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Autore: mellapumpkin    29/10/2013    0 recensioni
Harry Styles indossa delle converse nere, un paio di pantaloni dello stesso colore, un maglione grigio scuro ed è davanti allo specchio, mentre legge i messaggi di buongiorno della sua classe, sul gruppo chiamato FINALMENTE IN TERZA su Whatsapp.
Quella che sente è una sensazione a lui quasi estranea: l’adrenalina per le novità. E Harry non lo sa ancora, ma un sacco di cose cambieranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Oh, bene, eccoci qui.
Le note d'autrice sono doverose in questo caso, ma hey, perchè non scrivere usando un elenco? E' tutto molto piu' professionale.

  • Questa "storia" sta diventando la mia vita, e non è bello (è, infatti, bellissimo).
  • Ho creato playlist su playlist, ho preso appunti mentre ero sull'autobus, ho scritto di notte e di giorno, e voi lo dovevate sapere perchè sì.
  • L'idea di fondo ancora non si capisce: spero di riuscire a farla uscire entro la fine.
  • La fine, appunto, non so quando ci sarà. So benissimo però, come sarà. Yay!
  • Ascoltate le canzoni a inizio paragrafo, signori e signore, è importante.
  • Non esitate a chiedere spiegazioni o chiarimenti o curiosità o qualsiasi altra cosa! Recensite, o , se preferite, scrivetemi su ask.fm. (Sul serio, scrivetemi)
  • Il titolo dell'opera è preso da questa canzone, che vi linko qui, perchè io vi conosco e so che non ascolterete le canzoni. Ma sono brava e buona e almeno questa voglio che la ascoltiate.
  • Odio gli One Direction e sono la cosa peggiore che mi sia mai capitata: mi ispirano in un modo oltraggioso e santocielo, ragazzi, è stancante. Io ho una vita (dicono)!
  • Ah, già, qui si parla di argomenti a tematica forte (dicono anche questo), come: autolesionismo, disturbi del sonno, ossessione, linguaggio forte, abuso di alcol e droghe leggere.
  • Ovviamente i personaggi in questione non sono miei (o meglio, lo sono?). Riformuliamo: gli One Direction, Tom Odell (quella specie di muffin al cioccolato, sì, proprio lui), Perrie Edwards e tutte le persone sotto citate non hanno niente a che fare con me, hanno una vita propria (e che vita), io non guadagno una ceppa a scrivere di loro e bla bla bla.
  • Last but not least: niente ci ciò sarebbe stato possibile senza la mia adorata JJ, che una sera tremenda di una domenica tremenda mi ha chiamata e raccontato un sacco di cose, che, a grandi linee, sono il succo di A Stillness. Dunque, grazie, my love, per quella telefonata. Spero ti piaccia questa cosa.
​Sperando di aver detto tutto, vi ringrazio per il tempo che passerete a leggermi.
Alla prossima (se ci sarà)
Un abbraccio, mella.








A STILLNESS.
 

Still
Still
Be still
(A Stillness – The Naked And Famous)
 
 
 
Harry Styles indossa delle converse nere, un paio di pantaloni dello stesso colore, un maglione grigio scuro ed è davanti allo specchio, mentre legge i messaggi di buongiorno della sua classe, sul gruppo chiamato FINALMENTE IN TERZA su Whatsapp.
Quella che sente è una sensazione a lui quasi estranea: l’adrenalina per le novità. E Harry non lo sa ancora, ma un sacco di cose cambieranno.
 
 
****
 
 
Harry non vive per dormire, anzi, spesso le ore di sonno che accumula in una notte sono lo stretto indispensabile per non svenire in strada, ma non capisce questo sforzo da parte di persone che, è risaputo, si odiano a vicenda.
Alza la testa e si aggiusta i capelli, passandoci le mani molte volte, cercando una piega che lo soddisfi. I suoi ricci sono leggendari, morbidi alla vista e anche al tatto.
Il telefono continua a vibrare ma viene ignorato da Harry, che si sta analizzando per bene il viso: la sua pelle è ancora pallida, nonostante gli sforzi durante l’estate per farla scurire.
Dopo aver bevuto una tazza di latte caldo, Harry esce dalla porta principale di casa sua, col telefono in tasca, che vibra ancora.
 
