Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Terry17    02/11/2013    4 recensioni
Circa un anno e mezzo dopo gli eventi della saga videoludica, il dr. Eggman riesce a creare l'arma perfetta che potrebbe permettergli di conquistare il mondo. Durante la ricerca dei Chaos Emerald che gli servono per attivarne tutte le funzioni s'imbatte casualmente in una ragazza misteriosa dotata di incredibili poteri, che si allea con lui per permettegli di portare al termine il suo piano. Così Sonic si ritrova a dover radunare tutti i suoi migliori alleati per combattere contro un'avversaria imprevedibile e virtualmente capace di tutto, a risolvere il mistero legato alle leggendarie figure dei mobiani mutanti e affrontare una perdita inaspettata che potrebbe non essere l'unica...
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Primo giorno dalla battaglia finale
 
-Bè, immagino che sia arrivato il momento, no?-
Mighty stava cercando di essere incoraggiante, ma in realtà nemmeno lui aveva la minima intenzione di fare quello che dovevano fare già da tempo ormai. Purtroppo erano passate più di due settimane da quando Espio se n’era andato, e l’unico che ancora non sapeva niente di quello che era successo era Charmy.
Vector annuì, mesto. -Sonic e gli altri devono aver sconfitto Eden ormai. Non ha più senso tenerglielo nascosto. Però...- il coccodrillo scosse la testa. -Come posso dargli una notizia del genere? È solo un bambino...-
-Non è solo un bambino, Vector. Charmy è forte, e il modo in cui ha reagito alla morte di Knuckles lo ha pienamente dimostrato. Sarebbe ingiusto non dirglielo, invece. Soprattutto perché erano così legati.-
Vector cercò di reprimere le lacrime ed alzò la testa. Mighty aveva ragione, non poteva dimostrarsi così debole davanti al suo collega più giovane. Era lui il capo, e sarebbe toccato a lui l’ingrato compito di dover riferire la terribile notizia e consolare il suo giovane collega.
Il coccodrillo posò la mano sulla maniglia della porta scorrevole, ma questa si aprì da sola. Vector sobbalzò quando vide un Charmy allegro e sorridente uscire dalla sua stanza.
-Ciao ragazzi!- li salutò lui, gioviale. -Hanno appena trasferito un paziente nella mia stanza! Sta ancora dormendo, ma dicono che si sveglierà fra poco!-
Mighty e Vector si guardarono in modo molto strano. Non avrebbero mai pensato che Charmy potesse essere così felice per il fatto di non avere più la stanza tutta per sé.
-Uh, interessante. Che cosa avrebbe questa persona?- chiese Mighty.
Charmy sorrise. -Un braccio rotto, un trauma cranico e... qualcosa che non ho capito molto bene. Sembra brutto detto così, ma dicono che poteva andargli molto peggio! Essere presi a pugni da un robot non è una passeggiata!-
L’armadillo e il coccodrillo si allarmarono per quell’affermazione: qualcuno si era ferito nella battaglia finale  contro Eden ed Eggman?
-È qualcuno che conosciamo?- chiese Vector.
Charmy annuì. -Qualcuno che conosciamo molto bene!-
Vector afferrò l’ape per le spalle. -Chi è, Charmy? Sta bene? Non è in pericolo di vita, vero?!-
Charmy sfuggì dalla presa del coccodrillo e si allontanò da lui trascinando via Mighty per un braccio. -Forse dovresti aspettare che si risvegli per chiedergli tutto quello che hai bisogno di sapere! Io e Mighty ci allontaniamo per un momento, penso che è proprio il caso che voi due restiate un po’ da soli!-
-Dove mi stai portando?- chiese l’armadillo, confuso dal comportamento del suo giovane amico.
-Al bar. Voglio un succo di frutta.- rispose come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. -Solo una cosa, Vector: non essere troppo arrabbiato per quello che vedrai quando entrerai nella stanza!-
Il coccodrillo fissò i suoi colleghi che andavano via cercando di capire il senso dell’affermazione di Charmy. Perché avrebbe dovuto vedere qualcosa che avrebbe potuto farlo arrabbiare? Si affacciò nella stanza e non vide niente di sospetto, a parte i macchinari ai quali era legato l’altro paziente. Vector entrò nella stanza e buttò un’occhiata alla persona legata alla macchina. Quando lo fece non poté non crollare a terra per la sorpresa e lo shock.
-E... E...-
Il coccodrillo non sapeva cosa pensare. Non poteva essere lui, era assurdo. Lui se n’era andato, era proprio il dover comunicare la notizia a Charmy che gli aveva impedito di andarlo a trovare meno spesso di quello che avrebbe voluto fare. Non poteva essere la figura accasciata sul letto piena di fasciature e con un braccio ingessato. Doveva essere un’altra persona, una persona che gli assomigliava come una goccia d’acqua. Un altro camaleonte. Un altro camaleonte viola. Non lui. E allora perché più lo guardava più diventava evidente che doveva essere lui?
-... ESPIO!-
Vector si alzò in piedi di scatto e afferrò il camaleonte per le spalle nello stesso momento in cui entrò l’infermiera.
-Lasci subito andare il paziente!- gli urlò contro. Vector rispose all’ordine e lo lasciò andare come se si fosse scottato. Era riuscito a toccarlo. E l’infermiera poteva vederlo. Non era un’allucinazione.
-Mi scusi. È solo che... Io credevo...- il coccodrillo non sapeva cosa dire. -Che cosa gli è successo? Perché... perché lui è qui? Dovrebbe essere morto!-
L’infermiera lo fissò come se fosse impazzito. -Direi che l’ECG non è molto d’accordo con questa sua teoria. A meno che anche gli zombie non siano dotati di funzioni vitali!-
Il coccodrillo non riusciva a capire cosa stesse succedendo. All’improvviso anche Mighty entrò di corsa nella stanza, e la sua reazione gli diede la conferma definitiva che non aveva affatto le allucinazioni.
-Allora è vero...- biascicò l’armadillo mentre cercava di riprendere fiato. Charmy si affacciò alla porta come se non stesse succedendo niente di rilevante.
-Mighty, il succo di frutta?- Capì che forse non era stata la domanda più intelligente da fare dal momento che due paia d’occhi lo stavano fissando con uno sguardo furioso.
-Charmy, che sta succedendo qui?- chiese Vector con tono minaccioso.
L’ape sorrise innocentemente. -Te l’avevo detto di non arrabbiarti!-
 
