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Autore: elyforgotten    27/10/2013    13 recensioni
La storia mai raccontata tra Elijah e Katherine.
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"Questo è un amore tra due bellissimi e maledetti cigni neri.. un amore proveniente da un passato mai dimenticato, che non ha futuro, e che metterà a dura prova le loro stesse anime."
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Che cosa sarebbe l'amore, se non avesse la morte dietro di sé?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elijah, Katherine, Pierce
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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THE BEGIN

 

 

Ci sono storie diverse dalle fiabe, quelle dal sapore tragico, che traggono il proprio svolgimento dai suoni oscuri della morte e dal colore del sangue. E l’epilogo, in questi casi, non può mai essere dei più felici o sereni. La vera cruda realtà è un mondo bastardo in cui i buoni sentimenti vengono divorati e le persone altruiste calpestate sotto le suola dei cattivi.

Un mondo che dirige un’orchestra sprezzante di tradimenti e bugie.

La verità per Katerina Petrova era stata un piatto indigesto che ancora le pesava dolorosamente nello stomaco e le dava un sapore amaro in bocca insieme già a quello del sangue. La giovane bulgara aveva sopportato tante brutte cose nella sua breve vita, ma mai una cosa del genere e mai si sarebbe aspettata quanto l’inferno nel quale era destinata a scendere fosse così oscuro e tenebroso. Se ne era resa conto troppo tardi perché lo aveva reputato prima d’allora come un paradiso, fatto di colori, feste e gioia.

Inganni ipocriti, finzioni per far sembrare bianco ciò che è nero.

Per questo ora stava scappando, ai limiti delle forze e con le membra stanche. Aveva un taglio profondo sulla fronte, il fiato pesante e non riusciva ad orientarsi nella foresta buia; non poteva far altro che scappare a velocità sempre maggiore per sfuggire al suo fato maledetto.

Non si sarebbe mai fatta prendere. Quei mostri non avrebbero mai avuto la sua vita per il loro insano desiderio. Meglio la morte, di cui loro erano tessitori molto abili e esperti.

Purtroppo durante la fuga Katerina era inciampata maldestramente e per la troppo fatica il corpo non era riuscito ad alzarsi, così si era rannicchiata dietro un albero, coprendo il terreno anche del cadavere del suo amore.

Se amore poteva definirsi ancora tale, dopo aver scoperto la verità a lei celata per così tanto tempo che proprio sbugiardava quel sentimento. Le ferite di quella delusione bruciavano più di quelle del corpo traumatizzato.

Cercò più che poté di nascondersi, di non far sentire il suo fiato accelerato per la corsa, quando all’improvviso nel buio della notte sentì un urlo. Una voce che la invocava a gran forza.

Molte volte aveva udito quella voce, che le ricordava delicate onde di seta. Ora però aveva solo traccia di pericolosità, di minaccia mortale. Il suo salvatore si era poi rivelato il carnefice peggiore.

Katerina!”

Quell’ordine imperioso non prometteva nulla di buono e Katerina cercò con tutte le sue forze di anestetizzare ciò che sentiva nel cuore, un tempo pieno d’amore proprio per lui, ma che ora invece vi dimorava il terrore. Paura totale, tanto che le vene si ghiacciarono.

“So che sei vicina.”

Altre parole terribili. Il passo di un cacciatore pericoloso che stava per avvicinarsi, per intrappolare la sua preda.

Ma era davvero lui? Per lei era ancora impossibile, non si capacitava che un uomo dotato di così tanta gentilezza e eleganza, che aveva alleggerito le sue giornate buie, potesse essere un tale mostro senza scrupoli.

“Sento l’odore del tuo sangue.” Quel sibilo basso, come quello del predatore quale era, la fece rabbrividire fin dentro le ossa; una sensazione che non aveva mai sentito prima d’ora e che non credeva di provare la prima volta proprio a causa sua.

Così Katerina lasciò da parte gli stupidi pensieri, i rimpianti di un passato dissolto dalle menzogne, e cercò di trovare un modo di fuggire via senza farsi notare.

Si alzò malamente contro l’albero, non osando neppure respirare e con l’aiuto di Trevor, usato da lei come via di scampo, riuscì a sorpassare i suoi inseguitori. E così Katerina si lasciò alle spalle la figura pericolosa e temeraria di Elijah Mikaelson, la cui maschera di gentilezza e nobiltà era appena caduta sulle foglie infangate e stropicciate della foresta per mostrare il suo vero volto bestiale e demoniaco che reclamava vendetta.

Se la sarebbe potuta tenere la sua vendetta e Katerina pregò che con quella si strozzasse, che gli comprimesse l’aria in petto, impedendogli di andare avanti nella sua fasulla e vuota immortalità. Lui non l’avrebbe mai più avuta e lei non si sarebbe lasciata più afferrare dal buonismo dei sentimenti.

