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Autore: DanielaRegnard    26/10/2013    5 recensioni
Se fosse stata da sola, probabilmente sarebbe già morta. Se Serpico fosse stato da solo, forse sarebbe già riuscito a vincere, in qualche modo. Invece, per fortuna, o per sfortuna, erano insieme. Farnese, in quel momento, non poteva fare nient’altro che non fosse stringere la mano del compagno più forte possibile, e pregare. Pregare che si sarebbero salvati entrambi, che sarebbero tornati da Gatsu insieme, così come se n’erano andati.
«Lady Farnese, scappate, questo qui lo trattengo io!» le disse Serpico, mentre arretrava lentamente, tentando di prendere tempo, senza far infuriare l’Apostolo, per lasciare almeno a Farnese un attimo per correre via.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Farnese, Guts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Diventerò una stella per proteggerti


Il silenzio, l’oscurità regnavano in quella foresta. Vi erano solo due persone, due giovani. Il ragazzo aveva in mano una spada probabilmente artigianale, il cui manico era sporco di sangue così come le sue vesti, e, dietro di lui, una ragazza che stringeva tra le mani un pugnale d’argento, ancora perfettamente pulito, che risplendeva nell’oscurità della foresta.
Di fronte a loro, un Apostolo con la bocca e gli artigli sporchi del sangue della gente che aveva ucciso e squartato poco prima. Guardava i giovani con degli occhi sadici che sembravano rispecchiare una consapevolezza, la volontà di quel demone di ferire i due.
Il ragazzo, Serpico, teneva la spada con la mano sinistra, era mancino, tesa verso il demone, mentre con quella libera stringeva la mano della ragazza dietro di lui, Farnese, tremante di fronte alla grandezza di quel demone, che nessuno dei due si sarebbe aspettato di incontrare durante una ricognizione notturna.
Se fosse stata da sola, probabilmente sarebbe già morta. Se Serpico fosse stato da solo, forse sarebbe già riuscito a vincere, in qualche modo. Invece, per fortuna, o per sfortuna, erano insieme. Farnese, in quel momento, non poteva fare nient’altro che non fosse stringere la mano del compagno più forte possibile, e pregare. Pregare che si sarebbero salvati entrambi, che sarebbero tornati da Gatsu insieme, così come se n’erano andati.
«Lady Farnese, scappate, questo qui lo trattengo io!» le disse Serpico, mentre arretrava lentamente, tentando di prendere tempo, senza far infuriare l’Apostolo, per lasciare almeno a Farnese un attimo per correre via.
«Non se ne parla! Sei forse stupido?! Non ti lascio solo con quel coso!» gli urlò contro la ragazza, stupida da una richiesta tanto stupida. Farnese, no, non era una ragazza solita ad abbandonare i suoi compagni nel momento del bisogno. Voleva diventare forte, lei, forte per proteggerli. Abbastanza forte da poter essere lei, almeno una volta, a proteggere Serpico.
«Dovete andare a chiamare Gatsu e gli altri!» rispose allora il ragazzo, cercando di farla ragionare.
Lei non ebbe il tempo di rispondere, che il demone si lanciò contro i due, pronto a colpire con i lunghi e brillanti artigli macchiati di sangue.
Fu questione di un attimo, Serpico spinse Farnese di lato e riuscì a fermare l’attacco del demone con la sua spada. Poi, sfruttando la forza stessa del suo nemico, si diede una spinta all’indietro usando l’arma come tramite, e finì qualche centimetro accanto alla ragazza.
«Andate, per favore.» il ragazzo si voltò verso di lei, pregandola ancora una volta di andare via. Con qualcuno in giro non poteva utilizzare al meglio ne la sua scherma ne gli spiriti elementari che albergavano nella spada. Non poteva, ovvio, perché avrebbe potuto ferirla senza volerlo, o, per un attimo di distrazione, abbassare le difese e lasciare che l’Apostolo la toccasse.
No, non lo poteva permettere.
«Non posso abbandonarti, stupido!» gli rispose ancora Farnese; era risaputo, era molto testarda, soprattutto quando si parlava di Serpico. Lui apparteneva a lei, lei era la sua unica padrona, e lui avrebbe dovuto mettere la sua spada solo al servizio di lei, e di nessun’altro.  Era molto possessiva, Farnese, ma questo a Serpico non aveva mai dato fastidio, al contrario, lo faceva stare bene. Lo faceva sentire utile e necessario per qualcuno, e Serpico sentiva, stando con lei, di aver trovato una ragione per vivere.
«Io non posso permettere che vi faccia del male.» lo spadaccino si andò nuovamente a piazzare di fronte alla ragazza, senza abbassare la guardia, pronto a parare un nuovo attacco.
«Lady Farnese –continuò– francamente parlando, adesso siete un ostacolo, per me. Andate a chiamare aiuto, io dovrei riuscire a cavarmela per qualche minuto.» si fermò, vedendo la bionda sgranare appena gli occhi azzurri, sentendolo.
«Sapete meglio di chiunque altro che non sono debole come sembro.» le sorrise, come per rassicurarla, e le mise una mano sulla spalla, scendendo fino ad accarezzarle la mani, che in quel momento tremava.
«Serpico, io… Daccordo, farò come dici.. Però ti ordino di non morire, chiaro?! Te la farò pagare cara, se al mio ritorno ti dovessi trovarti ferito!» e, detto questo, corse via, lasciando una scia di lacrime dietro di se, rivolgendo un ultimo sguardo a Serpico, che vedendola andare via, riprese a combattere, questa volta al massimo delle sue potenzialità.