***
 
-Non posso davvero credere a quello che è successo!- sbuffò il dottor Eggman, furioso, non appena entrò nella sala principale del suo laboratorio segreto. I suoi assistenti robotici alzarono gli occhi al cielo, sorpresi dal fatto che l’uomo baffuto non avesse minimamente tenuto in conto un possibile tradimento della sua ultima creazione dopo tutti i precedenti che c’erano stati. Ormai avrebbe dovuto esserci abituato.
-Noi glielo avevamo detto che non avrebbe dovuto lasciare troppa libertà a Eden, Lost e all’Egg-Matic, ma lei non ci ha voluto ascoltare!- gli fece notare Bokkun con un sorrisetto ironico.
Il dottore fulminò il robottino nero con lo sguardo. -Quando è stata l’ultima volta che ti ho fatto una messa a punto, Bokkun? Forse potrei fartene una proprio ora e potrei fare a pezzi accidentalmente il tuo piccolo cervellino elettronico. Sai com’è, gli incidenti succedono!-
Bokkun e gli altri assistenti del dottor Eggman deglutirono. Era talmente di pessimo umore che sapevano che sarebbe stato capace di attuare quella minaccia.
-Sonic e la sua marmaglia non la passeranno liscia la prossima volta!- il dottore sorrise trionfante, sorprendendo i suoi assistenti. -È vero, ora hanno Eden, ma questo non cambia nulla! Posso ancora sfruttare la fonte dei suoi poteri grazie alle informazioni che ho raccolto!-
L’umano tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un cd, che mostrò loro con orgoglio.
-Non mi dica che ha salvato tutte le informazioni che ha raccolto su Eden e sul suo potere in quel disco!- esclamò Decoe, sconvolto.
-Se è davvero così potrà davvero creare un robot in grado di utilizzare la Chaos Energy come Eden!- continuò Bocoe, scioccato per quella sorpresa. Con quei dati Eggman avrebbe potuto costruire un robot della portata dell’Egg-Matic 5000 in pochissimo tempo, e persino loro erano spaventati all’idea.
-Suvvia, non fate quelle facce! Ammetto che l’Egg-Matic mi ha dato qualche problema quando l’energia dei Chaos Emerald gli ha donato il libero arbitrio, ma farò tesoro di questa esperienza e creerò un robot che non potrà sfuggire al mio controllo! Vedrete, la prossima volta quella pulce di Sonic sarà schiacciata come merita e tutti gli abitanti di questo pianeta dovranno inginocchiarsi al mio cospetto! Ahahahahah!-
Eggman non poteva prevedere che il suo nuovo piano sarebbe sfumato nell’istante immediatamente seguente, quando un improvviso lampo di energia colpì il dischetto che aveva in mano mandandolo in frantumi e facendo morire la sua risata sul nascere.
-Ma cosa...?-
-Mi dispiace, ma non posso permettere che questo accada.- disse una voce femminile che sembrava provenire dalle sue spalle. Eggman, spaventato da quell’improvvisa apparizione, deglutì e si voltò lentamente, fino ad incrociare lo sguardo della sua giovane interlocutrice.
-Eden? Aspetta, non sei lei. Ma mi sembra di conoscerti...- farfugliò l’umano, confuso.
-Hai ragione, ci conosciamo. In passato sono intervenuta per fermare uno dei tuoi piani malvagi.- disse la giovane echidna, avvicinandosi a lui con un’espressione grave che sembrava essere profondamente dispiaciuta allo stesso tempo. -Mi chiamo Tikal, e sono l’emissaria di Chaos.-
-Non mi importa niente di chi sei tu! Non ti rendi conto di cosa hai appena fatto? Hai appena polverizzato tutte le informazioni che ho scrupolosamente raccolto e catalogato negli ultimi mesi!- le urlò contro il dottore, non accorgendosi che i suoi assistenti si stavano andando a nascondere dietro ai tavoli. Il fatto che la ragazzina fosse spuntata fuori dal nulla e che fosse riuscita ad entrare senza innescare nessuno dei sistemi difensivi della struttura in cui si trovavano non prometteva niente di buono, ma il dottore non se n’era ancora reso conto.
-Me ne rendo perfettamente conto. Era proprio questo quello che volevo.- rivelò Tikal in tutta tranquillità. -Non posso permetterti di usare il potere del Chaos per portare morte e distruzione su questo meraviglioso pianeta, e Chaos è d’accordo con me. È per questo che stavolta mi è stato permesso di intervenire. Il tuo desiderio di conquista ha quasi portato questo mondo alla distruzione, ma ha anche portato a qualcosa di buono. Con il tuo piano sconsiderato hai involontariamente ripristinato un equilibrio che era andato perso molto tempo fa, e per questo ora la mia famiglia è stata liberata dalla sua maledizione. Le mutanti non esisteranno mai più, grazie a te.-
Eggman spalancò gli occhi da dietro gli occhiali scuri che indossava. -Cosa intendi dire? È forse successo qualcosa a Eden durante la battaglia finale?-
-Quello che è successo non ti riguarda. Ti basta sapere che grazie a te ora Eden ha ottenuto esattamente ciò che voleva.- gli comunicò lei con freddezza. -Il tuo piano ha involontariamente portato a qualcosa di positivo, e devo darti atto di questo. Però so anche che se ne avessi i mezzi proveresti ad attuarlo nuovamente, e non posso permettertelo. Stavolta le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, e probabilmente nemmeno Sonic the Hedgehog né nessuna divinità di questo mondo potrebbe fermarti, nemmeno lo stesso Chaos. È per questo che sono qui, per distruggere il tuo piano prima che tu possa metterlo in atto.-
Il dottor Eggman scoppiò a ridere sguaiatamente, ma la ragazzina non fece una piega. I suoi assistenti, al contrario, erano nervosissimi. -E così hai distrutto un dischetto. Congratulazioni, hai appena fritto il mio database, ma devi sapere che questa mossa non ti servirà a niente! Ricordo le modifiche che ho effettuato sull’Egg-Matic, so perfettamente come costruire un altro robot di quel genere! Dovresti strappare quelle informazioni dalla mia testa per distruggere il mio piano!-
L’echidna agitò la mano e un fascio di luce colpì il dottor Eggman dritto in faccia, facendolo crollare sul pavimento sotto lo sguardo incredulo dei suoi robot assistenti, che uscirono immediatamente dal loro nascondiglio per controllare le sue condizioni di salute.
-Sta bene. Ho solo rimosso i suoi ricordi sull’ultimo mese e sul robot che ha costruito.- comunicò loro Tikal. I robot alzarono la testa e l’echidna poté vedere il panico nella loro espressione. Sapevano che se avesse provato a farlo anche con loro non sarebbe finita bene, e anche lei lo sapeva. -Volete vivere?-
-Sì, certo che lo vogliamo.- risposero tutti e tre all’unisono.
-Bene. Prendete tutti i progetti sulla macchina creata dal vostro padrone e portatemeli. E dopo che lo avrete fatto assicuratevi di cancellare anche dalla vostra memoria gli avvenimenti dell’ultimo mese. Per quello che vi riguarda il dottor Eggman non ha mai costruito niente che potesse sfruttare appieno tutte le potenzialità del potere del Chaos, e mai lo farà.-
-Sissignora!- i tre robot scattarono immediatamente e in breve tutti i fogli che riguardavano il progetto Egg-Matic 5000 erano riuniti davanti a Tikal. L’echidna li prese in mano e li ridusse in una fine polvere dorata senza alcuno sforzo.
-E ora cancellatevi la memoria.- ordinò di nuovo con calma.
-Subito!- esclamò Bokkun.
-E sappia che non ce ne sarebbe stato per niente bisogno.- disse Bocoe.
-Già, nemmeno noi potevamo sopportare la vista di quell’arrogante ferrovecchio!- concluse Decoe.
L’echidna sorrise debolmente mentre i tre robot si collegavano subito ad un macchinario lì vicino.
-Direi che questo è l’unico lato positivo della visita della signorina: almeno non ci ricorderemo di lei e di quel signor so-tutto-io di Egg-Matic!- notò Decoe.
-Hai proprio ragione! Sarà proprio come se per noi questo mese infernale non fosse mai esistito!- convenne Bocoe.
-Già, almeno questo!- disse il piccolo Bokkun mettendo in funzione la macchina. I tre robot vennero attraversati da una scarica elettrica che li lasciò intontiti e Tikal li vide staccarsi dalla macchina con gesti meccanici e allontanarsi di qualche passo prima di collassare a terra accanto al loro creatore. Ormai per loro l’Egg-Matic 5000 non era mai esistito e sicuramente il dottor Eggman non avrebbe ideato tanto presto un’altra macchina come quella.
Tikal tornò nella sua dimensione pensando a come fosse assurdo che un simile genio potesse mettere le sue abilità al servizio del male. Quell’uomo era in grado di donare alle sue creature una coscienza e forse anche un qualcosa che si avvicinava addirittura ad un’anima tanto erano avanzate, eppure voleva usare le sue abilità solo per sé stesso, senza pensare alla sofferenza le sue azioni avrebbero portato al prossimo. Anche se erano macchine non se l’era sentita di distruggere quegli assistenti proprio per quel motivo, e sperava di non aver commesso un errore imperdonabile nel lasciare che si cancellassero la memoria da soli. Però aveva sentito la sincerità nelle loro parole quando avevano espresso il loro odio nei confronti della macchina di Eggman, e questo la faceva ben sperare che avessero davvero fatto tutto ciò che aveva chiesto loro di fare, e che nel fare questo avessero definitivamente messo la parola fine a quella follia. Nessun’altra persona avrebbe mai avuto a che fare con una simile conoscenza della Chaos Energy e l’avrebbe usata per scopi malvagi.
L’echidna fece un lieve inchino davanti alla sorgente d’acqua che le stava davanti. -Ho distrutto l’ultimo residuo di quella creatura malvagia. Ora nessun altro potrà usare i tuoi poteri completi per compiere azioni malvage.- gli comunicò sinteticamente. Dall’acqua si diramarono dei cerchi, segno che la creatura stava parlando. -Ti ringrazio per avermi permesso di intervenire. So che normalmente non avremmo dovuto farlo, ma in questo caso era davvero necessario.-
Tikal fissò l’acqua per alcuni momenti, ripensando a tutto ciò a cui le era toccato assistere nell’ultimo periodo di tempo. Ormai quella storia era conclusa, ma c’era ancora un punto oscuro che lei non riusciva a spiegarsi. Però, se Chaos desiderava che non intervenisse anche in quella faccenda, lei non poteva fare altro che rispettare la sua volontà.
 