Katerina Petrova era arguta e intelligente ma anche sensibile e fragile. Aveva desiderato ciò che era proibito, trasformandolo così nella sua condanna maledettamente incalcolabile e imprevedibile.

E mentre fuggiva via, la fanciulla calpestava i suoi stessi sentimenti con la forza di uno che vuol sopravvivere a tutti i costi; calpestò la sua stessa anima. Ne trascinò la carcassa fino al rifugio di Rose Famil e lì sarebbe rimasta sepolta per rinascere sotto un’altra forma, un’altra se stessa.

Fuori nell’oscurità pareva predominare una tempesta di urla, il vento strideva in maniera terribile ma nel suo cuore, tra i suoi resti, vi era solo silenzio. Il silenzio di un cuore morto, lo stesso che combaciava in quello di Elijah Mikaelson.

E gli spettri della foresta buia, i tessitori del destino, fecero da testimoni al mutamento di queste due anime condannate fin dal principio.

 

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Katherine Pierce si era sempre detta che meritava una vita serena sotto un cielo limpido, privo dalle nubi con cui il passato può oscurarlo. Dopo ciò che aveva passato per proteggere Katerina se lo meritava eccome, visto che aveva rinunciato a tutto per sopravvivere.

500 anni. Un gran traguardo.

E il traguardo era purtroppo stato raggiunto con affanni di paura, la stessa che l’aveva colpita quella notte nella foresta.  

Ora però Katherine doveva rimboccarsi le maniche come sempre e cercare una via d’uscita da quell’inferno schifoso. Ma come? Si era fatta beccare e ora era tenuta imprigionata da due aguzzini micidiali, aguzzini che non erano cambiati col tempo. Anzi, se era possibile, il loro bisogno di vendetta era aumentato da farne la ragione d’esistenza. E lei sapeva benissimo che quando si ha una sola ragione per sopravvivere la caparbietà sale alle stelle e affronta le più alte montagne.

Quei maledetti ce l’avevano infine fatta e ne era la prova il suo essere segregata obbligatoriamente in uno schifo d’appartamento, senza alcun contatto esterno e immersa nella noia. Almeno quel giorno non vi erano state torture fisiche, anche se il corpo ciondolava dalla stanchezza sulla sedia ove era seduto.

Portava indumenti semplici, troppo secondo il suo stile, capelli ricci ormai abbandonati a una sfila di nodi, unghie rotte e l'espressione del viso era piena di smorfie.

Odiava stare lì e se lo ripeté nella mente quando aprì meglio le palpebre indebolite.

Il mondo in poco tempo si contrasse, fino a che non si ridusse nel nero dei suoi occhi.

Per poco Katherine non ebbe l’impressione di star vivendo un incubo di tenebra da cui non vi è risveglio nella luce.

Quell’Originale dal gusto impeccabile non perdeva occasione di sbatterle contro la sua inqualificabile freddezza attraverso un semplice sguardo. Quel giorno Elijah Mikaelson girava col suo passo elegante per l’appartamento, sistemando alcune cose, e apparentemente era disinteressato a quella terza e strana presenza nella sua dimora; ma gli occhi stretti in due fessure nere non la perdevano mai di vista, come un falco predatore. A intervalli brevi o lunghi di tempo, ma comunque si posavano su di lei, senza esternare niente che non fosse glacialità e presa di potere.

Indossava il suo classico smoking scuro, capelli sempre perfetti senza un ciuffo fuoriposto. Tranquillissimo, come se non avesse un sequestrato in casa e le promettesse ogni volta che gli aggradava degli sguardi di morte.

Katherine tuttavia era stanca di quella stupida recita.. che la uccidessero senza troppe chiacchiere e la facessero finita. Erano due settimane che era rinchiusa lì, obbligata a comportarsi come gli altri ordinavano e a restare a subire numerosi tormenti fisici.

Klaus aveva sfruttato la sua amicizia con Isobel e l’aveva poi catturata, soddisfando così la sua sete di vendetta che durava da secoli. Ed era andata sempre peggiorando col tempo, e non perché il carattere di Klaus era sempre più intrattabile, ma perché in veste di boia con la spada luccicante del giudizio era poi sopraggiunto Elijah. Il fratello ritenuto il più gentile e affascinante dei due quando in realtà nel far paura era tale e quale all’altro.

Segregata con le uniche due persone che Katherine aveva sempre temuto.. proprio lei, la stronza manipolatrice. Incutere terrore era un dono che gli Originali avevano nel sangue e nemmeno lei poteva gareggiare ad armi pari dinanzi a loro.