****
 
C’è solo una persona con cui Harry parla volentieri in classe sua: si chiama Niall Horan ed è il migliore amico che chiunque potrebbe mai desiderare. Ha i capelli biondi e la pelle bianchissima, quella che se sta troppo al sole diventa rossa. Quella mattina è seduto accanto ad Harry in fondo alla classe, e si sta appoggiando al muro. Sembra contento e rilassato per l’inizio di un nuovo anno,  ma non come dovrebbe.
“Hey, sicuro di stare bene? Non sei tu quello che aspetta i professori alla porta augurando loro un buon inizio anno?”
Niall alza gli occhi e apre la bocca, mostrando un apparecchio lucidissimo. “Il problema” dice “è questo apparecchio di merda. Ho intenzione di parlare il meno possibile finchè non me lo toglierò” con una smorfia chiude la bocca e si passa la lingua sui denti.
Harry ride mentre mette il diario rosso fuoco sul banco: “Nialler, non puoi stare zitto fino ad Aprile, capisci? Anzi, tu non puoi proprio stare mai zitto”.
Da come ride, a bocca chiusa e coi muscoli facciali contratti, Niall cerca di non aprire la bocca, ma è inevitabile, e ride di gran gusto, lasciandosi andare.
 
****
 
Alle ore 11:20, la prima ricreazione del primo giorno di scuola comincia. Ad Harry piace l’atmosfera scolastica: un sacco di personalità diverse concentrate in un solo edificio. Niall quel giorno indossa una felpa dell’Abercrombie rosso bordeaux, dei jeans chiari e un paio di vans nere. Sono entrambi in fila per prendere un caffè alle macchinette.
“Cazzo, Harry, sono già stanco. Che ne dici, se chiamo mia madre per farmi venire a prendere è una buona idea?”
“Certo, magari chiedile di passare in presidenza e prendere anche me, così andiamo al centro commerciale e facciamo richiesta al McDonald’s per farci assumere”.
Niall non ride, difficile ridere alle battute mirate e complesse di Harry, ma sorride e gli tira una pacca sulla spalla.
Ed è lì che Harry Styles lo vede, per la prima volta. Accanto alla porta dei bagni maschili, appoggiato al muro con le mani incrociate, c’è un ragazzo che lo sta fissando. Un brivido scorre sulla schiena di Harry, che si volta e smette di ridere, toccando la schiena di Niall, come a dire ‘lui è con me, non sono solo’.
Il ragazzo indossa delle scarpe che dovevano essere state bianche un tempo, una tuta grigia come il maglione di Harry e una maglietta a maniche corte dei Killers, nera. In testa ha un cappello di lana, grigio, decisamente troppo pesante per il tempo che c’è. Se non fosse per la posa, Harry non lo troverebbe così inquietante.
“Niall, credo che quello mi stia fissando. No! Non ti girare ora!” lo prende per le spalle e lo volta.
“Cazzo, Niall, sul serio, è terrificante”
“Ma chi? Harry, hai mangiato stamattina?”
“Girati, piano, adesso” Harry continua a guardare nella direzione opposta mentre il suono acuto di un urlo di Niall si diffonde per la stanza.
“Ma chi, Louis?” i muscoli di Niall, prima tesi, si rilassano all’istante.
Harry si volta per guardare l’amico, incredulo, trovandosi un sorriso davanti alla faccia.
“Amico, Louis è un tipo strano, lo ammetto, ma è innocuo” comincia, infilando le monetine nel distributore.
“Lo conosci?” chiede Harry, guardandolo ancora.
“E’ nel giro, sai, il mio giro” il biondo sottolinea la parola ‘mio’, abbassandosi e prendendo il bicchiere di plastica dalla macchinetta.
“Un giro dal quale ti sei voluto allontanare, Hazza”
Niall e il suo giro fumavano erba e la spacciavano. Harry aveva deciso, dopo aver passato un anno con loro, di smettere, a tempo indeterminato almeno. Una decisione seguita dal ragionamento ‘se sono gonfio non riesco a leggere, e io devo leggere di piu’
“E’..” comincia Harry, mentre Niall esce dalla fila e saluta delle ragazze sedute su un divanetto
Bellissimo, pensa nella sua testa, camminando a testa bassa ma con gli occhi alti, cercando di nasconderli dietro ai capelli, incontrando ancora lo sguardo del ragazzo.
 
Durante l’ora di letteratura, Harry scopre il suo nome completo: Louis William Tomlinson.
 
