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Autore: rolly too    13/04/2008    11 recensioni
[Partecipante al Storie Edite Contest indetto da Mokochan]
Il Villaggio della Sabbia sta attraversando una situazione critica; Gaara è stato deposto e condannato a morte, e il nuovo Kazekage sta trascinando Suna verso la rovina con una guerra contro Konoha.
Mentre Kankuro dovrà chiedere aiuto a Konoha, Temari e Shikamaru cercheranno di salvare Gaara...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Shikamaru Nara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sono tornata con una nuova fic! Protagonisti, questa volta, i fratelli della Sabbia e il carissimo Shikamaru. I capitoli saranno un po' più corti del mio solito, ma spero che vi piacerà lo stesso.

 

“Fammi capire.” borbottò Kankuro, osservando la sorella. “Vuoi che lui resti qui?” La ragazza gli lanciò uno sguardo cattivo e annuì con vigore.
“Ma certo! Dove vuoi che vada, conciato così? Deve rimanere fino a che non si sarà ripreso.”
Il giovane scosse più volte il capo.
“Perché non possiamo semplicemente portarlo in ospedale?” esclamò, esasperato.
“Perché” ringhiò Temari “è un ninja della Foglia. Konoha, lo capisci? Lo uccideranno.”
“Sì, ma a noi cosa importa? Siamo in guerra con Konoha...”
“Ma abbiamo un debito con loro. Naruto ha salvato Gaara. E ora, non voglio più sentirti discutere. Vai dal Kazekage, ti vuole parlare.” concluse Temari, inginocchiata accanto ad un ragazzo privo di sensi. Gli puliva le ferite con un panno umido, ogni tanto glielo passava sul volto sudato.
“Come vuoi” replicò Kankuro alzandosi e dirigendosi verso la porta. Uscì, sbattendola alle sue spalle.
Temari sospirò. Gli avvenimenti degli ultimi mesi stavano rendendo tutti troppo nervosi. Quando Gaara era diventato Kazekage, Suna aveva goduto di un periodo di pace. Poi, però, il Consiglio aveva deciso che quel ruolo non era adatto ad un ragazzino che, per l'altro, aveva passato anni ad uccidere senza alcun motivo. Al suo posto era subentrato un uomo crudele e avido, che ben presto aveva trascinato il villaggio sul lastrico, e aveva dichiarato guerra a Konoha. Gli abitanti non avevano trovato il coraggio di ribellarsi al suo dominio, ma i tre fratelli della Sabbia, di nascosto, aiutavano i ninja della Foglia ad entrare clandestinamente nel Paese del Vento, e fornivano loro informazioni in cambio di cibo e farmaci, che scarseggiavano sempre più. Tre settimane prima erano riusciti a riportare Choji, che era stato ferito, nel Paese del Fuoco, e proprio in quel momento Temari si stava occupando di Shikamaru, che era stato coinvolto in un'esplosione che aveva devastato gran parte del Villaggio.
Il ragazzo si mosse lievemente quando Temari prese a chiudergli un taglio con dei punti di sutura.
“Shikamaru...” provò a chiamarlo, ma lui non rispose. La kunoichi chiuse per un secondo gli occhi. Non era un ninja medico e al villaggio non ne era rimasto neppure uno che non agisse per conto del Kazekage. Le ferite che il giovane aveva riportato sembravano gravi, e lei non sapeva come comportarsi. I ninja di Konoha non sarebbero tornati per tre settimane, e lei non poteva chiedere aiuto a nessuno. Gaara era stato mandato in missione da qualche parte, lontano. Kankuro invece si era lasciato trasportare troppo dalla situazione, era stato messo sotto pressione dal Kazekage ed aveva reagito male, diventando irascibile e scontroso.

