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Autore: GirlOnFire    24/10/2013    1 recensioni
Dal testo:
“Quando neanche la musica... l'arte, può redimerti, pensi che farai qualcosa? Che ti lascerai mangiare dal buio? Non è la sol-“
“Tesoro, basta. Balliamo, abbiamo già parlato abbastanza.”
L’aveva zittita e le aveva porto la mano per allontanarla da Marcel e portarla in pista, per far sì che il suo amico venisse distratto da ciò che succedeva tra loro più che la guerra che veniva affrontata per le strade.
[The Originals]
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline, Forbes, Klaus, Rebekah, Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teneva la maschera nera che copriva metà del volto e da cui partivano un paio di corna, con entrambe le mani. Ancora indeciso se indossare qualcosa in più oltre alla facciata che era ancora più fitta di un semplice pezzo di plastica nera che doveva indossare per uno stupido ballo. Nera come la sua anima, come faceva credere a tutti.
Fece uno dei suoi sorrisetti solo dove metà dei suoi splendidi bianchi brillava, dove solo metà labbra veniva piegata in una sforfia divertita al solo pensiero di quella frase che tanto lo avrebbe rappresentato, con o senza costume: il diavolo mascherato. La storia aveva rappresentato lui e i suoi fratelli e quelli a venire, come mostri, demoni, qualcosa da temere ma che allo stesso tempo affascinava con la loro bellezza e niente era più calzante di quelle semplici tre parole. Si chiese allora che senso avesse mettere quella maschera quando già lui camuffava la sua vera natura senza che occhio umano potesse davvero farci caso, non a Mystic Falls almeno; quella era New Orleans però, quella era la sua casa.
Passeggiava tra le stanze, posava a volte un palmo sui muri riportando memorie antiche alla mente ma ormai quel posto non gli apparteneva più. Sospirò a lungo prima di fare mente locale e scacciare ogni più buio sentimento che potesse portare alla luce quelli che più erano un tormento per lui: gioia, affetto, amore, speranza. Doveva diventare Re e non avevo tempo per stare dietro a quegli stupidi sentimentalismi umani. Doveva mentire, imbellire le cose, le parole, i modi; avere mille maschere addosso e quella nera che adesso aveva lanciato sul letto, era solo un intoppo verso la trasparenza che doveva mostrare. Mai avrebbe messo in conto l’intoppo che stava per crearsi.

 

Marcel era astuto, avrebbe usato ogni arma in suo potere per far cadere Klaus, fargli commettere un errore tanto grande da poterlo bandire da quella che era la sua dimora. Non importava se la realtà fosse ben diversa, se il demone fosse diventato lui ancor prima di trasformarsi.
La prima volta era stata una semplice scelta: la vita eterna al posto dell’amore. Poi rimanere indietro anziché seguire la famiglia; la sua sicurezza sopra la vita delle streghe; Davina sopra tutto quello che poteva intralciarlo. Già, Davina, colei che l’avrebbe aiutato senza fiatare, colei che al minimo spostamento di qualcosa di nuovo o ‘strano’, avrebbe fatto di tutto per il suo unico amico.
Il giovane vampiro di sicuro non aveva messo in conto la bionda però. Anzi, le bionde. Con l’arrivo di Klaus, ben presto arrivò Rebekah e vecchi dissapori e passioni si erano fatti strada dentro di lui, serpeggiando contro un animo più nobile e puro che aveva sempre mostrato invece a Camille che sembrava aver fatto rinascere in lui l’amore che credeva di non riuscire a provare mai più dopo essersi lasciato alle spalle l’Originaria. Proprio lei aveva preso sottogamba, ricordandola ancora come un burattino plasmato dal suo creatore, aveva lasciato che vagasse; era passato sopra il massacro dei suoi Notturni pur essendo sicurissimo che lei ne fosse l’artefice, non sarebbe passato oltre l’ultimo smacco che aveva iniziato la guerra però.

 

❦☩❦

 

