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Autore: MadCheshireCat    28/10/2013    4 recensioni
Una cosa é il freddo, quello comune, quello di tutti gli inverni da clima temperato. Un'altra cosa era il freddo, il gelo polare delle zone artiche. E per quanto lui si fidasse ciecamente di Camus e della sua resistenza, non poteva fare a meno di preccuparsi, anche se distrattamente.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che sia casualità o no, non saprei, fatto sta che la maggior parte delle cose che ho scritto in italiano riguardano Milo e Camus. (C'é una larga fetta di roba scritta in inglese che riguarda altro, ma non penso che le tradurrò mai. Sono troppo pigra. Sob.) In ogni caso, ecco qui un'altra veloce one-shot, ispirata proprio dalla parola 'Minima', ossia 'la temperatura più bassa che si registra in una località'. Enjoy! P.S. Non so perché, ma ho la forte convinzione che se Isaac fosse sopravvisuto, non avrebbe avuto troppi problemi ad andare d'accordo con Shun. Alla fine, come si fa ad odiare il giovane Andromeda?

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Non era da lui guardare il telegiornale: la considerava un’inutile perdita di tempo dato che le notizie che si susseguivano erano sempre le stesse, come una nenia infinita che come unico obiettivo ha quello di rovinarti la mattinata. Tuttavia, quella mattina era diversa.

Era oramai un mese che Camus non c’era. Un mese tondo tondo, aveva contato i giorni, proprio come avrebbe fatto un qualunque sciocco innamorato perso, cosa che lui non era. O almeno, non credeva di essere uno sciocco, ma innamorato di certo! In ogni caso, quel giorno, con la pioggia e l’atmosfera uggiosa che lo caratterizzavano, era il giorno numero 31. Mese completo.

La tv borbottava di sottofondo, mentre Milo si concedeva una tazza di caffé e latte tiepido, il modo migliore per iniziare la giornata, anche se la sedia vuota accanto a lui lo rattristava. Strano, non aveva sentito tanto la sua mancanza durante tutto il mese, mentre in quel momento si sentiva così schifosamente vuoto.

Con un sospiro, si costrinse ad alzare il volume, gli occhi persi da qualche pare nel turbinio di immagini della tv, quando la voce familiare, ma sconosciuta della presentatrice raggiunse le sue orecchie, più atona che mai.

"Temperature mai viste, freddo sconvolgente colpisce tutto l’Est. Previste giornate piovose e fredde, mentre l’anticiclone Siberiano miete ancora vittime nelle terre russo-siberiane…"

Quello sì che accese l’attenzione di Milo. L’attenzione, ma anche la preoccupazione, tanto che la sua tazza rimase sospesa a mezzaria, tra il tavolo e le sue labbra, mentre un’espressione scioccata si dipinse sul uo volto. Camus si sa proteggere, Camus é vissuto lì per anni ed anni, non c’é bisogno che lui intervenga.

'Ma chi mi credo di essere? Non sono mica un cavaliere azzurro che arriva al momento del bisogno. Lui sa sopravvivere meglio di me laggiù, di sicuro…'

Eppure, la tazza non si muoveva, così come il suo sguardo fisso, bloccato sullo schermo della tv che continuava a distribuire le nefaste, almeno per Milo, informazioni.

"…Quest’oggi, in un zona orientale della Siberia, é stata raggiunta una nuova minima stagionale, con una temperatura che ha toccato i meno 45° e continua a scendere…"

Questa volta si sentì chiaramente il rumore della ceramica che toccava il legno del tavolo. O per meglio dire, che colpiva il legno del tavolo, dato che Milo non la mise giù delicatamente, anzi. Per poco non la ruppe. La Siberia Orientale. Ci era andato una volta con il Cavaliere dell’Acquario e dovette ammettere che laggiù si gelava, ma almeno nella piccola casetta di Camus si stava piuttosto bene, specie col camino acceso. Ma 45° gradi sotto zero…Erano troppi.

