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Autore: SeelLith    26/10/2013    2 recensioni
La storia è ambientata nel 2012, mentre i BMTH stanno scrivendo e registrando Sempiternal. Anche se Jona ha lasciato la band all'inizio del 2013, nella fanfiction Jordan ha già preso il suo posto.
Oliver Sykes, Oli, si reca una mattina in ospedale perchè Lee ha fatto un incidente.
Una ragazza con la maglietta dei Bring me the Horizon e una flebo attaccata al braccio lo colpirà profondamente. Grazie a lei Oliver diventerà una persona migliore, ma alla fine la vita sarà clemente con il loro amore?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12. Help me find a way to breathe

 

P.o.v Kean

 

-Risponde la segreteria telefonica...- esclamò la voce irritante della tizia al telefono.

-Matt, Oliver non risponde. Sono preoccupato.- dissi corrucciando la fronte e risedendomi sul divano vicino a Nicholls.

-Dagli tempo, Kean. Era sconvolto. Letteralmente, non l'ho mai visto così.- esclamò Matt passandosi una mano sul viso.

-Non lo so...Comunque ho paura che faccia qualche cazzata. Senti, se la donna che ami e che devi sposare morisse, penseresti a tutte le cazzate che potresti fare per far smettere il dolore che provi, e lui è Oliver. Lo sai com'è quando è così, Matt. Sarebbe benissimo capace di fare di tutto...- ribattei io.

-Sì, forse hai ragione... Dovresti andare a casa sua a controllare più tardi. Non ce la faccio a vederlo così, è stata una tortura vederlo in ospedale. Era...Non era Oliver, ecco.- disse Nicholls.

-Ragazzi, abbiamo saputo solo ora.- dissero Jordan e Lee facendo irruzione nella stanza.

-Dio, non ci posso credere.- disse Jordan dopo essersi seduto.

-Nessuno di noi ci può credere. Sembrava stesse migliorando...E Oli come sta?- chiese Lee.

-Secondo te come sta?! Comunque è a casa...Ehm, casa sua. Cioè, non qui.- spiegò Nicholls.

-Basta, io vado.- esclamai alzandomi, prendendo la giacca e salendo in macchina, diretto a casa di Oliver.

 

P.o.v Oliver

 

Tornai in camera, guardandomi intorno. 

Tutto mi ricordava che lì c'era stata anche lei, che dormivamo nello stesso letto, condividevamo lo stesso bagno, la stessa cucina. Ci sedevamo sullo stesso divano e allo stesso tavolo.

Tutto lì mi ricordava che l'amavo e che lei mi aveva lasciato, se n'era andata, in un batter d'occhio mi aveva lasciato solo al mondo.

Vidi una foto, anzi, tante foto di noi due.

Ne presi una e la strinsi al petto, piangendo e raggomitolandomi nel letto.

Oliver. Che fai?

Mi girai di scatto. C'era Iris, sulla porta, che mi guardava corrucciando la fronte. Aveva la stessa maglietta di quel giorno, quando avevo dormito a casa sua per la prima volta.

Sorrisi. -Niente. Mi mancavi, non sapevo dove fossi.- risposi.

Ero qui. Dai, andiamo di sotto.

Mi alzai dal letto e scesi le scale, seguendola.

Andò in cucina.

Aspettami qui, torno subito...

Mi fermai, ma lei non tornò. Andai in cucina. 

-Iris, dove sei?- chiesi. -Iris?- La chiamai di nuovo. Nessuna risposta, la cercai dappertutto, era scomparsa di nuovo.

Le lacrime ricominciarono a scendere, senza che io potessi fare nulla per impedirlo.

Barcollai fino alla porta di casa, cadendo sulle ginocchia nell'ingresso.

Ad un tratto un fascio di luce mi colpì, mentre la porta veniva spalancata. Sentii solo due braccia stringermi.

-Iris...- mormorai. Ma non era lei.

 

P.o.v Kean

 

Spalancai la porta e trovai Oliver inginocchiato sul pavimento, che piangeva.

Non l'avevo mai visto piangere, non lo faceva spesso, e credo che gli unici fossero stati sua madre e Nicholls.

Mi inginocchiai davanti a lui, tenendolo, sorreggendolo, abbracciandolo. Non ce la facevo nemmeno io, come Matt, a vedere il mio amico così. Non era più Oliver. Perchè l'Oliver che conoscevamo noi era un bastardo cinico che non aveva mai voglia di fare niente e che preferiva deprimersi e criticare le persone, ma ci faceva ridere, era comunque il nostro amico. E gli volevamo bene.

Invece la persona che avevo davanti non era lui. E probabilmente non avrei più rivisto l'Oliver che tutti conoscevamo, perchè una parte di lui era morta insieme ad Iris, e me ne accorsi in quel momento, mentre lo abbracciavo e lui rimaneva nella stessa posizione in cui era, piangendo e sussurrando il nome di lei.

