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Autore: Tods    28/10/2013    2 recensioni
"A boy like that /Who'd kill your brother/Forget that boy/And find another"
E' un classico. La ragazza sbagliata che si innamora del ragazzo sbagliato.
Credevo che West Side Story fosse l'ultimo remake di Romeo e Giulietta. Ma devo ammettere che la mia vita ci si avvicina parecchio.
"I have a love and it's all that I have/Right or wrong, what else can I do?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciannovesimo

Immediatamente cancellai tutti i miei propositi di essere gentile con lui.
-Oh, sei tu.-suonai seccata, quasi delusa. La sua sola vicinanza mi innervosiva:-Che fine avevi fatto? Non che mi interessi, sia chiaro.
-In giro con mio padre.-i suoi occhi scintillarono, e vi intravidi un’ombra di sarcasmo.
-Non posso dire tu mi sia mancato.-imitai il suo sorriso fastidioso, inclinando la testa verso destra. Dov’è che eri, Styles? Girati di culo e tornaci alla velocità della luce.
La musica forte mi rimbombava nelle orecchie, e mi faceva pulsare il cuore nella carotide. Harry aveva una camicia a quadri ed un jeans stinto. Stava davvero bene. Dannato Styles.
-Oh, andiamo, so che sei felicissima di vedermi!
-Non ricordo di averti invitato a questa festa, coglione.-lo interruppi, sgarbata.
Harry sorrise con naturalezza:-Non lo hai fatto, infatti. Ma mi pare di aver visto quella faccia di culo di tuo fratello, che Louis odia a morte, e anche quel povero sfigato che ti ha mandato il cervello a puttane alla festa di Paul, perciò non vedo perché io non dovrei trovarmi qui. Sono il migliore amico di L…
-Non ricordo di averti invitato a questa festa, coglione.-ripetei, alzandomi e gettandomi nella mischia.
Harry mi seguì a ruota. Non era certo quello che si suol definire un ragazzo perspicace.
-Lezione di vita, Styles,-dissi, senza nemmeno voltarmi-se una ragazza si alza nel mezzo di una conversazione con te, probabilmente non è interessata. E seguirla non è precisamente una buona idea.
Non lo sentii ridere, ma sentii il suo corpo vibrare dietro di me. Aveva le mani attorno alla mia vita.
Arrossii di botto, e presto il mio rossore si trasformò in rabbia livida. In mezzo a tutti quei corpi che ballavano e mi ignoravano, sentivo che c’era Lou, ubriaco fradicio, che faceva quello che sapeva fare meglio: dar spettacolo, intrattenere la gente.
-Andiamo, Chris, non fare la sostenuta.
-Levami. Quelle. Manacce. Di. Dosso.-mi divincolai dalla sua presa con un colpo secco.-Sto con Louis accidenti. Sto con Louis! Levami quelle manacce luride di dosso!-strillai.
Il remix di “Somebody that I used to know” ovattò la mia voce, ed anche se qualcuno mi sentì, nessuno si voltò a guardarmi.
Perfino Harry mi ignorò totalmente, e cominciò a ballarmi davanti:-Era solo sesso con Mandi, comunque.
-Eh?-feci una faccia schifata. Un po’ non avevo capito dove volesse andare a parare, un po’ speravo di aver sentito male.
-Era solo sesso con Mandi, l’ho lasciata.-disse di nuovo lui, con leggerezza.
-Solo sesso.-ripetei, annuendo comprensiva.-Ma certo.
Sfoderò il suo sorriso migliore, credendo probabilmente di avermi in pugno.
-Harry ma…perché?-storsi il naso, mentre lui assumeva un’espressione confusa.
-Perché cosa?
-Perché diamine pensi che me ne freghi qualcosa! Poteva essere solo sesso o l’amore della tua vita, ma perché cazzo me lo dici, non m’importa un cadavere di pantegana spiaccicato. Non sono affari miei.-risposi, dando voce ai miei pensieri ed infarcendoli di parolacce (che non guasta mai, eh).
