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Autore: kiara_star    27/10/2013    6 recensioni
[Sequel de “La carezza di un'altra illusione”]
[a sort of Thorki; fem!Thor]
~~~
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
“Perché continui a vedere del buono in Loki?”
“Perché io so che c'è del buono.”
[...]
Siamo ancora su quel balcone?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?

“Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.”
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
~~~
~~
Ancora oggi Nygis riempie il cielo di stelle continuando a piangere per il suo unico amore, nella speranza che un dì ella possa tornare da lui.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda di Nygis'
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Cap1 Eccomi a voi con il tanto agognato(?) sequel de “La carezza di un'altra illusione”.
Sequel non direttissimo, nel senso che è ambientato post-The Avengers.

La storia non terrà conto delle vicende che verranno narrate in Thor: The Dark World.
Questi primi capitoli potrebbero essere (leggasi "sono") alquanto frenetici e caotici, è una scelta di gusto personale per dare più dinamicità all'intreccio.
Si alterneranno POV diversi e spero solo di non aver fatto un gran minestrone, perché il rischio c'era.
Non ho mai trattato tanti personaggi tutti insieme e vi chiedo fin da ora perdono se non riuscirò a render loro la giustizia che meritano.
Ribadisco gli avvisi del prequel:
- non ho conoscenza né di comics né di mitologia norrena, per cui a parte qualche riferimento tutto sarà frutto della mia fantasia;
- ogni scena erotica incest, qualora presente, verrà postata censurata per rispetto del regolamento.

La storia è totalmente plottata ma mi sono portata avanti solo di una manciata di capitoli. Cercherò di mantenere per quanto mi sarà possibile un ritmo di aggiornamento decente.
Mi sembra tutto.
Vi auguro una buona lettura e ringrazio chiunque abbia seguito “La carezza di un'altra illusione” con affetto e passione. È anche colpa vostra se questo sequel balordo ha visto la luce.
Kiss Kiss Chiara

Disclaimer: I personaggi Marvel sono dei legittimi proprietari. Eventuali original characters presenti all'interno di questa storia sono di mia proprietà e per tanto ne rivendico la paternità. Storia scritta senza scopo di lucro.




L' ultima lacrima



I.





