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Autore: Temari    27/10/2013    1 recensioni
- Aveva il fortissimo desiderio di lasciar perdere tutto; aveva solo due possibilità: 1) abbandonare lì il biondo che ancora stava sorreggendo o 2) sfidare i quattro piani che lo separavano dal suo letto. -
*spin-off della raccolta 'Shards of Life'*
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Lives of Aaron and Keith'
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Salve a tutti! =D
È passato un bel po' da quando ho caricato qualcosa cui (o che ho scritto in generale, a dire il vero), ma approfittando di un prompt gentilmente passatomi da un Anon su Ask e dell'ispirazione che ne è stata catturata, ho colto l'occasione di scrivere di nuovo qualcosina con protagonisti i miei due OC preferiti -- non che più o meno gli unici seri che ho. XD

Note: il prompt che mi era stato dato è 'scalini'; i personaggi si muovono nell'ambientazione della raccolta di drabble/flashfic Shards of Life, per cui furono 'creati', ma questa OS si svolge in un futiro prossimo in cui sono già una coppia da qualche mese.

Ja ne,
Temari


Staircases and Dry Humping



        Sistemando meglio il braccio che aveva intorno al collo, che continuava imperterrito a scivolagli giù dalla spalla esile, raddrizzò un poco la propria postura, prima di varcare le porte di vetro del complesso di appartamenti - modesti, non certo eleganti, perché in fondo erano più che altro a disposizione degli studenti che si trasferivano lì da altre città -. Era tardi, fuori, dalla strada che aveva appena lasciato, giungevano i suoni chiari della folla che ancora girovagava per i pub e le discoteche del quartiere; una eco leggera della musica arrivava alle orecchie ovattate dal rumore dell'ultima birreria da cui era uscito—e in cui era entrato solo per andare a recuperare Aaron, che al momento se ne stava beatamente appeso a lui come se fosse un attaccapanni.
        «La prossima volta te lo scordi che venga a recuperarti.» Borbottò contrariato Keith (pur sapendo che non avrebbe mai potuto farlo in ogni caso), fissando uno sguardo torvo sulla parte di viso dell'altro che riusciva a vedere chiaramente. L'unica risposta che ricevette fu una mezza risata.
        Scuotendo la testa ed aggiustando di nuovo la presa sul braccio che aveva di traverso alla nuca, il moro si diresse verso l'ascensore: di solito si sarebbe rifiutato di salirci, ma a quasi le tre di notte e con Aaron a peso morto su di lui, non aveva intenzione di fare quattro piani di scale a piedi.
        «—Oh, vorrai scherzare, vero.» La scritta 'FUORI SERVIZIO' che si trovò sbattuta in faccia lo colse così di sorpresa che Aaron quasi finì col sedere a terra. «Fino a stamattina funzionava...!» Sbottò, irritato, prima di gettare un'occhiata alle scale... Aveva il fortissimo desiderio di lasciar perdere tutto; aveva solo due possibilità: 1) abbandonare lì il biondo che ancora stava sorreggendo o 2) sfidare i quattro piani che lo separavano dal suo letto.

«Haah... Farai meglio a farti perdonare per avermi costretto a tutta questa fatica.» Commentò atono, stringendo il naso dell'altro fra le dita e lasciandosi scappare un sogghigno quando Aaron mugugnò semi-incosciente - un po' per l'alcool, un po' per la stanchezza -, per poi iniziare la salita sfiancante.
 
~

        "Venti... Trenta..." Contò mentalmente Keith; quegli scalini davvero sembravano non finire mai ed il musicista si era dovuto fermare al terzo piano per riprendere fiato—pensando che forse avrebbe dovuto scegliere flauto traverso, invece del violino, almeno non avrebbe avuto problemi di mancanza d'aria in quel frangente. La stanchezza iniziava a farlo delirare. La meta, però, era vicina, bastava un ultimo sforzo.
        Stringendo la presa al polso di Aaron, fece per riprendere a salire, quando all'improvviso l'altro braccio del biondo gli passò davanti agli occhi, serrandolo in una morsa che impediva al venticinquenne di muoversi e di mantenere l'equilibrio sotto il peso non indifferente. «Oww!! Che diavolo fai, idiota?!» Sbottò, cercando di tenere bassa la voce per non disturbare gli inquilini del piano.
        «... Keith...» Fece Aaron, parlando dritto nell'orecchio del moro. «... Kei~th...» Approfittando della posizione in cui si trovavano in quel momento - con il ventitreenne praticamente seduto a cavalcioni del compagno poco più basso -, Aaron abbassò il bacino fino a che non fu in contatto con quello dell'altro, strusciandocisi lentamente ma con movimenti decisi e deliberati.
        Keith conosceva bene quel tono, quel modo in cui lo studente universitario pronunciava il suo nome... Non mancava mai di fargli mancare il respiro per un attimo e anche in quel frangente l'effetto fu lo stesso; non si era però aspettato la mossa successiva «Ah!», non riuscì a trattenere un verso di sorpresa, soprattutto nell'accorgersi che le parti basse di Aaron parevano decisamente più sveglie del loro padrone.
        «Aaron smetti—ngh!» Il venticinquenne tentò di far ragionare il biondo: erano in un luogo pubblico (poco importava se a quell'ora le possibilità che qualcuno passasse da lì fossero scarse), l'altro aveva bevuto troppo per i suoi gusti ed aveva uno scalino che gli si stava conficcando nelle costole e nella spina dorsale senza pietà. «Aaron, forza alzat—AH...!»
        Il ventitreenne pareva essersi stancato di andarci piano, le spinte si erano fatte più insistenti e lo sfregamento dei loro due bacini divenne più deciso ed eccitante. "Dannazione..." Maledicendosi interiormente, Keith si rese conto di aver iniziato a muoversi in sincrono con Aaron; facendo forza sulle braccia - corrugando appena le sopracciglia quando l'angolo dello scalino gli addentò i gomiti - il musicista si adoperò per spingere il proprio bacino incontro all'altro. «Ngh... Hah—Aar... on te la... farò pagar—Uhn!»
        «Keith. Ah!» Lo studente universitario sembrava non sentirlo, pur continuando a muoversi contro il compagno ad un ritmo ormai quasi frenetico: non era minimamente lucido abbastanza da resistere molto e con un'ultima spinta - bacino contro bacino, jeans contro jeans - Aaron si riversò nei propri boxer con un gemito prolungato, la bocca semi-aperta poggiata al collo di Keith.
        Dopo un attimo di silenzio, Keith sbatté le palpebre, liberando la mente dalla nebbia dell'eccitazione quel tanto che bastava per rendersi conto che il ragazzo sopra di lui aveva smesso di muoversi. «Aaron...?» Scrollando alla bell'e meglio una spalla (mentre le mani sostenevano il peso di entrambi), il moro cercò di smuovere lo studente... Di tutta risposta sentì un suono che pareva fin troppo quello di un leggero russare.
        Si era addormentato.
        Aaron si era addormentato dopo esserglisi strusciato addosso in quella maniera indecente, sulla rampa delle scale.
        «Vorrai scherzare, vero.» Si ritrovò a dire per la seconda volta in meno di un'ora, per nulla contento della situazione—ora gli sarebbe toccato trascinare Aaron a peso morto su per l'ultima dozzina o poco più di scalini, e per di più con una fastidiosa erezione che gli premeva contro i jeans e che pretendeva di essere soddisfatta il prima possibile.
        Per la seconda volta in meno di un'ora, Keith pensò davvero di abbandonare lì Aaron e fiondarsi nel suo letto senza voltarsi indietro.
   
 
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