Continuò a medicarlo per ore, fino a che non le sembrò che il suo volto avesse ripreso colore. Si alzò, e si avviò verso la cucina. Kankuro sarebbe arrivato, sperava, di lì a poco, dato che era già sera, e avrebbe voluto qualcosa da mangiare.
Aveva appena iniziato a cucinare che la porta s'aprì. Andò nell'ingresso, e vide il fratello avanzare verso di lei, pallido e barcollante. Gli corse incontro, e lo aiutò a raggiungere la cucina.
“Gaara...” mormorò Kankuro, facendole cenno di sedersi.
“Cosa? Cosa è successo a Gaara?” domandò la ragazza, preoccupata.
“L'hanno arrestato per sospetto di tradimento, e l'hanno condannato a morte. Senza processo. C'è un mandato di cattura anche per te. Credo che abbiano scoperto che nascondi Shikamaru. Io sono agli arresti domiciliari.” spiegò il fratello.
Temari impallidì.
“Cosa facciamo?” sussurrò. “Cosa facciamo?”
“Ho pensato a tutto. Abbiamo una settimana per salvare Gaara, sarà impiccato tra sette giorni... Tu e Shikamaru dovete andarvene stanotte. Ho parlato con Baki, vi aiuterà a superare il deserto. C'è un posto dove sarete al sicuro... Starai lì. Io invece andrò a Konoha. Parlerò con l'Hokage, le chiederò aiuto.”
Temari approvò il piano del fratello, nonostante vi trovasse ancora delle enormi falle. Sicuramente sarebbero stati entrambi sorvegliati, come avrebbero fatto ad allontanarsi dal Villaggio? Come sarebbero riusciti a portare Shikamaru, che era ferito e privo di sensi, al di là del deserto? Come avrebbero salvato Gaara? Era stata una volta soltanto nelle prigioni del Villaggio della Sabbia. Era impossibile scappare. Il caldo soffocante, la mancanza di aria e di acqua debilitavano i prigionieri, e c'erano centinaia di guardie ad ogni accesso. Tuttavia, bisognava tentare.
“Quando partiamo?” chiese la ragazza, alzandosi.
“Tra dieci minuti. Prendi solo l'essenziale.” ordinò Kankuro, e si alzò a sua volta. Iniziarono a preparare silenziosamente i bagagli. Presero ben poco; Kankuro si accontentò di un abito di riserva e delle sue marionette, Temari invece prese un abito per sé e uno per Shikamaru, dei farmaci e del cibo. Alla fine, afferrò il suo grande ventaglio.
“Andiamo?”
“No, bisogna aspettare Baki. Come pensi di fare a trasportare Shikamaru, altrimenti?”
Rimasero entrambi in silenzio, seduti accanto al ragazzo di Konoha, che giaceva a terra.
Temari respirava a fondo per mantenere la calma. Le pareva di vedere, fuori dalla finestra con le serrande sbarrate, la squadra speciale di Suna che la veniva a prendere. Le sembrava di sentire la voce di Gaara che implorava aiuto. Cosa stava facendo in quel momento suo fratello? Era solo, forse al buio... Magari non l'avevano neppure fatto mangiare, forse lo stavano torturando. Aveva letto da qualche parte, tanti anni prima, che le prigioni del Villaggio della Sabbia erano famose per la severità dei suoi carcerieri. E se Gaara avesse perso il controllo, se avesse distrutto tutto con la sua potenza?
Scosse la testa. Gaara amava il suo villaggio ed ogni suo abitante, non avrebbe mai fatto male a nessuno.
Guardò Kankuro. Il ragazzo fissava un punto imprecisato davanti a sé, corrucciato. Cosa sarebbe successo a lui? Era agli arresti domiciliari, e quindi era più al sicuro sia di lei che di Gaara, ma se il Kazekage avesse cambiato idea? Se avesse saputo che miravano a farsi aiutare da Konoha, che erano dei traditori, che avrebbe fatto? Aveva assistito ad un processo fatto ad una famiglia di traditori qualche mese prima. Tutto il popolo era presente. Una madre con due ragazzini, il più grande dei quali non poteva avere più di una decina di anni. Erano stati accusati perché avevano accettato del cibo dai ninja della Foglia che avevano occupato una parte del Villaggio. Prima avevano ucciso i due ragazzini, obbligando la madre a guardare. Poi l'avevano rinchiusa in carcere.
Avrebbero fatto lo stesso anche con loro, se li avessero scoperti? Avrebbero ucciso Gaara e Kankuro davanti ai suoi occhi, per poi costringerla a vivere con il ricordo della morte dei fratelli?
Un rumore sordo la fece sussultare. Qualcuno aveva bussato pianissimo alla porta sul retro. Kankuro corse ad aprire, e si trovò davanti la figura altera di Baki. Senza dire una parola, lo fece entrare. Si avvicinarono in silenzio a Shikamaru, e Baki gli diede un'occhiata veloce.
“Penso che possiamo arrivare al di là del deserto, se ci sbrighiamo, in una notte. Dobbiamo cercare di evitare di esporlo al calore eccessivo, se possiamo. Non gli farebbe per niente bene.” constatò.
Non aspettò una risposta da parte di uno dei due fratelli. Si inginocchiò e lo sollevò; le braccia e la testa caddero all'indietro, come prive di vita. Si voltò verso la porta.
“Andiamo, Temari.” ordinò. La ragazza abbracciò frettolosamente il fratello, poi seguì il suo maestro fuori dalla casa.