Aveva udito i passi avvicinarsi lenti e decisi.
Il rumore delle suole che colpivano le pozze d'acqua del pavimento in pietra.
Li aveva contati tutti.
Non aveva mai ospiti, non amava averne.
Quando la figura comparve davanti a lui, non represse comunque un sorriso. Le solite vesti di uno sfarzoso ceruleo, l'oro dei Vanir al collo, alle dita delle mani, ai lobi delle orecchie. L'arroganza dei Vanir a risplendere su ogni gemma.
«Sembri a tuo agio su quel trono, ragazzo.» La voce era roca e profonda come ricordava, i suoi occhi lame nere e affilate come aveva imparato a temere.
Ma non era più un fanciullo, non bastava più qualche trucchetto per impressionarlo.
«Cosa vuoi?» chiese annoiato passando le dita sul bracciolo del suo seggio.
La figura sorrise. «Nulla di cui anche tu non possa godere, Loki: un'alleanza.»
Dalla sua gola salì una risata di beffa e si alzò scendendo i gradini impolverati della sala priva di luce naturale. Decine di vecchie torce adornavano i muri scarni, l'acqua filtrava dalla volta di roccia come fosse un lungo e interminabile pianto.
«Un'alleanza? Con te? Styrkárr, per favore, sii serio.»
«Oh, mai stato più serio di così, ragazzo mio.» I suoi occhi neri si piegarono in due archi e le labbra scoprirono i denti in sorriso mellifluo. «So che sei a corto di alleati, tuo fratello ti ha fatto terra bruciata intorno e nessuno ha intenzione di ritrovarsi contro Thor Odinson. Mi sembra un comportamento lecito, codardo forse, ma non neghiamo a nessuno la libertà di scegliere da quale parte schierarsi.»
Loki annuì e girò lentamente attorno al suo visitatore. «E tu vorresti stare dalla mia, giusto?»
«Sono sempre stato dalla tua.»
Quando lo fronteggiò ricambiò quel sorriso. «E se io non volessi stare dalla tua, Styrkárr?»
«Perderesti l'opportunità di avere ciò che brami da sempre, Loki.»
Rise di nuovo. Styrkárr continuò a sorridere.
«Grazie dell'offerta, ma preferisco prendere da solo la testa di mio fratello. Non ci sarebbe gusto a lasciarlo fare a qualcun altro.» E con lenti passi tornò sul suo trono ma una nuova presenza lo obbligò a prestare nuovamente attenzione alle sue spalle.
«Ma Styrkárr non parlava della sua testa, Loki.»
Quella voce la ricordava bene, l'aveva odiata troppo per poterla dimenticare.
«Hai un bel coraggio a mostrati qui, Incantatrice.»
«Quanto ne hai tu a rifiutare la nostra offerta senza neanche udirla.»
Si sedette con lentezza e scrutò a lungo i due visi, quello sorridente di Styrkárr, quello insopportabile della donna al suo fianco.
Rivide vecchie immagini assolate. Risentì due voci all'ombra di un ciliegio.
Udì il suono fastidioso di baci umidi. Carezze su una pelle non sua.
Il male che mi hai fatto non sarà mai lavato via abbastanza, fratello...
«Ascolta cosa abbiamo da proporti e poi deciderai di conseguenza. A noi serve il tuo aiuto, non nascondiamolo, altrimenti non saremmo qui.»
«Ho sempre amato la tua schiettezza, Vanr» sospirò passandosi un dito fra le labbra.
Styrkárr fece un cenno con il suo capo privo di capelli. «E io la tua intelligenza, Loki, e so che quando sentirai cosa posso, anzi, possiamo offrirti, sarai più che lieto di stare dalla nostra parte.»
Prese un respiro e annuì. «Avanti, allora, avete la mia attenzione. Sfruttatela al meglio e non vi ritroverete senza vita negli attimi che seguiranno le vostre parole.»
Styrkárr rise e lei lo guardò con un ghigno che gli fece prudere le mani.



*



«Allora, ti sembra uno scambio equo?»
Loki sorrise. «Quando iniziamo?»
Più di una risata risuonò nella cavernosa sala.





