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Autore: Mirae    25/10/2013    2 recensioni
Tutti noi sappiamo come si sono comportati i Dursley quando Harry ha ricevuto la famosa lettera per Hogwarts. Come avranno reagito, però, i genitori di Hermione Granger? La Rowling ha sempre descritto la ragazza come una persona concreta e razionale, forse troppo per i suoi dodici anni: quindi mi sono sempre chiesta quale fosse l’atteggiamento tenuto dai signori Granger all’arrivo della famosa lettera e della strega inviata a spiegare loro la situazione…
Note dell’autore: Almeno stando a quanto ho letto su questo sito: http://www.andreamoro.eu/blog-it/vivere-uk/sistema-scolastico-regno-unito/, è effettivamente possibile per un Inglese far studiare i propri figli a casa, previa dimostrazione periodica alle autorità di controllo che il processo formativo del ragazzo è in linea con il programma di studi.
Storia partecipante al Contest "Rowling, mi chiedevo solamente..." indetto da Moonspell.Efp sul forum di EFP.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Titolo della storia: IL MIO POSTO NON È PIÙ QUI – contest “Rowling, mi chiedevo solamente…” indetto da Moonspell.EFP sul forum Efp
 
Domanda scelta: Come hanno reagito i genitori di Hermione all’arrivo della lettera per Hogwarts? (J: Varie ed eventuali)
 
Rating: Giallo
 
Introduzione: Tutti noi sappiamo come si sono comportati i Dursley quando Harry ha ricevuto la famosa lettera per Hogwarts. Come avranno reagito, però, i genitori di Hermione Granger? La  Rowling ha sempre descritto la ragazza come una persona concreta e razionale, forse troppo per i suoi dodici anni: quindi mi sono sempre chiesta quale fosse l’atteggiamento tenuto dai signori Granger all’arrivo della famosa lettera e della strega inviata a spiegare loro la situazione…
 
Note dell’autore: Almeno stando a quanto ho letto su questo sito: http://www.andreamoro.eu/blog-it/vivere-uk/sistema-scolastico-regno-unito/, è effettivamente possibile per un Inglese far studiare i propri figli a casa, previa dimostrazione periodica alle autorità di controllo che il processo formativo del ragazzo è in linea con il programma di studi. 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è a scopo di lucro, ma è stata scritta unicamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e chi ha voglia di leggerla.



