Fumetti/Cartoni americani > Batman
Ricorda la storia  |      
Autore: l y r a _    29/10/2013    3 recensioni
Stephanie Brown proprio non riusciva a capire perché, a volte, Tim fosse colto dall'infantile voglia di dimostrare qualcosa a qualcuno. La sua ultima passione era ribadire stoicamente di non aver bisogno dell'aiuto di nessuno. Ovviamente la realtà dei fatti dimostrava sempre il contrario.
[TimSteph, più o meno]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un paio di note prima della lettura.

Prompt: Imagine your OTP getting really confused while trying to build IKEA furniture.
Continuity: La fanfiction è una storia senza pretese che si colloca in un punto imprecisato dopo il numero 25 di Red Robin. Nel caso non abbiate mai avuto modo di leggerlo, ciò che è importante sapere per non rischiare di considerare il povero Tim OOC è che:
- ha abbandonato tutti i suoi amici (Steph compresa)  e si è comportato in modo freddo e distaccato per un lasso di tempo, salvo poi ritornare un pochino  in sè dopo aver concluso le sue ricerche;
- ha affermato, durante il suo team-up con Steph di non aver bisogno di lei ma è stato in seguito clamorosamente smentito;
- si è trasferito in un nuovo (e molto speciale!) appartamento.
Disclaimer: Tim e Stephanie non mi appartengono, così come qualsivoglia riferimento all'universo DC. In caso contrario l'universo new 52 non sarebbe mai esistito e questi due sarebbero genitori di tanti bei bambini ♥


Nonostante tutto, avrebbe sempre avuto bisogno di lei.

Tim Drake poteva anche vantarsi di possedere un mente geniale ed un talento innato per la tecnologia, ma la sua goffaggine nell’ambito dei lavori manuali era universalmente riconosciuta da chiunque ci avesse avuto a che fare per abbastanza tempo.
Era essenzialmente questo il motivo per cui Stephanie si era sinceramente sbigottita dinanzi al curioso spettacolo che si era offerto quando il suo ex-ragazzo le aveva aperto la porta dell’appartamento che aveva da poco acquistato, brandendo in mano un cacciavite e con una matita ridicolmente infilata fra l’orecchio e gli scompigliati capelli scuri. Aveva sgranato gli occhi confusa e mormorato un ciao poco convincente.
L’altro sembrava chiaramente non aspettarsi una sua visita, d’altronde – si disse Steph – perché avrebbe dovuto farlo? Non erano vicini come una volta e lei non ricordava di essersi degnata di avvisarlo che sarebbe passata.
«Non mi avevi invitata a vedere la casa. Mi sentivo offesa.» spiegò spicciola.
«In realtà non avevo intenzione di invitare nessuno.»
Stephanie sfoggiò il suo migliore sorriso impacciato, fingendo di essere stata colta alla sprovvista.
«Ormai sono qui» concluse facendo spallucce  «… non mi inviti ad entrare?»
«In realtà non è proprio il momento adatto, c’è un po’ di disordine.»
«Figurati, non sarà un po’ di disordine ad impressionarmi.»
Dopo che un altro paio di scuse debolmente accampate da Tim furono prontamente demolite dall’insistenza della bionda, il ragazzo si arrese alle sue richiese e – non senza sbuffare colmo di riluttanza – le permise di entrare e accomodarsi in salotto.
Non c’era disordine come poco prima il padrone di casa aveva sostenuto, osservò Stephanie che lo conosceva da abbastanza tempo da sapere che Tim era una delle persone più ordinate e precise che avesse conosciuto in vita sua. Stava per decretare che la sua freddezza non fosse che un espediente per evitare di ricostruire il loro rapporto (‘Stupido idiota!’  Ribadì a proposito) quando lo vide.
Nell’angolo dietro la sua poltrona giaceva, indomato, un mucchio di quelli che sembravano essere scaffali di compensato verniciato, sui quali era stato pigramente accatastato un numero indefinito di montanti in acciaio. I resti dell’imballaggio di cartone su cui era stampato logo dell’Ikea rispondevano alla sua prima spontanea domanda: cosa?
La seconda, come prevedibile, era:  perché?
«Sto cercando di capire cosa abbia spinto un milionario impedito come te a comprare una libreria dall’Ikea senza richiedere il servizio montaggio.»
Tim si voltò verso di lei con una certa rigidità nei movimenti e con una divertente sfumatura di rosso  sulle guance. Balbettò inizialmente una serie di poco credibili motivazioni per poi concludere:
«Avevo voglia di provare, okay? Sono perfettamente in grado di montare quella … cosa, va bene?»
«Oh, certo. Io non ho dubbi, ragazzo meraviglia. Anzi, sono impaziente di vederti all’opera.» affermò ironica sfoggiando un ghigno sarcastico.
«Non è il caso.» borbottò secco.
«Sì che lo è, non farti problemi. Poi nel caso dovesse servirti una mano …» continuò sempre più divertita.
«Non ho bisogno del tuo aiuto» dichiarò con così tanta veemenza da sembrare quasi ossessionato «Posso farcela da solo, è tutto sotto controllo.»
«Okay.»
«Una volta ho montato un doppio fondo nel mio armadio, posso fare anche questo.»
A Stephanie parve che stesse cercando più di rassicurare se stesso che lei, e trovò la situazione particolarmente da Tim. Da Tim che conosceva una volta, sia chiaro, non quello spocchioso e gelido che aveva conosciuto nell’ultimo periodo.
Due ore e mezza dopo, quando ormai Stephanie aveva dato fondo a gran parte delle provviste alimentari del padrone di casa, la situazione non aveva fatto dei grandi passi in avanti, ed i pezzi  della libreria erano ancora indomati e sparsi sul pavimento.
«Sicuro di non volere una mano?»
«No, guarda … » replicò lui sempre più scarlatto in volto «Ci sono quasi.»
Stava cercando di far bella figura davanti a lei? Che carino, considerò l’ospite accovacciandosi sul tappeto accanto a lui. Sollevò da terra una staffa dalla forma particolarmente inusuale e la studiò con sguardo confuso.
«Dove va questa?»
Tim sospirò sconfitto.
«Non lo so.»
«Ma le istruzioni?»
L’altro le passò stancamente l’opuscolo che teneva in mano da quasi tre ore.
«Se ci capisci qualcosa … »
Stephanie passò qualche minuto a cercare di decifrare le istruzioni, salvo poi arrendersi e tentare di fare di testa sua. Solo quando la lancetta dell’orologio segnò mezzanotte passata, gran parte dell’enorme catasta di pezzi trovò la sua collocazione e Tim insistette di potercela realmente fare da solo, dal momento che riteneva di aver preso finalmente familiarità con il montaggio.
Alla fine Stephanie si arrese docilmente con un inaspettato sorriso sulle labbra e lo salutò con un bacio sulla guancia che fece diventare il volto di Tim anche più scarlatto della sua uniforme da Red Robin.
Ma Tim Drake era un detective, si ripeteva Steph chiudendosi il portone alle spalle, doveva aver sospettato che doveva esserci qualcosa di strano nella sua poco ordinaria arrendevolezza. Quanto tempo sarebbe passato prima che il suo ex-ragazzo si accorgesse che si era portata (intenzionalmente) via un paio di viti?
Poteva blaterare orgogliosamente quanto più gli sembrava opportuno, ma – nonostante tutto – Tim avrebbe sempre avuto bisogno di lei anche per le faccende di misero conto e, se si fosse ostinato a ribadire il contrario, sarebbe stata lei stessa a far sì che venisse contraddetto.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: l y r a _