Sembrò ferito dalle mie parole.
Nemmeno io riuscivo a capire perché mi accanissi così tanto contro di lui. Alla fine non faceva niente di male, eccetto respirare la mia stessa aria. E poi compariva sempre nei momenti peggiori, quelli in cui avrei voluto piangere o fracassare qualcosa, e con la sua noncuranza mi urtava ancora di più i nervi. Non era colpa sua, evidentemente non era destino. Qualcuno non voleva che io ed Harry fossimo amici. Né niente. Ma lui non voleva rassegnarsi. Era come uno di quei maledettissimi piccioni che sbattono contro i vetri delle finestre, perché non li vedono, e dopo essersi ripresi dalla botta, ci sbattono contro di nuovo, giusto per essere sicuri. E lo fanno due, tre, quattro volte. Fino a che non precipitano al suolo morti stecchiti.
-Abbiamo cominciato con il piede sbagliato, secondo me.-Ma no, che occhio.-Io voglio…
-Non diventerai il mio amichetto superspeciale, Styles. Nemmeno tra un milione di anni.
Qualcosa di Rihanna cominciò a riscaldare l’atmosfera, e tutti attorno a noi cominciarono a strusciarsi piuttosto eloquentemente, ed i miei occhi corsero a Niall e Kimberly, che per l’occasione indossava un mini dress corallo che le copriva appena il culo, i quali sembravano sul punto di spogliarsi lì in mezzo alla stanza. Ebbi un tuffo al cuore.
Mi ero talmente distratta da non essermi accorta di quanto Harry si fosse avvicinato. I nostri nasi quasi si sfioravano. Abbassa la testa, Christa! Dai, stupida, muoviti! Se tu non vuoi non può costringerti. O sì? Cominciai a sudare freddo alla base della schiena. Ero praticamente sicura che mi avrebbe baciata. Era il momento perfetto. Il clichè dei clichè per l’uomo dei clichè. Il cuore andava a mille, e la cosa mi terrorizzava ed eccitava al tempo stesso. Pensavo già alle parole con cui lo avrei apostrofato, e al sonorissimo schiaffo che gli avrei assestato su quelle guance pallide e smunte. Chiusi gli occhi.
Cause I may be bad but I’m perfectly good at it
-Possiamo essere amici, Christa.-il suo sussurro mi fece rabbrividire da capo a piedi. Il cuore mi batteva così forte che praticamente non batteva più.
Ah, amici eh? Di Maria De Filippi. Deglutii, aprendo prima un occhio e poi l’altro.
-Sei stata stronza con me.-Vero.-Ma possiamo ricominciare da zero, se ti va. Posso dimenticare.
Cercò i miei occhi, ridicolmente serio:-Ho già dimenticato.
Non sapevo se sentirmi ferita o sollevata. Sentii le guance riscaldarsi, e provai il desiderio di prenderlo a schiaffi, di prendermi a schiaffi, di prendere a schiaffi tutti quanti.
Mi resi conto che non valeva la pena fare la sostenuta. Aveva vinto.
-Harry, io…mi dispiace per quello che tu pensi…onestamente non ricordo molto di quella sera. Non volevo ferirti ma…-mi bloccai a metà della frase con la bocca aperta, e il sangue che mi defluiva dal volto.
Poco più in là Brava-Ragazza-Becky strusciava il suo sodo didietro sul pacco di Zayn, che aveva una faccia a metà tra l’inebetito e il confuso, a testimoniare l’elevato tasso alcolico della sua serata.
-Vuoi essere mio amico, Harry?-gli feci, con urgenza, mentre cercavo di formulare un piano sensato nell’arco di 1/299 792 458 secondi. Vidi il suo viso illuminarsi nella penombra della stanza. Pensai che non mi fosse mai sembrato tanto piccolo. All’improvviso tutto era sbagliato. I capelli portati in quella maniera, i vestiti chiari, le fossette, i denti perfetti. Sembrava un bambino.