La strada era deserta. Temari si sarebbe aspettata un gran numero di guardie a controllare lei e la sua famiglia. Incrociò lo sguardo di Baki solo per un istante, e la sua espressione le fece capire quello che temeva.  Erano state eliminate. Una morsa le strinse lo stomaco, come accadeva sempre quando uccideva qualcuno. Quante vite era costato il tentativo di salvare lei, i suoi fratelli, e un ninja della Foglia?
Baki si fermò improvvisamente, interrompendo i suoi pensieri. Anche Temari aveva sentito. Qualcuno veniva dalla loro parte. Si nascosero dietro al muro di una casa, in silenzio. La ragazza pregò perché, chiunque fosse quella persona, non si accorgesse del respiro un po' affannoso di Shikamaru e non venisse a controllare. Il cuore le batteva furiosamente in petto, nonostante apparisse tranquilla. Si tranquillizzò un po' quando le venne in mente che nessuno avrebbe potuto udire il rumore del suo cuore, a meno che non le avesse poggiato l'orecchio sul petto, cosa che lei non avrebbe certamente permesso. Sorrise lievemente a quel pensiero.
Baki le fece un cenno con il capo, indicandole che si poteva proseguire. Lo seguì. Avvicinandosi alle porte del Villaggio notò un corpo insanguinato a terra. Era evidente che il suo maestro aveva già provveduto a sgomberare la strada.
Arrivarono al deserto senza intoppi. Iniziarono a correre più velocemente che potevano, senza parlare, senza guardarsi, preoccupandosi soltanto di non lasciare tracce.
Quando era ormai l'alba, Baki si fermò. Erano nel bel mezzo del deserto di Suna, ed entro poche ore sarebbe sorto il sole. Si avvicinarono ad un'oasi. Temari ricordava quel posto. Era lì che aveva scoperto ciò che era Gaara. Era lì che aveva visto per la prima volta Shukaku.
“Baki...” mormorò. “Qui non possiamo nasconderci.”
L'uomo scosse il capo. Posò a terra Shikamaru, e si avvicinò ad un'alta palma.
“Neppure io sapevo che esistesse. Me ne ha parlato Gaara appena lo hanno catturato.” Temari annuì. Dopotutto, Baki era diventato una delle guardie della prigione.
“Lo ha costruito lui. E' un rifugio sotterraneo, veniva qui da piccolo per non farsi trovare.” Si inginocchiò accanto al fusto della pianta, e si mise a muovere la sabbia con le mani, febbrilmente. Continuò la sua operazione fino a che non scoprì una piccola botola di legno. Temari sgranò gli occhi, stupita. Suo fratello, quando era ancora un bambino, si nascondeva sotto alla terra? Stava solo, sepolto dalla sabbia? 
Quanto poteva essere sicuro quel rifugio, se Gaara non poteva essere ferito? Quanto erano state curate le sue difese?
Baki aprì la botola. Infilò le mani nell'apertura, e cercò a tentoni una scala, una corda, qualcosa con cui poter scendere. Alla fine, sorrise trionfante. Prese Shikamaru e iniziò a scendere. Quando fu sotto, Temari lo raggiunse.
Baki estrasse una candela dalla tasca e l'accese. Aveva posato a terra Shikamaru, che si agitava nel sonno. Si guardò intorno fino a quando non individuò un interruttore della luce. Lo premette e una piccola lampadina illuminò l'ambiente.
Gaara aveva avuto così tanto tempo da passare solo da essere  riuscito a portare l'elettricità in mezzo al deserto? Temari osservò a lungo il luogo in cui si trovava.
Il rifugio era composto da un'unica stanza, con le pareti, il soffitto e il pavimento rivestite di spesso legno chiaro. In un angolo erano sistemati alcuni orsacchiotti di peluche; compagni di giochi e unici amici di un Gaara bambino che si era costruito un mondo a parte, lontano dalla sua famiglia. Nonostante la povertà dell'arredamento, che consisteva in un tavolino di legno traballante e un vecchio fornello elettrico, il posto le dava uno strana sensazione, a metà tra un profondo senso di solitudine e di accoglienza.
Spostò lo sguardo su un fu ton colorato piegato in un angolo. Gaara non poteva dormire, e allora perché quello era lì?
“Rimarrete qui.” disse Baki. “Quando uscirò da qui, coprirò di nuovo la botola con la sabbia, in modo che nessuno la veda. Tu togli la scala, in questo modo, se mai doveste essere scoperti, il nemico partirà svantaggiato. Vi porterò cibo ogni notte, non uscite da qui. Gaara mi ha assicurato che di giorno è fresco e che da quel rubinetto” lo indicò con il dito “esce acqua potabile.” aggiunse. “Devo andare, adesso. Mi aspettano alla prigione per il mio turno.”
“Baki? Se vedi Gaara... digli che andrà tutto bene. Lo tireremo fuori di lì.” L'uomo annuì.
La ragazza si morse un labbro, mentre osservava uscire.
“Aspetta!” esclamò. Baki mise la testa dentro.
“Che vuoi ancora? E' tardi.”
“Digli anche che gli voglio bene.”

