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Autore: Kia85    31/10/2013    2 recensioni
L’autunno sussurra.
Sussurra nel vento, tra le foglie.
Sussurra parole calde, parole di cioccolato, parole di tè.
Puah!
[Happy Halloween]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autumn whispers

 

 

L’autunno sussurra.

Sussurra nel vento, tra le foglie.

Sussurra parole calde, parole di cioccolato, parole di tè.

Puah!

Tè! Questo sarebbe tè? Questo sarebbe quello che gli americani chiamano ?

Ma per favore!

Da quando mi sono trasferito a New York non ho ancora bevuto una tazza decente di tè. La città è splendida, incredibile, immensa… Eppure non c’è modo di trovare qualcosa che sia allo stesso modo profumato e intenso, proprio come un buon vecchio tè inglese.

È uno degli svantaggi di vivere negli U.S.A. Perciò mi devo accontentare di questa brodaglia, il cui colore ricorda molta la-

Uff!

Sospiro e la sorseggio, sconsolato, mentre cerco di rilassarmi su una panchina a Central Park. Il bello di questa città è che posso starmene qui quanto io desideri, senza che qualcuno mi riconosca e mi indichi spudoratamente col dito. Senza che qualcuno si fermi a parlare, sentendo il bisogno di farmi sapere di essersi dichiarato al proprio compagno o compagna con una canzone dei Beatles, o peggio ancora chiedermi: "Tornerete mai insieme? Frequenti ancora George, Ringo? E Paul? È vero che avete litigato?"

Domande che odio e che mi fanno molto arrabbiare, così tanto che poi sono costretto a rispondere, con la mia ira funesta: "No, non torneremo insieme e sì, cazzo, ho litigato con Paul, va bene? Ci odiamo a morte, ok? Siete contenti ora?"

E farli poi scappare scandalizzati perché John Lennon dovrebbe evitare certi comportamenti, soprattutto verso i fan, che sono proprio coloro grazie ai quali ha potuto raggiungere il successo e diventare qualcuno.

Ma loro non immaginano che questo qualcuno sia una persona come tante, con le sue passioni e i suoi argomenti scomodi. E i Beatles così come Paul sono il mio argomento scomodo.  

La foglia di un albero cade e si posa sulla mia gamba. La prendo, la osservo: è bella, bellissima, è ancora forte e perfetta, è più bella adesso, con questo colorito rossastro, piuttosto che quando era ancora un timido bocciolo verde pallido sul ramo di questo maestoso albero. Eppure è caduta, ha ceduto allo scorrere inarrestabile della natura.

È come i Beatles.

Odio i Beatles?

No, non li odio e non potrei mai farlo perché non puoi odiare qualcosa che hai amato così tanto. Qualcosa a cui proprio tu hai dato vita.

Sarebbe inutile e controproducente. Sarebbe come amarli ancora di più.

E Paul? Ci odiamo, Paul?

No. Per nulla. Per lo stesso motivo.

"Ah, ma hai scritto quella canzone..." direte voi.

Sì, l’ho scritta. E poi l’ho cantata, incisa e pubblicata. E allora? Voi non avete mai litigato con i vostri genitori? Non avete mai detto ai vostri fratelli e sorelle che sono stupidi e ignoranti? Non avete mai detto ti odio al vostro compagno?

Forse sono cose che non si dicono quasi mai apertamente, ma prima o poi tutti lo pensiamo, almeno una volta nella vita.

Ah, se solo avessi il coraggio di dirglielo…

Beh, io ho avuto il coraggio di farlo. L'ho pensato e l'ho detto a Paul. Ma è anche vero che me ne sono pentito l’istante successivo.

Il motivo di tutto ciò? Non lo so neanche io. Eravamo finiti in qualcosa che era più vasto e più straordinario dell’universo, troppo complicato per essere gestito da noi stessi.

Si tratta dei Beatles? Sì, certo.

Ma c'è anche qualcos'altro.