-Certo, musona. È quello che cerco di dirti da mezz’ora.-mi riservò un piccolo sorriso di scherno.
-Gli amici si aiutano nel momento del bisogno, giusto?-l’urgenza nella mia voce cresceva man mano che Becky si girava verso mio fratello e premeva il suo seno contro il suo petto. Ma cosa diavolo stava combinando? Sperai per lei che fosse ubriaca.
-Certo, Christa. Lo sai. Per te ci sono sempre.-Alla faccia della disponibilità. Spariva ogni due per tre.
-Allora guarda là.-lo voltai verso mio fratello prendendolo dai bicipiti.-Quella è la mia migliore amica. È nei casini. Seri casini. Vai e salvala. Portala via da lui.
Non se lo fece ripetere due volte. Si lisciò la giacchetta e si diresse a passo di carica verso Becky. Aveva la faccia spavalda di chi sa di andare a colpo sicuro. Come se lo avesse fatto miliardi di volte. Come se per lui fosse un’abitudine.
Qualcosa nella sua andatura, non saprei dire precisamente cosa, tradiva un certo entusiasmo, come se avesse ricevuto un complimento e stesse andando a ritirare la sua medaglia scintillante.
Lo immaginai prendere Becky per mano e farla piroettare su sé stessa. Lo vidi sorriderle nella mia testa, con quel sorriso puro e candido che faceva impazzire tutti. Provai una lieve fitta di gelosia, che repressi subito con estrema forza.
Egoista, Jamila. Sei un’egoista. Vuoi che muoia per te mentre tu muori per un altro.
Lou, ma dove sei?
Il centro della festa sembrava essersi spostato attorno ad un finto modellino di cartone di un’auto d’epoca, che probabilmente era stata usata per Grease, Hair Spray, ed una montagna di altri spettacoli teatrali.
Louis era seduto dal lato del passeggero, e fingeva di guidare con estrema nonchalance, versandosi addosso una bevanda trasparente che tutto poteva essere tranne che acqua. Con un colpo secco all’acceleratore la macchina andò letteralmente in pezzi, e Lou si ritrovò seduto su uno gabellino circolare, a ridere come un’idiota. Doug gli assestò un paccone sulla spalla, causando una risata generale.
La serata stava andando bene. erano tutti ubriachi da fare schifo, e perfino io, dopo tre birre, mi sentivo un po’ spaesata.
Louis abbracciò Paul gridando:-T’ho sempre amato!
Ancora risate. Fui sul punto di andare a dare un’occhiata più da vicino, ma all’improvviso mi ricordai che avevo altre questioni in sospeso.
Quanto sei bravo a rimorchiare da uno a dieci Styles? Qual è la tua capacità di persuasione? Quanti cuori infranti fai con un litro?
Mi aspettai di vederlo con le mani sul culo di Becks, ma quello che vidi mi sconvolse molto di più.
Da una parte c’era Harry, dall’altra c’era Becky e nel mezzo…c’era Liam, che gonfiava il petto cercando di farsi grande e di…proteggere Becky (?) (!) (?!)
Aspetta, aspetta, aspetta ma…cosa? Che? EH? Ho capito che abbiamo tutti alzato un po’ il gomito, ma adesso qualcuno comincia proprio ad esagerare.
Possibile che debba sempre mettermi in mezzo io? Calmini, eh, io stavolta non alzo un dito. Me ne lavo le mani. Ponzia Pilata. Guardare e non toccare.
Sarebbe stato divertente. In fondo, cosa poteva succedere di così terribile?
 
-Lasciala in pace, Styles.-il petto di Liam si alzava ed abbassava a ritmo frenetico. Sembrava agitato.