Temari si sedette accanto a Shikamaru. Gli sfiorò la fronte con una mano. Era caldo, e il sudore gli imperlava la fronte. Non era sicura che fosse stata l'esplosione a causargli quella febbre alta. Tuttavia, importava poco perché gli fosse venuta, quello che era fondamentale era rimetterlo in sesto. Durante il viaggio gli si era riaperta una ferita sul petto. Il sangue scuro gli macchiava la maglietta.
Temari sospirò, prese uno straccio pulito, ago e filo. Aprì il rubinetto che le aveva indicato Baki, sperando che avesse detto la verità. Inizialmente caddero solo poche gocce, poi, con immenso sollievo della ragazza, il flusso dell'acqua si regolarizzò, e lei riuscì a bagnare completamente la stoffa. Richiuse il rubinetto e si avvicinò a Shikamaru.
Gli tolse la maglia, strappandogli un gemito di dolore, e si chinò sulla ferita. I punti si erano strappati. Levò quello che rimaneva del filo, pulì bene il taglio, ed iniziò a cucirlo nuovamente. Ogni volta che l'ago passava attraverso la pelle del ragazzo veniva colta da un senso di nausea, ma cercò di resistere. Da quando Gaara era stato deposto, aveva dovuto imparare a fare anche quello.
Quando ebbe finito, aprì il futon e vi si sdraiò sopra.
Pensò a Kankuro. Forse era già partito per Konoha. E se l'avessero preso? Se se ne fossero accorti? L'avrebbero ucciso, l'avrebbero torturato? L'avrebbero costretto a rivelare dove lei si stava nascondendo?
Un gemito di Shikamaru la distolse dai suoi pensieri. Si alzò e lo raggiunse.
“Ti sei svegliato...” mormorò, incrociando gli occhi scuri del ragazzo, che si tirò a sedere.
“Dove sono? Cosa è successo?” domandò guardandosi intorno.
“C'è stata un'esplosione al villaggio.” spiegò Temari.
“Questo me lo ricordo.” replicò il giovane. “Ma poi? Cosa è successo poi?”
“Ti ho trovato e ti ho portato via di lì. Ma ora hanno arrestato Gaara e l'hanno condannato a morte,” la voce le si incrinò appena “Kankuro è agli arresti domiciliari, ma è diretto a Konoha per cercare aiuto, io invece sono ricercata, quindi siamo nascosti. Siamo sotto al deserto.”
“Dov'è Choji? So che quando è stato ferito l'hanno portato da voi...”
“A Konoha. Siamo riusciti a riportarlo indietro.” Il giovane sospirò, sollevato.
“Quindi ora io e te dobbiamo rimanere nascosti qui finché non ci saranno novità?”chiese dopo un po'. Temari annuì.
“Che seccatura...”
“Senti un po', cry-baby, pensi davvero che a me faccia piacere rimanere qui ad aspettare che i miei fratelli si facciano impiccare?” esclamò la ragazza furibonda.
“N-no...” farfugliò Shikamaru, spiazzato dallo scatto d'ira della giovane.
“E allora non iniziare con i tuoi lamenti, la situazione è già abbastanza incasinata senza che ti ci metti anche tu.”
Gli ci vollero pochi secondi per capire ciò che stava succedendo. La fissò; era rossa in volto per la collera, ma i suoi occhi avevano una luce di disperazione che non era riuscita a nascondere. Credeva davvero che i suoi fratelli non ce l'avrebbero fatta? A Shikamaru sembrava di sentire la preoccupazione della kunoichi, gli sembrava di poterla toccare, di poterla provare sulla sua stessa pelle, tanto era forte. Cosa voleva dire per lei essere rinchiusa sotto al deserto, senza sapere ciò che stava succedendo fuori? Cosa significava temere per la vita dei propri cari?
Chiuse gli occhi.
