare che chiamare a destra e a manca le persone, tanto valeva rispondere. Una voce molto familiare stava parlando dall'altra parte del telefono, troppo familiare. Era Burt, il padre di Kurt. Che cosa aveva la sua voce? Perchè era così assente, perchè era così piena di dolore, disperazione? Rachel temeva fosse successo qualcosa al migliore amico, il panico già la stava assalendo. Non fece in tempo a chiedere cosa fosse succese che Burt arrivò subito al punto 'Rachel, Finn è morto. Kurt sta venendo da te, prenderà il primo aereo per New York oggi stesso, mi dispiace tesoro, mi dispiace da morire' La cornetta del telefono crollò a terra. Rachel cadde sulle ginocchia. Non aveva pronunciato parola, era attonita, pietrificata, bloccata, sconvolta. Si portò le mani sul viso, i suoi occhi erano già gonfi, le lacrime scendevano a decine con una velocità smisurata, le stavano segnando il viso. Lo stomaco improvvisamente si contrasse, talmente forte che urlò dal dolore, si dimenò, dovette premersi con tutta la forza che le rimaneva per attutire il dolore, ma le urla si facevano sempre più strazianti. Era piegata su se stessa, le forse erano sul punto di lasciarla per sempre quando la portà si spalancò e Kurt entrò. Anche lui aveva gli occhi gonfi, troppo gonfi, ma tentava disperatamente di contenere quella rabbia, quella sofferenza per la migliore amica ma appena vide Rachel capii che il padre aveva già chiamato, che la notizia era arrivata, che il dolore si stava spargendo. Non esitò un secondo, si buttò fra le braccia di lei e la strinse come mai aveva fatto in vita sua. I due ragazzi piansero insieme, il dolore di uno completava la disperazione dell'altro. Nessuno sa quanto tempo rimasero lì, piegati a sè stessi, ma Kurt alla fine decise di alzarsi. Rachel era tesa, immobile, non riusciva a muoversi. Il suo sguardo era assente, totalmente, tremava. Non proferiva parola. Kurt la stava incitando a dire qualcosa, qualsiasi cosa, rimase lì a scuoterla così tanto da arrivare a urlare in faccia, a piangere davanti ai suoi occhi, pregandola di dire qualcosa. Rachel sedeva sulla sua poltrona rossa, accanto al telefono, gli occhi erano assenti. Le ore passavano, non si era mossa di un millimetro, era ancora lì, con Kurt. Passarono ore, giorni forse. 'Come', questa, fu l'unica cosa che Rachel riuscì a dire. 'Un incidente Rachel, nessuno ha potuto fare nulla, è morto sul colpo'. Così i giorni passavano, Kurt si prendeva cura di Rachel ma lei non voleva saperne di alzarsi da quel letto. Per giorni e giorni ricevette chiamate dagli attori del teatro in cui era stata ingaggiata, e mail su e mail da parenti, amici, compagni del Glee. Santana, Artie, Mercedes, Puck..tutti erano devastati, ma Rachel non riusciva a reagire. Per un brevissimo momento ripensò a tutto quello che aveva passato con Finn, troppe cose da ricordare in così poco tempo, troppe cose in una così breve vita. E ora erano lì, dopo tutti i loro baci, i loro sguardi, le prime volte, il loro primo grande amore, la distanza..Erano lì, tutti gli amici di Finn, tutte le lacrime versate per lui, per la sua breve vita finita. Perfino Sue, la terribile Sue, ammise di amare quel ragazzo. Il prof. Schue compativa Rachel, era nelle sue stesse condizioni, come non esserlo. Cosa ne sarebbe stato, si chiedeva Rachel, di tutti i progetti con Finn. La loro vita a Brodawy, la loro famiglia. Avevano anche deciso i nomi dei loro figli, si sarebbero chiamati Cècile e Joshua. Cosa ne sarebbe stato di lei, del suo talento, della sua passione, del suo cuore, che batteva solo per lui? Sarebbe mai più stato quel viso, ora tanto scempiato, di nuovo felici? I progetti per il loro futuro erano così ora tutti cancellati, spazzati via da questo nemico insormontabile, la morte. Rachel era lì, seduta sulla sua poltrona, accanto al telefono. La voce di Finn parlava dentro di lei, lo riusciva ancora a vedere chiaramente. I suoi occhi erano assenti, proiettati probabilmente in quel luogo dove Finn si trovava, o dove si sta dirigendo. I suoi occhi erano assenti, erano proiettati verso il loro amore, quell'amore che ora era finito, così, bruciato, spazzato via, fatto fuori dalla morte caina. Cosa ne sarebbe stato ora di tutti quegli istanti? Rachel ora guardava fuori dalla finestra, vedeva ancora una volta il sorriso di Finn che la riscaldava. Ancora una volta si rese consapevole che in vita sua Finn la aveva amata come mai nessuno altro aveva amato, come mai nessuno lei stessa potrà più amare. 
  
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