***
 
La prima cosa che sentì al momento del suo risveglio fu il dolore. Un dolore fisico intenso e insopportabile che sembrava provenire da ogni singolo centimetro del suo corpo. Era talmente tanto confuso e intorpidito da quella sgradevole sensazione da non rendersi nemmeno conto di essere stato lui stesso ad emettere il gemito che aveva appena sentito. Poi avvertì una presa sulla mano, e solo quella sensazione convinse il camaleonte a riaprire gli occhi. Dapprima rimase abbagliato dalla luce artificiale che pendeva sulla sua testa, e per quel motivo fu costretto a sbattere le palpebre più volte prima di riuscire a mettere a fuoco qualcosa. La presa sulla sua mano si rafforzò.
-Espio...-
Il camaleonte mosse gli occhi per fare entrare nel campo visivo la fonte della voce. La stanchezza estrema che si sentiva addosso gli impedirono di mostrare una qualsivoglia emozione alla vista della persona che gli aveva appena rivolto la parola.
-Vector...-
Il coccodrillo aveva un'espressione molto seria, ma non sembrava essere arrabbiato. In quel momento gli stava tenendo la mano come per assicurarsi che fosse reale, che lui era lì e che non sarebbe sparito all'improvviso come era solito fare.
-Abbiamo appena telefonato a Tails. Sappiamo già tutto quello che è successo nelle ultime settimane.- lo anticipò il coccodrillo, evitandogli una spiegazione lunga e complicata. Il coccodrillo scosse la testa, incredulo. -Non posso credere a quello che hai fatto. Non so se sia stato più coraggioso, folle, o semplicemente stupido! Cavoli, non ti credevo capace di tanto! Pur di aiutare quella pazza sei arrivato a tanto così dal farti ammazzare non una sola volta, ma due! Io... Io ti dimezzerò lo stipendio per questo!-
Espio non reagì al discorso del suo datore di lavoro. Non aveva la forza né la capacità di obiettare in quel momento. Anche se probabilmente non lo avrebbe fatto nemmeno se fosse stato nel pieno delle sue facoltà mentali.
-Però sei stato molto bravo a capire da solo il piano di Eden nonostante i pochi elementi che avevi a disposizione. Credo proprio che ti raddoppierò lo stipendio!- aggiunse subito dopo con un sorriso.
Il camaleonte sbatté lentamente le palpebre in segno di sorpresa. -Stai cercando di dirmi che non ce l'hai con me per quello che ho fatto?-
L’espressione del coccodrillo s’incupì. -Non è vero che non ce l'ho con te! Ma allo stesso tempo non riesco ad essere arrabbiato più di tanto. Forse se non fossi disteso su un letto di ospedale con un trauma cranico, la ghiandola pineale sballata e un braccio rotto in questo momento ti starei urlando contro.-
Il camaleonte sollevò lentamente il braccio destro. Si chiese se era stato solo il gesso che lo avvolgeva ad averlo reso così pesante. -Che cosa mi sono perso mentre ero... Addormentato?-
Vector respirò profondamente e raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo da quando il suo amico era stato ricoverato il giorno prima, proprio come glielo aveva raccontato Tails. Aveva dormito per un giorno intero a causa delle ferite riportate e per i sedativi che i medici gli avevano dato per tenerlo buono ed evitare che potesse avere altre crisi come quelle che gli erano venute sul Tornado. La sostanza fortunatamente si era rivelata non essere letale: era solo un concentrato di ormoni inibitori della ghiandola pineale, la parte del cervello che controllava il ritmo sonno-veglia, gli ormoni del sonno, in parte anche la temperatura corporea e, nei camaleonti, la capacità di rendersi invisibili. Chiunque avesse messo a punto quella sostanza voleva colpire lui, e voleva assicurarsi che restasse fuori dai giochi per molto tempo, ma non aveva tenuto di conto quanto Espio potesse essere tenace. Solo dopo che avevano avuto la conferma che l'anestesia non avrebbe provocato strane interazioni con il farmaco si erano decisi ad operarlo al braccio per riposizionare le ossa prima di ingessarglielo. E lui e Mighty avevano scoperto tutto quello che era successo solo la mattina dopo, quando Charmy aveva comunicato loro a modo suo che il camaleonte era il suo nuovo compagno di stanza.
Espio alzò gli occhi al cielo per lo scherzetto dell’ape. -Gli altri stanno tutti bene?-
-Sì. Sei stato l’unico ad essere finito all’ospedale in seguito alla battaglia.- disse Vector, anche se la sua espressione si rabbuiò. -Però Knuckles non se la sta passando per niente bene.-
-Perché, cosa è...?- Espio si bloccò all'istante quando realizzò quale poteva essere la risposta a quella domanda. -Eden sta bene?-
Vector scosse la testa. -Non è sopravvissuta alla battaglia, Espio. Ha sacrificato tutte le sue energie per contrastare il robot di Eggman.-
Sentire quelle parole fu come ricevere una pugnalata allo stomaco con un coltello smussato e arrugginito. Espio seppe che il suo corpo non si stava fermando o cadendo a pezzi solo per i suoni continui che sentiva provenire dai macchinari che monitoravano le sue funzioni vitali. Il camaleonte strinse i pugni, e nel farlo avvertì una forte fitta di dolore al braccio destro che lo costrinse a desistere. Vector non poteva sapere quale sarebbe stata la sua reazione a quella terribile notizia, cosa avrebbe fatto quando avrebbe saputo che i suoi sforzi per salvare la sua vecchia amica si erano rivelati vani.
Il camaleonte distolse lo sguardo da Vector e fissò la luce al neon che brillava sopra il suo letto, respirando lentamente. Non era cambiato niente nella sua espressione, come se gli avesse dato una notizia come un'altra. Vector però lo conosceva abbastanza bene da sapere che anche se ad una prima vista non sembrava quella notizia in realtà lo aveva distrutto, ma lui non voleva darlo a vedere. Vector gli posò una mano sulla spalla con un'espressione comprensiva.
-Mi dispiace, amico.-
-Non dispiacerti.- disse lui con calma, sorprendendolo. -In fondo era questo quello che lei voleva, no? L'importante è che ora lei sia in pace.-
-Però tu non lo sei, vero?-
Espio rimase immobile per qualche istante prima di scuotere la testa. -No. Però non potevo fare niente per impedire che questo accadesse, giusto? Ci ho provato, ma non sono riuscito ad impedirlo. Ora non posso che sperare che abbia trovato nella morte ciò che non ha potuto ottenere in vita.-
Il coccodrillo non seppe come commentare davanti a quella risposta. Era calma e pacata, come se avesse già accettato la cosa.
-La cosa più triste in tutto questo è che è stata lei a farmi capire quello che in realtà desideravo dalla vita, ancora prima che io stesso me ne rendessi conto. Forse è stato per questo che ho desiderato così tanto salvarla, perché volevamo le stesse cose e non trovavo giusto che proprio lei non potesse nemmeno sperare di vedere realizzato il suo sogno. Voleva solo degli amici, una famiglia... Perché non ha nemmeno potuto sperare di avere questa possibilità?-
Vector fece finta di non notare l'espressione vuota del suo amico. Aveva appena perso un’amica, forse persino una persona con cui era riuscito ad identificarsi molto più profondamente di quello che avrebbe mai ammesso. Avrebbe voluto dirgli che se voleva poteva sfogarsi, ma sapeva che probabilmente non lo avrebbe fatto né avrebbe accettato un simile comportamento da parte sua. Purtroppo in quel momento non poteva fare altro che aspettare e stargli vicino per quanto gli sarebbe stato possibile.
In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrarono anche Mighty e Charmy, che si accorsero subito che Espio si era svegliato. Mighty si avvicinò al letto con un sorriso a trentadue denti.
-Finalmente ti sei svegliato, Esp! Credevamo che non lo avresti mai fatto!-
-Purtroppo non ti libererai di me così facilmente.- commentò Espio, sarcastico, tornando alla sua solita espressione seria e composta come se lui e Vector avessero parlato del tempo. Il coccodrillo volle sapere solo come diamine riusciva a farlo.
-Hai ragione. Non sarebbe stato da te. Però non posso ancora credere al fatto che ti ho lasciato su un letto d'ospedale e ti ho ritrovato su un letto d'ospedale! Non è che ci sei finito tanto spesso da aver fatto l'abbonamento e hai detto a Vector di non dirmelo?-
Espio alzò gli occhi al cielo. -Andiamo, sii serio!-
-Potrei anche crederti. Però resti sempre piuttosto incline agli incidenti! Forse non sei così bravo come credi!-
-Mighty...-
-Sembra proprio che certe cose non cambino mai, eh Mighty?- chiese Charmy con un sorriso, per dar man forte all’armadillo.
-Puoi dirlo forte, amico!- gli rispose l'armadillo prima di sollevare di peso il camaleonte per stritolarlo in un abbraccio a tradimento. Espio sentì le proteste dolorose delle sue ossa, ma era felice di ricevere quel semplice gesto d'affetto da parte di quell'amico che per una buona fase della sua vita aveva pensato che lo odiasse. E fu ancora più bello, anche se ancora più doloroso, quando anche Charmy si unì all'abbraccio, invitando anche Vector a farlo. Il coccodrillo rifiutò solo perché voleva evitare altri dolori al camaleonte che stava protestando per le prese da orsi dei suoi amici. Lo stavano punendo già abbastanza da soli, e nel modo migliore in cui potessero farlo.
 