Klaus la umiliava con torture fisiche, battute pungenti e sguardi da serpente pronto a morderti. Elijah invece tutto il contrario. Si limitava a fissarla con sguardi ricolmi di vuoto, freddezza e severità invalicabile. Non le rivolgeva mai la parola, se non per il stretto necessario, non la toccava mai ma non per questo Katherine lo temeva di meno.

Perché in fondo al suo cuore sapeva che sarebbe stato lui quello che l’avrebbe fatta soffrire di più. Era stata proprio lei, stupidamente, a dargliene per prima la possibilità 500 anni prima.

Già sentiva un fastidio continuo per via del suo impenetrabile silenzio e il suo ostinarsi a guardarla in quel modo; non avrebbe retto a lungo e infatti la sua lingua tagliente non tardò a uscire.

“Se è questo il tuo modo di farla pagare a qualcuno mi deludi enormemente Elijah. Credevo potessi competere con Klaus ma lui sa farlo molto meglio, credimi.” Mormorò saccente e serrando le braccia magre al petto.

La battuta attirò inevitabilmente l’attenzione di Elijah, che comunque rimase nella sua compostezza distaccata e non si prese neppure il disturbo di alzare lo sguardo su di lei mentre toccava delicatamente un libro sul tavolo.

“Ci sono molti modi per uccidere e provocare la mia pazienza è uno di questi. Ti invito a rilassarti Katerina per il tempo che ti concederemo.” Il suo parlare inquietante si mescolò incredibilmente con l’eleganza con la quale muoveva le mani.

Elijah non perdeva mai ciò che era, era pieno di classe ma pericoloso. Era insieme bello e agghiacciante. Non avresti mai potuto trovare un aspetto solo, li avresti dovuto sopportare entrambi e quella confusa e strana mescolanza ti avrebbe fatto per prima cosa irrigidire, per poi tremare fin dentro le ossa. Perché non sapevi mai cosa potevi aspettarti da quell’uomo di ghiaccio, a contrario di Klaus.

Non poter anticipare le sue mosse, la rendeva infatti furiosa e inviperita.

“Spiegami come posso rilassarmi se non posso fare niente.” Replicò stizzita sbattendo le mani contro i braccioli della sedia, come una principessa che vuole tutta la corte ai suoi piedi e ai suoi comandi.

“Non potresti fare niente neppure da morta. E visto che ancora non lo sei, goditi questi piccoli e preziosi attimi di vita. Perché saranno gli ultimi che avrai.” Rispose Elijah in maniera secca, come se non stesse davvero sperperando parole di morte ma invece una semplice conversazione sul tempo. Strabiliante come si mostrasse distaccato persino in argomenti che ti dovevano far rizzare i peli del braccio o scalpitare dalla goduria sadica. Non faceva mai nessuno di questi, Elijah, come se ormai si fosse così abituato alla morte tanto da non sentire più nulla nel provocarla di sua stessa mano.

E quindi Katherine pensò che non doveva più ritenersi tranquilla dall’indifferenza di Elijah, visto che poteva apparire la miglior arma mortale nelle mani di un temibile assassino.

“Sei cambiato Elijah.” Azzardò di dire lei. Era lo stesso avvenente uomo di un tempo e aveva mantenuto persino i modi, ma laddove c’era stata gentilezza adesso c’era freddezza impenetrabile, come se in lui un voragine di vuoto era andata a crearsi in quei secoli, scavando fino a non far rimanere più nulla di umano.

“Ma non così tanto come vuoi far credere. Tu non mi uccideresti mai, so cosa hai provato per me..” Il suo intento furbo venne subito surclassato dalla voce autoritaria e secca di Elijah.

“Ti prego, non giocare la carta di un qualche amore fasullo e risparmia la fatica di crearti una possibile via di fuga, perché con me non funziona. Non sono come quegli sciocchi che hai raggirato per anni.”

Le parole di Elijah risuonarono severe e spietate come sempre ma erano dipinte da un velo di durezza che la fece irrigidire sulla sedia. Sapere come lui fosse irremovibile, che nemmeno le avrebbe fatto dono di un gesto caritatevole, la ferì più di quanto si aspettasse.

Una sensazione nuova arrivò in lei, accantonata per secoli per non farsi più aspettative su nessuno e agire solo per stessa: delusione. La sentì farsi strada in maniera malefica dentro di lei, come un morbo che intossica tutto ciò che trova per la sua strada.

Osservò in silenzio quello sguardo che tanto tempo prima era solito mostrarle riguardo e attenzioni, ma che ora le offriva soltanto indifferenza priva di scrupoli e glacialità che poteva appartenere solo a un essere che non sentiva più nulla.