₪₪₪





La polvere dei calcinacci gli era entrata fin dentro alle narici. Tossì un paio di volte e tornò a guardare la situazione. Non andava bene.
C'erano troppi civili e pochi uomini per contrastare l'attacco.
Martedì pomeriggio nel bel mezzo della città: sarebbe stato un massacro.
«Stark?»
«Dimmi, capitano.»
Coprì con il palmo della mano l'orecchio destro per riuscire a sentire al meglio la sua voce.
«Cerca di allontanarli da qui, portali verso sud, lontano dal quartiere.»
«Sarò un'esca magnifica, vedrai.»
Un'altra scossa gli fece quasi perdere l'equilibrio.
«Stark? »
«Già ti manco, Rogers?»
«Porta Thor con te, in due attirerete un numero maggiore.»
Salì sul cofano di un'auto e poi su quello dell'auto accanto.
«C'è un piccolissimo problema, però.»
Raggiunse in breve di nuovo l'epicentro della battaglia da cui era stato allontanato a causa di un colpo di quei dannati mostri bianchi.
«Quale?»
Lo scudo volò dritto nello stomaco di uno di loro e lui lo recuperò per poi farlo collidere contro il cranio di un altro.
«Thor è alquanto impegnato al momento. Credo stia facendo un'altra predica da buon samaritano a suo fratello.» Alle sue spalle un esplosione fece crollare al suolo un gruppo di sette sbiancati, come li aveva rinominati Tony - per Thor quelli si chiamavano Fruxer.
Alzò la testa e vide Iron Man volteggiare su di lui. «Attento anche alle chiappe, capitano.»
«Grazie per il consiglio, Stark, ora vai e porta questi bastardi lontano da qui.»
«Agli ordini.»
Iron Man volò verso sud e Steve decise che era meglio raggruppare tutti in un unico luogo ben circoscritto, anche se erano in pochi avrebbero comunque evitato che facessero maggiori danni. Gli agenti dello S.H.I.E.L.D. erano giunti in supporto, ma non aveva intenzione di chiamarli nello scontro diretto.
Erano solo uomini, e benché il loro coraggio ne aumentasse il valore, rimanevano solo uomini.
Come me, si diceva spesso.
Un siero, niente di più, per il resto era di carne e paura.
«Barton, come va?»
«Se ve ne avanza qualcuno mandatelo da me, qui c'è davvero poco con cui giocare
Bene, voleva dire che stavano avendo la meglio.
Con un paio di gomitate mise a tappeto un altro pugno di esseri.
«Thor?... Thor?»
«È in pieno Central Park con Loki, capitano. Non ti darà retta.»
La voce di Natasha risuonò nel suo orecchio.
«Raggiungilo se puoi-» Udì un rantolo e poi un tonfo. «Tutto bene, Romanoff?»
«Sì, ho solo bisogno di una doccia, ma ho un po' di compagnia adesso, non credo di liberarmi a breve.» Altro rantolo, altro tonfo.
«Va bene, andrò io.»
Steve guardò alla sua sinistra un gruppo di sbiancati che se la stavano prendendo con una cabina telefonica, all'interno c'era un uomo che cercava di proteggersi con una ventiquattrore nera.
Lo scudo viaggiò contro una testa, poi contro un'altra. Il terzo lo abbatté con un calcio.
«Tutto intero?»
Lo tirò per un gomito aiutandolo a rimettersi in piedi.
«S-sì, sì. Grazie, capitano.» Aveva gli occhiali rotti e un sorriso grato sulla faccia tonda.
«Cerca un posto dove nasconderti.» Gli consigliò indicandogli con un cenno del capo un edificio poco distante.
L'uomo annuì stringendo fra le dita la sua valigetta e lo ringraziò per l'ennesima volta.
Steve guardò i corpi a terra dei nuovi amici di Loki e sospirò.
C'era qualcosa che non andava, quell'attacco era stato strano da quando era iniziato.
Un ringhio animalesco salì alle sue spalle, con una gomitata lo fece tacere.
Decise che avrebbe lasciato le riflessioni a quando l'asfalto non fosse diventato bianco.