-Non sto facendo niente di male, Liam.-sembrava stesse parlando con un suo vecchio amico. Il suo tono era pacato, gioviale. Capelli a posto, sorriso impeccabile, solita faccia da schiaffi.
Liam gli puntò l’indice sul petto:-Te lo ripeto solo un’altra volta. Vattene.
Becky, dal canto suo, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. O vomitare. Aveva gli occhi lucidi e si teneva lo stomaco. Jad invece era sparito. Puff. Dileguossi. Desaparesidos. Tipico di mio fratello, sparire nei momenti clou. Tipo smacchiatutto. Vanish e il pakistano svanisce.
Harry scosse la testa senza smettere di sorridere:-Volevo solo ballare con lei.
-Non mi pare che lei abbia voglia di ballare con te.
La cosa più ridicola era che Harry era davvero più altro di Liam, nonostante questi cercasse in ogni modo di darsi un tono portando su le spalle e il petto in fuori.
-Andiamo, amico, la fai sembrare una cosa drammatica.-ridacchiò.
-Non chiamarmi “amico”, Styles. Io e te non siamo amici.-Touché. Liam lanciò una breve occhiata a Becky, poi ripartì:-Non avevi una ragazza?
-Potrei farti la stessa domanda.-Boom. Uno a zero per Styles. Questa ci sta tutta. Aspetta, ma tu da che parte stai??
Liam strinse gli occhi:-Non sono affari tuoi quello che succede tra me e Shandi.
-Non sono affari tuoi quello che non succede tra me e Mandi.
Qualcuno mi fece Toc-toc sulla spalla, e per un istante temessi fosse Niall, venuto a propormi di fare una cosa a tre con lui e Kimberly. Invece mi si parò davanti Miles, con un sorriso imbarazzato, per la serie “Houston-Abbiamo-Un-Problema”.
-Abbiamo un problema.-esordì. E te pareva. Non fa una piega. Indicò qualcosa alle sue spalle, e tutto ciò che vidi fu Louis abbracciato ad un finto palo della luce con tanto di lampadina di plastica, steso per terra con la faccia contro il pavimento.
-La festa è finita.-provai a dire, ma s’era già dileguato. Nessuno badava più al festeggiato.
Mi inginocchiai davanti a Louis. Era sveglio, e farfugliava qualcosa in qualche lingua sconosciuta.
-Ehi, Tommo. Sono io. Alzati. Sono Christa.-mi guardò senza vedermi.-Ecco, ti aiuto.
Gli porsi la mano, e mi feci girare il suo braccio attorno alle spalle.
Qualcuno gli assestò pacche sulla spalla mentre uscivamo dall’aula di scenografia, e ci perdevamo nel silenzio ovattato dei corridoi bui del college.
-Sei proprio andato, eh?-gli dissi, sorridendo, mentre metteva un piede davanti all’altro con estrema difficoltà. Inciampò e cademmo rovinosamente per terra. Cominciò a ridere forte, così tanto che temevo avrebbe svegliato tutti.
-Stt! Smettila, stupido, ci farai beccare!-nella mia voce, strano ma vero, non c’era rimprovero, ma solo complicità.
-E stai calma.-si chinò a baciarmi e finì per leccarmi la fossetta del mento.
Mi tirai su senza lasciargli mai le mani.
-Andiamo, su. Dai Lou, manca poco. Davvero.
Girammo in tondo per non so quanto tempo, ed a pochi passi dalla porta della sua stanza, mi vomitò addosso una poltiglia biancastra, che mi impiastricciò tutti i capelli. L’odore mi rivoltò lo stomaco come un calzino. Se non mi fossi tolta quella robaccia di dosso all’istante avrei vomitato anch’io.
Rovistai velocemente nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, infilai la chiave nella toppa, e fummo dentro.
La camera era stranamente in ordine, le lenzuola pulite e tirate, senza una piega. Sulla scrivania una scatola di cartone aperta, e per terra file di candele perlate accese e consumate per metà.
