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Autore: Nero__    01/11/2013    0 recensioni
L'ambientazione è successiva agli avvenimenti di Dream Drop Distance.
Riku, essendo diventato Maestro del Keyblade, deve anticipare i suoi compagni e partire per una missione in solitaria.
La reazione di Sora ovviamente non è delle migliori, ma sarà un ottimo pretesto per entrambi per mettere completamente a nudo i propri sentimenti.
Il primo capitolo è scevro di qualsivoglia riferimento a sfondo sessuale, mentre nel secondo il tema, seppur trattato in modo lieve, assume una qualche importanza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto
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“Finalmente ho capito cosa veramente intendevi oggi, quando hai detto che sono la tua luce.”
Riku, fuggito dalla festa in onore della sua promozione a Maestro del Keyblade che si stava tenendo in una delle tante sale inferiori della Torre di Yen Sid un tempo gremite di Heartless, avevano trovato rifugio nella stanza adiacente a quella dello studio del mago dove, non troppo tempo prima, le fate avevano confezionato a Sora un nuovo abito completo di complesse abilità acquisibili nel corso del tempo e assolutamente necessarie per la battaglia.
Benché Riku con il tempo avesse imparato a intessere relazioni con più serenità, apparendo a tutti più disponibile e cordiale, era assolutamente certo che quel genere di festeggiamenti non avrebbero mai fatto per lui.
E dunque era lì, di fronte alla finestra, mentre lo sguardo vagava nel nero della notte.
In verità aspettava Sora con una certa rassegnazione e con un sorriso sghembo stampato in volto: sapeva per certo che il ragazzo sarebbe venuto a recuperarlo e a trascinarlo giù di peso, sommergendolo di domande e chiedendo spiegazioni sul perché del suo comportamento estremamente antisociale.
Come da programma Sora non si fece attendere troppo, ma la sua battuta d’esordio lasciò Riku di stucco così che questi si voltò di scatto distogliendo lo sguardo dalle stelle e tentando di abbozzare una domanda con fare perplesso.
"Cosa stai dic..?"
Sora, in piedi sulla porta, non gli diede il tempo di finire e rifilò all’altro, senza alcuna esitazione, le conclusioni a cui era giunto il pomeriggio dopo tanto rimuginare sulla conversazione avuta la mattina con lo stesso Riku.
Del resto Sora non era mai stato un tipo troppo sveglio e aveva bisogno di tempo per elaborare tutte le informazioni che riceveva, eppure questa volta era sicuro di aver centrato il nocciolo della questione.
“Non sono qui per chiederti perché non sei alla festa, ormai ti conosco. Voglio solo chiarire alcune questioni e farmi carico di una parte delle tue sofferenze: sono stufo d’essere tagliato fuori!” disse Sora con foga e una certa fretta nel proseguire mentre Riku, ancora preda della confusione, non fu in grado di spicciare parola.
Aveva come l’impressione che il piccolo stesse per dirgli qualcosa di assolutamente inaspettato.
“Questa mattina mi hai detto che sono la tua luce! Beh, in un primo momento ho pensato mi stessi dicendo una cosa scontata: anche tu ovviamente sei la mia luce. O meglio, una parte. Così come lo sono Kairi, Pippo, Paperino e tutte le persone che considero mie amiche, la mia forza siete voi! Di conseguenza ho pensato che anche io, essendo tuo amico, fossi una parte della tua grande luce.”
Sora pronunciò queste parole tutto d’un fiato mentre Riku si stava chiedendo dove volesse andare a parare con quel suo discorso che già lo stava infastidendo terribilmente.
Il biondo, pur notando lo sguardo irritato dell’altro, non volle fermarsi e con un’espressione quasi sciocca in viso urlò la frase successiva per soffocare l’imbarazzo, visto che la dichiarazione che stava per fare era quanto mai azzardata.
“Poi però ho capito! Tu intendi solo me come tua luce. Me e nessun altro, Riku. Giusto?”
Bastò uno sguardo all’espressione del più grande perché perfino Sora capisse di aver avuto ragione, così che non attese la risposta e subito aggiunse triste: “Perché? Hai tanti amici!”
