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Autore: Euphemia    31/10/2013    5 recensioni
Halloween, la notte degli spiriti. Qual è il modo migliore per festeggiarlo, oltre al classico porta a porta “Dolcetto e Scherzetto”? Un rituale per bambini che, di certo, ai nostri ormai “grandi” Ash, Paul, Drew, Gary e Barry non si adatterebbe per nulla. Dunque cosa c’è di meglio che una prova di coraggio al cimitero di Lavandonia, per festeggiare la notte dedicata alla paura? Tra spaventi, terrori, lapidi, ombre notturne e un pizzico di comicità riusciranno i nostri protagonisti a superare indenni la notte di Halloween più spaventosa che mai?
~
[Dal 6° Capitolo]
"I ragazzi si voltarono verso colui che aveva parlato: un uomo sulla sessantina con un bastone e un paio di occhiali era dietro di loro, e li osservava con sguardo severo.
“Oddio, ci hanno beccati!” esclamò Barry, facendosi prendere dal panico. “Presto, correte! Fingetevi morti!”"
[...]
"“D’accordo. Ma solo perché sei il nipote di Samuel Oak.”
“Che raccomandato…” commentò Ash con un sorrisetto meschino.
“Zitto, cretino!” esclamò Gary con le guance arrossate."
~
[Pokéshipping; Ikarishipping; Contestshipping; Royalshipping; accenni Egoshipping.]
{Avvertenze: per "un pizzico di comicità" non intendevo davvero "un pizzico". Sarà una cosa molto... altamente demenziale.}
Genere: Comico, Demenziale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Barry, Drew, Gary, Paul | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Salve a tutti, miei cari lettori!
Oggi è Halloween, e il mio sogno è sempre stato pubblicare qualcosuccia riguardante questa festività. Questa era un’idea che avevo da un sacco di tempo e che ho finalmente messo in pratica... Codesta malsana storia (?) l’avevo già pensata tipo da gennaio! Eppure l’ho messa in pratica solo adesso, in occasione del dolce (no) Halloween. <3
Non sono ancora del tutto convinta di ciò che ho scritto. Temo che sia scritta male, che la trama possa risultare troppo banale e che sia andata OOC. Insomma, possiamo dire che temo tutto.
Mi sono concentrata sulla comicità della storia, invece che sulla serietà (andiamo, io non sono seria <3); indi per cui tutto quello che leggerete sarà frutto di scleri miei e di Ciccio Bello (?)
Che dire, leggetevela se vi va; ci vediamo alla fine del capitolo!~



 
A trip to the cemetery

in a Halloween Night


 
#Parte prima.

 
Era sera tarda: il sole era tramontato ormai da un bel pezzo, dando spazio invece a una rotondissima luna piena e a delle stelle lucenti, in un cielo che da rossastro si era tinto di nero pece.
Un venticello autunnale, freddo, soffiava lungo le strade deserte della piccola Lavandonia; una città fantasma, l’avrebbero soprannominata in molti, vedendola durante quella fatidica sera che era il 31 Ottobre.
Gli abitanti della piccola città, difatti, erano praticamente solo anziani, che, serrati nelle loro case a quell’ora per loro tarda come se fosse una giornata qualsiasi, si cimentavano chi nel guardare la televisione, chi nel leggere un libro, chi a ritirarsi nella propria camera da letto per riposarsi e attendere, nel sonno, l’arrivo del 1 Novembre.
La cittadina sarebbe stata completamente immersa nel silenzio tombale se non fosse stato per un certo qualcuno che, sclerato come di suo solito, continuava imperterrito a guardare l’orario al PokéKron che teneva al polso e si lamentava sbuffando e sbattendo i piedi per terra.
Aveva i capelli biondi spettinati e degli occhi di un arancione molto intenso, che contrastavano leggermente con il chiaro colore della pelle del volto, su cui era dipinta un’espressione visibilmente irritata. Era abbastanza alto, avendo principalmente preso le sue caratteristiche fisiche – tra cui la statura – dal padre, il quale senza dubbio riusciva anche a raggiungere il metro e novantacinque.
Indossava i suoi soliti vestiti giornalieri: una maglietta a righe arancioni e bianche, una sciarpetta verde annodata al collo e dei pantaloni di tinta grigio-scura, quasi nera.
Attendeva con eccessiva impazienza – come, d’altronde, si vedeva – l’arrivo dei suoi amici che, malauguratamente per lui, tendevano sempre a non essere precisamente puntuali.
“Dannati...” sussurrava a denti stretti, muovendosi convulsamente com’era solito fare. “Farò una multa a tutti quanti! Oh, se la dovranno pagare, stavolta!”
Proprio in quel momento, udì dei passi e delle voci dietro di sé; si voltò, sempre con la sua solita aria indignata, speranzoso che quelli che stavano giungendo in sua prossimità fossero i quattro che stava aspettando con tanta ansia.
“E, come da copione, lui è già qui...” fece uno di loro a quello accanto.
Erano difatti i quattro ragazzi che il biondino attendeva: a sinistra, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi nocciola gli sorrideva, salutandolo con la mano. Accanto, il giovane che aveva parlato, dai capelli castani spettinati e le iridi del colore del ghiaccio, ridacchiava assieme a quello alla sua destra, dallo sguardo smeraldino e dalla chioma dello stesso colore. Infine, all’estrema destra, un giovane dai folti capelli viola e gli occhi del medesimo colore teneva lo sguardo verso il basso , con la sua solita faccia seria e inespressiva.
“Siete in ritardo!” esclamò il biondo agitando i pugni per aria. “Vi faccio una multa per avermi fatto aspettare così tanto, razza di scansafatiche!”
“In ritardo?” domandò il verde, inarcando un sopracciglio. “Ma... Sono le nove e trenta precise...”
“Ed è qui che ti sbagli, caro il mio verdolino!” ribatté l’altro indicandogli l’orario sul PokéKron, dopo che glielo ebbe letteralmente sbattuto in faccia. “Sono le ventuno e trentuno! Un ritardo intollerabile, capito? Intollerabile!”
Il verde s’irrigidì, contraendo i muscoli del collo e stringendo i pugni, mentre il corvino, avendolo guardato, lo incitava a calmarsi.
“Suvvia, Drew... Resta concentrato... Non...”
“Ash. Zitto.”
“Drew... Per cortesia, siamo tutti amici...”
Il povero Ash rideva nervosamente, nell’intento di calmare il verde, irritato dal carattere altamente insopportabile del biondo, il quale continuava a mostrargli l’orario sul PokéKron. Solo per miracolo Drew riuscì a tranquillizzarsi, prendendo poi un grande respiro e scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
“Ti sei salvato, Barry Thunder.” Fece, socchiudendo gli occhi. “Ma sappi che la prossima  volta nessuno ti leverà il mio vaffancu...”
“Molto bene!” esclamò il biondo allargando le braccia, interrompendo Drew senza nemmeno ascoltarlo. “Visto che ci siamo tutti, possiamo avviarci!”
Detto questo, cominciò a battere le mani, eccitatissimo, e si volse verso la strada che avrebbero dovuto intraprendere correndo e saltellando come un drogato nella piena fase.
“Non riuscirò a resistere, stasera. Me lo sento.” Fece Drew agli altri tre.
“Guarda, è un caso perso.” Intervenne il viola, Paul, mettendosi una mano sulla fronte. “Quello è un pazzo. E, da tale, farà impazzire anche noi.”
“Io non voglio diventare come lui!” esclamò Gary, inorridito al solo pensiero.
“Ci conviene muoverci, prima che  ci faccia un’altra multa...” sospirò Ash, rassegnato oramai per il comportamento a dir poco irrecuperabile del biondino, proseguendo, seguito dagli altri tre, lungo la stradina che portava alla loro meta: il cimitero di Lavandonia.