-Va tutto bene, non è successo niente, si risolverà.- dissi per cercare di calmarlo.

Lui scosse la testa.

-No, Matt. Non si risolverà.- disse lui con la voce distrutta dai singhiozzi.

Quella frase distrusse anche me.

 

P.o.v Oli

 

Non so come ma mi ritrovai seduto su una sedia con Matt che mi guardava preoccupato.

Dopo un po' riuscii a calmarmi e a riprendere un minimo di lucidità.

-Ho bisogno di una boccata d'aria.- dissi piano alzandomi.

Kean mi seguì sulla veranda, dove ci sedemmo sulle due poltrone di vimini.

Rimanemmo zitti, poi Nicholls chiamò Kean al telefono.

Matt si alzò, dandomi la schiena e parlando sottovoce.

Fissai la strada, e le luci dei fari di una macchina in lontananza.

Mi venne un'idea, forse l'idea più stupida che poteva venirmi in quel momento, ma io non ce la facevo.

Mi alzai. Mi sembravo in trance, non capivo quello che succedeva.

Mi misi in mezzo alla strada, fissando i fari della macchina che si avvicinava sempre di più, fin quasi a sfiorarmi.

Chiusi gli occhi.

Il rumore del clackson passò.

Riaprii gli occhi. Ero per terra vicino alla strada. Non ero morto, non avevo punti doloranti. Mi voltai e vidi Matt vicino a me che mi guardava preoccupato.

-Che cazzo volevi fare?! Non ci riprovare perchè tanto non te lo lascio fare. Non lascerò che ti suicidi, buttando all'aria tutta la tua fottuta vita e tutte le nostre maledettissime vite, okay?!- sbottò lui.

-Ti porto dagli altri, a casa nostra.- proseguì dopo avermi aiutato ad alzarmi.

-No. Voglio restare qui. Se mi dovete controllare almeno controllatemi in casa mia.- risposi duro.

Kean annuì.

Rientrammo in casa e ci sedemmo sul divano.

-Nicholls, sto a casa di Oli a dormire. Ha appena provato a buttarsi sotto una macchina e non voglio lasciarlo solo. Se volete venire è meglio.- sentii dire a Kean mentre telefonava a Matt.

Dopo un po' sentii bussare alla porta.

Kean andò ad aprire.

-Ciao Oliver...- sussurrarono i miei amici sedendosi sul divano davanti a me.

-Ciao ragazzi. Perchè siete tutti qui?- chiesi spaesato, evidentemente non rendendomi conto di quanto fosse successo poco prima.

Loro si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi Nicholls si girò verso di me e mi sorrise.

-Volevamo passare una serata fra amici, come ai vecchi tempi.-  rispose semplicemente.

Capii che qualcosa non andava, ma lasciai perdere e annuii sorridendo.

Iniziammo a bere birra, ordinammo una pizza e accendemmo l'Xbox.

Dopo un po' notai che si iniziava a creare tensione, e Kean trascinò Matt in corridoio.

Cercando di non farmi vedere mi avvicinai piano e origliai la loro conversazione.

-Matt, non possiamo lasciare che Oli ignori la cosa. Sta rimuovendo il fatto che la sua fidanzata è morta e che lui ha provato a suicidarsi.- sussurrò arrabbiato Kean.

-Ma non pensi che sia meglio così? Che Oli rimuova. Così non soffrirà.- rispose Nicholls.

-No. Deve accettarlo e superarlo. Non può vivere in bilico. Può ricadere da un momento all'altro, e lì sarà troppo tardi. Lì lo perderemo. Nicholls, deve capire che non è tutto a posto e che non va tutto bene. Vorresti davvero che i tuoi amici ti lasciassero vivere così, finché il dolore non ritorna e ti corrode da dentro?- chiese Kean allargando le braccia.

-No, hai ragione…- sussurro Nicholls abbassando la testa. -Ma almeno aspettiamo un po', lascia che si diverta ancora per qualche ora.- implorò Nicholls. Kean annuì rassegnato.

I miei amici alzarono lo sguardo e mi videro lì in piedi, davanti a loro.

Dopo quel discorso tutto mi era sembrato molto sbagliato e chiaro.

Ricordai il bip assordante della macchina attaccata ad Iris, lei spegnersi, i fari della macchina, il desiderio di morire dopo non averla trovata in cucina.

Iniziai a piangere. Di nuovo. I miei occhi erano decisamente stanchi. di versare lacrime.

-Cazzo, Oli…Scusaci.- sussurrò Kean.

-No, avete fatto bene. Grazie. Non avrei voluto stare in quella trance. Grazie di avermi fatto svegliare. Ora se non vi dispiace vado a letto.- risposi calmo, facendomi strada fra i due e salendo le scale.

Arrivai in camera, mi chiusi la porta alle spalle e mi ci appoggiai, sbuffando.

Lentamente camminai verso il letto e mi ci buttai sopra a peso morto.

