Stavano aspettando entrambi il treno, il giorno che si conobbero.
Successe lì, per caso, sulla banchina fra il secondo e il terzo binario, mentre una voce metallica annunciava l'ennesimo ritardo, scusandosi per il disagio.
Fabrizio imprecò sottovoce, sfregandosi le mani mezze congelate per il freddo – al solito la mattina, nella fretta di uscire, aveva dimenticato i guanti di lana sulla scrivania – poi alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi.