Autumn whispers
L’autunno sussurra.
Sussurra nel vento, tra le foglie.
Sussurra parole calde, parole di cioccolato, parole di
tè.
Puah!
Tè! Questo sarebbe tè? Questo sarebbe quello che gli
americani chiamano tè?
Ma per favore!
Da quando mi sono trasferito a New York non ho ancora
bevuto una tazza decente di tè. La città è splendida, incredibile, immensa…
Eppure non c’è modo di trovare qualcosa che sia allo stesso modo profumato e
intenso, proprio come un buon vecchio tè inglese.
È uno degli svantaggi di vivere negli U.S.A. Perciò mi
devo accontentare di questa brodaglia, il cui colore ricorda molta la-
Uff!
Sospiro e la sorseggio, sconsolato, mentre cerco di
rilassarmi su una panchina a Central Park. Il bello di questa città è che posso
starmene qui quanto io desideri, senza che qualcuno mi riconosca e mi indichi
spudoratamente col dito. Senza che qualcuno si fermi a parlare, sentendo il
bisogno di farmi sapere di essersi dichiarato al proprio compagno o compagna
con una canzone dei Beatles, o peggio ancora chiedermi: "Tornerete mai
insieme? Frequenti ancora George, Ringo? E Paul? È vero che avete
litigato?"
Domande che odio e che mi fanno molto arrabbiare, così
tanto che poi sono costretto a rispondere, con la mia ira funesta: "No,
non torneremo insieme e sì, cazzo, ho litigato con Paul, va bene? Ci odiamo a
morte, ok? Siete contenti ora?"
E farli poi scappare scandalizzati perché John Lennon
dovrebbe evitare certi comportamenti, soprattutto verso i fan, che sono proprio
coloro grazie ai quali ha potuto raggiungere il successo e diventare qualcuno.
Ma loro non immaginano che questo qualcuno sia una
persona come tante, con le sue passioni e i suoi argomenti scomodi. E i Beatles
così come Paul sono il mio argomento scomodo.
La foglia di un albero cade e si posa sulla mia gamba. La
prendo, la osservo: è bella, bellissima, è ancora forte e perfetta, è più bella
adesso, con questo colorito rossastro, piuttosto che quando era ancora un
timido bocciolo verde pallido sul ramo di questo maestoso albero. Eppure è
caduta, ha ceduto allo scorrere inarrestabile della natura.
È come i Beatles.
Odio i Beatles?
No, non li odio e non potrei mai farlo perché non puoi
odiare qualcosa che hai amato così tanto. Qualcosa a cui proprio tu hai dato
vita.
Sarebbe inutile e controproducente. Sarebbe come amarli
ancora di più.
E Paul? Ci odiamo, Paul?
No. Per nulla. Per lo stesso motivo.
"Ah, ma hai scritto quella
canzone..." direte voi.
Sì, l’ho scritta. E poi l’ho cantata, incisa
e pubblicata. E allora? Voi non avete mai litigato con i vostri genitori? Non
avete mai detto ai vostri fratelli e sorelle che sono stupidi e ignoranti? Non
avete mai detto ti odio al vostro
compagno?
Forse sono cose che non si dicono quasi mai apertamente,
ma prima o poi tutti lo pensiamo, almeno una volta nella vita.
Ah, se solo avessi il coraggio di dirglielo…
Beh, io ho avuto il coraggio di farlo. L'ho
pensato e l'ho detto a Paul. Ma è anche vero che me ne sono pentito l’istante
successivo.
Il motivo di tutto ciò? Non lo so neanche io.
Eravamo finiti in qualcosa che era più vasto e più straordinario dell’universo,
troppo complicato per essere gestito da noi stessi.
Si tratta dei Beatles? Sì, certo.
Ma c'è anche qualcos'altro.
C'è quella morsa allo stomaco che mi sveglia
alla mattina e certe volte non mi fa dormire la notte, quando tutto ciò di cui
ho bisogno è il calore di un corpo che si trova al di là dell'oceano Atlantico.