***
 
Secondo giorno
 
Per una volta Sonic the Hedgehog non aveva la minima intenzione di correre. Di solito era la prima cosa che faceva una volta che aveva sconfitto Eggman: partiva subito per un’altra avventura senza pensarci due volte, lasciando i suoi amici con un saluto veloce solo per rivederli alla prossima avventura. Per la prima volta non se l’era sentita di farlo. I suoi amici avevano ancora bisogno di lui, e lui lo sapeva. Forse era per quella ragione che era rimasto da Tails insieme a Amy e a Knuckles e li accompagnava sempre all’ospedale, precedendoli grazie alla sua velocità supersonica. Era la prima volta che qualcuno di loro finiva all’ospedale, ora che ci pensava. Ogni volta che avevano affrontato insieme  una nuova minaccia ne erano usciti tutti più o meno incolumi, tranne quelle volte in cui c’erano stati dei caduti. Cosmo, Chip, Emerl,... e Shadow era quasi morto quando avevano affrontato insieme la Biolizard trasformata in FinalHazard e i Metarex. Eppure quello che era successo allora non lo aveva lasciato con quell’enorme vuoto che stava sentendo in quel momento. Non era stata la prima volta che aveva visto morire un suo amico, ma era la prima volta che sentiva di esserci rimasto davvero male. Cosa rendeva Eden diversa dagli altri? Stava ancora cercando di capirlo. Forse era stato l’enorme impatto che quella ragazza aveva avuto sulle loro vite a far sentire Sonic in quel modo. Lei era comparsa all’improvviso con l’intenzione di andarsene per sempre alla prima occasione, ma prima di farlo aveva voluto lasciare loro qualcosa. Un qualcosa che forse fino a quel momento tutti loro avevano sempre dato per scontato e senza nemmeno capirlo.
-Allora sei qui, Sonic.-
Il riccio blu smise di guardare il panorama offerto dalla terrazza dell’ospedale di Windmill Isle e si girò lentamente verso Amy Rose. -Vi avevo detto che ci saremmo rivisti qui, o sbaglio?- le chiese lui, con un sorriso che però si spense quasi subito. -Sono passato da Espio. Si sta riprendendo senza alcun problema, sembra quasi che non lo abbiano operato! Almeno questo è quello che dice Vector, lui continua a rispondere con monosillabi...-
-Credo che dopo quello che ha passato il suo mutismo sia comprensibile.- la riccia rosa gli si avvicinò. -E Rouge?-
-In questo momento c’è Shadow con lei, ho preferito non disturbarlo. Secondo i medici sta migliorando, forse potrebbe svegliarsi anche oggi. Sarebbe fantastico, non trovi? Dopo la tragedia tutto torna alla normalità...-
Amy scosse la testa. -Credo che stavolta tu ti stia sbagliando, Sonic. Stavolta ci vorrà un po’ di tempo prima che tutto torni alla normalità.-
Sonic annuì per dare ragione alla riccia rosa. Solo aver visto Knuckles che aveva passato il giorno precedente seduto sulla panchina del giardino di Tails e averlo visto aggirarsi come se fosse stato un fantasma nella casa della volpe a due code erano indice di come quella storia lo stava facendo stare male. Gli si erano avvicinati più volte per chiedergli come stava, ma l’echidna gli aveva sempre risosto che non voleva essere disturbato prima di chiudersi in un insensato mutismo. E sicuramente Espio, che si era impegnato con tutto sé stesso per dare a quella storia un finale diverso senza riuscirci, stava meno bene di quello che stava lasciando intendere.
-È triste, non pensi?- sussurrò Amy all’improvviso. -Tutto questo è successo solo perché Eden aveva i suoi poteri e voleva solo essere normale. Voleva solo crescere con una famiglia e degli amici e non ne ha mai avuto l’occasione. E ha fatto tutto questo solo perché non voleva che noi sprecassimo la nostra.-
Sonic fissò la riccia, perplesso. -Che intendi dire?-
-Knuckles mi ha detto che secondo Espio Eden ha fatto tutto questo perché potessimo capire e godere al meglio quello che lei desiderava dalla vita. Pensava che farci credere che i nostri cari se ne fossero andati per sempre avremmo imparato ad apprezzarli e a non darli per scontati. Voleva assicurarsi che Knuckles sarebbe stato sempre con noi, che saremmo stati sempre tutti insieme una volta che lei se ne sarebbe andata. Voleva solo che suo fratello fosse felice e non le importava di morire per questo. È la cosa più triste che abbia mai sentito in tutta la mia vita.-
La riccia rosa aveva le lacrime agli occhi e Sonic non sapeva da quale parte guardare. Per quella ragione tenne gli occhi bassi. -Secondo me non voleva solo questo. Forse lei sperava che sentendoci sempre in pericolo di vita, anche noi ci saremmo decisi a...- “a fare cosa?” Sonic non sapeva come continuare la frase. Amy lo vide arrossire leggermente, e capì cosa stava cercando di dirle. La riccia si sentì come se una forza invisibile l’avesse appena sollevata da terra.
-Vedi Amy, forse Eden voleva anche che noi vivessimo appieno e senza alcun rimpianto la nostra vita. Sapeva che certe cose le avremmo capite solo in una situazione davvero difficile.- sussurrò lui, imbarazzato.
Amy non ci poteva credere. -Cosa stai cercando di dirmi, Sonic the Hedgehog?-
-Che sei importante per me, e che l’ho capito solo quando ero davvero sul punto di perderti. In quest’ultimo mese ho vissuto nel terrore di perdere un altro dei miei amici senza poter fare qualcosa per impedirlo. E quando sono arrivato a quel punto ho capito che ci sono state troppe cose non dette, e...- Sonic tacque per un momento per poi scuotere la testa. -Non so nemmeno come dirle.-
Amy gli si avvicinò e sorrise. -Forse posso darti un piccolo aiuto.-