Riku, ancora sconvolto, aveva iniziato a chiedersi quanto tempo aveva passato a rifletterci su quell'idiota perché arrivasse a quella conclusione non del tutto errata, seppur ancora incompleta.
Sospirò e decise con una certa calma di spiegare a Sora in quali punti il ragionamento era fallace.
“Sora, tu hai tanti amici, non io. Io semplicemente non faccio amicizia come te, subito e con tutti.”
“Ma..” provò a interromperlo Sora che nel frattempo aveva fatto qualche passo avanti nella stanza.
“Ti prego Sora, fammi finire” chiese Riku calmo. “Questo non vuol dire che col tempo io non sia cambiato, che non sia pronto a relazionarmi in modo più amichevole o ad essere gentile con le nuove persone che incontro ma, Sora, io quelli non li considero veri e propri amici come fai tu. O, per esempio, Pippo e Paperino: quelli sono solo amici tuoi. L’unica volta in cui ho parlato con quel papero è stato per essere rimproverato!” concluse con una nota di stizza nella voce.
“Rimproverato di cosa?” chiese Sora curioso, tanto che per un attimo perse di vista il vero nucleo del discorso.
“Niente, Sora” tagliò corto Riku per poi affrettarsi a proseguire. "In ogni caso l’unica persona con cui mi senta veramente in debito, oltre a te, è Topolino.”
Allora Sora, estremamente contrariato, chiese: “E Kairi, Riku? Lei non è forse una tua amica speciale, come lo sono io?”
Sentendo la domanda Riku rise amaramente e, con meno pazienza di prima, provò a replicare.
“Sora, non fraintendermi, io voglio molto bene a Kairi e l’ho sempre protetta, ma non è la stessa cosa che sento per te.”
“Riku, ma noi abbiamo combattuto uno contro l’altro per lei! Hai fatto di tutto per salvarla! Cosa stai dicendo?” continuò l’altro più insistente di prima.
Solo a questo punto Riku, comprendendo che Sora aveva sempre completamente frainteso cosa veramente provasse per lui, si fece forza e confessò cosa l’aveva spinto ad agire in quel modo sin dall'inizio della loro avventura.
“Sora, l’ho fatto perché io ero e, mio malgrado lo sono ancora troppo per quanto cerchi di rassegnarmi al fatto che tu abbia esigenze diverse dalle mie, estremamente geloso di te. Geloso in un modo diverso da quello che hai sempre inteso, nel senso che ti voglio solo per me. Quella volta che ho fatto di tutto per salvare Kairi, addirittura combatterti, è perché ho creduto che mi avessi rimpiazzato con i tuoi nuovi amici e che portandoti via lei, ciò a cui tieni di più, ti avrei fatto soffrire. Sora, io ho aperto la porta dell’oscurità perché ero geloso di te e per quanto tempo passi l’oscurità è ancora radicata nel mio cuore  e mai potrò perdonarmi per aver fatto una cosa del genere. Per quanto mi sforzi Sora, per quanto adesso io sia un Maestro del Keyblade non so a cosa appartengo e, se ci sei tu di mezzo, perdo la capacità di ragionare lucidamente”.
Sora lo aveva ascoltato in silenzio ed era evidentemente scosso dalle parole che aveva appena sentito, ma non sembrava che fosse un discorso che non si era preparato ad ascoltare.
“Allora è proprio come pensavo” disse piano.
Questa volta quello preso alla sprovvista dalla dichiarazione fu Riku.
“Come pensavi?” si affrettò a chiedere.
“Si, te l’ho detto, ci ho pensato molto. All'inizio credevo che fosse una cosa un po’ strana, ma capisco che cosa senti.”
Sora sembrava piuttosto sereno nell'esprimersi.
“Riku, io non sono come te. Le persone che mi circondano sono tutte molto importanti per me, voglio bene a tutte loro e non sarei capace di rinunciare a nessuna di esse. Inoltre non sono geloso di te, sono solo felice se ti fai nuovi amici.”
Questo non era esattamente ciò che Riku avrebbe voluto sentirsi dire ma conosceva benissimo il ragazzo ed erano parole perfettamente in linea con la sua personalità.
“Detto questo però - continuò Sora - non vuol dire che io non abbia una persona più speciale della altre. Una luce che brilla più forte di tutte e mi riscalda il cuore”.
Riku sapeva con certezza che il ragazzo si stesse riferendo a Kairi ma quello, come se gli avesse letto nel pensiero, continuò a parlare.
“Certamente Kairi è stata a lungo la mia forza e il mio coraggio, eppure tu non lei sei mai stato secondo! In quel periodo in cui mi sono sentito più vicino a lei che a te è stato semplicemente perché avrei voluto che mi trattassi con più gentilezza. Però Riku, quando credevo di averti perso per sempre e ho iniziato a cercarti disperatamente, qualcosa è cambiato e il tuo ricordo e la speranza di rivederti mi hanno dato la forza di andare avanti. Quando poi ti ho finalmente trovato ho capito quanto sarebbe stato tutto più facile se tu fossi stato al mio fianco sin da subito. La battaglia contro Xemnas ne è stata la prova”.
La voce di Sora andò scemando nella parte finale del discorso e si avvicinò piano a Riku con il viso chino, a passi incerti.
L’altro, quasi istintivamente, allargò un po’ le braccia per accoglierlo lì in mezzo benché ancora incapace di credere alle sue orecchie.
Sora appoggiò la testa sul petto di Riku mentre le braccia cadevano penzoloni lungo i fianchi, così che il grande posò delicatamente le mani sulla schiena dell'altro per cingerlo in un abbraccio.
Sora iniziò a singhiozzare piano e quasi stesse recitando un mantra disse: “Mi sei mancato così tanto, mi sei mancato davvero così tanto, mi sei proprio mancato tanto.”
Riku non sapeva come reagire e semplicemente continuò a stringerlo al petto sussurrando il suo nome.
L’altro non sembrava minimamente intenzionato ad arrestare il pianto e continuò a parlare sommerso dalle lacrime.
”Con te è tutto un po’ più semplice, battere Xemnas è stato possibile perché tu eri con me! Riku, hai protetto i miei sogni e mi hai salvato ancora una volta. Io non ce la faccio senza di te, non lo capisci che tu sei la mia luce più brillante!? Tu sei la mia persona speciale! E smettila di incolparti per cose che non hanno più importanza, smettila di fare tutto solo! Anche io voglio esserci per te sempre..”
Riku rimase letteralmente spiazzato dalla dichiarazione.
Furono parole che gli scaldarono il cuore come mai era successo in vita sua.
Sora, con la testa ancora china e la voce impastata dal pianto, aggiunse: “Quel dolore Riku, non lo voglio più sentire. Ti prego, non mi lasciare più.”
Il piccolo singhiozzava e tremava scosso da brividi e Riku tentò di calmarlo in tutti i modi, stringendolo così forte a sé quasi avesse intenzione di stritolarlo.
“Grazie, Sora” gli sussurrò gentilmente in un orecchio con tutta la riconoscenza che aveva nell’animo.
Allentò la presa e asciugò le lacrime dal viso dell’altro con una mano, mentre con l’altra gli accarezzò i capelli.
“Sta calmo” gli ripetè.
Poi, senza pensarci confessò una piccola cosa.
“Ha ragione il papero a rimproverarmi! Tu sei sempre felice e spensierato e io sono l’unico stupido a farti piangere in questo modo!”.
Sora lanciò le braccia intorno alla vita dell'altro, si strinse più forte al bacino e, nuovamente fra i singhiozzi, urlò: “Piango per te perché mi lasci sempre solo, scemo!”
Riku lo abbracciò forte e gli sussurrò con dolcezza: “Sora, non ti lascio. Te lo prometto. Per favore, smetti di piangere”
Il piccolo alzò lo sguardo e gli occhi rossi e gonfi incrociarono quelli dell'altro.
Tirò su col naso e con la voce ancora incrinata dal pianto da cui si stava riprendo a fatica disse: “Se è stata colpa mia, se non mi credi quando ti dico che sei la mia persona speciale, allora voglio dimostrartelo! Sai, quando sono stato ad Atlantica, Ariel mi ha insegnato una cosa che si fa solo ed esclusivamente con la persona che più ti piace in assoluto!”