 
****
 
 
 
 
And if you're still breathing, you're the lucky ones.
'Cause most of us are heaving through corrupted lungs.
(Youth – Daughter)
 
 
Una mattina Harry è da solo in corridoio e sta portando dei fogli in segreteria. Accanto ai bagni vede Louis che parla animatamente con una ragazza dai capelli arancioni, sembra stiano discutendo di affari importanti, Harry lo capisce dagli occhi di Louis, focalizzati sulla ragazza. Lo vede tirare fuori una bustina dalla tasca della felpa enorme che indossa, porgerla alla ragazza e scambiarla per una banconota.
Quando Harry torna indietro Louis è ancora lì, appoggiato al muro, come sempre, ma lo sta guardando.
 
Quella sera Harry scrive Louis sul suo diario per 100 volte, contate.
Sempre quella sera, ma un po’ piu’ tardi, Harry ci pensa: vorrebbe incidersi le 5 lettere sulla pelle, con il suo coltellino. Lo vorrebbe tanto fare, ma poi pensa agli occhi di Niall gonfi e arrabbiati. Lo vorrebbe tanto, ma non lo fa.
 
In una settimana Harry ha aggiunto 34 canzoni al suo mp3, e ne ha imparate altrettante. E’ come se stesse studiando per una verifica.
Canzoni, ovviamente, prese dal profilo facebook di Louis.
 
 
 
And you caused it, 
And you caused it, 
And you caused it.

 
 
 
****
 
 
Harry è davanti al locale piu’ frequentato della sua città, l’Irish Pub. Poco importa se Niall, per onorare le sue origini, sia già brillo alle ore 22:00 di sera, che i loro due amici, Zayn Malik e Liam Payne stiano rispettivamente baciando la propria ragazza e il proprio ragazzo. L’odore di birra è quasi piacevole, il brusio della gente che parla e urla e ride è melodioso, il fumo di sigaretta negli occhi è okay. Harry non esce spesso il sabato sera, preferisce recuperare le puntate dei suoi telefilm preferiti, e, neanche a dirlo, leggere. Da una settimana a questa parte, però, le sue abitudini sono leggermente cambiate: a scuola ha ‘appuntamento’ con Louis davanti alla macchinetta del caffè. In realtà non si sono mai parlati, nè sono stati una volta piu’ vicini l’uno all’altro di due metri. Semplicemente, Harry ogni giorno prende un caffè e fissa Louis, che è sempre appoggiato al muro accanto ai bagni maschili. Nessun sorriso, nessun cenno, nessuna parola. Solo i loro occhi, pesanti come pietre.
Dopo scuola, poi, Harry passa molto tempo a casa di Niall, o meglio, sul profilo facebook di Niall: Harry non ha un account su facebook per capriccio personale. Crede che quel social network potrebbe portargli via tempo prezioso alla lettura. Ma grazie a Niall passa dalle due alle quattro ore al giorno sul profilo di Louis, a guardare le sue foto, a leggere i suoi stati (che sono troppo pochi e vaghi per capire qualcosa di lui), a scrivere su un pezzo di carta le canzoni che Louis condivide (che sono tante ed Harry ne è contento).
“Amico, io non te lo vorrei dire, ma Louis ha la ragazza, da un sacco di tempo, pure” Niall parla con la bocca piena di patatine.
“Lo so, Niall. Sta con Eleanor Cadler da sei mesi, è tutto scritto qui”
“Già” comincia, masticando “e credo anche che dovreste cominciare a, non saprei, interagire in un modo piu’ sano? Non è inquietante il fatto che passiate le ricreazioni a fissarvi?”
Harry prende una patatina dal sacchetto di Niall e mastica lentamente, evitando di rispondere.
Alle ore 16:45 Harry è a casa sua, con un libro in mano e Thank You For The Venom dei My Chemical Romance nell’mp3, che è una delle canzoni condivise da Louis.
 
 
Ed eccolo lì, in mezzo a un gruppo di persone.
E’ vestito di nero e ha i capelli in disordine, le mani in tasca e un sorriso sul viso? Harry posa lo sguardo sul libro aperto che ha in mano, ma non legge niente. Sulle pagine, al posto delle parole, c’è la faccia furba di Louis.
“Niall, credo che impazzirò”
L’irlandese, con il telefono in una mano e un panino nell’altra, sorride distratto e poi dice, “Probabile, Hazza”.
 