*



Il fulmine tagliò verticalmente un albero e le fiamme presero a salire alte.
«Richiama queste bestie, adesso!»
«Oh, e perché dovrei? Lascia che si divertano anche loro.»
Thor strinse i denti e strinse l'impugnatura di Mjolnir. Il sorriso di Loki si allargava secondo dopo secondo.
«Perché li hai condotti qui? Quale altro piano insensato hai la presunzione di portare a termine?»
«Nessuno, a dire il vero. Mi stavo solo annoiando.»
Mjolnir volò verso di lui ma colpì solo il terreno, Thor lo richiamò giusto in tempo per proteggersi da un pugnale che stava per colpirlo alla schiena.
Si ritrovò comunque a terra e dovette rialzarsi velocemente prima di finire sotto l'ennesimo colpo.
«Tu non ti annoi mai, fratello?» rise Loki mentre tentava di colpirlo ancora. Stavolta riuscì a frenare il suo polso.
«Smettila!»
Sorrise ancora e Thor sentì una scossa lungo il braccio che gli fece lasciare la presa - no, non una scossa, un brivido.
«Non credo che lo farò.»
«È della vita di persone innocenti che stiamo parlando, Loki, non sono giocattoli. Non puoi pensare che io ti lasci continuare questa o altre follie.»
Mjolnir riempì di nuovo la sua mano.
Loki lo fronteggiava sorridente.
Thor ancora non capiva.
Era un ciclo senza interruzione. Avrebbero continuato a lottare in eterno.
Loki avrebbe attaccato impunemente la sua amata Terra e lui l'avrebbe difesa allo stremo, poi lo avrebbe avuto in pugno e non sarebbe riuscito a spezzare la catena.
Loki andava via e poi tornava.
Thor vinceva ogni scontro e poi si sentiva un perdente.
È mio fratello, diceva, e nessuno dei suoi compagni osava più contraddirlo, eppure lo pensavano tutti.
Non è tuo fratello, è un mostro.
Non è tuo fratello, ha tentato di ucciderti decine di volte.
Non è tuo fratello, è un nemico.”
Alle volte Thor aveva timore che un giorno avrebbe creduto anche lui a quelle voci e avrebbe smesso di sperare di veder ritornare il vecchio Loki, il suo Loki.
Quando lo chiamava “fratello” mentiva ogni volta, perché Thor non riconosceva quegli occhi verdi, non riconosceva quel sorriso né la sua voce.
Chiunque fosse l'uomo con cui continuava a lottare, non era Loki. Non voleva che lo fosse.
«Sai cosa ho promesso loro, Thor? Avanti, prova a indovinare.»
«Non ho tempo per i giochi, ora richiama questi esseri immondi e tornatene da dove sei venuto e cerca di evitare di rimettere piede qui finché la mia collera non sarà placata.»
Il suo viso serio si scontrò con una risata. «Oh, accidenti, eri quasi convincente!»
Il pugnale passò da una mano all'altra. «Ho detto che avrebbero potuto depredare e saccheggiare ogni cosa, che avrebbero potuto far prigionieri e schiavi tutti i mortali che intrecciavano la loro strada.»
Provò a muoversi ma sentì i piedi incollati al suolo. Loki iniziò a camminare lentamente verso di lui e Thor capì tardi di essere caduto in un altro dei suoi inganni, probabilmente un incantesimo di stasi o qualcosa di simile. Si maledì per quanto riusciva a essere poco accorto quando si trattava di lui.
Saettò con gli occhi al martello non riuscendo però a sollevare la mano.
«I Fruxer, a differenza di ciò che si crede, amano seviziare e torturare le loro vittime - e hanno molta fantasia, credimi. Immagina cosa possono fare ai tuoi amati terrestri.»
La rabbia gli salì in gola acida eppure la sua lingua non riuscì a pronunciare una sola parola.
«In questo sono molto simile a loro, lo sai?» L'indice di Loki sfiorò la sua armatura e il suo viso si deformò in un'espressione di puro sadismo. «Potrei trascorrere i prossimi secoli a sentirti urlare e mi inebrierei del sangue scarlatto che dipingerebbe il pavimento e le mura. Le tue urla raggiungerebbero anche le orecchie della tua preziosa Jane...» Il cuore stava pompando forte eppure si sentiva sempre più debole, sempre più lontano da quel luogo.
Da quando aveva iniziato a udire quel fischio? Da quando le sue dita avevano lasciato la presa di Mjolnir?
Non aveva sentito il tonfo, non aveva avvertito le mani formicolare.
Le gambe... Le gambe stavano diventando troppo molli.
Cercò con gli occhi qualcosa, qualcuno - Chi? Steve? Steve era lì? - ma riusciva solo a vedere quelli di fronte a lui, quel verde penetrante più della fitta vegetazione che li circondava.
«Sarebbero secoli di pura gioia, ma alla fine, non mi lascerebbero niente.» La sua mano aveva raggiunto il suo viso ma Thor non la sentiva sulla pelle, non sentiva nulla. «E io voglio tutto, e lo avrò, Thor, e tu non riuscirai a impedirmelo stavolta.»
Poi anche gli occhi di Loki sparirono, anche la sensazione di debolezza svanì.
La sua voce fu l'ultima cosa che udì.
«Addio, fratello.»
Poi fu solo buio.



