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Autore: Tefnuth    29/10/2013    1 recensioni
dopo l'omicidio avvenuto davanti ai suoi occhi di una persona conosciuta in chat silvy,la protagonista, verrà coinvolta in un'indagine che sconvolgerà la sua quotidianità. tra omicidi ed inseguimenti riuscirà a trovare l'amore.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda mattinata d’inverno,la gente camminava per le strade cercando di ripararsi il più possibile dal gelo acuito dal vento che spirava dalle piccole stradine secondarie che facevano da cornice alla strada principale che costeggiava il lago e che da lì a qualche mese si sarebbe riempito del profumo degli alberi in fiore,dell’erbe appena tagliata e del rumore delle persone che passeggiavano allegramente. In quella mattina una ragazza di nome Silvy si mescolò tra la folla e si sedette su una delle panchine davanti ad un chiosco sfoggiando una borsa verde decisamente inadatta per la stagione ed iniziò a guardarsi intorno: stava aspettando qualcuno. Fu dopo dieci minuti che davanti a lei comparve un giovane uomo di statura medio - alta con corti capelli neri che la salutò non appena vide la borsa di lei,stregata dagli occhi verdi di chi non aveva mai conosciuto di persona,ma le sembrava di conoscerlo da sempre,forse era lui che aspettava. Erano l’uno di fronte all’altra,sebbene fossero ancora distanti e la gente passasse tra di loro senza cura, e quasi si vergognò quando sentì il sangue inondarle le guancie che arrossirono; fu lui ad avvicinarsi,era sorridente come non mai e quando fu abbastanza vicino dalle sue labbra uscì un candido saluto. Silvy avrebbe tanto voluto rispondere a quel giovane affascinante,  ma l’unica cosa che riuscì a dire fu un timido “Ciao” accompagnato dal gesto appena accennato della mano sinistra che subito tornò a stringere il manico della borsa; di solito lei non era così timida quando doveva conoscere nuove persone,così come di norma non accettava di conoscere persone con cui aveva parlato in internet ma quella volta,non seppe mai il perché,fece un’eccezione alla regola. Stavano per stringersi la mano quando una alfa nera sbucò da un vicolo non lontano da loro,si avvicinò a grande velocità e quando fu abbastanza vicino una pistola fece capolino dal finestrino abbassato e sparò cinque colpi in rapida successione contro l’uomo che cadde a terra inerme,era già morto. Lei rimase immobile davanti al cadavere,era terrorizzata alla vista eppure non riusciva a distogliere lo sguardo incurante della macchina che si era dileguata lasciando dietro di sé solo un intenso fumo grigio fuoriuscito dalla marmitta e i segni dei pneumatici dovuti alla brusca accelerazione. Le persone si avvicinarono immediatamente,qualcuno chiamò la polizia mentre altri si avvicinarono a Silvy per parlarle e sincerarsi che stesse bene ma lei,incapace di rispondere non riusciva ad ascoltarli; solo quando riprese a respirare fece l’unica cosa che ci si aspetterebbe in una situazione del genere : urlò più forte di quanto le sue corde vocali le potessero permettere poi,il buio totale.