 
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Il sabato successivo Harry indossa dei pantaloni blu scuro, le vans rosse, una camicia azzurra e ha i capelli ancora bagnati dal gel.
La macchina di Liam puzza di gomma da masticare alla fragola e di sperma, nonostante i finestrini siano sempre aperti.
Your Body di Christina Aguilera evade nell’aria, insieme alle grida di Perrie, la ragazza di Zayn, che cerca di liberarsi dalla sua presa e dalle sue mani, che le stanno facendo il solletico.
I think you already know my name, canticchia Harry sorridendo, anche se, ora che ci pensa, Louis non lo sa, il suo nome.
Liam sta ridendo, è già ubriaco. Sta guidando senza nessun problema, addirittura senza guardare la strada.
“Per favore, potresti abbassare?” urla Harry, cercando di non dare fastidio a Perrie e Zayn, che accanto a lui stanno limonando occupando tutto il sedile.
“Ma perché? Lady Gaga è una leggenda!” risponde Liam sorpassando una vecchia Dacia Logan.
Tom, il suo ragazzo, ride di gran gusto. A dire la verità Harry non l’ha mai sentito parlare, solo ridere. E’ uno dei classici ‘fidanzati fantasma’, quelli che sono sempre insieme al tuo amico, quelli che limonano ogni secondo ma parlano di rado, quelli che sono lì per caso, che se non ci fossero non cambierebbe nulla.
Un tempo Liam e Harry erano migliori amici. Passavo i doposcuola insieme a giocare a Pokèmon, a guardare video su youtube a mangiare pane e marmellata. Si volevano bene, tantissimo, ma erano troppo simili. Quando hanno cominciato a crescere, quello che ad Harry sembrava una passeggiata, a Liam sembrava una montagna da dover scalare senza attrezzatura. Un dieci a inglese per Harry equivaleva un sette per Liam. Un canestro all’ora di ginnastica di Harry significava un’ora di flessioni per Liam. Harry era la perfezione alla quale Liam aspirava, ma che non avrebbe mai raggiunto. Lentamente i sentimenti di Liam nei confronti di Harry sono mutati, da ammirazione a invidia, a odio, a indifferenza. Harry ha fatto coming out, Liam si è trovato, tre mesi dopo, un ragazzo, Tom, con cui si bacia ma che non ha mai toccato.
Improvvisamente Harry è triste. Non che prima fosse stato allegro, ma i suoi pensieri, il rumore degli schiocchi dei baci di Zayn e Perrie, Love Sex & Magic di Justin Timberlake alla radio, le risate acute di Tom, gli occhi scuri e gonfi di Liam nello specchio retrovisore e la faccia di Louis da tutte le parti, lo stanno facendo impazzire. Vuole urlare. D’istinto, fa una cosa che Niall ha sempre cercato di fargli evitare, e già si immagina, i suoi occhi azzurri sulla sua pelle, dopo che vedrà. Ma lo deve fare, altrimenti comincerà a urlare e a piangere, e sta andando a una festa, una festa di persone fiche.
 Solleva la manica della sua camicia e si conficca le unghie lunghe nella carne del braccio destro, e lentamente, premendo forte, va a fondo. Sta qualche secondo così, minuto forse, finchè la canzone cambia, lasciando il posto a Thrift Shop di Macklemore.
Gli occhi, che prima sentiva pensanti e bagnati, si chiudono. Il petto, prima uno scoglio ancorato al fondo, ora si libera, e Harry prende aria. Quasi sorride, dal sollievo.
“Hey, Hazza, tutto okay?” chiede Zayn, le labbra bagnate e le guance arrossate.
Harry fa ‘sì’ con la testa e guarda fuori dal finestrino, scrollando le foto del suo cellulare, guardando le foto di Louis che ha salvato la sera prima.
Il braccio smette di pulsare nello stesso istante in cui la macchina si ferma.
Entrano tutti nel locale con Applause di Lady Gaga in sottofondo.
 