“Cosa? Posso fidarmi delle tue stramberie?” chiese Riku dubbioso, ma allo stesso tempo estremamente divertito.
“Certo che ti puoi fidare! Chiudi gli occhi e te lo mostro” replicò Sora un po’ imbarazzato.
Riku obbedì e Sora si erse tremante sulle punte dei piedi, avvicinò le sue labbra a quelle dell’altro e gli diede un bacio a stampo cercando di emulare ciò che aveva visto fare ad Ariel ed Eric.
Il contatto con le labbra umide del piccolo fece sobbalzare Riku che subito aprì gli occhi.
Adesso si che era veramente sorpreso: non avrebbe mai creduto che quel ragazzino potesse arrivare a tanto, in una sera aveva avuto da Sora tutto quello che aveva desiderato per anni.
L’altro lo guardava speranzoso, chiedendosi se anche a Riku fosse piaciuto quanto a lui.
“Sora, sai cos'è questo che mi hai dato?” chiese il grande sorridendogli.
“Certo, è un bacio!” rispose l’altro pronto e con una punta d’orgoglio, un po’ come se avesse risposto bene ad una domanda particolarmente ostica fattagli durante un’interrogazione scolastica.
“Questo è un gesto d’amore e, sai una cosa? Io conosco anche un modo migliore per darlo. Fai come ti dico, ok?” continuò Riku, sempre con quel sorriso malizioso stampato in volto.
Sora lo guardò perplesso, ma anche estremamente emozionato: evidentemente quello che aveva visto ad Atlantica non era tutto!
Riku gli parlò serenamente.
“Socchiudi la bocca, Sora.”
Il ragazzo eseguì ciò che gli era stato detto e istintivamente chiuse anche gli occhi: aveva intuito che per questo genere di cose bisognava concentrarsi esclusivamente sul contatto. Riku gli si avvicinò piano e, dopo avergli posato una mano sulla guancia, avvicinò il suo volto a quello dell’altro e percorse con la lingua le labbra di Sora, inumidendole ulteriormente. L’altro fu scosso da un brivido di piacere lungo tutto il corpo e tremò un po’, tanto che fu costretto a riaprire gli occhi.
Riku risposte allo sguardo incredulo dell’altro con un sorriso e continuò a dargli istruzioni.
“Devi usare anche tua di  lingua in modo che tocchi la mia. Così è tutto un po’ più bello, fidati di me.”
Riku passò una mano fra i capelli di Sora e l’altra lungo il bacino così da premere il corpo dell’altro contro il suo: quello del più giovane era piccolo al confronto, ma estremamente caldo. Si fece spazio con la lingua fra i denti di Sora che gentilmente si schiusero al suo passaggio, finché non incontrò quella dell’altro. Le due si intrecciarono con passione, sebbene perfino la lingua del piccolo finì per dimostrarsi goffa nei movimenti. Riku sentiva il corpo bollente, specialmente nei punti in cui i due si toccavano mentre l’altro, fra le sue braccia, fremeva accaldato e respirava con una certa fatica.
Dopo parecchi secondi i due si allontanarono e Riku, mentre ancora gli accarezzava i capelli, chiese gentilmente: “Allora?”
Sora tremava ed era cosciente del fatto che le gambe avrebbero ceduto sotto il peso del corpo se non fosse stato per il fatto che Riku gli facesse da sostegno. Benché fosse molto contento era comunque leggermente confuso, tanto che rispose: “B..bello, è davvero bellissimo! Però, mi sento un po’ strano!”
Riku rise e, in un certo senso, si ricordò solo allora di avere a che fare con Sora e che, per quanto il suo amico potesse essere stato propositivo quella sera, era essenzialmente un ingenuo! Capì che avrebbe dovuto insegnarli parecchie cose -anche se di certo non era un compito che gli sarebbe dispiaciuto portare a termine - e realizzò inoltre che poteva ancora continuare a prendersi teneramente gioco di lui come aveva sempre fatto negli anni.