Scosse il capo per l’ennesima volta mentre era in quell’aereo privato che la stava portando a New Orleans. Si era fatta incastrare dalla Barbie bionda senza sapere come, anzi, in realtà lo sapeva eccome: lei ed il suo essere sopra ogni altro vampiro. Avrebbe maledetto chiunque non fosse riuscito a tenerla in quella bara per altri cento anni. Avrebbe maledetto lui.
Soggiogata dalle parole di Rebekah al telefono, si era lasciata convincere a mollare tutto per un paio di giorni per poter essere a New Orleans come ‘espediente’. Visto che non era sotto uso di verbena non si era potuta tirare indietro e l’Originaria, fin troppo scaltra, aveva chiuso la conversazione anncor prima che la giovane potesse anche solo porle una semplice domanda come ‘perché?’ anche se sapeva bene che c’entrava Klaus. Era sempre colpa di Klaus e se si fosse messa nei guai anche in questo caso, si disse che era la volta buona che si abituasse a quella sostanza che poteva bruciarle ogni singola fibra all’interno del suo corpo se questo voleva dire non essere più soggiogata e non farsi tirare in ballo dall’unica persona che aveva evitato solo per non ammettere a sé stessa che la sua ossessione verso Tyler era il suo di espediente per rimanere attaccata ad una vita che sua non era già da troppo tempo.
E poi le distanze facevano schifo, ok? E sapeva che non l’aveva pensato per il ragazzo storico ma per quello stupido viaggio che stava affrontando e per quello stupido vestito che si era portata dietro e la maschera che Bekah le aveva fatto trovare e per altre mille ragioni che avrebbe trovato se, esasperata al limite della stanchezza, non si fosse addormentata.
Si svegliò solo quando il pilota annunciò l’atterraggio e ad attenderla trovò proprio la Barbie che, con poca grazia nei suoi confronti – cosa che ricordava senza fare tutti quei chilometri – la avvertì di sbrigarsi e di non farsi vedere, anzi, di correre fino a casa; per l’esattezza di attraversare la strada peggiore che avesse mmai dovuto percorrere e aveva dei nuovi jeans bianchi che sapeva già sarebbero diventati come una tuta militare una volta trovatasi di fronte la villa bianca e immacolata che ospitava i Mikaelson.

 

Scosse il capo, come quella mattina, anche mentre continuava a ripetersi che quella era una pessima, pessima idea, che non c’era ragione per cui il piano di Rebekah – che aveva chiesto per tutto il giorno notizie di Matt, cosa che incuriosì l’interesse della nemica/amica – dovesse funzionare, dopotutto lei non era più niente per Klaus, no? Certo, stava mentendo a se stessa, di nuovo.  
Le chiamate, i messaggi, i regali recapitate dio solo sapeva come erano tutti là, nella sua stanza che adesso divideva con Elena nei dormitori del college, a ricordarle che lui non era sparito, che faceva ancora parte della sua vita. Alla fine era stato quello a spingerla ad indossare l’abito bianco tempestato di diamanti, con lo scollo a cuore e la coda a sirena; mentre acconciava i capelli in uno chignon basso lasciando qualche ciocca arricciata, ricaderle sul viso. L’ultimo tocco che si concesse, oltre il trucco, furono quello splendido paio di ali piumate candide per completare il suo costume. La maschera che avrebbe tenuto su tutta la sera grazie alla stecca che l’accompagnava, al momento giaceva sul letto e se non fosse stato per Rebekah, probabilmente l’avrebbe lasciata lì come nulla fosse, come se il pensiero di lui adesso l’annebbiasse tanto da farle dimenticare il piano.
Maledetta Barbie bionda e le sue idee stralunate!

 

❦☩❦

 

Si rimirò allo specchio primo di aggiustare l’acconciatura che dava volume e una lunghezza più armoniosa al viso di per sé magro e poi prese le ali bianche e la maschera che dava sull’argento prima di uscire di casa e trovare una macchina ad attenderla. Camille pensò fosse un gesto carino da parte della nuova amica, conosciuta quel pomeriggio al bar. Certo, quando notò che l’autista era uno degli scagnozzi di Marcel pensò fosse stata una sua premura, ma scacciò presto il suo pensiero quando trovò proprio la Mikaelson in uno splendido abito nero – completamente in contrasto con il suo – ad attenderla all’entrata con colui che aveva una connessione particolare con lei. Colui che però l’aveva spinta tra le braccia dell’amico, per altruismo forse; per forte senso di amicizia, si  convinse.
Raggiunse così i due, ma si ritrovò ben presto sola con Klaus notando come Rebekah aveva puntato proprio Marcel. Troppo buona per vedere malignità nella vicinanza tra i due, accettò l’invito dell’uomo che le porgeva adesso il braccio per andare verso il bancone del bar a prendere da bere.