 
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Maybe if I fall asleep I won’t breathe right.
(Hear Me – Imagine Dragons)
 
 
 
Il viso di Louis scompare dalla sua testa appena mette piede in quella stanza: fumo denso e bianco, odore di sudore e aria rarefatta, urla e musica alta che si coprono a vicenda. Harry adora questo genere di cose, ma preferirebbe di gran lunga essere in camera sua, sotto le coperte, a leggere fan fiction.
Sente del calore all’orecchio destro, si volta e vede Liam, dalle labbra rosse e gli occhi lucidi.
“Niall ti aspetta fuori!” riesce a stento a finire la frase, perché la bocca di Tom blocca le parole in un bacio (a Harry sembra piu’ un risucchio, o un aspirapolvere) allontanandosi da lui.
Contento di avere una scusa per uscire da quel concentrato di ansia, Harry arriva all’uscita quasi di corsa e prende un bel respiro.
“Hey, sweetcheeks!” Niall lo abbraccia senza neanche guardalo, con le sue braccia forti e la sua pelle profumata di biscotti.
Harry si lascia stritolare e si ricorda che, dalla prima volta in cui si sono incontrati, quando Niall si è voltato, preoccupato, chiedendogli 20 centesimi per la merendina del distributore, le sue braccia non sono cambiate di una virgola. Neanche Niall è cambiato. Ha ancora l’apparecchio ai denti, ha ancora il sorriso quasi fastidioso, ha ancora la pancia da birra e le felpe dell’Abercrombie che sua madre gli compra.
“Come stai? Sei entrato?” si stacca dall’abbraccio e quando Harry torna ad annusare l’aria di schifo, tutto ciò che riesce a dire è, “No”.


 
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And I wanna cry, I wanna fall in love, but all my tears have been used up.
(Another Love – Tom Odell)
 
Harry non sa come sia successo: non sa come è arrivato nel mezzo della folla urlante, non sa come si è separato da Niall, non sa dove siano Liam e Zayn, non sa perché Perrie sta ballando con un ragazzo troppo pallido per essere Zayn, non sa perché i suoi occhi vedono a scatti, non sa perché le sue gambe sembrano prendere fuoco e la sua voce non si senta quando lui urla.
Harry non sa perché, ma ha un bicchiere di plastica tra le mani, con una cannuccia nera e tanto ghiaccio dentro. Harry non conosce i nomi delle bevande alcoliche, non distinguerebbe la vodka dal rum, o la sambuca dalla Coca-Cola. Lui sa solo che sono tutte cose nauseanti.
Harry capisce il perché, adesso. Lui odia queste cose perché non lo soddisfano. Piu’ che essere totally stoned, come direbbero Liam e Zayn, preferisce vivere sempre nella realtà. Nella sua realtà, come tutti. Preferisce sdraiarsi sull’erba e ascoltare gli Alt-J e le loro chitarre etniche, o mangiare una fetta di pane e Nutella. Sa perché odia queste cose, ma non sa perché ogni volta finisce a viverle meglio di tutti.
 Ed Harry beve, beve a occhi chiusi, stretti forte. Beve in mezzo a gente che non conosce, che non vede e che non sente.
Harry salta anche: si spinge in alto, la vista totalmente annebbiata, dimena gli arti lunghi e salta ancora. Sente tanti corpi appoggiarsi a lui.
Il bruciore lo sente da tutte le parti, assolutamente onnipresente. Non capisce però se è dentro o fuori. Dunque beve, ancora e ancora, finchè non lo trascinano ai lati della stanza.
“Styles!”
Harry non vede bene, allunga le mani e tocca il viso di chi lo sta chiamando.
Mascella sporgente, barba pungente, capelli crespi, orecchino, labbra carnose.
“Zayn! Ciao! Oh, Zayn, ti voglio tanto bene!” le mani stringono il suo viso, lo schiacciano, e Harry si sporge in avanti e lo bacia sulle labbra.
“Harry, porca puttana, Niall stava per chiamare la polizia!” lo prende per il braccio e lo trascina verso l’uscita posteriore, vedendolo incapace di camminare dritto da solo, “E cazzo, sei ubriaco! Sei sempre e solo ubriaco! Sei l’unico ubriaco! Sei uno stronzo!” se Harry fosse stato meno ubriaco, lo avrebbe capito, che il tono di Zayn in realtà nasconde un velo di preoccupazione, ma Harry non è poco ubriaco. Harry è totally stoned, e non ci sono doppi sensi. Appena sente quelle parole comincia a piangere e si aggrappa alla camicia di Zayn, appena usciti nel giardino dietro al locale.
“Scusami! No-non volevo!” la sua voce è un lamento spezzato, Harry urla ed è fastidioso, Zayn lo spinge contro il muro e lo guarda dritto negli occhi.
“Harry, stai tranquillo. Va tutto bene. Ora chiamiamo Niall e Liam e ce ne andiamo da questa merda, okay?” gli accarezza una guancia bollente e sorride in modo che solo un ubriaco si accorga che lo intende davvero.
“Da bravo, siediti qui” lo porta su un muretto e lo fa sedere, prendendo il cellulare e cominciando a digitare numeri.
In quel momento, mentre la mente di Harry è il vuoto cosmico, lo vede.
Louis Tomlinson è a pochi metri da lui, sull’erba secca, insieme ad altri ragazzi, che parla e ride con loro. E’ vestito di nero, questa è l’unica cosa che Harry capisce. Ma capisce anche che, appena tutta l’elettricità che aveva in corpo si sparge nell’aria che lo circonda, è il momento.
Si alza di scatto, barcolla, cerca di darsi una regolata, ma barcolla lo stesso. Arrivato a pochi centimetri da Louis, gli strattona un braccio, e, quando lui si volta, dice qualcosa che sembra una preghiera, o una poesia imparata da un bambino delle elementari:
“Ciao, come stai? Io sono Harry!”
Harry non capisce cosa sia successo prima, dopo, o nel mentre. Dopo che Zayn lo ha preso a forza e ha detto “Scusatelo, è ubriaco”, dopo aver sentito l’elettricità lacerare i suoi muscoli, dopo che Louis gli ha sorriso, con i denti e con gli occhi.
 
