"Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle.
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione.
Tu hai l'anima che vorrei avere."
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione.
Tu hai l'anima che vorrei avere."
E lei era ancora lì, tra le sue braccia, per l’ennesima volta. Non sopportava quegli orribili attacchi di panico, le venivano quando meno se l’aspettava. E sapeva che l’unico modo per uscirne era stando tra le braccia del suo Xanax. Ne aveva bisogno, una dose urgente. E la droga vera, era sempre stata quella ad averli fatti unire e a farli rimanere insieme - lei la usava per rilassarsi, lui per estraniarsi dalla realtà in cui si trovava. I due classici casi senza speranza.
Mentre tremava, stretta a lui, le labbra su quelle del ragazzo, ripensava rapidamente a come aveva fatto ad incontrarlo, a come erano arrivati a darsi quei nomignoli con cui solo loro si chiamavano (En, abbreviazione di Annie, e Xanax, dato dalla sua espressione perennemente addormentata), ai loro viaggi psichedelici, a come si erano baciati per sbaglio, a quando litigavano, e facevano pace, e facevano l’amore. E quando parlavano, quando si dicevano ogni cosa, e lui la abbracciava e le diceva che non c’era niente di cui preoccuparsi, nulla di cui avere paura, perché avrebbero sconfitto assieme i giganti che erano i suoi timori, le sue ansie più assurde.
E, più di tutto, lei sapeva che il suo Xanax ci sarebbe sempre stato. Per stringerla, proteggerla e combattere con lei. E lei ci sarebbe stata per farlo estraniare, per salvarlo e portarlo via da quello schifo di mondo in cui si trovavano.
L’uno tra le braccia dell’altra.
Liberamente ispirata a En e Xanax, di Samuele Bersani.