Quella sera del 31 Ottobre i cinque baldi giovini avevano deciso di intraprendere un vero e proprio “test” che avrebbe messo alla prova il loro coraggio e i loro nervi: passare insieme un’intera notte all’interno del camposanto della temibile città dei fantasmi che ospitava la ancor più temibile Torre Pokémon. Loro, però, essendo impossibile penetrare in tarda ora in quest’ultimo edificio per via delle numerose Medium che avrebbero chiaramente previsto, con i loro poteri sovrannaturali, la loro birbanteria – era infatti vietato l’accesso durante la notte in quanto troppo pericoloso per i Pokémon Spettro –, si erano alla fine accordati per poter conseguire la loro prova di coraggio nel cimitero più raccolto proprio accanto alla città, in cui però non erano sepolti Pokémon, bensì esseri umani. Ovviamente giravano leggende anche su quel camposanto, tra cui la più famosa era quella che raccontava di un uomo misterioso lì seppellito, di cui non si conosceva il nome poiché nemmeno segnato sulla lapide, che, ogni qualvolta che qualcuno penetrava all'interno del sepolcreto di nascosto durante la notte, aveva l'abitudine di risvegliarsi e di punirlo, in quanto aveva osato disturbare il suo sonno.
L’idea era stata, principalmente, di Gary, curioso di poter constatare con i suoi propri occhi la veridicità di quella “storiella metropolitana”, come la definiva lui. Aveva poi invitato Drew e Ash per sfidarli – specialmente quest’ultimo, storico suo rivale – a chi per primo si spaventava; Ash aveva dunque invitato anche Paul, in quanto Gary gli aveva chiesto di radunare un “concorrente” in più. Malauguratamente per loro, mentre Ash, ignaro di un certo qualcuno che stava origliando la conversazione, proponeva a Paul di partecipare a questa prova di coraggio, era improvvisamente saltato fuori da un cespuglio vicino Barry, che, eccitatissimo all’idea, aveva voluto partecipare anche lui. Si immagini dunque la faccia di Drew e Gary, quando ebbero saputo della presenza anche del biondino. Per lo meno, avrebbero avuto un novellino da prendere in giro, aveva affermato il castano.
Un altro problema era però venuto fuori dalla questione “ragazze”: cosa c’è di più romantico, per una giovane pulzella, poter passare la notte di Halloween assieme al proprio amato? I giovincelli – tranne Gary che, stranamente, al momento era single – avevano dunque rifilato loro molteplici scuse, pensando così di fregarle – cosa che, ovviamente, non avvenne – per poter passare la notte al cimitero di Lavandonia. Chiaramente sia la Capopalestra di Celestopoli, sia le due famose Coordinatrici, sia l’Allenatrice di Sinnoh dalle nobili origini non bevettero le scuse e decisero così di passare la serata del 31 Ottobre in compagnia tra sole ragazze, indignate per  i comportamenti “ignobili” – come loro li definivano – dei ragazzi.
L’ultimo problema, ma meno rilevante riguardo invece alla questione ragazze, riguardava l’accesso al cimitero: anche quello degli uomini, di notte, era chiuso; il guardiano, ogni sera alle dieci meno un quarto, chiudeva i cancelli per poi avviarsi verso casa sua, dopo una giornata di lavoro. Quell’uomo, come le fonti di Drew rivelavano, era un vecchio mezzo rimbambito, per cui entrare al cimitero di nascosto – che era chiaramente vietato – sarebbe stato un gioco da ragazzi.
La serata dunque si prospettava per il meglio: Ash, da mangione che era, aveva provveduto alle cibarie e alle bevande, mentre Drew e Gary avevano provveduto ai sacchi a pelo – tranne che per Barry, il quale era stato costretto a portarselo da solo, in quanto rifiutato dai due poco prima citati; se non avesse fatto capricci, sclerado come un povero cretino, non lo avrebbero sicuramente lasciato venire. Inoltre, per compensare la sua presenza alquanto snervante, avrebbero potuta sfruttarla per divertirsi a suon di scherzi.
Qualche minuto dopo che ebbero cominciato a camminare, i cinque si ritrovarono di fronte al cancello: erano le  dieci meno venti – o, come invece sosteneva Barry, le ventuno e trentanove minuti –, indi per cui presto il guardiano avrebbe chiuso il cimitero. Tutti e cinque si scambiarono sguardi d’intesa, comunicandosi a vicenda che era il momento di “entrare in azione”.