Con un sobbalzo che per poco non la faceva cadere,Silvy si risvegliò nel suo letto; era sudata ed il suo cuore batteva forte nel suo petto,come se volesse uscire dalla gabbia toracica che lo teneva prigioniero. Una volta che mente e cuore si furono quietati,Silvy scese dal letto e guardò l’orologio posto sul comodino : erano appena le sei di una calda giornata d’estate e la sveglia avrebbe dovuto suonare un’ora più tardi perciò,sapendo che non sarebbe riuscita a prendere sonno,decise di andare in bagno ed aprire l’acqua della doccia. Spogliò il suo corpo dagli abiti che aveva usato quella notte per dormire e si mise sotto il getto di acqua tiepida che dolcemente le cadeva sopra le larghe spalle che anni di nuoto le avevano conferito insieme ad una corporatura statuarie. Chiuse gli occhi e fece profondi respiri mentre riportava alla mente il sogno di quella notte : sapeva che non era frutto della sua fantasia ma un fatto reale,accaduto mesi prima e che non sarebbe mai riuscita a cancellare dal suo inconscio quei terribili attimi di cui era stata testimone che le valsero una cicatrice dovuta dalla scia di un proiettile che evitò involontariamente quando si spostò non appena vide la pistola e mesi di terapia. Non sarebbe mai riuscita a superare quel giorno,soprattutto con tutte le domande che la polizia le fece nei primi tempi e che,a volte,ancora le faceva:già molte volte aveva detto all’ispettore di non sapere nulla riguardo a Thomas,questo il nome della vittima,di cosa si occupava o se avesse nemici sul lavoro perché il loro era stata un incontro casuale. Troppe volte,forse,aveva raccontato di essersi fermata davanti a quel chiosco perché aveva un appuntamento con il ragazzo,conosciuto su facebook,di cui fino a quell’istante non conosceva nemmeno il viso. Aprì gli occhi di scatto mentre il bagno si riempiva di calore ed i vetri si appannavano,non voleva ricordare oltre. Uscì dal bagno che era ancora umida e non fece caso neppure alle gocce che cadevano dai lunghi capelli e si posavano sul pavimento,fece colazione,si vestì con abiti leggeri adatti per il clima,sistemò casa ed uscì dopo aver preso le chiavi della macchina dalla borsa. Anche se non erano ancora le otto le strade erano già parecchio trafficate: la maggior parte erano turisti provenienti da ogni parte del mondo che riempivano la strade ed i paesi del lago di Garda per assaporare un po’ di quel meraviglioso paradiso. Silvy abbassò il finestrino per far entrare il profumo delle acque del Benaco,l’altro nome del lago,di cui ora Silvy ne stava percorrendo una parte di costa. Erano appena due anni che si era trasferita a Peschiera del Garda ma quel posto non le era mai stato nuovo : fin da quando era piccola lei ed i suoi genitori trascorrevano una vacanza di almeno tre giorni in quel piccolo angolo di gioia per uscire dallo stress della città e dai problemi,visitando i paesini del lago e promettendo davanti ad esso di ritornare l’anno successivo alla luce dei bellissimi tramonti; fu proprio davanti ad uno di quei tramonti che Silvy promise che non appena possibile sarebbe venuta a vivere lì,a Peschiera del Garda,e che sarebbe andata a lavorare al parco divertimenti numero uno in Italia ossia Gardaland. Così accadde.

Ogni volta che i suoi occhi si posavano sulle acque del lago ne rimaneva estasiata:cigni,oche,i battelli che i turisti utilizzavano per andare a visitare i paesi che si affacciavano sul lago le davano un senso di pace interiore come nient’altro; forse sarebbe potuta guarire dal ricordo doloroso di Thomas ma sapeva che non avrebbe mai avuto abbastanza tempo. Lungo il tragitto i suoi occhi erano attirati dai colori dei fiori e delle piante che addolcivano il freddo grigio del cemento delle strade,dalla moltitudine di gente che fin dalle prime ore del mattino prendeva ogni possibile mezzo per raggiungere i parchi divertimenti,visitare uno dei bellissimi paesi o,semplicemente,fare una bella passeggiata.

Il traghetto stava solcando le onde ad una velocità ridotta così che i passeggeri potessero gustarsi il magnifico panorama che distrasse anche Silvy,finché un turista con non molto garbo la riportò alla realtà suonando il clacson che,a suo parere,era l’accessorio più fastidioso che una vettura potesse mai avere ed era contenta che il regolamento stradale ne limitasse l’uso. Guardando l’orario sull’orologio che portava al polso e su cui casualmente cadde la coda dell’occhio si accorse che il tempo a sua disposizione stava per scadere quindi distese il piede sull’acceleratore per far andare la macchina più veloce,giusto quel poco che le avrebbe permesso di arrivare in tempo sul lavoro e,allo stesso tempo,di non infrangere i limiti di velocità. Nella sua mente,in quel momento,aveva fatto di nuovo capolino il ricordo di Thomas:i suoi occhi,di quel verde così intenso da ricordarle il mare e così difficile da dimenticare; l’uomo con cui la sera dialogava in internet con cui si era confidata senza rivelare troppo di se stessa dal momento che non si erano mai visti in volto tuttavia non le era mai sembrato di scorgere tra le righe che lui le scriveva,tra quelle magnifiche parole,che la sua vita fosse in pericolo o che qualcuno gli fosse nemico,soprattutto nelle ultime e-mail nelle quali c’era forse un segnale di maggiore apertura da parte dell’uomo. Un turbine di domande prese forma nella sua testa: “Chi lo ha ucciso; c’era la possibilità che quelli stessi assassini ora stessero cercando lei solo perché era là ed era stata testimone dei fatti;avrebbe mai potuto evitarlo anche solo ritardando l’ora dell’appuntamento?” domande che non facevano altro che seminare un mare di dubbi che non accennava ad inaridirsi e l’unica cosa di cui era certa era che non avrebbe più fatto eccezione alla regola della conoscenza fuori internet degli sconosciuti.
  
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