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Autore: Vanilla_91    27/10/2013    12 recensioni
Kagome Higurashi ha 17 anni, ma non vive la tipica vita spensierata delle sue coetanee. Durante l'ennesimo litigio con sua madre, Kagome si ritrova inspiegabilmente a fare un salto temporale di quasi 600 anni, ritrovandosi in un luogo a lei del tutto sconosciuto.
L'ultima cosa che vede prima di perdere conoscenza sono dei misteriosi occhi scuri; ma saranno gli occhi di un nemico o di un alleato?
In un ambiente ostile, inospitale ed arido,si consumeranno bugie, intrighi, tradimenti, gelosie, scontri di volontà e lotte di potere.
Ma ciò che maggiormente unirà Inuyasha e Kagome, oltre ad un bramoso desiderio, sarà un misterioso segreto.
Dal 1° capitolo:
Brucia. Come la sabbia nel deserto, brucia il tuo tradimento.
Arde. Come il legno viene consumato dall’impeto del fuoco,così io vengo consumato dall’ira e dal rancore.
Muore. Così come si spegne la tua vita, così muore la mia anima.
Mi hai mentito, mi hai tradito.. non potrò mai dimenticarlo. Una vita sola non basterà per la mia vendetta.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Brucia. Come la sabbia nel deserto, brucia il tuo tradimento.
Arde. Come il legno viene consumato dall’impeto del fuoco,così io vengo consumato dall’ira e dal rancore.
Muore. Così come si spegne la tua vita, così muore la mia anima.
Mi hai mentito, mi hai tradito.. non potrò mai dimenticarlo. Una vita sola non basterà per la mia vendetta.
 
 
 
Mi chiamo Kagome Higurashi, ho 17 anni, ed abito a Tokyo. Mi piacerebbe raccontarvi di quanto sia bello vivere nella capitale giapponese, di quanto adori onorare le festività con la mia famiglia o di quanto sia ansiosa di assistere alla fioritura dei fiori di ciliegio con le mie amiche. Mi piacerebbe potervi dire che il mio problema più grande è la verifica di matematica che si terrà domani, o i sentimenti non corrisposti del ragazzo a cui non ho avuto neanche il coraggio di dichiararmi. Mi piacerebbe, ma non posso.
Non ho un ragazzo, non ho delle amiche, ma non ho nemmeno una famiglia.
Mio padre è morto prima che io potessi conoscerlo, così come i miei nonni. Sota, mio fratello maggiore, è fuggito via da questa bettola chiamata casa subito dopo aver compiuto la maggiore età, dimenticandosi della sua sorellina rompiscatole. E poi c’è lei: colei che biologicamente è mia madre, ma che nella quotidianità è la causa principale della mia infelicità.
È stata colpa sua se a tredici anni sono quasi stata violentata da uno dei suoi uomini di passaggio. Le sue relazioni più lunghe durano una notte e sin da bambina sono stata costretta ad assistere ad un via vai infinito di uomini. Credo che qualche volta sia anche rimasta in attesa, ma ricordo di averle sentito dichiarare che due figli erano già stati sufficienti ad incasinarle la vita.
Le mie riflessioni vengono interrotte quando la porta della mia camera viene violentemente aperta.
Una 40enne, esteticamente così simile a me, mi sta di fronte con espressione corrucciata.
-Buonasera, mamma.- la saluto in modo rispettoso, ma freddo.
-Dove sei stata finora, razza di sciagurata?- sbraita.
-Ho dovuto fare un doppio turno al bar.- le spiego.
Per pagarmi le tasse scolastiche sono costretta a fare un doppio lavoro. È faticoso per me mantenere un ritmo così incessante, ma adoro la scuola, adoro studiare, e lavorare mi permette di trascorrere più tempo fuori casa.
-E alla tua casa e alla tua famiglia non ci pensi? Chi dovrebbe fare tutte le faccende? Chi credi dovrebbe preparare la cena? Sono compiti che spettano a te! Sei solo una piccola ingrata, questa è la verità. Metterti al mondo è stato il mio sbaglio più grande.-
Chino il capo, nascondendo gli occhi già lucidi sotto la frangia scura. Non voglio mostrarle quanto sono fragile. Non voglio farle capire che, per quanto sia abituata alle sue urla, alle sue accuse, le sue parole mi imprimono ogni volta una nuova ferita.
Non potrebbe semplicemente amarmi per ciò che sono?
-Mi dispiace. In realtà avevo pensato che avresti potuto pensare tu alla cena solo per questa sera.- propongo, timidamente.
Solitamente sono io che svolgo tutte le faccende domestiche, che mi occupo di lei, ma mi piacerebbe che qualche volta fosse lei a prendersi cura di me.
Mi guarda allibita per qualche secondo, prima di scoppiare in una risata isterica. La sua ilarità dura pochi istanti, perché, poco dopo, uno schiaffo raggiunge la mia guancia sinistra, facendomi arretrare di qualche passo.
-Mi dispiace, mamma- mormoro remissiva, coprendo la parte lesa.
La rabbia si accende nel mio corpo, ma non voglio litigare con lei..per quanto pessima, è la mia unica famiglia.
-Piccola impudente. Sei già fortunata che io ti consenta di studiare. Dovrei venderti al migliore offerente. Credi che io non ti abbia vista? Pensi che io non mi sia accorta del mondo in cui cerchi di circuire i miei uomini?- urla, colpendomi ancora.
Sono troppo scioccata per evitare il suo manrovescio.
-Sei solo una piccola puttana.-
Le sue parole sono la goccia che fa traboccare il vaso.
Blocco il suo braccio, nuovamente pronto ad abbattersi su di me e deglutendo, per sciogliere il nodo che mi serra la gola, lascio libera di esplodere tutta la mia collera.
-Io non sono una puttana, non circuisco i tuoi uomini. Sei tu che ogni notte mi esponi a nuovi pericoli, che mi costringi a restare sveglia finché non sento i tuoi gemiti placarsi e la porta richiudersi. Hai idea di che inferno sia per me? Sai quanto mi sento sola?- urlo.
E come se le mie parole fossero null'altro che foglie al vento, lei scoppia a ridere.
L’indignazione mi fa scattare del tutto.
-Vorrei non essere tua figlia. Vorrei non essere mai nata. Vorrei non essere qui!-
Mentre pronuncio quelle parole qualcosa di totalmente inspiegabile e inaspettato accade. Una luce violetta illumina la mia piccola stanza senza finestre, abbagliandomi. Sono costretta a chiudere gli occhi, ma quando li riapro tutto è cambiato. Della mia camera non v’è più traccia.
Le pareti umide ed ammuffite, il mio letto cigolante e la mia scrivania scheggiata hanno ceduto il posto al nulla più totale. Se i Kami hanno deciso di esaudire le mie preghiere li ringrazio, avrebbero potuto però scegliere un posto più frequentato.
Mi stropiccio gli occhi per assicurarmi di non essere caduta vittima di una visione, ma lo scenario non cambia. Sono circondata da interminabili e ripetitive dune di sabbia e il caldo è insopportabile nonostante il mio abbigliamento leggero.
Come diavolo posso essere finita nel deserto?
Sono sconvolta, ma toccando la sabbia la sento calda e consistente al tatto. Non è un’allucinazione.
Cerco di non farmi prendere dal panico per la critica situazione. Trovarmi da sola nel nulla più assoluto non mi aiuta a mantenere la calma, ma so che dare di matto non mi servirebbe a nulla. Mi guardo intorno e sebbene tutto mi sembri staticamente uguale, mi avvio verso quello che credo sia il nord, nella speranza di poter incontrare qualcuno al quale poter chiedere spiegazioni.
Dove diavolo sono finita?
 