Dalla finestra entrava la luce della luna e del lampione acceso sulla strada. Guardai per un po' gli alberi fuori dalla finestra ma poi un oggettino appoggiato sul comodino attirò la mia attenzione.

Lo tastai con la mano per afferrarlo. Strizzai gli occhi per vedere meglio cosa fosse e mi resi conto che era un anello s'argento.

Precisamente quello che avevo regalato ad Iris e che poi lei mi aveva affidato in ospedale. Non gliel'avevo più ridato.

Mi sedetti sul letto e presi una scatolina dal comodino, ci frugai dentro finché non trovai una delle collane di Iris.

Era una semplice catenina d'argento con un ciondolo a forma di stella che aveva preso in un centro commerciale. Tolsi il ciondolo e ci infilai l'anello, poi me la allacciai al collo.

Mi stesi di nuovo e fissai per un po' il soffitto, finché non riuscii ad addormentarmi.

 

-CIao Oliver.- disse una voce nella mia testa.

-Ciao Iris. Che ci fai qui? Sto di nuovo sognando?- chiesi.

-Sì. E' solo un sogno. E' importante che tu lo sappia. Io non sono reale.- disse lei con un sorriso triste. Le presi la mano, come per confortarla, ma non riuscii a percepire il contatto.

-Visto? Sono solo un sogno.- rispose guarnendo le nostre mani intrecciate che però non si toccavano davvero.

-Va bene. E' solo un sogno. Per quanto ti voglia qui con me non voglio più tornare in quella specie di sonnambulismo.- dissi sicuro.

Lei annuì, continuando a guardare le nostre mani.

-Mi manchi tanto.- sussurrai con le lacrime agli occhi.

-Anche tu mi manchi, Oli. Ma non devi piangere.- disse Iris asciugandomi le lacrime.

-Non me ne frega niente. Voglio piangere perché ti amo e tu non ci sei. Anche se piangere non serve.- dissi continuando a singhiozzare.

-Va bene.- rispose lei calma, abbracciandomi. Non riuscii a sentire nemmeno le sue braccia attorno a me, ma provai a ricordare com'era abbracciarla, e fu come riaverla lì per un secondo.

Quando ci staccammo lei lanciò uno sguardo alla sua collana al mio collo.

-Vedo che mi hai fregato i gioielli.- disse Iris con un finto broncio.

-E io vedo che non hai perso il senso dell'umorismo. E non te li ho fregati. L'anello me l'hai dato tu!- esclamai indignato.

-Sì, e invece tu non hai perso l'atteggiamento da bambino di cinque anni.- replicò lei alzando gli occhi al cielo.

-No, sono ancora un rompipalle.- dissi sorridendo.

Anche lei rise. Quanto mi mancava la sua risata.

-Ci vediamo Oliver.- disse Iris dopo avermi guardato negli occhi. Sorrise e si alzò.

-No aspetta!- esclamai afferrandole la mano prima che se ne andasse. Lei si girò e mi guardò di nuovo negli occhi. In quel momento mi resi conto che riuscivo a sentire la sua sua mano e la mia che si stringevano.

-Non andare. Non ce la faccio da solo.- dissi ricominciando a piangere.

Lei mi sorrise e mi baciò, poi lasciò la mia mano e se ne andò. Scomparve e basta.

 

Mi svegliai di scatto, portandomi immediatamente la mano all'anello che portavo al collo.

Guardai l'ora: le tre di notte.

Provai a riprendere sonno, mi rigirai nel letto per un quarto d'ora, ma quando mi resi conto che non sarei riuscito a dormire di nuovo, mi alzai e mi sedetti alla scrivania.

Presi un foglio di carta e una penna e iniziai a scarabocchiare qualche parola.

 

-Matt! Ci vediamo fra dieci minuti alla sala di registrazione. Chiama gli altri.- esclamai buttando giù subito il telefono in faccia a Matt.

Mi alzai e corsi in sala di registrazione.

 

-Ragazzi, quanto ci avete messo?! Vi sto aspettando da dieci minuti!- esclamai scocciato.

-Oh, Oliver, scusaci se abbiamo dovuto svegliarci alle quattro di notte per raggiungerti qui!- sbottò arrabbiato Kean.

-Sì,sì, come vi pare. Seguite Sykes.- dissi entrando in una delle sale di registrazione.

-Ho scritto una canzone. Ed è perfetta. E voglio inciderla. Ora.- continuai serio mettendo i fogli con la canzone sul tavolo.

-Ora? Domani mattina non andava bene?- sbottò Lee.

-No.- dissi serio. -E' per lei, e ho paura di dimenticarla se non la incidiamo. Non voglio dimenticarla così non dimentico lei.- sussurrai fissando le scritte confuse sui fogli. -Dovrebbe fare tipo così.- dissi riprendendomi e iniziando a canticchiare un motivato.

 

 

  
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