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Autore: behindamask    31/10/2013    0 recensioni
Non possedevo niente che non gli appartenesse già ed era per colpa sua se ero ancora vivo. Così terribilmente vivo, solo e maledetto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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-Potrei presentartelo.-
«Non dirle niente...»
-Potrei dirti io quello che vuoi sapere. Ma sì, perchè no? Tanto tu non hai nulla in contrario, vero, Alberto?-
Tremavo. A stento sopportai il dolore che mi dilaniava il petto, togliendomi il respiro.
Mi appoggiai al muro, l'unico sostegno che potevo permettermi.
-Kevin, che cosa...?-
La ragazza. Provai a guardarla per dare un volto a quella voce delicata, una voce che in quel momento era l' unica luce nel buio che mi avvolgeva. Provai a guardarla, ma il suo volto appariva deformato a causa delle mie lacrime.
-No, Veronica. Fa' parlare me.- sibilò in risposta.
Nel silenzio, i suoi passi. Toc, toc, toc... avanti e indietro, avanti e indietro, finchè si fermarono.
Di nuovo il suo sguardo gelido puntato su di me che, nonostante tutto, temevo ancora.
-Ce l' hai davanti. É lui l' assassino che cercavi.-
Il viso illuminato da un debole fascio di luce che filtrava dalle imposte socchiuse. L'espressione tradiva un infinito disprezzo. Ignorava il mio disagio e ne traeva diletto.
 "Assassino".
Un sadico sfizio che si voleva togliere.
Un formicolio alla fronte, alle labbra, alle ossa... presto si diffuse in tutto il corpo. I sensi erano otturati. Non sentivo più il ruvido del muro graffiarmi la schiena, il resto era un confuso mormorio.
«Non puoi essere ciò che non sei. Non puoi fingere di non essere te stesso.»
Un colpo alla testa. Probabilmente caddi. Ripresi lucidità quel tanto che bastava per sentire la sua risata.
Il sangue scorreva caldo nelle vene e l' aria mi mancava. Boccheggiai. provai ad urlare. Uno dei molti tentativi senza esito. Sbattere le palpebre era un supplizio, le sentivo pesanti, ma a chiuderle diventavano lava.
-Ho provato a far tornare tutto come prima, ma non mi hai lasciato altra scelta. Non hai voluto aiutarmi.-
«É colpa mia. É solo colpa mia.»
-Non so e non m'interessa sapere cosa tu voglia farne di lui, sono fatti che non mi riguardano,- un ghigno malvagio apparve come un lampo sul suo volto per poi sparire così come era venuto -ma una cosa è certa: a lui non gliene importerà mai niente!-
Sì, non mi importava. Non mi importava del dolore. Non m'importava delle sue parole. Non m'importava delle lacrime. Non m'importava di ciò che stava accadendo. Semplicemente non m'importava.
Prima di non sentirmi più padrone del corpo, prima di quelle convulsioni incontrollate. Prima dell'oblio.
Dopo. Solo dopo sentii la mano fresca della ragazza stringere la mia. Dopo le sue carezze sul mio corpo e dopo, solo dopo, la sua voce che sussurrava.
-Va tutto bene.-
Quell'attimo prima del nulla.
  
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