Scattando in piedi, il Cavaliere dello Scorpione praticamente corse a prendere la valigia, preparandosi a tirare fuori i suoi vestiti più pesanti che aveva lì. Nella foga, fece cadere anche uno degli scatoloni che teneva nell’armadio e fu lì che trovò qualcosa che non vedeva da anni: era una coperta fatta a maglia, regalatagli da Aldebaran. Non aveva chiesto come se l’era procurata, aveva semplicemente accettato il dono, specie perché il gigante del Toro, nel dargliela aveva detto ‘Tutti hanno freddo almeno una volta. Questa vi terrà al caldo.’.

Non sapeva perché la cosa lo aveva stupito tanto, ma ne rimase colpito. In più, come coperta era davvero calda ed anche bella, tutta ricamata. Dopo qualche minuto di ponderazione, decise di metterla dentro nella valigia, nonostante occupasse spazio.

—-

Il vento ululava feroce fuori dalla sua finestra, renendogli difficile prendere sonno: non solo il tempo atmosferico non era dalla sua parte, ma molteplici problemi si accavallavano furenti nella sua testa, impedendogli di mettere a riposo il suo povero cervello affaticato.

Non solo quella tempesta gli creava problemi non indifferenti, impedendogli di uscire e raccogliere cibo di qualcunque tipo, ma era anche preoccupato per i ragazzi, che avevano deciso di passare quei due mesi in un altra casa, a qualche chilometro di distanza da lì.

Capiva il loro bisogno di essere indipendenti, oramai erano grandi, però il suo istinto paterno, per quanto nascosto, lo rendeva più nervoso del dovuto. In più, il fatto che Shun fosse con loro lo impensieriva di più: il ragazzo non era abituato al freddo artico, ma sapeva che Hyoga e Isaac si sarebbero presi buona cura di lui.

L’ennesimo sospirò lo fece girare nel letto, la mano sinistra cadde inerme sulla parte destra del materasso, fredda almeno come il resto della stanza. Possibile che gli mancasse quella sensazione di tepore che solitamente provava quando Milo era sdraiato accanto a lui. Distrattamente, si rese conto che in quel momento non gli sarebbe dispiaciuto averlo lì, magari raggomitolarglisi contro, sentirsi dire ‘Al diavolo la tempesta, troveremo un modo per uscire!’ o ‘Aspetteremo il momento giusto e vedrai!’.

"…Ma che vado a pensare…?" Passandosi una mano tra i capelli, si costrinse ad alzarsi, buttando un’occhiata all’orologio appeso in camera: erano le quattro di mattina e fuori era tanto buio e tempestoso che non si vedeva niente. Dannato anticiclone.

Non c’era niente da guardare, solo neve incessante, vento spaventoso e due fari nella notte.

Due fari? Le sopracciglia di Camus si inarcarono in ovvia confusione, che presto divenne stupore. Al di sotto dell’ululare inquietante del vento, si sentiva un familiare rombo, quello delle motoslitte. Qualcuno stava arrivando? Chi mai poteva essere?

Attese con impazienza, ma non si mosse. Solo una persona si sarebbe potuto buttare in un impresa tanto sciocca, pur di arrivare lì. Non si stupì molto, quando aprendo la porta si trovò davanti un sorrisone a 32 denti, incorniciato da pelo sintetico e capelli biondi.

"Ma ti sembra il caso ti presentarti qui a quest’ora, con questo tempo-?" Milo non fece tanto caso a Camus, anzi, gli passò accanto quasi ignorandolo, lasciando il francese interdetto a chiudere la porta. "Quindi? Non hai intenzione di darmi spiegazi-?" Senza dargli possibilità di finire, il greco premette velocemente le sue labbra su quelle del Cavaliere dell’Acquario, che sentì tutte le sue barriere crollare di nuovo, come se fosse la prima volta. Che effetto gli faceva. Si sentiva così sciocco, eppure non poté non sorridere quando Milo tirò fuori la copertona fatta a maglia.

"Tu, io, divano, coperta, nanna. Che ne dici?"

  
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