 
 
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“Tu credi che io non dovrei ucciderti?” Niall urla, non preoccupandosi di niente intorno a lui, continuando, “Credi che dovrei riportarti a casa da tua madre in questo stato? Con gli arti attaccati al corpo?”
Liam e Michael sono appiccicati l’uno all’altro, si guardano le labbra, solo e soltanto le labbra. Zayn non ha ancora trovato Perrie, si guarda intorno un po’ smarrito, ma tranquillo, a giudicare dai suoi piedi che non sbattono a terra. Harry è l’unico seduto, ha la voce di Niall addosso e la barriera di ragazzi intorno a lui, ma il suo sguardo è su Louis, che è ancora in piedi a fumare con i suoi amici. Anche lui lo guarda, mentre ispira fumo. Lo fa da dieci minuti, da quando Niall ha cominciato a sgridarlo, da quando si è seduto e da quando ha deciso di spegnere le orecchie.
Louis alza la mano e lo saluta, mimando un “ciao” con la bocca, per poi fumare ancora.
Harry risponde al saluto con un sorriso e torna a guardare Niall.
“Porca troia, sto bene. Ho avuto la botta subito perché avevo bevuto troppo in fretta e poi ho ballato” ancora gli occhi verso Louis, ancora sorrisi da parte di entrambi.
“Un cazzo” commenta Niall, abbassando il tono.
“Dai Nialler, esce una volta all’anno, lascialo divertire quando può” aggiunge Michael, rivelando la propria voce, dopo ore di silenzio, di baci e di urla.
Harry sta ancora studiando Louis, ora lo vede meglio: le gambe incurvate, la schiena liscia e grande, le spalle forti.
Bellissimo.
 
 
 
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“Questa musica mi sta facendo incazzare”
“Nialler, tieni, tranquillo”
Tom sa che Niall non si arrabbia mai, per questo dice la cosa piu’ inutile.
Gli porge una sigaretta e un pezzo di cioccolata.
“Ho sempre un pezzo di cioccolata con me, non si sa mai”
Niall non lo aveva mai notato, ma il sorriso di Tom non è mai spento. Se non deve sorridere, lui non sorride, ma se vuole sorridere, lo fa con tutto se stesso.
Per questo Niall si calma, mangia il pezzo di cioccolato, accende la sua sigarette e ascolta ciò che Tom gli racconta.
 