Osservava con inquietudine quelle mani che tanto tempo prima l’avevano toccata come se fosse un tesoro prezioso, sempre con delicatezza, e che ora non la sfioravano neppure per sbaglio, anche se non avrebbero chiesto niente di meglio che strapparle il cuore in pieno petto, vendicandosi così per il suo tradimento.

Le prime parti del passato riguardavano solo Katerina. Quelle del presente invece solo Katherine. Forse era per questo che vi era tanto accanimento, che la stretta attorno a lei si serrava sempre di più nell’animo, con la delusione che le marcava i lineamenti del viso e sorpassando così la sua maschera di diabolicità.

Katherine all’improvviso riprese le redini della sua mente indebolita e scacciò i ricordi che non dovevano valere nulla in quel tempo perché soffocati dagli inganni e dall’odio. Deglutì senza farsi notare, ingoiando anche la presenza fastidiosa dell’altra se stessa per farla star buona con le sue debolezze e per portare avanti il suo gioco.

“Non sei sciocco ma nemmeno disumano. Sei il maestro degli accordi, io sono pronta a farlo qualunque siano le clausole. Volete qualche informazione sul perché Klaus non riesca a creare ibridi nonostante Elena sia morta nel sacrificio? La troverò io per voi, sono maestra nel scoprire le cose” disse con voce provocante per fargli capire i vantaggi che ne avrebbero ricavato da una sua alleanza anziché prigionia.

Questa volta Elijah alzò lo sguardo e la guardò per intero.

Aveva sbagliato prima Katherine a non osservare una cosa: i suoi occhi. Erano la parte più terribile di lui, neri come l’oscurità, come un abisso pronto ad inghiottirti all'improvviso, quando meno te lo aspetti.

Katherine quindi divenne di ghiaccio, come gli occhi che la osservavano implacabili dall’alto in basso.

“Così anche nel tacerne per perorare la tua causa in segreto.” Aggiunse lui alle sue parole, sbugiardando quindi furbamente le sue intenzioni. Gli occhi neri tornarono ai suoi, taglienti e affilati come spade. Katherine sentì quasi una lama sfiorarle delicatamente il viso e stentò a respirare per non farla andare a fondo.

“Non ti accontenterò in nessuna richiesta, Katerina. Tu resterai qui fino a quando non deciderò il contrario e dopo mi occuperò personalmente di te.” Finì di dire lui diabolico e inequivocabile, arrestando il contatto visivo nel voltarsi prontamente.

Fu come se Katherine fosse ritornata a respirare senza un nodo che le serrava il collo. Tuttavia sentiva ancora quella lama gelida sul corpo in segno di minaccia letale e pericolo di vita.

Doveva stare attenta. Con Elijah non era facile usare i giochetti degli inganni.. non lo sarebbe stato mai. Ma non doveva neanche accettare di sottomettersi come una creaturina indifesa perché non sarebbe stata nella sua natura e se allora lo fosse stata si sarebbe davvero vergognata di se stessa.

“Bene. State esercitando il vostro potere da bravi e perfidi Originali quali siete. Fatemi pure del male, ma non otterrete niente da me. Nessun grido, né lacrime né implorazioni. Io non mi faccio disarcionare da nessuno, Elijah. Imparalo bene questo” ribattè in maniera arrogante e spregiudicata, incrociando le gambe e fulminando alle spalle.

Elijah aveva camminato per la stanza, poi aveva chiuso le tende della finestra con un gesto misurato, preciso, proprio come il suo tono voce che le fece comunque sentire di più quella lama contro la pelle.

“E tu la lezione non l’hai imparata bene come sembra. Mai, mai abusare della mia pazienza. E’ tanta ma ha un limite. Non oserei sorpassare i confini della ragione se fossi in te.” Ribattè lui voltandosi alla fine verso di lei, per inchiodarla con uno sguardo durissimo e invalicabile. Nella sua voce c’era ancora quel distacco e glacialità che le ricordava gli iceberg.

Katherine cercò di rimanere retta sulle sue intenzioni manipolatrici, ma non riuscì a evitare di tremare di fronte all’aurea di potere che emanava Elijah e che riuscì a incastrare dentro di lei una scintilla del terrore che aveva imparato a dominare in quei secoli.

Cercò comunque di nascondere quel dato di fatto, anche se lui sicuramente l’avrebbe smascherata.

“Tu  non mi toccheresti mai con un dito, sei pur sempre un gentiluomo. Con quale tortura pensi di ferirmi sentiamo?” cinguettò furbamente facendo oscillare la gamba incrociata per cancellare il tremore precedente del corpo.