La riccia posò delicatamente le proprie labbra su quelle del riccio blu, che rimase paralizzato per quella strana iniziativa. Prima che quella situazione si verificasse nella realtà Sonic aveva pensato che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata respingere Amy, ma si sorprese nel constatare che quella era proprio l’ultima cosa che avrebbe voluto fare. Anzi, gli piaceva quella sensazione. Si stava sentendo come se avesse appena raggiunto una meta lontanissima e irraggiungibile dopo aver macinato chilometri di corsa, e proprio come avrebbe fatto in quella circostanza, voleva godersi quel glorioso momento di vittoria fino in fondo.
Amy si separò da Sonic e gli sorrise, vittoriosa. -Era questo quello che cercavi di dirmi, vero?-
-Non era esattamente il modo in cui avrei voluto dirtelo, ma devo ammettere che non era malaccio.-
Il sorriso della riccia si allargò ancora di più e strinse il riccio in un abbraccio. Sonic notò che stranamente non gli stava dando fastidio. E che non lo stava nemmeno stritolando come era solita fare quando era contenta di vederlo. -Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento.-
Sonic sorrise. -Sai, forse sarei riuscito ad arrivarci molto prima se tu non fossi stata così agitata nel corso di tutti questi anni.- il riccio notò l’espressione contrariata di lei. -Mi dispiace, ma è la verità. Non tornerai ad essere pazza e non tirerai fuori il martello per questo, vero?-
Amy fece finta di prendere il martello. La reazione di Sonic, che si accovacciò per parare il colpo, la fece ridere. -Non lo farò, perché effettivamente hai ragione. Ma sai, le persone fanno spesso cose pazze per amore!-
-Peccato che quando le facevi tu sembrava che dovessimo davvero chiamare la neuro e farti portare via in camicia di forza!- scherzò Sonic, per poi girarsi verso la riccia per guardarla negli occhi. -Ho capito solo adesso quanto tengo a te, Amy, e mi sento davvero uno stupido per questo. Per essere arrivato a capire quello che provo solo dopo aver visto la morte in faccia. Durante tutto questo tempo ho avuto una paura folle di perdere te e Tails, pensavo che se avessi fallito nel proteggere anche voi non me lo sarei mai perdonato! Ho capito che avrei dato la mia vita per assicurarmi che almeno voi due vi sareste salvati alla fine di tutta questa storia, ma che se fosse accaduto il mio unico rimpianto sarebbe stato non essere riuscito a dirti tutto questo. Io non come te, non riesco a rimanere fermo nello stesso posto per troppo tempo anche se torno ogni volta che la situazione lo richiede, e non sono per niente un tipo da cose smielate. Odio gli appuntamenti, odio vedere le coppiette smielate che si imboccano di gelato alla panna a vicenda come se fossero dei bambinetti dell’asilo, odio le cose lente in generale, e il locale dove siamo andati a mangiare qualche settimana fa sembrava uscito dai miei peggiori incubi al diabete! Però sono sopravvissuto a tutto questo, e forse in parte sono riuscito ad apprezzarlo solo perché c’eri tu. C’eri tu e non eri pazza. Eri la ragazza più carina e sensibile che avessi mai conosciuto, e grazie a te forse sono riuscito a superare tutto lo schifo in cui eravamo sprofondati senza alcun tentennamento. È dura da ammettere, ma penso che stavolta nemmeno Tails sarebbe riuscito a fare quello che hai fatto tu in questo mese, e per questo ti ringrazio. Grazie Amy.-
Amy sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Era da quasi una vita che voleva sentirsi dire quelle cose da Sonic, e ora che quel momento era arrivato non sapeva cosa dire, fare o pensare. Aveva sempre creduto che la dichiarazione del suo amato sarebbe stata la cosa più melensa e smielata che avrebbe mai sentito in vita sua, che sarebbe stata accompagnata da un grandissimo mazzo di rose rosse e un sorriso sgargiante, non da un’ondata quasi tangibile di imbarazzo e dalla sua spudorata ammissione che odiava praticamente tutto ciò che lei amava e che non sarebbe mai stato il fidanzato che lei si era immaginata. Però, sorprendentemente, a lei non importava niente di tutto questo: lei non voleva un fidanzato perfetto, lei voleva solo Sonic, lo stesso Sonic che l’aveva fatta innamorare alla follia, e niente avrebbe cambiato quello che provava per lui. Era felice che finalmente l’avesse notata dopo tutto quel tempo che aveva passato ad inseguirlo e che finalmente le avesse detto quelle cose che aspettava che le dicesse da anni, ormai. Lei lo abbracciò di nuovo.
-Però posso sempre continuare ad inseguirti ogni volta che mi sentirò sola.- gli sussurrò all’orecchio. -Devi ammettere che al mio posto molte ragazze si sarebbero arrese molto tempo prima. Si vede che sono io la donna della tua vita!-
Sonic rise e le baciò la fronte. In quel momento la porta si aprì e Knuckles e Tails si affacciarono, notando che Sonic stava tenendo Amy per le spalle e che entrambi avevano un’aria decisamente allegra.
-Abbiamo interrotto qualcosa?- chiese Tails, curioso.
Sonic non sapeva cosa dire, ma per fortuna non ebbe nemmeno bisogno di dire qualcosa. -No, avevamo finito.- disse Amy, continuando a sorridere. -Il vostro grande eroe è tutto vostro!-
Sonic si avvicinò ai suoi amici lanciando una rapida occhiata a Amy, che gli rispose annuendo con un sorriso incoraggiante.
-Allora? Qual è il programma di oggi, ragazzi?- chiese lui, sorridendo. Knuckles abbassò gli occhi, indicando le scale. -Vuoi andare a trovare Rouge, vero? Bè, direi che la Forma di Vita Perfetta ha monopolizzato Rouge per troppo tempo! Andiamo a far schiodare Shadow da lì!-
L’echidna annuì e iniziò a scendere le scale insieme a Sonic. Tails, invece, rimase solo con Amy sul tetto.
E Sonic ebbe la stranissima sensazione di aver sentito un urlo degno di una ragazzina sovraeccitata non appena mise di nuovo piede nell’edificio.
 