 
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Zayn è spaventato. E’ arrivato il momento di ammetterlo, cazzo.
Sorpassa tutti sulla pista da ballo, spinge ragazzi, spinge ragazze, corre e si ferma.
“Perrie! Perrie!”
Liam riesce appena a raggiungerlo, quando Zayn muove la gamba per spostarsi di nuovo.
“Zayn, aspetta!” prende aria e si appoggia al ginocchio, “Se la cerchi così è inutile”
Tutto è inutile con lei.
Bastava un secondo: bastava che Zayn fosse rimasto in quella posizione per un secondo, che Liam avesse detto due o tre parole in piu’, che avessero cambiato stanza. Invece no.
Perrie è lì, accanto a loro, ha sui fianchi delle mani grandi, è appiccicata a un corpo, e lo sta baciando, occhi chiusi, punta di piedi.
“Oh, merda” Liam riesce a dare parole ai suoi pensieri, a differenza di Zayn.
“Hey, andiamo via, non fare una scenata qui, per favore” prende la sua mano e cerca di farlo camminare, ma Zayn è un pezzo di marmo.
“Certo che la farò, la scenata”
Le mani di Zayn cingono forte la vita di Liam mentre le sue labbra si infilano nella sua bocca, senza bussare.
Ci vuole un po’ di tempo prima che Liam apra la bocca e lasci che il bacio diventi vero. Gli soffia in bocca dopo che tenta di liberarsi, ma la presa di Zayn fa male, ha le unghie conficcate nella pelle, anche se sopra la maglietta.
Alla fine Liam morde Zayn così forte che devono smettere. Non stanno pensando a niente. Il sangue cola dalla bocca di Zayn come le lacrime dagli occhi di Liam, e non possono fare altro che uscire definitivamente dal locale e salire in macchina, dove tutto è buio e silenzioso.
 

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Oh you bite your friend like chocolate.
(Chocolate – The 1975)
 
Scopre che Tom scrive: scrive poesie, testi in prosa e in versi, in terzine e settenari, ha anche provato con gli endecasillabi, ma una lingua come l'inglese non e' adatta. Per questo studia l'italiano on-line, da cinque mesi. Ma sopratutto, Tom scrive canzoni. Certe volte, dice lui, l'impeto e il bisogno di tirare fuori lo fa svegliare di notte, o non lo fa dormire. Deve sempre scrivere. Sempre. Tom adora i luoghi chiusi ed enormi, come i caffe' o le librerie, per questo non esce molto spesso con loro. Tom ha bisogno di sedersi e di aspettare un attimo, altrimenti la sua mente rischia di partire in quarta e il suo corpo non riesce a starle dietro. Per questo, ogni volta che esce con Liam, lo bacia e non parla: le cose con Liam vanno cosi bene, che smettere un secondo di baciarlo e dire cio' che sta pensando e' un atto terroristico. Non puo' parlare, non puo' pensare, perche' le cose mutano, di continuo, e Tom lo sa, lo sa benissimo, che lui e Liam funzionano solo a gesti uguali e ripetitivi, e non a parole dolci e a strofe numerate, come le sue canzoni. Quella notte, su quel muretto accanto al campo da rugby, Tom parla a Niall. Non con lui, ma a lui, e Niall lo sente, il suo cuore, mentre sembra ingrandirsi nel petto, e Niall vede un sacco di gente nel buio, affannata e sorridente, e si sente mancare: le labbra di Tom sono fresche come le sue parole, i suoi capelli lunghi toccano le guance di Niall, e il cioccolato che Niall ha mangiato si mescola con le sigarette di Tom. Niall profuma di dolci, la sua pelle profuma di dolci, il suo alito e anche i suoi capelli. Tom sente il bisogno di morderlo, solo un po', per capire se e' tutto vero. Forse Niall trema, ma non lo sa. Quando si guardano di nuovo negli occhi nessuno dei due fiata: ci provano, a pensare, ci provano anche a cercare di parlare, ma l'unica cosa che riescono a fare e' baciarsi ancora, perche' solo i loro corpi sembrano riuscire a muoversi.
Insieme, due o tre sessioni di baci dopo, decideranno che Tom fara' leggere a Niall tutte le sue canzoni, e che Niall le arrangera' con la chitarra, per poterle vivere anche col suo linguaggio.
 
 
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I can tell not but the way that you smell,
but by the way you move your tongue my love.
Somebody shake me, what can I do?
 Am I in love with the night?
 Am I in love with you?
(I See You – Jutty Ranx)
 
 
 
 
 
Hanno camminato mano nella mano per cinque minuti, o dieci, o un’ora, o un anno. Ad Harry sembra che le loro mani siano state incollate, rilegate dalle loro dita, e che ora stiano solo cercando un posto sicuro dove mettere radici per il resto dell’eternità.
La testa gli gira ancora, sì, ma Louis è davvero con lui, su quella strada fatta male.
Non ha il coraggio di guardarlo, cammina a testa bassa, ma guarda le loro mani.
Non si è dovuto incidere niente addosso per Louis.
Arrivano in un campo di rugby, vicino alle panchine dei giocatori. Il terreno è illuminato solo da quattro lampioni messi agli angoli, tutto il resto è nero e verde.
Harry si siede e Louis è davanti a lui, in piedi.
 