Petali di rosa scarlatti un po’ ovunque, perfino dove Louis era inginocchiato a vomitare in quel momento stesso, fecero scattare dentro di me la scintilla di un sospetto. Forse per la stanchezza, forse per l’alcool, forse per la puzza di vomito che mi sentivo addosso, o magari per tutte e tre le cose assieme, non compresi subito le intenzioni di Louis.
Gli sfilai velocemente i vestiti sporchi e lo aiutai ad adagiarsi sul letto, e solo allora il mio sguardo cadde sul comodino.
La confezione diceva “So usare il birillo anche da brillo”. E allora capii. Non che lasciasse troppo spazio all’immaginazione, comunque.
All’improvviso la cura dei particolari e la penombra artificiale mi sembrarono segnali lampanti, e mi diedi la stupida per non essermene resa conto prima.
Mentre rimboccavo le coperte a Louis, che praticamente stava più di là che di qua, mi portò le mani al seno, cercando la mia bocca con foga.
Allungò la mano sinistra verso il comodino, che si trovava dal lato destro, e tastò l’aria con insistenza per svariati istanti.
-Puzzi da morire.-dissi, scostandomi, un po’ a disagio.
-Anche tu.-borbottò lui, poco prima di ripartire all’attacco.
-Lou, no.-ripetei, con più convinzione, schivando l’insulto.
Regalo di compleanno rovinato.
Faccio proprio schifo con le sorprese.
Possibile che mi avesse anticipata anche su questo? Volevo davvero Louis, lo volevo in quel senso. Volevo andare a letto con lui, quella sera stessa. Lo volevo da tanto. Ci pensavo praticamente da quando lo avevo conosciuto. Lo avrei fatto. Ero decisa a farlo. Ma non così. Non con lui ubriaco ed io annebbiata, non con la puzza di sudore e il vomito tra i capelli.
Mi sarebbe piaciuto farlo anche solo per far indiavolate Jad  e fargli partire un embolo, ma non così. Non così. Così era squallido, degradante. Così era proprio da disperati.
-Buon compleanno Lou.-dissi, posandogli un bacio leggero sulla fronte.
Come avevo previsto, dormiva già.
Con un sospiro scivolai in bagno, chiudendomi rapida la porta alle spalle.
Il riflesso nello specchio mi spaventò. Quella ragazza di fronte a me poteva davvero essere desiderata e desiderabile? Con l’eyeliner sbavato sulle guance, il rossetto rosso agli angoli della bocca ed i capelli scompigliati ed incrostati di vomito a me non sembrava proprio.
Respinsi con forza un conato, assieme al disgusto, e cominciai a spogliarmi. In fretta, senza indugiare troppo sul mio corpo.
Sciacquai i vestiti nel lavandino, e li posai sul ripiano dello specchio. La puzza era asfissiante.
Mi infilai nella doccia, e lasciai che l’acqua mi scorresse sul viso. Rimasi a lungo sotto il getto caldo, con gli occhi chiusi ed il cuore che batteva forte.
Louis, il mio Louis, era a pochi metri da me. Mi faceva sempre lo stesso effetto, pensare a lui. Era da brividi e pelle d’oca.
Presi il suo bagnoschiuma e lo annusai. Era un odore fresco e delicato. Sapeva di buono. Sapeva di lui.
Me ne misi una noce nel palmo, e fui percorsa da un fremito. Cominciai ad insaponarmi, sotto il getto costante. Sentivo il mio corpo teso e carico di elettricità.
Sentii la vergogna montarmi dentro quasi subito, e il pudore impossessarsi di me. Abbandonai tutti i miei propositi. Mi sciacquai velocemente ed uscii dalla doccia ancora gocciolante, come se stessi cercando di sfuggire ad un mostro assassino. Ed in realtà il mostro c’era davvero. Il mostro era la Christa sfacciata, la Christa maliziosa, la Christa che ero a disagio all’idea di portare dentro.