 
Sono ore che cammino, senza nemmeno sapere dove sto andando. Il caldo è tremendo ed insopportabile. Sono sudata, i capelli mi si appiccicano alla fronte e gli abiti alla pelle.
La suola delle mie scarpe credo si stia consumando, perché i piedi cominciano a bruciarmi. Ho fame, ma ciò che più di tutto mi logora è il bisogno d’acqua. Le labbra sono secche e il solo pensare a quel liquido trasparente mi accende una dolorosa arsura nella gola.
Tutte queste sensazioni sono troppo vivide, troppo dolorose, per essere il semplice frutto della mia mente.
All'improvviso tutto cambia.. vedo le cose da un’altra prospettiva.
Mi accorgo di aver ceduto, di essere caduta, quando sento lo spiacevole sapore della sabbia nella bocca. Riesco a voltarmi, dopo diversi tentativi. La sabbia mi scotta la schiena e il sole mi acceca, ma non mi importa. Sento il mio corpo in balia di uno strano torpore, come se non mi appartenesse più.
Sono stanca, debole, assetata. Non vorrei morire, sola , in questo luogo sconosciuto, ma non ho le forze per oppormi. Chiudo gli occhi, la terra trema e uno strano suono mi martella le orecchie. Sollevo le palpebre dopo quello che mi sembra un’infinità di tempo e tutto ciò che riesco a distinguere nella cortina di sabbia sono due occhi scuri, con particolari pagliuzze violacee, che mi scrutano.
Questa morte mi piace. Con lui non sono sola.






Angolino dell' autrice:
salve a tutti, rieccomi qui :D
Se vi state domandando se mi sto nuovamente imapntanando con più storie, la risposta è no. Ho pubblicato il prologo di questa che sarà la nuova storia, ma che continuerò solo dopo aver terminato "Come te..nessuno mai" e "All I ever wanted" che sono ormai agli sgoccioli.
Non so perchè a questa storia tengo particolarmente, ma è così xD E' il frutto del mio dolce lasciar vagare i pensieri all'università, quindi perdonate la pazzia xD
Voglio ringraziare anticipatamente tutti coloro che leggeranno e in particolare le ragazze che si sono iscritte al gruppo che mi hanno sostenuto in questa ennesima pazzia.
Rinnovo, a chi ne abbia voglia, l'invito a scriversi al gruppo https://www.facebook.com/groups/758064124210814/. Troverete un gruppo di pazze (che progettano rapimenti), spoiler, amicizia e tanto altro. Se vi fa piacere, vi aspetto numerosi quindi :)
Che altro dire? Ah sì, essendo un prologo mi piacerebbe molto conoscere il vostro parere, anche critico ovviamente. Non esitate quindi a lasciare una recensione :D
Baci, Serena ^^

 
   
 
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