***
 
Dopo numerosi giorni di coma, anche Rouge riuscì finalmente ad aprire gli occhi. Al suo risveglio si sentì molto confusa ed intontita, non riusciva a capire come mai si trovasse distesa su quel letto, collegata a degli strani macchinari, e perché sentisse l'addome tirare come se lo avessero cucito da qualche parte. Sollevando leggermente la camicia da notte che indossava, il pipistrello si rese conto che effettivamente l'addome era stato ricucito con alcune graffette metalliche. Quella vista la fece rabbrividire e abbassò di nuovo la camicia da notte per ricoprire la ferita, sperando che la cicatrice che le sarebbe sicuramente rimasta fosse poco visibile. Le sarebbe dispiaciuto se non avesse più potuto portare dei top o dei pantaloni a vita bassa a causa di quell'inconveniente antiestetico.
-Per fortuna esiste la chirurgia plastica...- si disse subito dopo, dandosi della stupida per non averci pensato subito. All'improvviso sentì uno strano rumore provenire dal corridoio come un rumore di voci che parlavano. Sembrava che stessero discutendo. La ragazza pensò che sarebbe stato più prudente non dare a vedere che si era svegliata. Era proprio curiosa di sentire chi la stava venendo a trovare e come avrebbero commentato il suo non essersi ancora svegliata. Sapeva che sarebbe stato molto meglio far sapere subito che si era risvegliata, ma il suo lato melodrammatico da primadonna voleva sentire qualcuno che la implorava di svegliarsi prima della grande rivelazione.
La porta si aprì e Rouge sentì dei ritmici rumori di passi nella stanza, che sicuramente appartenevano a più di una persona. Un piccolo drappello, era molto di più di quello che si sarebbe sognata. La ragazza cercò di restare impassibile mentre i suoi visitatori le si avvicinavano.
 -Quel colpo deve essere stato davvero fortissimo! Sono passati dieci giorni ormai e ancora non si sveglia!- commentò Sonic. Una delle persone nella sala trattenne il respiro. -Ehi, non fare quella faccia. Sai meglio di chiunque altro che Rouge è fatta di ferro! Presto sarà di nuovo in piedi, puoi starne certo!-
-Che cosa succederebbe se invece non si svegliasse?-
Rouge rimase impietrita sentendo il suono di quella voce. Forse non si era svegliata e stava ancora sognando, non poteva essere altrimenti. Non esisteva un'altra spiegazione razionale.
-Ehi... So che in questo momento non ti senti molto ottimista, ma devi pensare per il meglio. Solo così potrai aiutarla a riprendersi.- Sonic aveva risposto a Knuckles come se si fosse davvero trovato lì con lui. Ma non era possibile, non poteva essere... Rouge rimase comunque immobile ad ascoltare che altro avessero da dire.
-Tu... Non l'hai tenuta fra le tue braccia quando un robot le aveva appena aperto uno squarcio nella pancia, Sonic. Era così fragile... Per un momento ho creduto di averla persa per sempre in quella giungla!- Rouge sentì un corpo che cadeva a peso morto su una sedia e la voce di Knuckles più vicina. -Ma immagino che me lo merito, no? Dopo tutto quello che vi ho fatto passare. Però non è giusto che lei...-
-Non dire sciocchezze! Nessuno ti biasima per quello che hai fatto! Eri in una situazione molto complicata, e te la sei cavata alla grande!-
-Alla grande?- chiese Knuckles, alzando la voce. -Vi ho fatto credere che fossi morto! Mi sono schierato dalla parte di Eggman per proteggere mia sorella, e lei è... è...-
Rouge sentì il rumore di altri passi. Anche Sonic doveva essersi avvicinato. -Hai fatto del tuo meglio, amico. Purtroppo non hai avuto altra scelta.-
-Certamente. Dovevo solo scegliere fra mia sorella e il mio incarico e ho scelto il mio incarico! Ho salvato il mondo, ma in compenso ciò che restava della mia famiglia è andato definitivamente in pezzi!- Knuckles respirò profondamente prima di continuare a parlare. -Due giorni fa Tikal è venuta da me. Mi ha detto che, se voglio, posso rinunciare all'incarico di Guardiano del Master Emerald. E io non so cosa fare... Tornare ad Angel Island è l'ultimo dei miei desideri, ma non posso disonorare così la memoria della mia famiglia, specialmente sapendo cosa hanno dovuto passare a causa di questa missione... Sono così confuso che ho come l'impressione che la mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro! Perché ho avuto questa illusione di poter avere una vita mia, con mia sorella al mio fianco, se doveva accadere tutto questo?-
Sonic non rispose.
-Però, nonostante tutto, sono fiero di lei. Ha sacrificato tutto, solo per permettere ai miei figli di avere una vita normale, per non farli vivere nella paura di essere separati e nell'incertezza. E ci ha salvati tutti, a costo della sua stessa vita. Lei era una brava ragazza, e avrei voluto che voi tutti la conosceste meglio. Avrebbe meritato questa occasione.-
Rouge finalmente si decise ad aprire gli occhi, e la prima cosa che vide fu Knuckles, che la ricambiò con uno sguardo sorpreso.
-Rouge!- sussurrò lui, imbarazzato.
-Non fare caso a me.- disse lei, freddamente. -Continua pure a parlare. Ti ascolto.-
L’echidna impallidì visibilmente nel realizzare che lei aveva sentito tutto quello che lui aveva detto. -Posso spiegare.-
-La sorella di cui stavi parlando era Eden?- chiese lei senza mezzi termini. L'echidna annuì lentamente e per quella risposta il pipistrello non fece nient'altro se non mettersi a sedere sul letto. -Quindi tutto quello che è successo in questo periodo... La tua morte, la morte di Espio, la nuova minaccia... Tutto questo era solo una bugia?-
-Sì.- disse lui, senza mezzi termini. -Eden aveva scoperto che Eggman aveva in mente qualcosa e ha ritenuto opportuno farvelo sapere. Ha inscenato la mia morte per avvertirvi di quello che stava per accadere, e mi ha fatto promettere di non parlarne con nessuno per non farci scoprire. Io e Espio te lo avremmo detto quando ti abbiamo soccorsa tempo fa, ma non potevamo...-
Knuckles fu costretto a fermarsi perché Rouge scattò all'improvviso e lo schiaffeggiò. L'echidna non fece altro che tenersi la faccia con la mano senza dire una parola.
-Rouge! Lascialo almeno spiegare!- disse Sonic, avvicinandosi al pipistrello.
-Spiegare cosa? Quanto sia stupido?- sbraitò lei, fuori di sé dalla rabbia. -Come diavolo hai potuto farlo? Hai la minima idea di quanto abbiamo sofferto tutti quanti per la tua scomparsa? E tu te ne sei fregato, facendo tutto quello che ti ha detto quella piccola psicopatica!-
-Rouge, calmati.- disse Sonic, costringendola a sdraiarsi. -Capiamo tutti come ti senti, ma non è questo il modo di comportarsi! La situazione è molto più complicata di quello che sembra...-
Rouge si oppose al riccio blu e si mise di nuovo a sedere, inviperita. -Certo! La piccola stronza è diventata la nobile e coraggiosa eroina amata da tutti nonostante abbia fatto passare le pene dell'inferno al mondo intero con il suo comportamento! E ora, solo perché è morta, vi comportate tutti come se vi dispiacesse che questo sia successo quando fino a poco tempo fa ci auguravamo tutti che la storia finisse in questo modo! Non so cosa diavolo sia successo per farvi arrivare a questo punto, e nemmeno mi interessa saperlo! Per me quella piccola stronza può pure bruciare all'inferno per quanto mi riguarda!-
Knuckles si alzò di scatto dalla sedia e uscì dalla stanza, mentre Rouge ricadeva sul letto con l'espressione imbronciata e le braccia incrociate. Si vedeva da lontano un miglio che era nera come un temporale per quello che aveva appena scoperto, ma a Sonic non interessava.
-Ma sei completamente impazzita? Knuckles è a pezzi per questa storia e ora ti ci metti pure tu!-
-Se non voleva problemi non avrebbe dovuto lasciarsi coinvolgere.- ribatté lei, fredda. -Deve imparare che ogni azione ha una conseguenza. Non avrebbe dovuto seguire il piano di quella svitata.-
-Se fossi stata nella sua stessa situazione ti saresti comportata come lui.- le fece notare il riccio blu, e sul volto del pipistrello comparve una smorfia di disapprovazione. -Dovresti essere un po’ più comprensiva. Knuckles ha appena perso l'unico membro della sua famiglia ancora in vita oltre a lui, e questo è stato un colpo terribile. Ha bisogno di tutto l'aiuto possibile. È stata la prima volta che ne ha parlato apertamente da quando è successo, e sicuramente non è un bene che la prima reazione che abbia ricevuto sia stata uno schiaffo!-
Rouge fulminò il riccio con lo sguardo. -Certo, quando si parla dei tuoi amici è facile essere comprensivi. Scommetto che anche quell'idiota del camaleonte che era con noi quella sera è stato trattato con i guanti di velluto dai suoi amici fenomeni da baraccone!-
-Sicuramente non lo hanno sbranato in quel modo dal momento che è uscito dallo scontro con l’ultimo rottame di Eggman con un braccio rotto e un trauma cranico.- le rivelò Sonic. Rouge alzò gli occhi al cielo.
-A quanto pare l'aver perso miseramente contro Eden non gli ha insegnato nulla.-
-Ha fatto del suo meglio per proteggere una persona a cui teneva, e così ha fatto Knuckles. Sono da biasimare per questo?-
Rouge si voltò di scatto dall’altra parte, solo perché non sapeva come rispondere. Sapeva che Sonic aveva ragione quando diceva che al posto di Knuckles si sarebbe comportata allo stesso modo, ma si rifiutava di ammetterlo. Lei si era sempre ritenuta brava a raggirare le persone per via del lavoro che faceva, e aver scoperto di essere stata raggirata in quel modo da una persona a cui aveva scoperto di tenere molto solo da poco tempo l’aveva lasciata davvero con l’amaro in bocca. E capì che per lui ingannarla in quel modo era stato sconvolgente quando ricordò i suoi balbettii confusi che le aveva riferito subito dopo che si erano scambiati quel bacio.
 