Elijah abbassò gli occhi su di lei, esaminandola a lungo ma non facendo comunque trasparire ciò che pensava. Era impenetrabile come un’alta muraglia di ghiaccio, i suoi occhi neri e attenti facevano da vedetta costante: quella barriera troppo alta le impediva  di arrivare a lui, alla sua mente, al suo cuore.

“Giochi male le tue carte Katerina. Non sono più quello di un tempo e presto lo scoprirai, a tue spese.” Di nuovo le sue parole letali e ferme le instillarono un brivido freddo lungo il corpo. E i 500 anni di amore e odio si avventarono su di lei, calandole addosso come un macigno in piena testa.

Quel vampiro onorevole era davvero cambiato dunque. Il suo sguardo indagatore non mostrava niente a meno che non lui intendesse farlo di sua spontanea volontà, ma solo per intimorire la sua preda. La sua voce non offriva niente se non la carezza gelida e tagliente del ghiaccio. Lo stesso ghiaccio che ibernava il suo cuore.

Tutto quello che restava di Elijah, il lord che aveva conosciuto nel 1492, era il suo fantasma.

La delusione parve incendiarle un pezzo dell’anima.

Katherine fece allora un profondo respiro per controllarsi e scacciare l’inquietudine di cui era vittima solo esclusivamente con lui.

Si sentiva come catapultata in un luogo fatto di cenere e rimanere significava soffocare. Doveva fare qualcosa e subito.. inventare uno dei suoi soliti piani diabolici per fuggire in tempo prima di soccombere.

Picchiettò le unghie nei bracciali della sedia mentre faceva lavorare doverosamente la mente, quando sentì la voce di Elijah infrangere il silenzio.

“E sì non mi permetterei di infliggerti torture fisiche. Sei pur sempre una ragazza che non può difendersi ad armi pari, estraniata dal resto del mondo e rinchiusa...” il suo tono sovrappensiero sembrava compatirla sebbene non l’avrebbe realmente fatto – non si sarebbe mai permesso con una donna – però la sua aria di supponenza e altezzosità perenne la fece imbestialire.

“Ma credimi.. il mio eterno disprezzo è una tortura più che sufficiente.”

Katherine serrò le labbra duramente di fronte a quello sguardo ombroso e gelido. Davvero credeva di ferirla così? Stupido arrogante. Nessuno avrebbe mai potuto ferirla dal punto di vista dei sentimenti perché era lei a manipolarli e sfruttarli per prima.

“Davvero divertente, se ti accontenti così.” Lo rimbeccò con un sorrisetto facendogli intendere ciò che pensava.

Elijah incassò con indifferenza e inclinò il volto. “Tu ti divertirai meno, suppongo. Ho detto che sarebbe una tortura sufficiente… non quella che realmente ti infliggerò.”

Katherine allora traballò, non era riuscita a trattenersi. La voce di Elijah era stata dura e glaciale, segnata dal tradimento e torti che la donna gli aveva inferto secoli prima. E quando uno come Elijah viene tradito sull’onore… c’era da scappare a gambe levate. Lui non conosce perdono o misericordia in quel caso, può solo graziarti attraverso una morte meno dolorosa di quella prevista.

Ma attraverso i suoi occhi infernali Katherine capì che con lei non si sarebbe trattenuto né fermato. Nemmeno per ciò che aveva provato per lei, anzi forse quello era il motore scatenante della sua crudeltà, visto che la ferita era risultata doppia, più profonda e dolorosa di qualsiasi altra.

Katherine cercò comunque di darsi un forte contegno ma non c’era modo in quel momento perché lo sguardo di Elijah Mikaelson pareva avere il potere di oltrepassare la sua maschera di invincibilità, costruita per la sopravvivenza in quei secoli, e ne metteva a nudo ogni piccola crepa. Non si era mai sentita così vulnerabile, forse la sensazione era al pari di quella che aveva provato nella foresta quella notte.

Elijah avanzò lentamente e elegantemente verso di lei, le mani nelle tasche, lo sguardo che vigilava su ogni suo pensiero o mossa.  Poteva apparire calmo come una statua di marmo, ma l’espressione di Katherine alla sua vicinanza era di chi vede la morte in piedi davanti a sé. E la morte aveva le sembianze di un cavaliere nero, impeccabilmente vestito, impeccabilmente misurato, e impeccabilmente letale.

L’Originario si fermò a 5 passi da lei, entrambi immobili. “Credevi davvero di sfuggirci per l’eternità? Credevi sul serio di poterti tirare indietro dalle tue colpe?” Il suo volto non tradiva emozioni, i suoi occhi erano due pozzi che parevano risucchiarla. Se in qualche modo provava irritazione e delusione nel cuore per la sua fuga, non lo dimostrava. Come se tutto si rivolgesse all’onore tradito, non a sentimenti passati.