Certo, Yoko è fantastica. Ma è così piccola,
così minuta, e anche se sembra forte, più di me, io so che nasconde molta
fragilità, quella che mi fa chiedere: ma sarà davvero in grado di sopportare e
sostenere quest'anima ribelle e tormentata? Mi sopporterà per tutta la vita?
Finché morte non ci separi? Forse sì, forse no. Forse faremo la stessa fine di
questa foglia tra le mie mani, basta solo un colpo di vento, il vento che oggi
mi accarezza il viso, e puff!
Tutto sarà finito. Io mi allontanerò da lei e lei mi lascerà cadere, incapace
di sostenermi ancora per un solo istante, come accade d’autunno agli alberi e
le loro delicate foglie.
Ma questo, questo, questa dolorosa stretta allo stomaco rimane comunque.
È la voglia di Paul.
Lo voglio più di quanto desideri una
maledetta tazza di vero tè inglese.
Lo voglio quando lo cerco nei volti delle
persone che incrocio, le persone che camminano in fretta per andare a lavoro,
tutte con gli stessi vestiti, la stessa pettinatura. Cerco Paul in ognuno di
loro, lo cerco inutilmente e stupidamente, perché Paul non è qui, non è da nessuna
parte di questo continente.
Lo voglio quando accendo la radio, quando mi
capita di ascoltare la sua ultima canzone. Magari neanche mi piace, perché sono
sicuro che possa dare di più, ma so che è la sua voce, che canta al mondo e
quindi, canta anche un po’ per me. Cerco la sua voce dovunque ci sia un po’ di
musica.
Anche dal dentista. La settimana scorsa ero
dal mio dentista, lui stava controllando i miei denti perfetti quando
all’improvviso, dalla stanza accanto, arriva una voce familiare e mi sfiora,
facendo sussultare il mio cuore e il mio corpo sulla poltroncina. E il dentista
neanche se n’era accorto.
Come puoi non accorgertene?
È la voce di Paul, la conoscono tutti e
caspita, io potrei riconoscerla fra mille.
Dio.
Voglio Paul e lo voglio disperatamente, anche
adesso, mentre resto seduto su questa panchina a guardare uno dei numerosi, interminabili viali
alberati di Central Park. Le foglie di un caldo arancione lo colorano in modo
incredibile, lo rendono suggestivo, mozzafiato, come quando a Liverpool mi
svegliavo la mattina e trovavo Paul accoccolato contro di me, la sua
espressione serena mentre dormiva tra le mie braccia, le sue mani sulla mia
schiena, le sue gambe tra le mie…
Proprio così.
Mozzafiato.
Straordinario.
E mio.
Il fruscio delle foglie sugli alberi mi parla.
La sua voce è flebile, eppure è in grado di sovrastare le
voci dei bambini che si rincorrono con i loro vestiti di Halloween.
È l’autunno a parlare.
È l’autunno a sussurrare.
Sussurra parole tristi, parole di nostalgia.
Sussurra parole dolci, parole d’amore.
Sussurra di Paul.
Sussurra di te.
Note
dell’autrice: allora, buon Halloween a tutti.
Questa è solo una storiellina rapida e indolore. È nata prima
di tutto dal nome di un font per word. Ho trovato un carattere dal nome “Autumn whispers” e ho detto:
“Wow, sarebbe perfetto per una storia”! Così ci ho pensato su e poi mi sono
ricordata che ho sempre voluto scrivere qualcosa anche sul ricordo descritto da
John, quando era dal dentista e ha sentito la voce di Paul alla radio. È un aneddoto
che ho letto su questo sito: http://applescruffs2.wordpress.com
Ed è qualcosa di così dolce che non potevo non usarlo.
Ringrazio kiki e mamogirl per la consulenza.
Spero che vi sia piaciuta e ricordo a coloro che seguono
“Ticket to Paris” che c’è il nuovo capitolo online: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2244077
Ancora uno spaventosissimo Halloween a tutti.
Kia85