 

“Uno sguardo tormentato e allo stesso tempo fin troppo sicuro di sé è la tua maschera?”
La domanda della giovane donna al suo fianco, ridestò l’Originario dalla sua momentanea distrazione, alla ricerca di conversazioni interessanti da poter usare come  suo tornaconto personale.
“Oh love, se fosse solo questo il mio travestimento, non mi sarei premurato neanche di indossare uno smoking.”
Il suo mezzo sorriso e le sue parole enigmatiche a lasciare sempre cinque passi indietro rispetto a lui, tutti gli altri.
“Ti saresti perso questo magnifico spettacolo…”
“Oh già, sfarzo e lussuria in una serata sola, giusto? I demoni nella loro vera natura che potrebbero nascondere un cuore puro e gli angeli che spesso si rivelano i veri diavoli, non pensi?”
Camille trovava sempre stimolanti le conversazioni con il giovane straniero che le dava così tanto da pensare ma anche così tanto da studiare, da scavare sotto quella persona che doveva essere afflitto da mostri ben più grandi di quelli che si erano mascherati in quella sala; mostri che neanche lei sapeva di avere davanti in carne ed ossa e non solo come mere rappresentazioni di traumi passati.
“Godiamoci allora il buon vino e la buona musica.”
Non voleva rovinare la serata con le sue psicoanalisi, quelle le avrebbe lasciate ad un altro momento, davanti un altro tipo di alcolico e con meno gente attorno magari. Eppure non riuscì a non notare l’espressione di Klaus, annoiata e al tempo stesso sempre troppo all’erta per potersi rilassare come si doveva.
“Quando neanche la musica... l'arte, può redimerti, pensi che farai qualcosa? Che ti lascerai mangiare dal buio? Non è la sol-“
“Tesoro, basta. Balliamo, abbiamo già parlato abbastanza.”
L’aveva zittita e le aveva porto la mano per allontanarla da Marcel e portarla in pista, per far sì che il suo amico venisse distratto da ciò che succedeva tra loro più che la guerra che veniva affrontata per le strade.

 

❦☩❦

Vampiri e streghe si erano ritrovati in una lotta proprio sotto la chiesa di St. Anne, sotto il naso di Davina; sotto Elijah sveglio che la teneva occupata con le sue parole esperte che avrebbero convinto persino il santo tra i santi che i vampiri non erano una specie cattiva, che la redenzione esisteva per tutti se ci si credeva. Magari non un ‘oltre’, ma il perdono, quello sì che era per tutti.
L’aveva convinta che se lasciava Klaus libero di riprendersi la città, lei avrebbe potuto riavere Tim, avrebbe potuto riavere la sua vita, la sua libertà; il sangue che quella sera avrebbe macchiato il quartiere latino erano solo l’unica soluzione per smetterla con queste rivalità, per riavere il potere che le spettava. In cambio, Mikaelson voleva la sua di libertà.
Davina, accecato dall’idea di poter passare una vita intera, al di fuori di quell’angusta e buia soffita da solitaria, si era lasciata convincere, aveva estratto il pugnale ancora una volta dal corpo dell’Originario e l’aveva lasciato scappare mentre lei scendeva lentamente le scale trovando un ultimo segno del passaggio dell’uomo dall’anima antica che l’aveva fatta ragionare: un invito al ballo e un vestito nero, così diverso dai vestiti bianchi e puri a cui era abituata.

 

❦☩❦

 

Il lento era al termine e Camille e Klaus non avevano proferito parola. Solo quando le ultime note rimasero per un momento sospese in aria, l’Originale rispose lasciando la bionda all’amico, porgendogliela quando Marcel si fece tanto vicino da poter sentire quell’unica frase che sarebbe potuta essere la rovina o la più totale redenzione del suo creatore.
“Mi innamorerò di nuovo.”
E poi la videro, tutti. Una ragazza simile a quella che adesso era tra le braccia del ‘protettore’ della città – come Marcel piaceva definire sé stesso – ma con un vestito diverso, con una classe ed eleganza pari a quelle di una Regina che aveva solo bisogno del suo Re e due mani macchiate di sangue come le labbra zuppe di rosso scuro.
Fu un lampo e Klaus fu vicino a Caroline Forbes, la sua Regina che accecata dall’odio nel sentire la storia di Davina dalle labbra di Elijah e della ragazzina stessa, si era precipitata – lasciando cadere la maschera a terra – verso l’unico nemico che New Orleans poteva avere e fu felice che, per una volta, i guai non erano stati causati da colui con il quale avrebbe dovuto fare una lunga chiacchierata ma che non avrebbe lasciato più indietro.

 

GirlOnFire’s Notes. 

Completamente  di getto e non betata, probabilmente si nota anche, questa shot è nata allo scopo di non farmi pensare essenzialmente, di riuscire a ritagliarmi un po’ di tempo per me e dedicarmi a ciò che amo: scrivere. Che poi sia Klaroline e abbia mischiato qualche elemneto di un paio di puntate, spero me lo perdoniate.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se magari voleste saperne di più anche se nasce come una storia senza seguita, lasciata alla libera fantasia del lettore. In ogni caso potete chiedermi tutto
qui.

Alla prossima, V. 

 

   
 
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