Katherine fece una smorfia.

“Io da sola posso fare tutto, se solo quegli zoticoni inutili non si fossero messi in mezzo io a quest’ora sarei a spasso. E non mi pare che tu e il tuo fratellino siate dei santi immacolati, quindi le tue accuse tienitele per te” rispose accusatoria e saccente come sempre.

Elijah di fronte alla sua verve sorrise freddamente. Un sorriso che era al pari del taglio di una lama, fatta per squarciarti e dividerti.

“Ti conviene non assumere questo atteggiamento davanti a Klaus” disse lui tranquillo sviando lo sguardo e indietreggiando di alcuni passi, proprio nello stesso momento in cui la porta dell’appartamento si apriva.

Katherine sbuffò tra sé e sé. Ci mancava proprio lui. Evviva... Andiamo a prendere lo champagne che lei furbamente aveva nascosto.

Se avesse sentito il vociare fastidioso e supponente di Klaus sarebbe davvero esplosa quel giorno. Doveva avere paura anche di lui ora a dire di Elijah? Avrebbe dimostrato che non ne provava neanche un briciolo, sebbene la morsa che la faceva sentire dolorosamente stretta.

Klaus era entrato di soppiatto e parlava ad alta voce a causa dell’irritazione furiosa per non riuscir a creare ibridi, nonostante avesse mandato a termini giorni prima il sacrificio. Mentre l’animo del quasi ibrido si surriscaldava come un vulcano in eruzione, l’animo di Elijah era pacato e calmo come neve che si posa delicatamente al suolo.

Alle orecchie infatti le arrivavano le parole infuocate e rabbiose di Klaus e quelle calme e ordinarie di Elijah, così decise di alzarsi e rivolgere a loro un sorriso scaltro e furbetto.

“Problemi per caso? La vostra meravigliosa esistenza non va come previsto?” domandò provocatoriamente.

“Tu zitta e buona se non vuoi che ti cavi gli occhi!” ribattè Klaus allungando un braccio verso di lei e continuando poi la conversazione col fratello.

Elijah invece l’aveva guardata per un attimo con la coda dell’occhio senza darle troppa importanza. Enorme sbaglio, non si sarebbe fatta sottomettere come la più stupida delle stupide. Era Katherine Pierce lei.

Quei due potevano anche essere i vampiri più potenti sulla faccia della terra ma non l’avrebbero mai piegata del tutto. Katerina Petrova non era riuscita a sopravvivere alla loro cattiveria, ma lei sì.

Avanzò di qualche centimetro, in silenzio e senza farsi notare. Non sapeva cosa avrebbe fatto di preciso… magari sarebbe saltata loro addosso, per dimostrare che non si sarebbe mai arresa e avrebbe cercato con tutte le sue forze di provocare loro un po’ di male meritevole. Oppure sarebbe ricorsa ai mezzi delle manipolazioni vocali per perorare la sua causa.

Di certo non sarebbe rimasta incolume o piagnucolante come il suo doppio odioso.

Ma quando avanzò di un altro centimetro, lo sguardo di Elijah si posò su di lei, ghiacciandola seduta stante. Non l’aveva fulminata con uno sguardo duro, era normalissimo a prima vista e quello scambio era durato brevemente, ma era bastato per lei da paralizzarla. Perché lo conosceva dopotutto…

Le aveva rivolto lo stesso sguardo di quando era sceso nella caverna sotterranea, quando era rinchiusa con Stefan. Elijah aveva perdurato nel fissare Stefan e parlare civilmente con lui, e solo di sottecchi l’aveva onorata - o maledetta - col suo sguardo.

Uno sguardo terribile che diceva nelle profondità: “Ora che ti ho in pugno non ci sarà tregua per te. Me ne occuperò personalmente.”  E da quelle fredde profondità i suoi occhi parvero dire le medesime parole, sempre con una severità attenta a non svelarsi troppo.

Katherine per poco non ebbe la stessa reazione come quella nella caverna: ossa tremanti, animo serrato in una morsa di terrore, istinti di preoccupazione accesi ancor prima di vederlo comparire o in questo caso agire; il respiro accelerato e negli occhi un barlume per la consapevolezza che non se la sarebbe potuta cavare con i semplici trucchetti. Non con lui, che si sarebbe rivelato il suo peggior carnefice.

Mai come allora Katherine si sentì perduta. Come se l’animo fragile di Katerina stesse per prendere il sopravvento.

Elijah finì poi la discussione in maniera pacata e rivolse ancora gli occhi freddi su di lei, non dimostrando assolutamente niente dei suoi pensieri corazzati. Katherine tuttavia si sentì perseguitare come una bestiolina presa in trappola dal cacciatore esperto.