 
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«Cosa ne pensi?»
«Non lo so, Daniel, non lo so. L’idea che la mia piccola Hermione possa diventare un’imbrogliona come quelle delle televendite non mi va proprio giù, però…»
Quel 1 luglio 1991 è stata una giornata particolarmente afosa e nemmeno la doccia serale pare rinfrescare Jean Granger.
Suo marito Daniel, che si sta radendo, si prende un attimo per fissare il riflesso del corpo nudo della moglie nello specchio, prima di risponderle: «Però tutti quei fenomeni che accadono quando è spaventata o arrabbiata sono scioccanti. Senza dimenticare che qui, proprio per questo motivo, lei non ha amici e anche i parenti cominciano a evitarla. Forse, frequentare una scuola piena di ragazzi esattamente come lei…»
Fuori dalla porta del bagno, una ragazzina poco più che undicenne sta ascoltando il discorso dei genitori, rannicchiata contro la parete, lottando contro le lacrime che prepotenti vogliono uscire. Non solo i suoi compagni di scuola la schifano, ma addirittura anche i suoi parenti la temono… Ha ragione la sua compagna di banco quando la chiama mostro. Perché lei è un mostro. Nient’altro che un mostro, uno scherzo della natura.
In bagno, intanto, la conversazione continua: «E come facciamo a ritirarla da scuola, senza destare sospetti?»
«Hai sentito quella donna, no? Penseranno a tutto loro», cerca di rassicurarla il marito.
«E tu le credi?» Jean, da donna pratica quale è, continua a essere diffidente.
«Non abbiamo molte alternative, mi pare», sospira Daniel.
«Un’alternativa c’è: lasciare le cose come stanno», Jean non si dà per vinta.
«Ma hai visto anche tu come le brillavano gli occhi, questa mattina», cerca di convincerla il marito.
«È una ragazzina, le parli di magia et voilà, les joeux sont fait». Jean adesso si sta arrabbiando.
«Ehi, ehi, calma», si gira verso la moglie, avvolta in un accappatoio bianco, «non è scannandoci tra noi che risolveremo questo problema. Vediamo di esaminare i pro e i contro».
«Va bene», conviene Jean, “Cominciamo dai pro. Io non ne vedo”
«Frequenterà persone simili a lei», comincia a snocciolare Daniel, ma Jean non la pensa esattamente come lui: «Ne stai parlando come se fosse qualcosa di anormale. Lei è Hermione, tua figlia, Daniel».
Anormale. Questa parola le penetra nel cervello come un martello pneumatico.
«Non sto dicendo questo, ma non puoi negare che certi fenomeni sono inquietanti. Studiando in quella scuola, non solo frequenterà ragazzi simili a lei, ma imparerà a gestire anche questo suo “potere”. E con questo siamo già a due elementi a favore. I contrari?» Quando vede la moglie col capo chino capisce di avere già vinto, tuttavia, per questioni di equità, è giusto valutare anche i contro.
«Difesa contro le Arti Oscure». Jean rialza il capo fiera.
«Avevamo già deciso di iscriverla in una palestra per farle seguire un corso di autodifesa, non appena sarebbe stata un po’ più grande», controbatte prontamente Daniel, «credo che quella materia sia il loro equivalente: non vuoi che nostra figlia sappia difendersi?» Quello è un colpo basso, lo sa: infatti, Jean si mordicchia le labbra.
Tuttavia, la donna non vuole arrendersi, e ha lasciato il nodo più importante per ultimo: «La scuola dell’obbligo e i controlli». Non è rimasta soddisfatta della risposta che prima le ha dato il marito e ora gli ripresenta la questione.
«Ne abbiamo appena parlato», Daniel si mette sulla difensiva.
«No, non ne abbiamo affatto parlato: prima io ti ho fatto una domanda e tu ti sei limitato a citare le stesse identiche parole di quella donna, di cui io non mi fido neanche un po’. Vorrei sapere cosa pensi esattamente TU di questo». Questa volta è decisa a non mollare l’osso.
Daniel capisce che questa volta non ha scampo.
Sospira, cercando di prendere tempo e raccogliere meglio le idee: «Allora, sappiamo che è possibile far studiare privatamente, presso il proprio domicilio, i nostri figli. L’importante è dimostrare all’autorità che questi non rimangano indietro col programma di studi seguito normalmente nelle scuole, giusto?» A un cenno affermativo della moglie, continua: «Il problema, per noi, è proprio eludere quei controlli, senza dimenticarci dei nostri parenti impiccioni, ma…», alza il dito, «a questo secondo punto si può ovviare dicendo che Hermione sta studiando in un collegio esclusivo».
«D’accordo su questo, ma per quanto riguarda i controlli, non hai risposto», gli fa notare Jean.
«Non potremmo parlarne domattina?» Le ammicca, prendendo l’accappatoio della moglie per il collo.
«No, ne parliamo adesso, abbiamo poco tempo per decidere, ricordi? Solo fino al 31 luglio». Jean non cede alle lusinghe del marito, il quale sbuffa contrariato.
«Uff… va bene come vuoi, ma dopo voglio il premio di consolazione…»
Oramai, le lacrime le scendono copiose lungo le guance: è tutta colpa sua, del suo essere uno scherzo della natura. I suoi genitori si vergognano di lei e stanno litigando su quale sia il modo migliore per nasconderla.
«Allora, cos’ha detto quella donna sulla scuola? Che chi è privo di magia non la può vedere?» Daniel, ignaro del dramma interiore che sta sconvolgendo la figlia fuori da quel bagno, continua a parlare con la moglie.
«Sì e questo è un bel problema con quelli che verranno a controllare», è la risposta di questa.
«Non possiamo dire anche a queste persone che nostra figlia studia in un collegio esclusivo, magari all’estero?» Prova a suggerirle.
«Ma se noi ritiriamo Hermione dalla scuola che sta attualmente frequentando, con la scusa che vogliamo farla studiare a casa, e quando vengono gli esaminatori e non la trovano, non credi che vorranno delle prove, se noi diciamo che invece è all’estero?» Ragiona Jean.
