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Autore: Alexia96    25/10/2013    2 recensioni
Remus Lupin, all'età di quattro anni, diventa un Lupo Mannaro. I suoi genitori, che lo amavo sopra ogni altra cosa, si prendono cura di lui, nascondendolo dalla società che lo avrebbe puntato come reietto, se scoperto.
Finché, un giorno, qualcuno non andò a bussare alla porta di casa Lupin...
Storia partecipante al contest "Mamma, papà, devo parlarvi" di Kat_jinx
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Andrò a Hogwarts

 
 
Un bambino di quasi undici anni era seduto al tavolo del salotto di casa sua, e leggeva indisturbato un libro, regalatogli dai suoi genitori dopo il loro ultimo trasloco. Al piccolo Remus non piaceva ricevere i ‘regali da casa nuova’, come li chiamava lui; non era più un bambino piccolo, non aveva bisogno di giocattoli nuovi per affrontare il trasloco serenamente. In più, lui non credeva di meritarseli, tutti quei doni. Anche se i genitori non glielo dicevano, sapeva di essere il responsabile dei loro spostamenti. A volte, quando la notte non prendeva sonno, Remus andava verso lo studio di suo padre, e lo sentiva ripetere che era colpa sua se era così. Il bambino –che non sapeva chi fosse Greyback, né cosa c’entrasse con lui, non credeva alle parole del padre, e vedendo la fatica che facevano i suoi genitori per proteggerlo, si riteneva l’unico responsabile della sua condizione fisica. Ogni volta cercava di controllarsi, di restare in sé, ma finiva sempre col finire le proprie forze dopo poco, e non poteva fare altro che lasciare perdere, e sperare di non fare del male ai suoi genitori.
Remus sentì la porta d’ingresso aprirsi. Percepì le voci dei suoi genitori parlare con un uomo, e chiedergli gentilmente di andarsene. Dopo qualche minuto di discussione, un anziano signore apparve sulla soglia del salotto.
Remus abbandonò il libro sul tavolo. L’aspetto di quel signore era veramente bizzarro: portava un paio di occhiali a mezzaluna su un naso rotto e la sua barba raggiungeva quasi la cintura; se il bambino non fosse stato un mago avrebbe trovato molto strano anche il lungo abito color blu cielo e il cappello a punta abbinato.
“Ciao Remus” disse cordiale l’uomo. “Il mio nome è Albus Silente”
“Buongiorno” disse Remus educatamente.
“Posso sedermi?” domandò Silente indicando la sedia accanto a Remus.
“Vuole davvero sedersi vicino a me?” esclamò il bambino.
“Certo” rispose Silente. “Perché non dovrei volermi sedere accanto a te?”
Remus non sapeva come rispondere. Non aveva quasi mai a che fare con altre persone che non fossero i suoi genitori. Ogni qual volta che un adulto gli si presentava, e vedeva il suo pallore di quei giorni, si allontanava allarmato, e cercava di non farsi avvicinare in nessun modo da lui.
“Non piaccio molto agli altri” disse infine Remus, con una nota di malinconia nella voce.
“E sai il perché di questo?” disse Silente avvicinandosi lentamente al tavolo.
“Perché hanno paura di me” rispose Remus senza esitare.
“E perché dovrebbero avere paura di un bambino?” continuò a domandare Silente. Il bambino stava incominciando a stancarsi di quel signore, ma non gli sembrava carino dirgli di tornarsene a casa, quindi cercò di cambiare argomento.
“Dove sono i miei genitori?” chiese Remus, riprendendo il libro che stava leggendo e alzandosi per andare a posarlo nella libreria di fronte al tavolo.
“Ho chiesto loro di poter parlare con te in privato” spiegò Silente. “Sai, da mago a mago. Comunque, non hai ancora risposto alla mia domanda”
“Il fatto è che io… non glielo posso dire” disse Remus, tornando a sedere, dando le spalle a Silente. Non lo vide quindi sorridere, né avvicinarsi alla sedia. Ma l’osservò attentamente sedersi accanto a lui.
“E se ti dicessi che io già lo so?” disse Silente, lasciando il bambino sconvolto.
“Lei… lei sa che io sono…?”
“Un bambino molto intelligente, gentile e obbediente” rispose Silente. “E un Lupo Mannaro, ma questo ha poca importanza”
Quell’uomo era una continua scoperta, per Remus. Passava dall’essere un bizzarro ospite a un irritante curiosone, fino a suscitare nel bambino una sincera confusione.
“Come fa a saperlo?” chiese Remus. “Mamma, papà e io non lo abbiamo mai detto a nessuno”
“Ho le mie fonti” disse Silente. A Remus sembrò una risposta scarsa, ma se la fece bastare.
“Perché ha voluto parlare con me?”
“Non mi hai mai sentito nominare?” gli domandò Silente. “Sono conosciuto anche fra i bambini più piccoli di te”
Remus rifletté a lungo, finché i suoi occhi non si illuminarono.
“Lei è Silente!” esclamò. “Il preside di Hogwarts, la scuola di magia di mio padre”
“Esatto” disse Silente. “E sono qui per dirti che sei stato ammesso alla mia scuola, e che questo settembre ti unirai a gli altri maghi della tua età per raggiungere il castello per la prima volta”
Remus aveva già i polmoni pieni per urlare di gioia, quando all’improvviso il suo entusiasmo si spense.
“Io non posso andare a Hogwarts” disse Remus. “Io sono diverso dagli altri”
“E in cosa?” chiese Silente ingenuamente.
“Lo sa!” esclamò Remus.
“Per caso ti siedi al contrario?” domandò Silente. Remus non capì cosa volesse dire, così l’uomo cercò di spiegarsi meglio. “Di solito ti metti in testa la sedia e ti sdrai sul pavimento?”
“No” disse Remus stranito.
“Allora non c’è niente di diverso in te rispetto a qualsiasi altro tuo coetaneo” disse contento Silente. “È vero che hai un ‘problemino mensile’, ma non è niente che non si possa risolvere con un po’ di organizzazione. Sarà meglio non dichiarare apertamente la tua natura ai tuoi compagni, ma niente ti impedisce di sederti accanto a loro”
“Quindi lei mi sta dicendo che…” 
“Sei stato ammesso alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!” concluse Silente.
Stavolta Remus non si trattenne affatto: balzò via dalla sedia e si mise a urlare e saltare dalla gioia, incurante di Silente, ancora seduto, e dei suoi genitori che, allarmati dalle grida del figlio, erano corsi in salotto.
“Che succede?” disse il signor Lupin. “Remus, che stai…”
“Mamma, papà, andrò a Hogwarts!” strillò Remus. “Andrò a Hogwarts!” 




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