In ogni caso, pur non in modo troppo brusco, volle saggiare fino a che punto Sora fosse ignorante in materia.
Con uno scatto repentino strinse una mano intorno al braccio esile del biondo e, attraverso uno strattone, invertì le posizioni, tanto che il piccolo si ritrovò contro la finestra, mentre le spalle di Riku furono rivolte alla porta d’entrata.
Il grande prese il volto del compagno fra le mani e, dopo averlo guardato negli occhi per pochi secondi, lo bacio di nuovo con rinnovata foga.
Inizialmente Sora fu spiazzato da quella iniziativa poiché ancora scosso da ciò che aveva provato poco prima, ma subito si lasciò trasportare dal bacio e da quelle sensazioni che già una volta gli avevano invaso il corpo desideroso di risentirle ancora più forti di prima.
Riku percepiva sotto di sé Sora e i battiti del suo cuore incredibilmente accelerati.
Questa volta decise di spingersi un po’ oltre e, mentre continuava a baciarlo con grande passione, gli si appoggiò contro anche se, naturalmente, non con tutto il peso del corpo e piano allargò le gambe dell'altro per inserire una delle sue proprio in mezzo alle cosce del compagno. Con la stessa gamba fece una leggera pressione proprio nel punto più delicato di qualsiasi ragazzo così che Sora emise un gemito che morì soffocato fra le labbra dell’altro che nel mentre continuava a baciarlo con foga e dolcezza allo stesso tempo.
Riku continuò a fare leva con la coscia finché, dopo pochissimi secondi, non sentì il corpo dell’altro reagire al suo tocco e i pantaloni farsi un po’ più stretti: attraverso le pieghe dei vestiti, percepì quella parte del corpo di Sora estremamente dura e già umida e capì che, se la reazione era stata così repentina, con altrettanta velocità sarebbe giunto alla fine.
Decise dunque di separarsi dal ragazzo non perché non fosse estremamente eccitato, ma perché sapeva che l’altro non avrebbe retto un secondo di più.
Si allontanò quel che bastava per interrompere il contatto e guardare l’altro in volto e notò che Sora era completamente rosso in viso, che il corpo era tutto un fremito e respirava ansimando. Come se non bastasse un rivolo di saliva scendeva lungo un angolo della bocca, conferendogli un aspetto ancora più sconvolto.
Riku ebbe la premura di pulirgli il viso e Sora, non appena ebbe la forza per farlo, ne approfitto per stringere quelle mani che lo stavano trattando con così tanta cura.
“R..riku, che mi sta succedendo?” chiese visibilmente scosso.
“Sora, veramente non hai mai avuto a che fare con tutto questo?”chiese Riku con dolcezza, ma anche leggermente sorpreso: a quanto pare era peggio di quanto credesse, Sora non sapeva proprio nulla di questo genere di cose!
 “Questo?” chiese Sora molto ingenuamente.
“Sora, questo” disse Riku mentre avvicinava appena la mano proprio dove i pantaloni dell’altro mostravano un rigonfiamento per accarezzare quel punto con le nocche dell' indice e del medio.
“Ah..” Sora fu scosso da un brivido e emise un gemito di piacere. “Io non..” provò a dire ansimando, senza però essere in grado di concludere la frase.
Riku allontanò un po’ la mano e Sora lo guardò con un’espressione fra il dispiaciuto e il sorpreso.
“Intendo da solo Sora, non hai mai fatto niente del genere?” continuò Riku con la stessa gentilezza, seppur ormai avesse chiara in mente la situazione.
Sora lo guardava accaldato e tutto ad un tratto assunse un’espressione estremamente cupa.
“Mi dispiace” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Riku lo guardò perplesso e capì che Sora aveva mal interpretato le sue parole e credeva che lui gli stesse, in un certo qual modo, attribuendo una grande colpa per il fatto che fosse completamente ignorante in quell'ambito.
Il grande si affrettò subito a correggere il malinteso e lo abbracciò con affetto.
Sora, nuovamente a contatto con il corpo di Riku, ebbe un altro sussulto.