“Allora,” cominciò a parlare a bassa voce Gary, dopo essersi guardato alle spalle per confermare che nessuno stesse origliando. “adesso, senza farci vedere, entreremo nel cimitero molto silenziosamente. Il vecchio è anche un po’ sordo d’orecchi, quindi se faremo tutto con estrema attenzione e cautela riusciremo a scamparla. A quest’ora si starà già preparando per chiudere il cancello, ci conviene entrare subito e nasconderci dietro qualche lapide.”
Gli ascoltatori – tranne Paul, che invece si limitò a uno sguardo indifferente – annuirono motivati, dirigendo poi la loro attenzione verso il luogo che il castano indicò: era una piccola catapecchia all’interno della quale le luci sembravano accese. Si trovava vicino all’entrata, lungo la stradina che poi si diramava per il vasto cimitero; sarebbero dunque dovuti obbligatoriamente passare lì davanti.
“Quella casetta è dove il vecchio trascorre il giorno.” Continuò Gary. “Dobbiamo stare attenti quando ci passiamo vicini, quello potrebbe sempre beccarci... Il modo migliore per non farci notare, quando passiamo da lì, è-”
“Lo so io, lo so io!” intervenne Barry precipitosamente, sbracciandosi in modo esagerato come se temesse che, pur facendo quel gesto a dir poco eccedente, nessuno lo notasse. 
Gary sogghignò, pronto a far uscire fuori una delle sue meravigliose battute per prendere in giro il biondino, mentre Drew, sospirando, guardò rassegnato il multatore. Quest’ultimo, dopo che si fu schiarita la voce, incrociò le braccia e guardò tutti i presenti con uno sguardo decisamente troppo sicuro di sé.
“Dovremo semplicemente correre lungo la stradina più veloci che mai, così che non ci becchi! Sono un genio, vero?” fece tutto d’un fiato, soddisfatto della sua geniale idea.
“Se corressimo” rispose Drew “faremmo un casino pazzesco, ergo il guardiano ci beccherebbe. Di conseguenza, la tua proposta è da scartare!”
Il verde si scostò una ciocca di capelli davanti agli occhi per l’ennesima volta con un elegante movimento della mano destra e, voltatosi di spalle a Barry, si rivolse agli altri tre con un sorrisetto soddisfatto. Di tutta risposta, il biondino, infastidito da quella mancanza di rispetto nei suoi confronti, con un balzo gli piombò di fronte agitando i pugni per aria e rivolgendogli uno sguardo che voleva sembrare aggressivo – ma non lo era per niente –, procurando sul viso del ragazzo un’espressione sbalordita e accigliata.
“Ti faccio una multa per avermi voltato le spalle! Hai capito? Sai cos’è una multa?! UNA MULTA!!!” esclamò indignato contro il povero Drew.
Quest’ultimo, di rimando, gli rivolse un’occhiata quasi schifata e respinse il biondino premendo un dito sul suo petto.
“Non t’avvicinare, mischi le malattie!” fece arricciando il naso, prendendolo visibilmente per i fondelli.
Prima che il biondo potesse replicare, il verde fece un cenno d’intesa a Gary, il quale attirò l’attenzione di tutti i presenti con un gesto della mano mettendo fine al bisticcio che come principale protagonista vedeva Barry.
“Abbassa la voce!” disse a quest’ultimo sussurrando. “Il vecchio c’arriva pure a sentire qualcuno urlare come un Farfetch’d!”
Barry stava già per multare anche il castano che Ash, a suo rischio e pericolo, gli tappò la bocca con la mano, suscitando lo scalpore sia del pazzo multatore che di tutti i presenti, che di certo non si sarebbero aspettati un gesto del genere da parte del corvino.
“Dannazione, Barry, statti un po’ zitto!”
“Oh, finalmente non parla!”
Il biondino cercava di liberarsi dalla presa di Ash per poter multare in santa pace il castano, che gli aveva detto di tacere e – cosa più grave – che sembrava un Farfetch’d, il verde, che aveva osato sfidarlo con quella frase che trasmetteva senso di liberazione da ogni lettera, e il corvino stesso, che lo stava bloccando dal fare entrambe le azioni prima citate. Eppure, questo non lo lasciava scappare; un po’ per farlo effettivamente stare zitto, un po’ per timore di ciò che sarebbe potuto succedere. Già s’immaginava Barry riempire tutti quanti di multe salate, sclerando come un pazzo come di suo solito.