- Che cosa stiamo facendo? Io sono perduto. Andato. Non posso farti anche questo.-
 
Perduto. Lost. Rouge si diede della stupida per non esserci arrivata prima. Knuckles le aveva praticamente detto in faccia di essere Lost e lei non aveva nemmeno colto il riferimento. Se solo fosse stata meno coinvolta emotivamente in quel momento forse proprio lei avrebbe potuto dare a Sonic e Shadow la chiave per chiudere definitivamente quella faccenda. E invece si era accorta troppo tardi di quel piccolo dettaglio.
-Sono davvero una stupida.- si disse a mezza voce prima di alzarsi dal letto di scatto, staccandosi aghi ed elettrodi di dosso. Rouge rimase sorpresa quando si rese conto che aveva dovuto appoggiarsi al comodino per impedirsi di cadere.
-Ehi! Fermati, non ti sei ancora ripresa!- protestò Sonic, cercando di trattenerla a letto. Il pipistrello spintonò il riccio e continuò a barcollare verso l’uscita della stanza. Non le servì molto tempo per trovare la persona che stava cercando sul balcone della sala d’attesa. Knuckles era immobile e guardava le ambulanze parcheggiate nel piazzale sottostante con espressione vuota.
 
***
 
Shadow aveva capito che Espio doveva essere rimasto da solo nella sua stanza quando aveva intravisto gli altri tre membri dei Chaotix che stavano camminando nel corridoio. Il riccio era passato a trovare Rouge, ma Sonic e il suo amico echidna gli avevano gentilmente chiesto di “lasciare la sua amica anche agli altri” e di farsi un giro per l’ospedale, durante il quale aveva scoperto casualmente che forse avrebbe avuto la possibilità di ripiegare sulla seconda persona che desiderava vedere in quell’ospedale. Qualcuno avrebbe potuto dirgli che stava esagerando data la motivazione per cui voleva parlargli, ma per Shadow quella motivazione non era poi tanto stupida. Forse lo era davvero, ma per lui era fondamentale chiarire le cose, era una questione di principio. Aprì la porta senza curarsi di cosa avrebbe trovato dall’altra parte.
Espio giaceva sul letto ed era cosciente. Shadow non fece minimamente caso a tutti i macchinari e ai tubi collegati al suo corpo e gli si avvicinò come se fosse stato in piedi e al massimo della forma. Il camaleonte non disse niente e si limitò a seguire il riccio nero con lo sguardo.
-Vedo che ti sei svegliato.- esordì lui, stando in piedi accanto al letto con le braccia incrociate e l’espressione corrucciata.
-Sono lieto di sapere che la tua vista non ha riportato danni.- commentò il camaleonte, sarcastico. Non riusciva a capire il motivo della sua visita, anche se sapeva che prima o poi si sarebbe presentato da lui.
-Davvero una bella battuta. Peccato che io non stia ridendo.- replicò lui, serio come non mai. -E non ho riso nemmeno quando la tua piccola spinta mi ha portato a baciare Eden!-
Il camaleonte alzò il sopracciglio. -Spinta? Non so a cosa tu ti stia riferendo.-
-Al fatto che hai fatto in modo che il robot mi cadesse addosso proprio quando Eden era vicina a me.- spiegò il riccio come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. -Lei non se n’è accorta, ma tu avevi già disattivato il robot quando è corsa “a salvarmi”. Poi, notando la nostra vicinanza, gli hai tirato un pugno per fare in modo che finissimo a terra insieme, abbracciati. Forse speravi addirittura che ci baciassimo alla fine della tua messinscena!-
-Non sapevo che alla GUN foste così fantasiosi. Con idee di questo tipo forse dovreste pensare di girare una soap opera.-
Il volto del camaleonte era una maschera da cui non traspariva nessuna emozione, ma Shadow non era intenzionato a cedere. -Forse potrai avere preso in giro Eden con il pretesto di avermi salvato la vita, ma io non sono così stupido. So che lo hai fatto apposta, e voglio sapere il perché!-
Espio alzò un sopracciglio. -Veramente dovrei essere io a chiederti perché avrei dovuto fare una cosa simile.-
Shadow sollevò il camaleonte per il bavero del camice ospedaliero, ignorando completamente le sue ferite e le macchine a cui era collegato. -Non rigirare la frittata, ragazzino. Qui sono io che faccio le domande, e tu mi darai una risposta.- Espio rimase inespressivo anche in quel momento. -Io non sono disposto a credere che tu mi abbia fatto baciare un’altra persona solo accidentalmente. La verità è che tu avevi in mente qualcosa, e hai approfittato della situazione. Forse ci hai sentiti parlare mentre eravamo prigionieri del dottor Eggman e a quel punto hai pensato che forse sarebbe stato carino “darci una spinta”. Sai, fino a qualche settimana fa credevo anche che tu fossi l’unica persona minimamente sana di mente in questo gruppo di piantagrane, ma quello che hai combinato mi ha davvero fatto cambiare opinione sul tuo conto! Fai tanto la persona seria e sofisticata, ma in realtà sei un ragazzino immaturo proprio come tutti gli altri!-
-Disse il tizio che cerca di risolvere le sue paranoie prendendosela con un convalescente che ha subito un intervento solo il giorno prima.-
Shadow tirò un pugno in faccia a Espio. Il camaleonte si pulì il sangue che gli uscì dal naso senza fare una piega, e questo non fece altro che aumentare il nervosismo del riccio nero.
-Posso spezzarti anche l’altro braccio. Sono serio, rettile. Sappi che a me non frega niente se sei su un letto d’ospedale o se sei traumatizzato, io voglio delle risposte e le esigo adesso!-
-E se non ci fosse niente a cui rispondere?- chiese lui, senza cambiare espressione.
-La tua mancanza di espressività mi dice che invece hai davvero qualcosa da dire, ma che non lo vuoi fare. E comunque puoi tenerti per te i motivi che ti hanno spinto a comportarti in questo modo con me, non mi interessano. Volevo solo mettere in chiaro una cosa: tu non alcun diritto di scegliere per me. Cosa speravi di ottenere con il tuo comportamento? Che ottenessi l’illuminazione sul fatto di avere appena trovato la donna della mia vita? Oppure che avrei iniziato a starle dietro solo per pietà? Perché era una ragazza sola, a cui avevo appena ucciso il fratello davanti agli occhi? No, non si sarebbe verificato niente di tutto questo nemmeno se fosse sopravvissuta. Lei non avrebbe accettato nessuno come compagno, nemmeno se quel qualcuno fossi stato io. Devi essere davvero pazzo se hai pensato che un’idea tanto delirante potesse minimamente funzionare!-
Shadow quasi non si accorse che l’espressione del camaleonte si era incupita per quell’affermazione. -E tu che ne puoi sapere?- gli chiese alzando la voce con aria di sfida.
-In questo momento  non mi sembri una persona che non ha niente da dire al riguardo.- notò il riccio nero. -Prova a dirmi perché lo hai fatto, giusto per convincermi che non sei un idiota!-
-Per te io sarei un idiota per avere cercato di salvare la vita a entrambi?- continuò lui, alzando ancora di più la voce.
-Che cosa stai cercando di dire? Che lo hai fatto perché vuoi essere considerato un buon samaritano a tutti i costi?-
Il camaleonte fulminò il riccio nero con lo sguardo. -Ti rendi conto di cosa stai dicendo, Shadow?-
-Non posso rendermi conto di nulla, dal momento che tu non vuoi dirmi perché hai cercato di farmi avvicinare a Eden!-
-Perché tu andavi bene! Tu avresti potuto darle ciò di cui lei aveva bisogno. Lei era immortale, e anche tu lo sei. Sei l’unica persona sulla faccia del pianeta che avrebbe potuto restarle accanto per sempre, qualunque cosa fosse accaduta. Avresti potuto proteggerla, avresti potuto fare in modo che lei non fosse mai più sola! Avresti potuto realizzare tutti i suoi desideri se avessi voluto, ma a quanto pare nemmeno lei era abbastanza per la Forma di Vita Definitiva! Sai che ti dico? Fra noi due sei tu l’idiota, non sei riuscito a vedere quello che hai sempre avuto davanti agli occhi. Lei era speciale, unica. Voleva solo che qualcuno le stesse accanto senza timore di perderlo e tu potevi essere quel qualcuno. Forse avreste potuto accettarlo con il tempo. Ma che importanza ha, ora come ora? Tanto tutto questo non è più possibile.-
Shadow lasciò cadere il camaleonte sul letto nello stesso momento in cui si aprì nuovamente la porta della stanza.
-Cosa sta succedendo qui?- chiese Vector, fissando i due interlocutori con la stessa espressione incredula e scioccata dei suoi colleghi. -Perché Espio ha urlato?-
-Niente di importante. Se volete sapere perché il vostro collega ha perso la calma forse dovreste chiederlo a lui.- disse Shadow, incamminandosi verso l’uscita. Gli altri tre Chaotix si fecero da parte per lasciarlo passare, ma lui si fermò proprio sulla porta per aggiungere un’ultima cosa. -Capisco le tue motivazioni. Posso ritenerti in parte giustificato, ma ciò non toglie che sei comunque un idiota.-
I tre osservarono il riccio che si stava allontanando come se fossero stati sotto l’effetto di un incantesimo. Charmy fu il primo a voltarsi verso Espio. -Che cosa è successo?-
Il camaleonte non rispose, ma la sua espressione faceva capire chiaramente che avrebbe preferito non rivangare l’argomento che il riccio nero aveva tirato fuori.
Vector gli si avvicinò, irritato. -Ti ha detto qualcosa sul fatto che sei intervenuto contro il robot di Eggman e ti sei fatto male, vero? Capisco che è Shadow, ma mi pare esagerato prendersela per una cosa del genere! Penso che chiunque al tuo posto avrebbe fatto quello che hai fatto tu, sei stato solo un po’ sfortunato, tutto qui! Quel robot avrebbe potuto rompere un braccio anche a lui!-
Espio fissò il coccodrillo con espressione scettica, ma non negò la sua versione dei fatti. Era davvero troppo stanco e scombussolato per parlarne. E sentiva che non gli avrebbe fatto per niente bene parlarne, data la reazione esagerata che aveva avuto con Shadow e l’effetto generale che quella conversazione aveva avuto su di lui. Non si era mai sentito peggio in tutta la sua vita, e non riusciva a capirne il motivo. Sempre che esistesse un motivo razionale per il quale avrebbe dovuto sentirsi così male.
 
