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Autore: Frank Ottobre    28/10/2013    4 recensioni
Sempre lo stesso incubo, sempre lo stesso sapore.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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<< Sono morti, morti! >>
 
Mi svegliai di colpo in un bagno di sudore. Era sera.
<< Posso solo immaginare quanto tu possa soffrire, ragazzo. >> sentii una voce alle mie spalle
Mi girai e vidi l’agente Turner, seduto su una sedia al fianco del letto.
<< Già, solo immaginare >> ripetei
<< Faremo di tutto per proteggerti, Darren. >> disse avvicinandosi con la sedia.
<< Questo non lo metto in dubbio, ma penso che anche lui farà di tutto… >>
Quell’ultima frase che pronunciai, quasi demoralizzò lo spirito del poliziotto.
Ci furono pochi secondi di totale silenzio, ma non durarono a lungo…
<< Dove siamo? >> chiesi. Quella domanda continuava a tormentarmi e dovevo sapere dove fossi.
<< Siamo in periferia, a Charles Town >>
Charles Town? Mai sentita…
Il poliziotto capì, forse dalla mia espressione, che non sapevo dove si trovasse Charles Town.
<< Senti, vuoi qualcosa da mangiare? >>
<< No, grazie >>
<< Allora io vado di sotto, chiamami se hai bisogno, ok? >> chiese alzandosi e avviandosi alla porta.
<< Ok >>
Solo, ancora. La notte stava avanzando sempre più velocemente e solo la luce di pochi lampioni illuminava timidamente la strada.
Di colpo sentii che qualcuno stava bussando alla porta, scesi.
Vidi subito l’agente Turner che si avvicinava lentamente alla porta.
<< Chi è? >>
Silenzio.
Non ci fu risposta e l’agente aprì di scatto la porta puntando la sua pistola al nulla perché davanti non si ritrovò nessuno.
Mentre stava rimettendo via l’arma si girò e vide qualcosa che lo lasciò a bocca aperta.
<< Cosa c’è? >> chiese l’agente Sullivan
<< Vieni a vedere, David >>
Anch’io mi avvicinavo lentamente con passo felpato, come se fosse una rapina.
<< Ci  ha trovati… >> disse l’agente Turner.
Arrivai davanti a loro e lo notai… un foglio appiccicato alla porta.

Il gioco è finito, vengo a prenderti
 
 
                                                      -   48
 
Rimasi pietrificato davanti a quelle parole.
L’agente Turner guardò ancora fuori, per vedere se c’era qualcuno nei paraggi, ma non vide nessuno.
<< Adesso? >> domandò l’agente Sullivan
<< Cerchiamo di andare via, subito. >> rispose in una frazione di secondo.
Io rimasi ancora a fissare quel foglio, quelle parole, quel numero…
48
Cosa voleva dire?
Avevo paura, un maniaco era alle mia calcagna e di certo quello che voleva farmi non sarebbe stato piacevole.
Zia Amy era bloccata, non riusciva a muovere un muscolo. Intanto i due poliziotti si stavano attrezzando per una partenza davvero inaspettata.
Non stavo capendo niente, stava succedendo tutto così in fretta.
Di colpo la luce andò via, non si vedeva nulla, i due poliziotti erano sopra, decisi di seguire quelle voci quando di colpo la porta alle mie spalle si aprì, mi voltai e vidi un’ombra, un coltello gli scendeva dalla manica, era l’unica cosa visibile in quell’oscurità, la luce della luna illuminava la lama che molto probabilmente stava per trafiggere il mio gracile corpo.
Iniziai ad urlare, ma quei passi che avanzavano verso di me trasformarono  le mie urla in timidi sussurri, forse gli ultimi della mia vita.
  
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