Gary intanto se la rideva alla grande, con Drew che si aggiustava come sempre un ciuffo di capelli ribelli e Paul che invece osservava impassibile la scena, indeciso se continuare a rimanere o andarsene il più lontano possibile da quella creatura mancante d’intelletto.
Quando finalmente – quasi per miracolo – il biondo cominciò ad acquietarsi, erano già le ventuno e quarantatre minuti: se volevano entrare, avrebbero dunque dovuto fare alla svelta.
Senza dire una parola – e con Barry con la bocca ancora tappata da Ash per precauzione – i cinque oltrepassarono il cancello e proseguirono lungo la stradina: Gary aveva velocemente spiegato che, davanti alla casetta del vecchio, si sarebbero dovuti piegare raggiungendo un’altezza inferiore a quella della finestra, e così fecero. Non trovarono, fortunatamente per loro, molte difficoltà, così senza troppi indugi si appostarono dietro un’enorme lapide – monumento biancastra.
Tutti quanti osservarono cautamente, da dietro la pietra tombale, il guardiano che, uscito dalla casetta tossicchiando, con un sigaro in mano, si avviò verso il cancello del cimitero. Una volta uscito dal camposanto, chiuse le inferiate con una spessa catena di ferro arrugginito e un grosso lucchetto dorato e, montato in sella ad una vecchia bici rovinata dall’usura e mezza scassata, si allontanò pedalando faticosamente lungo la strada che conduceva al vicino centro di Lavandonia.
Gary, voltandosi ai compagni, ghignò: la serata era finalmente cominciata.
 
~ ° ~
 
“Si mangiaaa!”
Ad urlare così esageratamente per del cibo era stato, come altamente sospettabile, Ash, visibilmente eccitato all’idea di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti – come se, qualche minuto prima, non avesse già sgranocchiato qualcosa.
I cinque ragazzi avevano stabilito la loro postazione in una parte interna del cimitero, nel mezzo di una piccola piazzetta attorniata di lapidi e tombe; insomma, un posto decisamente tranquillo dove poter mangiare in santa pace, circondato di cadaveri sotterrati.
Quel luogo era, secondo Gary, ideale per ben due motivazioni: innanzitutto, era distante dal cancello, indi per cui nessuno avrebbe potuto vederli nemmeno per sbaglio. Secondo, anche quella sarebbe potuta essere un’occasione per poter testare il coraggio – o la fifa – dei componenti della gara: stare in un luogo talmente lugubre, di notte, non era di certo così rassicurante, in fondo.
Drew si era occupato di accendere un piccolo fuocherello nel mezzo del cerchio da loro creato, così da poter riscaldare ciò che avevano portato da mangiare: wurstel e marshmellow, come se fossero boy scout. In seguito, tutti avevano sistemato il proprio sacco a pelo – chi ordinatamente e senza neanche una piega, come Paul, chi invece semplicemente aprendolo e buttandolo sull’erba, tutto con estrema rapidità, come Barry – e vi si erano seduti sopra. Ash, preso dalla foga e dal desiderio compulsivo di dover mangiare, afferrò un bastoncino da terra e vi infilzò un wurstel, mettendolo subito sul fuoco. Neanche aveva finito di cuocersi, che già se lo ficcò in bocca, urlando poi dal dolore per l’ustione ricevuta.
“Scottaaaaaa!!!” urlò, con la lingua di fuori, tracannandosi l’acqua nella bottiglietta accanto a lui.
Paul, spettatore diretto della scena in quanto si trovava proprio di fronte al corvino, sospirò rumorosamente e si mise una mano sulla fronte, domandandosi tra sé e sé quale fosse il problema di cotanta idiozia nel rivale. Poi, per distrarsi da quella visione a dir poco patetica, volse lo sguardo intorno e accidentalmente lo posò su Barry: con meraviglia e al contempo orrore constatò che quest’ultimo si stesse sistemando dei bigodini tra i capelli, osservandosi con attenzione allo specchio portatile che aveva tirato fuori dal suo zaino marrone e sistemando la capigliatura con moltissima  cura. Quasi sembrava trattarli con affetto, i suoi capelli.
Paul rabbrividì e si accorse che, con moltissima probabilità, l’idiozia di Ash non era nulla in confronto a quella del biondino.