“Ma che stai dicendo?” disse il grande mentre lo baciava teneramente sui capelli. “Volevo solo sapere se avessi mai avuto a che fare con questo genere di cose. Sono solo felice se ad insegnartele sono io.”
Sora si strinse ancora una volta a quel petto che stava imparando a conoscere e apprezzare così tanto, così che le parole che pronunciò si sentirono appena poiché il suono arrivava filtrato dal tessuto dell’abito dell’Organizzazione che Riku ancora indossava.
“Tutto questo è così bello. Anche questi sono gesti d’amore?”
“Si, Sora, anche questi lo sono” rispose il grande.
“E io che pensavo di poterti sorprendere per una volta.. sai sempre più cose di me” finì col dire Sora un po’ amareggiato mentre si lasciava cullare dal respiro dell’altro.
“Credimi Sora, oggi mi hai sorpreso tantissimo” risposte il compagno con gratitudine.
Ci fu un attimo di silenzio e i due rimasero così per qualche istante, uno stretto all’altro, mentre i loro respiri andavano sincronizzandosi. 
“Puoi toccarmi ancora lì? Me li puoi mostrare tutti, i gesti d’amore?” chiese Sora un po’ imbarazzato, spezzando improvvisamente il silenzio e ancora saldamente ancorato all’altro.
Quando entrambi erano certi d'essere sul più bello, la voce di Kairi proruppe dal nulla.
“Sora! Riku! Dove siete!?” arrivò decisa la domanda da poco oltre la porta, mentre lungo le scale si poteva ormai distinguere nitidamente il rumore dei suoi passi svelti.
Tutto ciò interruppe l’ attimo di perfetta intimità che si era creato fra i due così che Riku non ebbe il tempo di rispondere alla domanda fattagli.
“Allora, dove siete andati a finire?”, la voce della ragazza era sempre più vicina.
Riku decise dunque di sciogliere l’abbraccio mentre Sora sembrava assolutamente contrario all’interruzione del contatto.
“Dai, è il momento di tornare giù! Continueremo con più calma dopo: se io mi allontano da questo genere di festeggiamenti la cosa risulta normale, mentre se lo fai tu la gente pensa che ci siano dei problemi!” cercò di dimostrarsi razionale Riku che, pur cercando di non darlo a vedere, aveva dovuto fare appello a tutta la sua forza di volontà per riuscire a lasciare Sora e consapevole del fatto che ne fosse stato capace solo perché sicuro di poterlo riabbracciare poco dopo.
Tra l’altro il piccolo poteva essere impaziente, ma anche lui aveva un’erezione non indifferente e decisamente più visibile di quella di Sora, nascosta semplicemente grazie al fatto che indossasse ancora il vestito dell’Organizzazione.
“No, Riku, continuiamo! Tu domani andrai via e io non potrò vedere tutti i gesti d’amore!” urlò Sora di nuovo sul punto di piangere non appena ebbe realizzato per la seconda volta in quel giorno che l’altro non sarebbe stato più al suo fianco.
“Partire? Ma di che stai parlando? Pensavo fosse chiaro che non ti avrei più lasciato.”
A quelle parole Sora spalancò gli occhi per lo stupore e un sorriso sghembo gli si disegnò in viso, finché non ricominciò a piangere: questa volta però erano lacrime di gioia. Riku gli posò una mano sulla testa, passò le dita in mezzo ai capelli dell’altro e gli stampò un bacio in fronte con dolcezza per poi appoggiare la sua, di fronte, su quella del compagno.
Mentre lo guardava negli occhi disse: “Te lo prometto, sarò sempre al tuo fianco, ma tu fammene un’altra di promessa: non piangere mai più a causa mia.”
Sora posò una mano sulla guancia di Riku mentre ancora le loro teste si toccavano e i loro occhi si perdevano gli uni in quelli dell’altro.
“Promesso, ma tu domani continua a insegnarmi queste cose” disse l’altro con la voce spezzata.
Riku prese la mano che Sora gli aveva avvicinato al viso e se la portò alla bocca, per baciarne il palmo.
“E la notte, Sora? Chi ha detto che dobbiamo aspettare domani?” non riuscì a non chiedere il grande con una nota di malizia nella voce.
 
  
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