C'è quella morsa allo stomaco che mi sveglia alla mattina e certe volte non mi fa dormire la notte, quando tutto ciò di cui ho bisogno è il calore di un corpo che si trova al di là dell'oceano Atlantico.

Certo, Yoko è fantastica. Ma è così piccola, così minuta, e anche se sembra forte, più di me, io so che nasconde molta fragilità, quella che mi fa chiedere: ma sarà davvero in grado di sopportare e sostenere quest'anima ribelle e tormentata? Mi sopporterà per tutta la vita? Finché morte non ci separi? Forse sì, forse no. Forse faremo la stessa fine di questa foglia tra le mie mani, basta solo un colpo di vento, il vento che oggi mi accarezza il viso, e puff! Tutto sarà finito. Io mi allontanerò da lei e lei mi lascerà cadere, incapace di sostenermi ancora per un solo istante, come accade d’autunno agli alberi e le loro delicate foglie.

Ma questo, questo, questa dolorosa stretta allo stomaco rimane comunque.

È la voglia di Paul.

Lo voglio più di quanto desideri una maledetta tazza di vero tè inglese.

Lo voglio quando lo cerco nei volti delle persone che incrocio, le persone che camminano in fretta per andare a lavoro, tutte con gli stessi vestiti, la stessa pettinatura. Cerco Paul in ognuno di loro, lo cerco inutilmente e stupidamente, perché Paul non è qui, non è da nessuna parte di questo continente.

Lo voglio quando accendo la radio, quando mi capita di ascoltare la sua ultima canzone. Magari neanche mi piace, perché sono sicuro che possa dare di più, ma so che è la sua voce, che canta al mondo e quindi, canta anche un po’ per me. Cerco la sua voce dovunque ci sia un po’ di musica.

Anche dal dentista. La settimana scorsa ero dal mio dentista, lui stava controllando i miei denti perfetti quando all’improvviso, dalla stanza accanto, arriva una voce familiare e mi sfiora, facendo sussultare il mio cuore e il mio corpo sulla poltroncina. E il dentista neanche se n’era accorto.

Come puoi non accorgertene?

È la voce di Paul, la conoscono tutti e caspita, io potrei riconoscerla fra mille.

Dio.  

Voglio Paul e lo voglio disperatamente, anche adesso, mentre resto seduto su questa panchina a guardare  uno dei numerosi, interminabili viali alberati di Central Park. Le foglie di un caldo arancione lo colorano in modo incredibile, lo rendono suggestivo, mozzafiato, come quando a Liverpool mi svegliavo la mattina e trovavo Paul accoccolato contro di me, la sua espressione serena mentre dormiva tra le mie braccia, le sue mani sulla mia schiena, le sue gambe tra le mie…

Proprio così.

Mozzafiato.

Straordinario.

E mio.

Il fruscio delle foglie sugli alberi mi parla.

La sua voce è flebile, eppure è in grado di sovrastare le voci dei bambini che si rincorrono con i loro vestiti di Halloween.

È l’autunno a parlare.

È l’autunno a sussurrare.

Sussurra parole tristi, parole di nostalgia.

Sussurra parole dolci, parole d’amore.

Sussurra di Paul.

Sussurra di te.

 

Note dell’autrice: allora, buon Halloween a tutti.

Questa è solo una storiellina rapida e indolore. È nata prima di tutto dal nome di un font per word. Ho trovato un carattere dal nome “Autumn whispers” e ho detto: “Wow, sarebbe perfetto per una storia”! Così ci ho pensato su e poi mi sono ricordata che ho sempre voluto scrivere qualcosa anche sul ricordo descritto da John, quando era dal dentista e ha sentito la voce di Paul alla radio. È un aneddoto che ho letto su questo sito: http://applescruffs2.wordpress.com

Ed è qualcosa di così dolce che non potevo non usarlo.

Ringrazio kiki e mamogirl per la consulenza.

Spero che vi sia piaciuta e ricordo a coloro che seguono “Ticket to Paris” che c’è il nuovo capitolo online: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2244077

Ancora uno spaventosissimo Halloween a tutti.

Kia85

 

 

 

 

 

 

   
 
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