A lui non era mai capitato di temere per la vita dei suoi famigliari. Suo padre era spesso in missione, certo, ma per qualche strano motivo l'idea che morisse non gli era mai sembrata particolarmente reale. Per Temari invece era diverso, proprio in quell'istante, mentre lui, con gli occhi chiusi, ascoltava il suo respiro accelerato, stava pregando perché sia Gaara che Kankuro si salvassero. Se Ino fosse stata lì, certamente gli avrebbe consigliato di dire qualcosa che potesse tranquillizzarla, un parola gentile per assicurarle che i due ragazzi non correvano nessun rischio. Eppure, gli sembrava stupido farle notare che i suoi fratelli erano i due ninja migliori di Suna proprio quando uno dei due era in carcere e l'altro in fuga. Avere un quoziente intellettivo superiore a duecento non gli serviva a nulla, in quel momento.
Aprì gli occhi quel tanto che bastava per notare che la ragazza si stava asciugando frettolosamente gli occhi con la manica del kimono.
Fece finta di non accorgersene, si alzò lentamente e le si avvicinò.
“L'Hokage aiuterà Kankuro, e si sistemerà tutto.” le assicurò posandole una mano sulla spalla.
Lei lo fissò qualche istante, gelida. Dopo un po' lo sguardo le si addolcì, e gli occhi le si riempirono di lacrime. Tuttavia non pianse, le ricacciò dentro, si fece forza ed annuì.
“Ma Gaara? Cosa può fare l'Hokage per Gaara?” A quella domanda Shikamaru non seppe trovare risposta.
Sapeva benissimo che le probabilità di sopravvivenza del ragazzo erano bassissime. Per qualche strano motivo era certo che la sabbia non sarebbe intervenuta, in caso di un'impiccagione. Dopo l'estrazione di Shukaku, la sua difesa si era mostrata sempre più inefficiente. Inoltre, gli shinobi di Konoha non avrebbero fatto in tempo a fare nulla.
Anche Temari sembrava averlo intuito. Shikamaru sapeva perfettamente che non era una sciocca, probabilmente aveva già calcolato le probabilità che aveva suo fratello di sopravvivere. Erano infinitesimali, a conti fatti.
Un violento capogiro costrinse il ragazzo a sedersi a terra. Lei gli si inginocchiò accanto, preoccupata.
Non disse nulla, gli portò una mano alla fronte.
“Scotti, cry-baby.” constatò. “Dovresti riposare.” Ma il giovane non la stava ascoltando. Era talmente diversa dalla Temari che aveva conosciuto agli esami di selezione dei chunnin, dalla ragazza che lo aveva salvato da Tayuya... Non sorrideva più, aveva perso peso, era pallida e stanca. Eppure aveva l'energia di sempre. Come ci riuscisse, per Shikamaru era un mistero. Forse proprio la situazione critica le dava la forza di continuare, forse soltanto la speranza che si sarebbe sistemato tutto le dava il coraggio di guardare avanti.
“Cry-baby? Mi stai ascoltando?” Shikamaru scosse il capo.
“Possiamo andarci noi a salvare Gaara.” propose, incerto.
“Noi?” ripeté Temari. “Ma tu non sei ancora in grado di combattere...”
“Non ha importanza” replicò il ragazzo. “Se agiremo con cautela non ci sarà bisogno di combattere. Stammi a sentire un attimo, Mendekouze; io e te siamo perfettamente in grado di tenerci lontano dai guai, se tu non ti fai prendere dalla situazione.”
“Io farmi prendere dalla situazione?!” ripeté alterata la giovane. Shikamaru annuì, mostrandosi molto più serio e risoluto di quanto Temari l’avrebbe mai potuto immaginare.
“Senti un po’, Mendekouze, io non voglio litigare con te; a quanto pare, ti devo la vita. Mi hai curato, quindi mi devo sdebitare. Quello che sto cercando di dirti è che la situazione è molto delicata, e quindi è abbastanza normale farsi prendere dalla situazione.” spiegò pacatamente. Avrebbe voluto aggiungere che, però, essendo ninja, avrebbe dovuto mostrarsi più fredda, ma non lo fece. Sapeva perfettamente che un simile intervento gli sarebbe costato la vita.
La ragazza lo fissò per un po’, con l’aria di star meditando sulle sue parole. Alla fine sospirò, sorrise lievemente e si sedette a gambe incrociate accanto a lui.
“D’accordo, cry-baby.” lo incitò. “Sentiamo un po’ il tuo piano.”