Voltò lo sguardo agli altri due compagni – che sperava vivamente fossero più normali – per cercare conforto almeno in loro: e già li vedeva sghignazzare e parlottare tra loro, probabilmente deridendo Barry.
“Paaaauuuul!”
I brividi gli passarono sulla schiena. Qualcuno aveva parlato vicinissimo al suo orecchio, una voce familiare di cui già conosceva il proprietario. Era per questo motivo che aveva terrore di voltarsi. Tuttavia, lo fece comunque, con il respiro mozzato e lo sguardo serio: Barry, dietro di lui, con un sorriso malsano stampato sulla faccia, lo osservava con un pettine in una mano e un paio di bigodini nell’altro. Così conciato, per di più con quei capelli che alla sola vista incutevano spavento, si trovava a due centimetri dal naso del povero Paul, il quale, guardandolo dritto negli occhi, già intuiva le intenzioni a dir poco allarmanti del pazzo.
“Pauuul!” continuava a dire a ritmo di inquietante melodia. “Posso farti i bigodini?”
Ecco, lo sapeva. Non sarebbe dovuto venire.
Il viola lo guardò con gli occhi quasi di fuori, con il sudore freddo che gli colava sulla fronte: doveva allontanarsi, se lo sentiva. Prima che quel diavolo biondo facesse qualcosa ai suoi poveri capelli. Solo allora si accorse di una cosa: Halloween non sarebbe stato spaventoso per mostri, leggende, lapidi e fantasmi, ma per la presenza a dir poco raccapricciante di quella inquietante e anormale creatura dai capelli biondi e per gli atti scellerati che avrebbe potuto compiere.
“NO.”
Dopo essersi limitato ad affermare il necessario, Paul si allontanò con uno scatto da Barry di almeno cinquanta centimetri. Il biondo, interdetto, provò a raggiungerlo nuovamente, ma quello allungò un braccio e gli fissò la mano a un palmo dal naso, fermandolo di botto.
“Fermo lì. Devi starmi a distanza almeno di un metro, chiaro?”
“Come? E i bigodini?”
“STAMMI LONTANO.”
Il viola, accigliato, si voltò di spalle al multatore, poggiando il viso sulla mano e, con l’altra, asciugandosi il sudore sulla fronte. Quando il biondo, di nascosto, provò ad avvicinarsi nuovamente, Paul lo ammonì con un “LONTANO.”.
E così, Barry fu costretto, sconsolato, a tornarsene seduto sul suo sacco a pelo, riponendo i bigodini e il pettine nello zaino.
Ash, intanto, aveva mangiato una dozzina di wurstel, uno dietro l’altro, sebbene avesse la bocca ormai ustionata, mentre Drew lo fissava quasi inorridito per lo schifo che faceva, mentre s’ingozzava come uno Swinub. Si sarebbe messo a vomitare quando Ash tossicchiando gli sputò accidentalmente un pezzo di wurstel masticato sulla manica, se non fosse stato che Gary, distolta la sua attenzione dallo sputacchio, cominciò a parlare autorevolmente.
“Se magari Ash finisce di fare porcate” cominciò, ghignando allo storico rivale, indispettito dall’insulto “possiamo pure cominciare! Che ne dite se iniziamo raccontandoci storie di paura?”
Barry, esaltato all’idea, s’alzò dritto in piedi e cominciò a saltellare come una molla.
“Sììììì” esultò. “Io ne ho una bellissima!”
“Santo Arceus...” sussurrò Drew, inquietato da quell’essere dagli occhi letteralmente spiritati. “Potrei commentarti.” Disse poi a voce più alta, al biondo. “Ma avrei troppo da dire e sprecherei tutta la notte.”
“Lo so, le qualità che mi descrivono sono molteplici...”
“... Mi fai salire il nazismo, Thunder.”
“C’era una volta un bimbo”
Il biondo, incurante di ciò che Drew aveva detto, cominciò a raccontare con grande entusiasmo, dopo essersi di botto seduto sul sacco a pelo a gambe incrociate. Ciò probabilmente fece “salire il nazismo” al verde ancor di più, in quanto sbuffò con pesantezza roteando gli occhi. Intanto, Barry continuò.