Si stanno guardano per un sacco di tempo, solo che adesso sorridono. Quando Louis si volta e aspira la sua sigaretta, guardandolo dritto negli occhi, Harry si alza e si dirige verso di lui, attratto come un magnete. Da vicino e' proprio come se lo era immaginato: viso ruvido, capelli chiari in controluce, occhi tristi. Sono proprio gli occhi, o meglio, la loro espressione, a far tremare Harry.
"Ciao Harry, io sono Louis, e sto molto bene" la sigaretta e' finita, Louis la butta in terra e la pesta. La voce non e' proprio come se l'era immaginata: un sussurro disperato, ecco a cosa pensa Harry appena lo sente. Il suo viso lascia immaginare tutt'altro, una voce virile, forte e decisa, mentre Louis parla di zucchero e miele, una voce strozzata ma dolce. Un'altra cosa che Harry nota e' che lui e' piu' alto di Louis.
"Ti va un tiro?" gli porge una sigaretta senza aspettare la risposta, sfiorandogli la mano.
 "I tuoi amici sono sempre cosi' fastidiosi?" dice evidenziando l'aggettivo. Harry ride e annuisce, avvicinandosi al ragazzo mentre prende l'accendino, e sente molto piu' calore di quello che dovrebbe.
"Andiamo?" la sua mano e' gia' intorno a quella di Harry, cosi' piccola e scura rispetto alla sua. Dove stanno andando a Harry non importa. Come succede Harry non lo sa. Non sa come siano arrivati sulle panchine del campo di rugby, non sa perche' hanno parlato ininterrottamente di Miley Cyrus, del patriarcato, del Simposio di Platone e del bondage. Non sa neanche come hanno fatto le loro labbra a rimanere separate per cosi' tanto tempi, come hanno fatto a parlarsi di invece di baciarsi. Louis bacia mordendo, leccando le labbra e accarezzando i denti. Le sue mani tirano i vestiti di Harry, si aggrappano a lui, e non riesce a trattenere la sua voce di miele dall'emettere lievissimi gemiti. Harry cerca Louis: a occhi chiusi, scorre le mani su di lui e sente la sua barba incolta, i suoi capelli sottili, il suo collo bollente. "Non dovresti farlo" sospira Harry nella sua bocca, lasciando per un secondo i loro cuori in pace. "Non ti preoccupare" Harry lo capisce che sta cercando di zittirlo baciandolo, ma lo lascia fare. Il suo sapore di sigaretta e qualcosa di alcolico lo fa impazzire.
"Io sono pure brutto" dice di punto in bianco, stringendo la sua mano.
"Scherzi? Mi hai visto? Nemmeno io sono tanto bello" Louis gli scosta i ricci bagnati dalla fronte e gliela bacia, prima di dire: "Hai bevuto troppo, Harry. Sei la persona piu' bella che abbia visto".
“Si” risponde Harry aggrappandosi ai suoi fianchi “ma tu hai la ragazza”
Louis ferma tutto il suo corpo allora, lo guarda dritto negli occhi, senza il sorriso che lo ha accompagnato da quando le loro mani si sono prese l’una nell’altra, e semplicemente risponde: “Non ti preoccupare”.
Si baciano ancora per tanto tempo, Harry non si preoccupa, per nulla.
 
Si sono seduti, a un certo punto, su quella panchina di legno per i giocatori fuori campo. Uno davanti all’altro, le gambe di Harry sopra quelle di Louis, le sue labbra sul suo collo e le sue mani sotto la camicia.
Stanno così e basta, ad annusarsi e a sentirsi, per cinque minuti, o dieci, o un’ora, o un anno.
 
Quando Louis si alza, prendendo un respiro profondo, dice: "Ora devo andare"
"No, dai, resta" mugola Harry, ancora seduto.
 Louis sorride e gli tocca i capelli, si avvicina e gli da un ultimo bacio sulle labbra.
 
 
Quando rimane da solo, seduto su quella panchina, ci ripensa: avrebbe dovuto incidersele, quelle 5 lettere sul braccio.
   
 
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