***

Kankuro si fermò qualche istante per riprendere fiato. Non era stata per nulla una buona idea partire da solo.
Sentiva attorno a sé il fruscio sommesso delle foglie, e in ogni ombra gli sembrava di vedere la Squadra Speciale di Suna che gli annunciava la morte dei suoi fratelli e la sua imminente carcerazione.
A ripensarci, neppure offrire aiuto ai ninja di Konoha era stata una buona idea. Tutto era nato a causa loro, in fondo.
Sapeva perfettamente che, dopotutto, ciò che avevano fatto era giusto e che in quel modo avevano salvato delle vite, ma non gli importava.
Sentiva un nodo alla gola. Il sorriso compiaciuto del Kazekage gli era impresso nella mente, gli appariva davanti, mentre le sue parole gli rimbombavano nella mente.
“Tuo fratello Gaara è stato arrestato”
Scosse il capo, riprendendo a correre. Non gli sarebbe successo nulla. Si sarebbe salvato. Certo, ma come? Lui stava andando a Konoha, e non era detto che il Villaggio accettasse di aiutarlo. Sapeva che, se avesse chiesto a Naruto, si sarebbe fiondato a Suna, ma quanto era prudente?
“Sarà impiccato per tradimento tra sette giorni.”
Aveva bisogno di un aiuto più qualificato che un ragazzino esuberante e impulsivo come il biondo. Doveva trovare qualcuno che riuscisse a riportare la faccenda su un piano diplomatico, che riuscisse a trattare la liberazione di Gaara.
“Senza processo.”
Ma alla fine, a cosa sarebbe servito trattare? Avrebbe organizzato un colpo di Stato, se fosse stato necessario. Avrebbe trovato ninja disposti ad aiutarlo, li avrebbe istruiti, avrebbe ucciso il Kazekage e rovesciato il governo.
E l’avrebbe fatto in sette giorni.

 

Ecco qui, il primo capitolo di una storia che non sarà molto lunga (ho previsto otto capitoli). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate!

 

Baci,

rolly too!

   
 
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