*



«Signore, l'energia è al 20%
«Grazie per l'informazione, Jarvis.»
«Dovrebbe prendere in considerazione la possibilità che la Mark non mantenga gli standard se dovesse scendere sotto la soglia del 15%
«Lo prenderò in considerazione.»
«È sempre un piacere darle consigli che poi ignorerà totalmente.»
«Piacere tutto mio, Jarvis.»
Ormai aveva limitato l'attacco a un solo isolato, al di fuori del perimetro non c'erano più sbiancati e con ogni probabilità quelli che erano rimasti avrebbero fatto tutti la fine del topo e il formaggio.
Però...
Ogni volta che Loki faceva loro "gradite" visite, si portava sempre dietro qualche mostro uscito dai peggiori videogiochi giapponesi, ma di solito per quanto brutti e disgustosi e vestiti male potessero essere, avevano sempre un loro scopo, per lo meno nell'ottica contorta e bacata di quell'asgardiano.
Questi sbiancati invece sembravano hooligan ubriachi di camomilla scaduta. Generavano caos, facevano un gran macello - Dio solo sapeva quante ne avrebbero sentite lui e gli altri per i danni a tutta la città - ma erano fondamentalmente degli inutili mostriciattoli albini, e pure parecchio stupidi, visto che si erano lasciati raggruppare facilmente come delle pecore. Giusto, pecore! Ecco cosa gli avevano ricordato a prima vista.
Perché li hai portati qui, brutto schizzato?
Non perse troppo tempo a cercare una risposta.
«Jarvis?» Volò sopra il recinto immaginario che aveva realizzato e si fermò al centro. «Che ne dici di un mega barbecue?»
«Dico che non è una buona idea, signore
Tony sorrise da sotto al casco allungando entrambe le mani in avanti.
«Lo immaginavo.» Un attimo dopo aveva iniziato a colpire con facilità tutti gli sbiancati - Frustor? Fucer? Come li aveva chiamati, Thor? Fruben?
«Ehi, falco, dovresti sentire che profumino si sente da queste parti.»
«E tu dovresti sentire come mi sto gelando il culo dalle mie. Mi hai lasciato su questo tetto da ore, Stark!»
Tony rise e abbrustolì l'ultimo Fruxer - se l'era ricordato alla fine.
«Hai finito le frecce, Robin?»
«No, ho finito i bersagli, perciò vieni a recuperarmi ché mi sono divertito poco oggi
Ormai non c'era più ombra di sbiancati o Fruxer o pecore in giro. Dovevano solo andare a prendere a calci quel rompiscatole e sperare che stavolta Thor decidesse di fargliene dare qualcuno anche a lui.
Volò in direzione del palazzo dove intravide facilmente la sagoma di Clint.
Anche Tony si era divertito poco quel giorno, e un barbecue non bastava di certo.
«Sono da te fra cinque secondi. Lanciati.»
«Cosa? Senti, Stark, non sono in-»
«4, 3, 2...»
«Oh, DANNAZIONE
Quando sentì il peso di Clint colpirlo sulla schiena sentì anche quello di un paio di pugni. «Pazzo bastardo!»
Per fortuna la Mark non era permalosa.