“Un giorno si smarrì nel bosco. A un certo punto vide che c’erano degli occhi graaaaandi grandi, e allora si spaventò. Ma per fortuna era la sua mammina che l’era venuto a cercare e vissero per sempre felici e contenti.”
Era indiscutibile il fatto che Barry non sapesse raccontare una storia dell’orrore, cosa che fece rimanere tutti gli altri, oltre che leggermente interdetti, anche un po’ scocciati. Paul lo guardò serioso per poi tornare a scrivere qualcosa su un quadernetto nero che aveva da poco tirato fuori, calcando con la penna sul foglio.
“Che stai facendo, Paul?” domandò il biondino, incuriosito.
“Sto scrivendo il tuo nome nella mia lista nera. PER LA MILLESIMA VOLTA.” Rispose il viola con uno sguardo d’odio.
“... Ascolta...” intervenne Drew, dopo un lungo silenzio. “...Mi sto trattenendo dal commentarti, davvero...”
“Sì... Sì, sono d’accordo con Drew.” Fece anche Gary.
“No, cioè, davvero... Sei... Un pirla... Io me ne vado per qualche minuto, devo riprendermi dalla tua imbecillità.”
Così dicendo, il verde si alzò in piedi e si allontanò, sparendo poi nell’oscurità del cimitero.
“RAZZA DI STOLTO, IO TI MULTO!” Urlò a squarciagola Barry, interrotto poi da Gary, che gli fece cenno di starsene zitto.
“Se urli un’altra volta, primo, ci sentono, secondo, ti ficco il bastoncino di Ash in mezzo alle chiap...”
“MULTO ANCHE TE PER AVERMI ZITTITO!”
“Abbassa la voce, dannazione!”
“Paga entro dieci secondi, nove, otto, sette...”
“Cioè, fammi capire, davvero pretendi soldi per queste idiozie? Ma allora è vero quello che dice Drew, sei proprio un barbone...”
“IO TI MULT-”
“FATELA FINITA!”
Sia il castano che il biondino si erano voltati verso colui che aveva parlato zittendoli di colpo: Paul, incredibilmente immischiatosi in un litigio del genere, guardava Barry con disprezzo e con occhi che trasmettevano severità. Poi sbuffò, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.
“Allora, il prossimo chi è?” fece, riferendosi chiaramente a colui che doveva raccontare una storia – preferibilmente paurosa – per secondo.
“Beh, credo che comincerò sul serio io!” esclamò Gary ghignando a Barry, il quale ancora non aveva capito la frecciatina.
Il castano si schiarì la voce e si dispose a gambe incrociate, scrutando tutti i presenti. Dopodiché, si soffermò su Barry e un piccolo ghigno gli passò sulle labbra.
“Erano in cinque, quella sera.” cominciò a raccontare. “Avevano deciso di andare in un cimitero, giusto per curiosità. C’era infatti una leggenda che riguardava un mostro che si aggirava tra le lapidi, uccidendo talvolta i curiosi che facevano i furbi violando le leggi del luogo, entrando di notte. Sapete, uno in particolare aveva i capelli biondi...”
Vide lo sguardo di Barry farsi leggermente preoccupato, e ciò lo deliziò a tal punto che continuò nel racconto con ancor più sentimento. Si leccò le labbra, provocando così una piccola pausa di silenzio; quando fu sicuro che quel lasso di tempo muto avesse messo abbastanza in tensione il biondo, procedette nella narrazione, voltando lo sguardo stavolta da un’altra parte.
“E c’era pure un mangione... Che si sbafava continuamente salsicce...”
La sua gioia fu raggiunta grazie alla visione di Ash che, mentre continuava a ingozzarsi di wurstel, si bloccò di colpo tossendo pesantemente e alzando uno sguardo un po’ spaventato verso il suo primo rivale.
“Erano in cerchio attorno a un fuocherello e si raccontavano storie di paura... L’aria era gelida e il silenzio attorno a loro mortale, come degno del luogo dove si trovavano. Tutti erano molto attenti alle parole di colui che stava raccontando per primo il suo racconto dell’orrore...”