«Va bene, proponi una soluzione tu, allora», controbatte Daniel.
«Oh, no mio caro, sei tu quello favorevole, quindi tocca a te trovare le soluzioni». Obietta Jean.
«Non è Hermione la strega, sei tu», sbuffa il marito, facendo scoppiare la moglie in una risata.
«Ok, tornando seri, non capisco perché tocchi a noi scervellarci così tanto, quando quella donna ha detto che ci avrebbero pensato loro a sistemare ogni cosa con le nostre autorità», esala ancora Daniel.
«Il punto è proprio questo, Daniel: io non mi fido neanche un po’ di quella gente! Ma hai visto come si è presentata vestita?!»
«Non si tratterà certamente di un abbigliamento comodo, ma dopotutto, non tutti i gusti sono alla menta…», conviene Daniel, «e da quando, poi, tu giudichi le persone dai loro abiti? Non sei forse sempre tu quella che dice che l’abito non fa il monaco e che un libro non si deve mai giudicare dalla sua copertina?»
«Vero, ma a quanto pare non vale in questo caso», si impunta Jean.
«D’accordo, come sempre hai ragione tu, ma sappi che l’uomo sono io, e siccome i pantaloni li porto io…», la stuzzica ancora un po’.
«Come dico sempre io, mio caro», Jean decide di stare al gioco del marito, punzecchiandolo anche lei, «l’abito non fa il monaco e  anche se tu porti i pantaloni, chi comanda sono io», gli soffia a pochi centimetri dalle labbra.
«Ne sei proprio sicura?» La stringe alla sua vita, per farle sentire la propria eccitazione.
«Oh sì, mio caro», ammette la moglie, facendo scorrere la sua mano sul petto del marito, in una lenta discesa. «Se per esempio io adesso…», non finisce la frase, ma allontana di scatto la mano, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Daniel, il quale emette un grugnito di disapprovazione.
«Non puoi…», mormora, ormai sconfitto.
«Eppure l’ho appena fatto», lo contraddice lei, «anche perché non abbiamo ancora concluso il discorso».
«C’è poco da discutere ancora, lo sai anche tu. Quella scuola è l’unica soluzione», afferma invece Daniel, attirando nuovamente a sé la moglie.
«Sarà anche l’unica soluzione, ma Hermione sta ancora frequentando la scuola dell’obbligo». Jean è decisa a non lasciarsi sopraffare dai sensi, anche se la cosa si sta dimostrando piuttosto difficile.
Sbuffando rassegnato, Daniel le espone un’altra versione della sua idea: «E se anziché ritirarla con la scusa di farla studiare privatamente, noi diciamo subito che la mandiamo a studiare in un collegio in Svizzera?»
«I controlli, Daniel, i controlli. Hermione è ancora minorenne, e anche se ha un suo passaporto, non può espatriare da sola», sbotta Jean.
«La fiducia nel prossimo tuo non è esattamente il tuo forte», constata lui.
«Più che prossimo mio, quella di stamattina mi è sembrata un’estranea appena fuggita da qualche manicomio, per non parlare della lettera a dir poco delirante», gli risponde.
Daniel è esausto: è mai possibile che non riesca mai a convincere sua moglie?
«Ascolta…», decide di provare un’altra tattica, tornando a cingerle la vita con le sue braccia, attirandola nuovamente a sé, «abbiamo ancora un mese di tempo per discutere di questo, mentre c’è un argomento che mi sta più a cuore in questo momento».
«Ah sì? E quale?» Gli sorride maliziosa.
«Mmmh… questo». Appoggia delicatamente le sue labbra su quelle della moglie, chiedendo l’accesso a quell’antro caldo, mentre con una mano le accarezza la schiena e l’altra le sta massaggiando il seno destro, in cerchi sempre più stretti…
«Daniel…», mormora lei, ormai in preda al desiderio.
Il marito approfitta di quella lieve parola per introdurre la sua lingua nella bocca della moglie e cominciare quella danza che tanto gli piace.
Lentamente, lei gli fa scendere l’accappatoio, mentre lui fa lo stesso, allontanando per un momento la propria mano dal seno della moglie.
«Hermione…», sussurra Jean, preoccupata che la figlia possa entrare da un momento all’altro nel bagno.
«No, tesoro, mi chiamo Daniel, Hermione è nostra figlia», controbatte lui, mentre è intento a lasciarle un succhiotto sul collo.
Per tutta risposta, Jean scoppia a ridere, costringendo il marito a interrompere quella dolce tortura e guardarla negli occhi, un grosso punto interrogativo stampato in faccia.
«La porta, Daniel: Hermione può entrare in qualsiasi momento in questo bagno», si decide alla fine a spiegargli.
«È chiusa a chiave: non ha altra scelta che servirsi di quello a pian terreno», la rassicura lui, riprendendo da dove aveva interrotto poco prima.
Senza accorgersene, Jean si ritrova nella doccia, sotto il getto dell’acqua calda, mentre le mani del marito scorrono sul suo corpo, la sua schiena, le sue natiche, e poi, con due dita, le accarezza l’intimità, facendo piegare all’indietro la testa della donna, che gli offre, così, di nuovo il collo.
Eppure non è sul collo che le labbra dell’uomo si appoggiano avide, ma sui suoi seni, leccandoli, mordendoli, facendo gemere senza ritegno la donna, mentre non si decide ancora a violare quell’antro umido che lo sta attendendo…
Nel corridoio buio, una ragazzina si allontana mestamente dalla porta del bagno per rientrare in camera. Non ha più sentito i suoi genitori parlare, segno questo che non stanno più litigando a causa sua, ma le sue spalle restano comunque abbassate, lei che le ha sempre portate dritte, anche quando subiva i dispetti dei suoi compagni, come se tutto il mondo le fosse stato caricato addosso. Ora lo sa con certezza: anche per i suoi genitori lei è un mostro, uno scherzo della natura, da allontanare al più presto da casa. Il suo posto non è più qui.
L’indomani sarà lei a parlare con loro: in tutti quegli anni non le hanno mai negato nulla, non lo faranno sicuramente questa volta…
 
   
 
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