Deglutì e sviò lo sguardo per darsi un contegno; non voleva che Klaus e soprattutto quell’Originario impeccabile si accorgessero della sua debolezza precaria.

Si stiracchiò le braccia per alleggerire la tensione. “Tempi davvero bui per tutti noi. Non c’è mai pace, che ne dite se ci rilassiamo insieme?” propose civettuola, mascherando ciò che aveva sentito un minuto prima.

Klaus le rivolse un ringhio per farla stare zitta e si incamminò veloce in un’altra stanza. Elijah invece rimase fermo con lo sguardo impenetrabile e calmo, mani nelle tasche. Nonostante quell’apparenza  Katherine si sentì ghiacciare di nuovo e cercò di rafforzarsi nel camminare per la stanza in sovrappensiero.

“Hai finito con le tue calunnie? Posso starmene un po’ in pace ora?”

Elijah la guardò tranquillamente e inclinando lievemente la testa. Si incamminò a passi soppesati verso di lei, mantenendo la postura e lo sguardo di prima. Katherine gli fece capire che non lo temeva affatto nel sedersi di fronte a lui, accavallando le gambe e fissandolo in maniera tranquillissima.

Elijah si fermò prima di poterla sfiorare anche solo di un millimetro, come se un solo suo tocco potesse scottarlo.

Le disse, con voce impenetrabilmente calma: "Tieni a mente ciò che ti ho detto." Il tono fu medesimo e Katherine sbatté solamente le ciglia nella sua direzione. Non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, si era prefissata nel suo obbiettivo di non dargliela vinta in alcun modo.

Elijah successivamente sviò lo sguardo in un punto lontano da loro. Lo sguardo era incisivo comunque, come se le stesse scavando la pelle.

"Tra non molto tutto questo sarà finito, poi deciderò cosa farne di te."

Katherine trovò il gelo nelle sue parole letali. Anche se era inequivocabilmente una minaccia, le sue parole non furono tracciate da alcuna emozione.. Ne erano prive.. Proprio come il suo essere.

Katherine sentì quindi un inequivocabile brivido lungo la spina dorsale e anche se aveva lottato per dimostrarsi forte come sempre, si sentì sprofondare in un vuoto interminabile nel momento esatto in cui Elijah si defilò in maniera totalmente impassibile.

E anche se se ne era andato, la scia della sua minaccia letale la avvolgeva ancora, accompagnando anche l'aria che Katherine inspirava, instillando così veleno nei polmoni.

Deciderò cosa farne di te.

Le forze erano sul punto di abbandonarla, come il sangue da vene tagliate. Ma diamine non poteva sentirsi così, lei era Katherine Pierce! Ci voleva ben altro ben intimorirla. O forse questo altro non lo aveva conosciuto durante la sua fuga perché aveva sempre cercato di tenersi a debita distanza da Elijah, non solo da Klaus.

Perché sapeva che il maggiore dei Mikaelson si sarebbe vendicato nel modo più crudele, nonostante il sentimento - o come diavolo doveva nominarlo - che li aveva legati.

Katherine grugnì tra sé e sé, pensando perché diamine Elijah l'aveva avvertita su Klaus quando intendeva essere solamente lui il suo carnefice, quello che gliela avrebbe fatta davvero pagare.

Ed ecco che di nuovo una morsa le strinse l'animo in maniera durissima quando pensò che Elijah aveva sempre parlato al singolare durante le minacce, mai al plurale. Lui e solo lui le avrebbe fatto conoscere l'oscurità.. Ma quella che fa più paura.. Non quella che ti deruba dei sentimenti e ti offre il potere.. Quell'oscurità che é in grado di ghermirti, di spogliarti e lasciandoti nuda e in piedi, alla vista completa delle proprie debolezze e vulnerabilità che lei mascherava sempre.

E quell'oscurità avrebbe scavato un buco nel suo cuore, creando un'umana e nera disperazione senza speranza.

Katherine ritornò alla realtà, soffiando in maniera irritata come un gatto selvatico che vuole ribellarsi. Quell'arrogante Mr. impeccabilità poteva anche avere i miglior capelli e i migliori smoking del mondo ma non ce l'avrebbe fatta a vincere nella partita più ardua e impossibile di tutte: sopraffare l'audace Katherine Pierce. Mai!

Conscia di quel pensiero Katherine si alzò spedita, serrando duramente il viso.

Stava imparando a conoscere i metodi di Elijah, e anche se lui riusciva sempre a smascherarla con uno solo sguardo lei ci sarebbe riuscita con lui. Così, tanto per dimostrargli che non si pentiva di essere diventata la stronza Katherine e di aver gettato nel bidone degli oggetti inutili la fragile Katerina.