L’ambiente risultava umido, lo specchio completamente appannato.
Afferrai uno degli asciugamani bianchi impilati sul ripiano in alto sperando fossero puliti, o che per lo meno non fossero del compagno di stanza di Louis, e mi asciugai in fretta.
Se Lou non fosse stato così ubriaco sarebbe stata la situazione perfetta. Petali, candele. Lui sotto le lenzuola, io nuda. La pelle mi formicolava dalla fronte alla punta dei piedi al solo pensiero. Da dove veniva tutta quella paura, quell’insicurezza?
Per una che ha la fama di cattiva ragazza, non è proprio il massimo, aver paura del sesso. Ma è tutta colpa di Becky, mi ha fatta diventare una sentimentale.
Christa era spavalda, Christa era eccessiva, impudente, strafottente. E se pure era un momento di debolezza, avrei sistemato tutto. Mi servivano solo venti secondi di coraggio. Anche se Louis mi avesse vista nuda (cosa improbabile, visto che il suo sonno era più pesante di quello di Biancaneve in stato comatoso da mela avvelenata) che cosa c’era poi di male? Mi amava, lo amavo. Prima o poi sarebbe successo. Più prima che poi di sicuro.
Lanciai un’occhiata ai miei vestiti umidi, che emanavano un fetore assassino, lasciai cadere l’asciugamano per terra, ed uscii dal bagno.
Louis, immediatamente dopo di me, era la persona più disordinata del mondo. Non era raro che perdesse qualcosa, e spesso aveva la cattiva abitudine di lasciare le cose un po’ dove capitava, seminando una scia di caos micidiale. Doveva essersi impegnato molto, per rendere la sua stanza presentabile.
Aprii l’armadio e mi piovve in testa una montagna di vestiti. Presi una maglia a caso, dal mucchio, e la rivoltai dal lato stampato.
Mi chinai sulle candele, e le spensi una ad una, prima che bruciassero la moquette mandando a fuoco tutto l’istituto. Il buio divenne completo.
Poi, successe una cosa che non dimenticherò mai.
La luce si accese, all’improvviso, e venni flashata come un cervo abbagliato dai fari di un’auto in autostrada.
Rimasi così, con le braccia alzate e la maglietta al livello delle spalle, nuda come un verme, troppo sorpresa per muovere un muscolo.
Fu un momento di panico assoluto. Ci guardammo immobili, senza dire niente.
Mi passò tutta la vita davanti.
E poi Harry disse solo:-Wow.
*
Spazio autrice (lalala)
Cucù (?) scusate per il ritardo estreeeeeemo, ma
ho avuto una MONTAGNA di compiti da fare.
Quest'anno i professori mi vogliono morta, sks
Ad ogni modo so che avrei potuto scriverlo meglio, ma 
adoro questo capitolo!
Ovviamente era Harry, all'inizio, era piuttosto scontato.
Spero il finale non lo sia stato, per me è stato un vero e proprio
colpo di genio, visto che non avevo idea di come concludere!
Mi piacerebbe taaaaaanto sapere cosa ne pensate, 
muovete i vostri culi e recensite, lol
Alla prossima, 
grazie mille a tutti per l'attenzione
Toddddd

p.s. quella frazione luuuunga all'inizio del capitolo (1/299 792 458)
è testimonianza del mio duro studio, ed è il tempo impiegato
dalla luce per percorrere un metro nel vuoto (?) 
AHHAHAHAHAHA sono fuori, lo so 

p.p.s. ho scritto una nuova os, riferita alla mia vecchia ff UDS, 
che spero di riuscire a pubblicare presto, confido che
vi farà piangere almeno la metà di quanto ha fatto piangere me.

p.p.p.s. per qualsiasi domanda, dubblio, perplessità, sono a vostra
disposizione, e sarei felice di leggere le vostre storie, nei ritagli di tempo!

Vi amo.
  
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