*



Aveva capito che c'era qualcosa che non andava ma avrebbe dovuto capirlo prima di ritrovarsi con le spalle contro il tronco di un albero e con il corpo bloccato da cerchi di energia - luce? Magia? Qualsiasi cosa fossero non riusciva a muovere un muscolo.
«Mi dispiacerebbe farti del male, soldato, ma non posso lasciarti ficcare il naso. Non costringermi a segnare quel tuo bel viso.» La donna di fronte a lui teneva una mano tesa davanti a sé e Steve era certo che fosse una specie di maga o roba simile, di certo un'alleata di Loki.
Era in momenti come quello che si sentiva davvero solo un ragazzotto del '40.
Guardò oltre le spalle della donna, di nuovo verso Thor che sembrava immobile quanto lui, ma decisamente in una posizione peggiore, visto che la persona che gli si stava avvicinando era quel folle di suo fratello.
«Lasciami andare, chiunque tu sia.» Provò a divincolarsi senza successo. Loki nel frattempo lo aveva raggiunto. «Thor?» lo chiamò ma non sembrò sentirlo. «THOR?»
«È inutile, bel soldato, non può sentirti.»
«Chi sei? Cosa vuole Loki stavolta?»
La donna sorrise da sotto una cascata di capelli così chiari da sembrare d'argento, e fece qualche passo verso di lui.
Steve tornò a guardare ciò che accadeva a qualche decina di metri.
«Cosa vuole? Quello che vuole da sempre.»
«Di che parli?»
Era bella, anche troppo, di una bellezza che chiaramente aveva poco a che vedere con l'essere umana. Ormai aveva imparato a farsi poche domande perché tutte le risposte erano di difficile comprensione - di impossibile accettazione. E in guerra se perdi un secondo di troppo a pensare, puoi beccarti un proiettile, se sei fortunato.
«Ti basti sapere questo: se Loki otterrà quello che vuole, non dovrete più preoccuparvi di lui. Non è una buona notizia, bel soldato?»
Respirò sempre più a fondo ma quando vide Thor accasciarsi al suolo tentò nuovamente di liberarsi.
«Thor? - Maledetta, lasciami andare!»
La donna gli diede le spalle e con un gesto della mano fece svanire i cerchi di luce. Steve si ritrovò in ginocchio ma si mise velocemente in piedi.
«Cercate di andare d'accordo, ho sentito dire che ha un carattere difficile.»
Non capì le sue parole ché la vide letteralmente sparire.
«Thor?» Da lontano il corpo non sembrava si muovesse.
Cercò Loki: non c'era.
Iniziò a correre.



*



«Nat, che ti è successo?» Clint la osservò mentre si toglieva qualcosa dai capelli e ghignò divertito. «Non sono brandelli di carne, vero?»
«No, è un fermaglio all'ultimo grido» sospirò lei pulendosi le mani addosso. «E tu che hai? Mi sembri alquanto pallido.»
«Un pessimo volo, tutto qui.»
«Servizio di prima classe, però. Diamo onore al merito.»
Iron man atterrò accanto a loro e Clint gli lanciò un'occhiataccia appuntita come i suoi dardi.
«“Merito” un corno, Stark!»
«La prossima volta prendi l'ascensore.»
«Oh, lo farò, non dubitarne.»
«Signore, calmatevi. Allora, sono finiti?» chiese Natasha e Clint annuì. Sì, erano finiti, purtroppo.
Non era stata una battaglia epica, aveva avuto appena il tempo di scaldare le dita. Quei così si facevano colpire come se fossero nati per essere infilzati dalle sue frecce.
Un lavoro ordinario, troppo ordinario.
Prese a regolare l'arco mentre sentiva nelle orecchie la voce di Steve.
«Ragazzi?»
«Capitano, tu hai ancora qualche culo pallido da far fuori?» chiese sorridendo a Nat, ma la voce di Steve gli rispose con troppa agitazione.
«Thor... Non lo so, credo stia male!»
Aveva già afferrato una spalla di Iron Man.
«Arriviamo.»
Nat si appropriò dell'altra.
«Cerca di non vomitarmi addosso, Barton, d'accordo?»
Strine il metallo e sospirò.
Forse no, non era per nulla un lavoro ordinario.



*



Quando era arrivata la chiamata, Bruce era nel suo laboratorio.
“Un attacco al centro di New York.” Aveva tuonato Fury da uno schermo.
“Chi?” Aveva chiesto Steve.
“Loki e qualche amico.”
Tutti avevano sbuffato. Thor non aveva detto una sola parola.
“Se abbiamo bisogno...”
“Fatemi un fischio.”
E poi erano tutti scesi in campo.
Bruce no, Bruce non scendeva in campo se poteva evitarlo. Bruce non poteva permettere che l'altro facesse più casini di quelli che doveva aiutare a sistemare.
Non aveva neanche acceso la tivù, non gli piaceva vederli e non essere lì, non gli piaceva sentirsi in qualche modo in colpa.
È per il loro bene, si diceva.
Quando avranno bisogno di me, mi chiameranno. Dio, fa' che non abbiano bisogno di me.
Stava digitando qualcosa al pc quando aveva udito l'ennesima esplosione.
Ignorarla era difficile e non aiutava, ma nessuno lo aveva chiamato.
Le cose non erano così drammatiche.
Non era la prima volta, sarebbe andata bene anche quel giorno.
Poi Jarvis aveva parlato e lui aveva poggiato gli occhiali sulla scrivania.
«Dottore, il signor Stark chiede di lei.»
La sua armatura la indossava sempre senza alcun orgoglio.
«Dove sono, Jarvis?»
«In soggiorno, dottore
Guardò inconsciamente verso l'alto come volesse chiedere alla A.I. di Tony di leggergli nella mente.
In soggiorno?
«Stanno tutti bene ma chiedono di lei.»
Prima o poi avrebbe dovuto domandargli come diavolo l'avesse programmato.