Il cigno nero che aveva fatto affogare il cigno bianco, soppiantandolo.

Non che Elijah non avesse fatto lo stesso.. Seppur in maniera diversa..

Entrambi avevano l’anima all’obitorio. Entrambi avevano relegato i ricordi passati nel punto più profondo del loro essere, dove era impossibile arrivare e murandoli con una barriera spessa pur di non farli risalire da quell’abisso.

Come aveva potuto permettersi di perdere il controllo in quel modo? Lasciare che le debolezze prendessero per un momento, anche se minuscolo, il sopravvento?

Intollerabile per la sua sopravvivenza, poiché sentir bruciare le vene di delusione per l’indifferenza di Elijah al loro passato equivaleva fare i conti con la vecchia e defunta anima di Katerina, e Katherine non avrebbe mai permesso che ciò che accadesse.

Avrebbe perso in partenza quella partita contro quei demoni. Se non ci fosse stata lei, Katherine, lo sarebbe già stata.

Perciò la vampira si rimboccò le maniche come sempre, rimise a posto la sua maschera e la sua barriera, ricomponendo le piccole crepe con più precisione e destrezza. E alla fine rinfoderando con più energia.

Una smorfia malvagia e furba si disegnò nella labbra della vampira.

I suoi aguzzini, specialmente lui, credevano già di aver vinto su di lei? Katherine non si faceva soccombere dalle avversità del destino, né ghiacciare le membra dal ghiaccio che Elijah rappresentava e che uccideva attraverso i suoi tagli profondi.

La partita per la sopravvivenza era appena iniziata.

Una partita senza esclusioni di colpi perché quando c’è in gioco tutto – la tua vita, le cose che hai di più care – devi saper giocare duro, senza tentennamenti o rimpianti.

E se la partita in questo caso aveva come imbocco principale l’odio nato da un amore impossibile, era destinata in tutta sicurezza alla morte di una delle due parti condannate.

Vincere o morire. Era semplice, non c’erano altre vie di scampo. Gli errori del cuore non potevano essere permessi.

Katherine si sistemò i ricci, rimuginando sulle sue prossime mosse.

Ormai era chiaro che la maledizione che univa lei e l’Originario in un vincolo stretto, rifiutato ma incancellabile, si sarebbe tramutata in una lama affilata che avrebbe trafitto i loro petti e squarciato i loro cuori neri.

E Katherine era più che intenzionata ad evitare quella lama… e magari a farla arrivare dritta nel punto principale dell’anima corazzata del suo eterno carnefice.

Così sarebbe stata libera, attraverso il colpo di boia che solo il vincolo d’amore odiato può dare.

 

 

FINE CAPITOLO

 

Alloooora… come avete trovato questo capitolo d’inizio?

Se non avete capito in che periodo siamo è all’incirca alla 2x22.. Klaus nella mia fanfic, per ragioni di trama, non ha ancora messo il fratello nella bara e insieme collaborano per la vecchia storia degli ibridi che non vogliono nascere. Katherine come ben ricordate era segregata nell’appartamento di Klaus e ci resterà molto di più rispetto al telefilm.

Per restare fedele al telefilm ho riguardato alcune scene Kalijah della 2 stagione… e sono rimasta basita. Nella 2x11 Katherine aveva una paura pazza di Elijah. E Elijah la guardava come se fosse un moscerino pronto da schiacciare. Guardate qui -à http://www.youtube.com/watch?v=JnJ8owdgdGI E nella 2x22 lei non ha battuto ciglio alla sua “morte”.

Quindi come siamo arrivati al grande amore della 4 stagione? Che cosa ha innescato il cambiamento e il ritorno della fiducia?

La Plec come al solito non bada a questi dettagli importanti perché se non c’entrano col dannato triangolo allora a lei non gliene frega un fico secco. Ma a me sì -.- Quindi è per questo che inizio dal principio e proseguo per gradi.

Il flashback non ha bisogno di commenti perché è ripreso dal telefilm. Iniziamo bene direi XD Ma il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Elijah.

Spero che mi farete sapere che ne pensate della fanfic, ogni opinione o aiuto è ben accetto e aiutano la stesura!

 

Ringrazio moltissimo la pagina di grafica facebook Miss Black (il link è questo https://www.facebook.com/?q=#/pages/Miss-Black/142713825871734?ref=ts&fref=ts) per il banner che trovate sopra in alto. Bellissimo a parer mio *__*

 

Bene ora vi lascio… spero che il capitolo vi sia piaciuto così come i due protagonisti ^^

 

Alla prossima!

-Elyforgotten

 

   
 
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