Fece ancora una volta una pausa di silenzio, ma durò di meno della precedente: Barry, ancor più preoccupato, lo fissava negli occhi come attirato da quella storia. Era visibilmente ansioso di conoscere il continuo.
“E poi?” lo spronò a continuare.
“E poi, beh... Ad un certo punto, si accorsero che uno di loro era scomparso. Cominciarono a pensare che fosse davvero stato il mostro del cimitero a rapirlo, mentre gli altri erano distratti. Quello biondo, poi, sembrava così angosciato... Ma a un certo punto, sentì un’alitata dietro di sé.”
In quel preciso istante Barry avvertì sul collo un fiato più gelido di un vento invernale e rabbrividì: il cuore cominciò a battere sempre più forte, il respiro a farsi ancor più affannoso. Una gocciolina di sudore cominciò a scendergli dalla fronte, fredda, solitaria. Passò un veloce sguardo su Gary e Ash, che d’improvviso s’erano fatti seri e terrorizzati, osservando qualcosa che si trovava probabilmente dietro di lui. Anche Paul, ch’era sempre così freddo, aveva uno sguardo sorpreso e leggermente preoccupato.
“B...Barry...” balbettò Gary, indicando con un dito tremante quel qualcosa che era dietro di lui.
Il biondo si voltò di scatto, impaurito più che mai: la visione che ebbe fu una di quelle più agghiaccianti che avesse mai avuto.
Un urlo spezzò così il silenzio mortale del cimitero. 





Angolo zuccheroso di Euphy ~


Ehm... Salve... Di nuovo... (?)
Spero che questo sclero vi sia piaciuto. Cavoletti di Bruxelles, sono un po’ in ansia, a dirla tutta. Mi auguro che l’abbiate apprezzata almeno un pochettino. Anche se io direi di no, ma ok. *^*
Si vede che sto sclerando un tantino, sì. È perché io sono l’unica cretina che è rimasta a casa ad Halloween, mentre tutti i miei amici sono usciti in giro a casegiar. Non è giusto.
Okkk, passiamo alla storia! Ho deciso di suddividerla in tre capitoli al massimo. (Spero di rientrare in questi canoni, sono consapevole di essere troppo prolissa nella scrittura. çç)
Vabbe, la trama l’avete capita... I personaggi pure...
Ohw, piuttosto, una cosa importante! Se ve lo stesse chiedendo, cercando immagini o informazioni su internet sulla Royalshipping, scervellandovi poiché non riuscite a trovare niente... Sappiate che in effetti non troverete niente (o almeno, non ancora, eheheh) su questa coppia in quanto l’ho inventata io! Ha come protagonisti Barry e un mio personaggio che inventai quand’ero piccina picciò (avevo tipo dieci o undici anni) e ci sono rimasta molto affezionata, ci tengo tantissimo... Quindi perché non aggiungere anche questo al mio sclero?
...Ok, sono rimasta intenerita perché dei bambini mi hanno appena fatto dolcetto o scherzetto. Ohw. <3
(Euphy, concentrati!)
Ed ora, i crediti! {Perché, ci sono crediti?}
Ringrazio innanzitutto Glaphyra perché qualche tempo fa sclerammo insieme per una settimana sullo “scheletro” di questa storia. Non mi ricordo più praticamente un piffero delle nostre pazze conversazioni in riguardo, ma qualcosina me la rammento; indi per cui la ringrazio a priori per avermi sostenuto all’epoca nella creazione di questa follia. *^*
Per seconda ringrazio Franci, da cui ho tratto (?) il fatto dei bigodini a Barry. <3 I crediti erano d’obbligo!
Per terza, ma non meno importante (!), la professoressa di chimica che ogni volta sclera in classe urlando la frase citata da Barry in questa  storia, “C’era una volta un bimbo”, per farci stare calmi e per calmarsi pure lei. (?)
Non faccio spoiler sullo sviluppo, dico solo che alla fine accadrà qualcosuccia di inaspettato... E mi fermo qui. (?)
Grazie mille per aver letto, spero che questo mio operato non sia solo da buttare. C’: Se avete consigli, errori da segnalare, tutto... Vi chiedo umilmente di aiutarmi. ^^
Al prossimo capitolo!
La vostra Euphy <3
  
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