*



Il ghiaccio tintinnò nel bicchiere e dopo fu lo scrosciare del whisky a risuonare nella stanza.
«Qualcuno ne vuole uno?» Nessuno gli rispose e Steve gli aveva appena tirato un destro micidiale con una sola occhiata – e lui non indossava più la Mark. «Ok, come non detto.»
Poggiò la bottiglia sul bancone e raggiunse gli altri che continuavano a guardare il divano come se vi fosse adagiata la Sacra Sindone.
Avevano cercato Bruce per avere qualcuno che riuscisse a capire cosa diavolo fosse successo a Thor e invece il buon dottore aveva solo sgranato gli occhi e detto un balbettante “C-che?!
Molto, molto scientifico.
«Beh, respira, è già un fatto positivo» sospirò bevendo un sorso generoso di alcol. Solo Clint lo guardò mentre gli altri erano ancora troppo occupati a non dire nulla.
«È stato Loki, questo mi pare ovvio.» La verità uscì dalla bocca di Bruce.
«Speravamo in qualcosa di più preciso, dottore. Sei tu l'esperto.»
«Esperto? No, no, io sono un dottore in fisica, non in anatomia - ho dato solo quattro esami in medicina, per la cronaca -e mi sembra chiaro che qui la questione sia un tantino anatomica.»
«Molto anatomica, direi.» Ah, Clint, meno male che c'era lui. Tony gli lanciò un sorriso obliquo che Barton ricambiò solo in parte avvertendo addosso come aghi aguzzi gli occhi di Steve.
«Siamo sicuri almeno che sia Thor?» chiese ancora Bruce.
«Sì, l'ho visto io accasciarsi al suolo ed era... era Thor, ma quando l'ho raggiunto...»
«Hai trovato Aurora[1]. Chiaro, Cap.» Finì il suo whisky e decise che era meglio farsene un altro, almeno prima di parlare con Fury. Non credeva avrebbe preso positivamente la notizia che uno dei suoi campioni, come amava definirli il fu Thor, fosse stato convertito in una coniglietta di Playboy - da quel poco che lasciava intravedere l'armatura adesso troppo larga, le curve erano tutte a loro posto.
«Perché Loki ha trasformato Thor in una donna? Poteva ucciderlo, ne ha avuto l'occasione.» Steve parlò ancora continuando a tenere lo sguardo fisso sulla donna che sembrava dormire profondamente.
«Perché è uno psicopatico con manie di grandezza e sessualmente confuso?» suggerì Clint.
«O perché gli era utile.» La risposta di Natasha era molto simile a quella che si era dato lui.
Ormai era chiaro che l'attacco di quei pecoroni era stato solo un modo per tenerli occupati e permettere a Loki di portare a termine quel suo bizzarro piano.
«Utile per cosa?»
Un brontolio però non permise a Bruce di avere risposta.
Tony buttò giù in un solo sorso il nuovo shot e si poggiò con i gomiti allo schienale del divano guardando due palpebre che si sollevavano.
Sapeva che Steve non l'avrebbe presa bene ma, al diavolo, lo avrebbe fatto lo stesso.
Sorrise e... «Buongiorno, principessa.»











***



Note:
[1] Aurora è il nome della Bella Addormentata nell'omonima fiaba.



  
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