Qualche minuto dopo

Quando Farnese tornò sul posto, con Gatsu che la seguiva, trovò solamente sangue, dove prima il mostro e il suo amico stavano combattendo.
Evidentemente, Serpico l’aveva sconfitto, questo lasciavano intuire le tracce di sangue sugli alberi e per terra.
«Serpico?!» la ragazza chiamò il suo nome così forte che riecheggiò  nel silenzio dell’oscuro bosco dove si trovavano.
«Sono qui.. Lady Farnese..» Serpico, sentendosi chiamare, spuntò da dietro un albero, tenendosi il braccio sinistro, che sanguinava, con il destro. Le sue vesti erano coperte di sangue, in particolare, la manica sinistra era zuppa, e aveva abbandonato il colore verde che aveva in precedenza, assumendo una tonalità rosso scuro che provocò un misto di orrore e terrore negli occhi della ragazza, che corse incontro all’amico.
«Serpico, cos’è successo?! Perdi sangue dappertutto! Cos’hai fatto?!» chiese preoccupata Farnese, lasciando che l’altro potesse sedersi ai piedi dell’albero.
«Dopo che l’ho sconfitto, ne sono spuntati altri.. Comunque, sono riuscito a cavarmela..» riuscì appena a finire la frase, Serpico, che su colto da un attacco di tosse. Niente di troppo preoccupante, se non fosse che, tossiva sangue.
«Serpico!!» urlò ancora la ragazza, vedendolo piegarsi su se stesso, mentre si stringeva lo stomaco, in corrispondenza di una ferita che non smetteva di sanguinare neanche tamponandola con le mani.
«Ah, mi dispiace. Vi ho sporcato il vestito, Lady Farnese..» ridacchiò appena il ragazzo, alzando la testa per guardarla. Gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime, mentre osservava l’amico in quelle condizioni. Era colpa sua. Non avrebbe dovuto lasciarlo solo. Avrebbe dovuto cercare aiuto più in fretta. E mentre questi pensieri le entravano forzatamente in testa, iniziò involontariamente a tremare, stringendo la mano sporca di sangue di Serpico.
«Ma io sto ben-»
«No che non stai bene, scemo!!» lo interruppe con violenza la ragazza.
«Cos’hai fatto?! Ti avevo detto di non ferirti, e ti trovo in questo stato?! Hai dimenticato che sono la tua padrona?! Tu dovresti… Dovresti solo...» Farnese non ebbe la forza di finire la frase, perché iniziò a tremarle la voce, e abbassò di scatto la testa, quando le lacrime iniziarono a fuoriuscire dagli occhi come un fiume in piena.
«Lady Farnese.. State piangendo? Vi prego, non fatelo. Non piangete. Non per me.» Serpico cercò di rialzarsi appoggiando la schiena all’albero, mentre metteva la mano libera sulla guancia della ragazza ora bagnata dalle lacrime, accarezzandogliela.
«Non alzarti, dobbiamo medicare subito le ferite!» Farnese lo prese per le spalle, tentando di abbassarlo senza però fargli male. Serpico non si oppose, e ricadde nuovamente sotto l’albero. Evidentemente era troppo debole per opporsi, e Farnese era una donna più forte di quanto sembrava a prima vista.
«No, Lady Farnese, davvero, io…» cercò di giustificarsi, di spiegare la situazione, di spiegare che non ci sarebbe stato l’intero corpo da fasciare, ma non voleva farla soffrire ancora. Guardò Gatsu, che stava a guardare alle spalle di Farnese, come in cerca di un aiuto.
«Farnese, sta perdendo troppo sangue. Io non credo che possa riprendersi facilmente.. Forse, se avremo portato anche Shilke avremo potuto fare qualcosa. Ma in queste circostanze…» Il Guerriero Nero, avendo capito la situazione, mise una mano sulla spalla della ragazza, per poi continuare a parlare.
«Vi lascio qualche minuto qui, da soli. Se c’è bisogno di qualcosa, chiamate.» e, detto questo, si allontanò. Non avrebbe potuto spiegarle la situazione, ne aveva il diritto di farlo.
«Dice stupidaggini… Vero, Serpico? Tu… Tu stai bene… Adesso torneremo alle tende e… Ed entro qualche giorno di riposo.. Ti riprenderai! Vero?» Farnese continuava a stringere con forza la mano della ragazza, quasi a non volersi separare da lui per niente al mondo, come per non lasciarlo andare. Piangeva, ininterrottamente. La sua mente aveva capito la situazione, aveva capito che Serpico aveva perso troppo sangue, aveva troppe ferite, perché potesse riprendersi, o perché potesse arrivare in tempo da Shilke. L’aveva capito, ma il suo cuore si rifiutava di ammetterlo.
«Lady Farnese, calmatevi, vi prego… Cercate di capire la situazione..» tentò di spiegarle, di farle aprire gli occhi, ma fu bruscamente interrotto ancora una volta da un urlo disperato di lei.
«No!! Serpico, non è vero! Sei un bugiardo, un bugiardo!!» la ragazza gli diede un pugno contro lo stomaco con tutta la forza che aveva. Forza che, in quel momento, era ridotta a meno di una carezza, e si lasciò cadere contro il suo petto, affondandovi la testa. Sentiva l’odore del sangue impregnare ed inumidire la camicia, sentiva il suono dei respiri di Serpico leggeri e freddi sulla pelle del suo collo, sentiva il cuore del suo amico battere sempre più lentamente. Quel petto, dove più e più volte, durante la loro infanzia, Farnese aveva pianto, quel petto che era sempre stato così caldo, rassicurante, così forte, in quel momento appariva freddo, come se il calore della vita lo stesse piano piano abbandonando.
«Ehi, Serpico… Resta qui, non te ne andare…» la ragazza gli rivolse una preghiera disperata, sentendo la stretta della mano di lui indebolirsi, sentendo il suo respiro accorciarsi ed indebolirsi sempre più.
«Mi dispiace… Non sono sicuro di riuscire ad obbedire… A questo vostro ordine…» le sorrise debolmente Serpico. Tentò di stringere la mano di lei il più possibile, sebbene sentisse come la forza lo stesse abbandonando. Neanche lui voleva andarsene, non voleva lasciarla. Lui sarebbe dovuto stare per sempre al suo fianco, l’aveva promesso a Farnese, l’aveva promesso a se stesso. Avrebbe dovuto per sempre proteggerla dalla fredda e crudele natura del mondo. Avrebbe dovuto continuare a tenerle la mano, e invece, adesso stava per lasciarla andare. Lasciarla andare per sempre. E invece, perché stava succedendo questo? Cosa aveva fatto? Per proteggerla, stava forse sacrificando se stesso? Serpico aveva sempre pensato di volerla difendere anche con il proprio corpo, se fosse stato necessario, perché lei era più importante di qualunque altra cosa. Ma, adesso, Farnese stava piangendo. Stava piangendo a causa sua. Cos’aveva concluso? Non era riuscito a proteggerla dalla sofferenza che provava in quel momento…
«Avevi promessi di rimanere per sempre al mio fianco…» disse piano Farnese, senza però dargli la colpa di nulla. Aveva sbagliato lei. Forse, avevano sbagliato entrambi.
«Perdonatemi…» rispose Serpico con tono altrettanto basso. In quel momento, non poteva fare altro se non lasciarsi stringere debolmente da Farnese, che non smetteva di tremare, ma in compenso aveva smesso di piangere.
Passarono qualche minuto così, abbracciati, tentando di donarsi calore a vicenda in una notte che pareva più fredda del solito.
«Lady Farnese… Guardate il cielo… Guardate le stelle… Stanno lassù, impassibili… Come se a loro non importasse di ciò che sta succedendo a noi due, in questo momento… Ogni stella, sembra che possa guardare solamente una persona…» Fu Serpico a rompere il silenzio, facendo un discorso che alla bionda pareva abbastanza strano, in un momento come quello, ma che comunque ascoltò attentamente, consapevole del fatto che era uno degli ultimi discorsi che avrebbe potuto udire dall’amico.
«Serpico, adesso.. Cosa c’entra questo discorso? Stai morendo, Serpico!!» disse la ragazza, con tono di voce strozzato e sofferente. Era riuscita a pronunciare quelle parole che temeva più di ogni altra cosa. Quelle tre parole che le facevano così tanta paura, che le davano un senso di vuoto assoluto e solitudine totale.
«Diventerò una stella… Per proteggervi.» disse come ultima cosa Serpico, sorridendole, e rivolgendo un ultimo sguardo prima al cielo, e poi al volto della ragazza che aveva sempre amato silenziosamente, senza mai confessarle nulla. Si era sempre accontentato, Serpico. Gli bastava amarla da lontano e assicurarsi che stesse bene. Appena finito di parlare, lasciò definitivamente la presa alla mano di Farnese, e lei non sentì più il suo respiro leggero posarsi sul suo collo. Non sentì più il suono di quel cuore che, fino a quel momento, aveva pompato sangue, aveva battuto, era sopravvissuto solo per lei.





Angolo dell'Autrice
Okay, è una cosa più che depressa.
Non so perchè ho scritto una storia del genere. Adoro Serpico, se dovesse morire soffrirei tantissimo ma... Come dire..
La depressione mi ispirava, ho iniziato, e poi le parole sono venute quasi da sole...
Mi rendo conto che è abbastanza lunga, quindi ringrazio chi si è spinto fino alla fine e chi lascerà un parere!

Alla prossima!

 
  
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