***
 
-Mi dispiace di averti risposto in quel modo. Forse ho esagerato.-
Rouge ebbe molta difficoltà nel pronunciare quelle parole, anche se sentiva che era la cosa giusta da fare. L’echidna non si voltò nemmeno per risponderle.
-Non scusarti per aver detto quello che in fondo stanno pensando tutti.-
Rouge rimase a bocca aperta. Era davvero Knuckles the Echidna colui che aveva appena proferito quelle parole? Però, pensandoci bene, in una circostanza normale non sarebbe nemmeno corso fuori da quella stanza dopo che lo aveva apertamente insultato insieme alla sorella, ma avrebbe risposto urlando più forte di lei. E stava addirittura considerando di dare le dimissioni da guardiano del Master Emerald! Solo in quel momento il pipistrello si rese conto che la situazione era davvero tragica.
-Sai una cosa? Dovrai tenerti le mie scuse.- annunciò invece lei.  -Non ti nascondo che se fossi stata al posto tuo forse mi sarei comportata anche peggio di come hai fatto tu. Sono furiosa per quello che è successo, ma so che se ti rimproverassi per averlo fatto dovrei essere considerata un’ipocrita, e io non sono un’ipocrita. E proprio perché non sono un’ipocrita ti dico che però non mi è piaciuto per niente il comportamento che tua sorella ha tenuto nei confronti di tutti quanti, soprattutto nei tuoi. In fondo tu non hai fatto niente, è stata tutta opera sua. Io non conoscevo quella ragazza e mi dispiace che sia morta nello stesso modo in cui mi dispiace leggere il necrologio sul giornale, ma capisco che tu stia soffrendo per quello che è successo. Era pur sempre tua sorella!-
L’echidna a guardare le ambulanze che continuavano ad andare e venire da destinazioni sconosciute. -So che non posso difenderla per tutto quello che ha fatto, ma vi posso garantire che lei non era cattiva.- disse lui all’improvviso, sorprendendo Rouge. -Mi ha sempre detto che l’unica cosa che desiderava era la mia felicità, e ho scoperto che Eden potrebbe avermi salvato la vita con il suo comportamento. Ho scoperto delle cose legate alla mia famiglia di cui io non avrei mai neanche sospettato l’esistenza, se lei non fosse intervenuta per aprirmi gli occhi. Se lei non fosse intervenuta non le avrei mai sapute, e avrei potuto continuare a vivere in pace la mia vita come ho fatto fino ad ora, non sapendo quello che avrei finito col perdere a causa del mio compito di guardiano. Non so se esserle grato per quello che ha fatto per me o se odiarla per avermi rivelato tutta la verità sulla nostra famiglia. E mi sto chiedendo se sarei la persona che sono oggi se avessi saputo prima tutto questo.-
Knuckles tenne la testa bassa per tutto il tempo, ma Rouge non poté non notare le gocce d’acqua che dalla sua faccia stavano bagnando la ringhiera del balcone. Il pipistrello rimase impietrito quando si rese conto che era la prima volta che lo stava vedendo piangere.
-Ho parlato con la prima guardiana, e mi ha detto che se voglio potrei rinunciare all’incarico. Vorrei poterlo fare, ma non posso. Non voglio più vedere quella maledetta pietra eppure sento che devo restare a sorvegliarla per dare un senso a tutto questo. Un senso alle morti di mio padre, mia madre e mia sorella. Se ne sono andati per permettere a me di continuare, giusto? Allora devo continuare il loro lavoro, ho ragione?-
Rouge non sapeva cosa dire o fare in quella circostanza. Non avrebbe mai pensato di vedere Knuckles the Echidna in quello stato un giorno. In quel momento non era il suo rivale e quello che riteneva essere il suo degno avversario fin dalla prima volta che si erano incontrati, ma era solo un ragazzino traumatizzato e in lacrime. In quel momento si stava chiedendo con quale faccia tosta lo aveva aggredito giusto poco prima, e come Eden avesse potuto organizzare un piano che avrebbe distrutto quel fratello a cui lei sosteneva di volere tanto bene in questo modo.
Alla fine gli si avvicinò e gli prese la mano, nonostante sapesse di essere l’ultima persona che aveva il diritto di toccarlo dopo il modo in cui l’aveva trattato. -Penso che dovresti prenderti un po’ di tempo. Forse dovresti trasferirti da Tails per qualche tempo, per capire quello che vuoi fare davvero.- Knuckles non le rispose. -So che sono l’ultima persona che dovrebbe dirti queste cose, ma credo che sia la cosa migliore che potresti fare ora come ora. L’unica cosa di cui hai bisogno adesso è il tempo. Il tempo guarisce tutte le ferite, anche quelle più dolorose. Vedrai, con il tempo riuscirai a superare anche questa.-
L’echidna si girò e la guardò con l’espressione più afflitta che aveva mai rivolto ad un altro essere vivente. Non le rispose a parole, ma Rouge poté capire quello che voleva dirle dal modo in cui la abbracciò continuando a piangere in silenzio sulla sua spalla. Nessuno dei due notò la figura alle loro spalle che li stava osservando da dietro una colonna.
-Come posso non dirglielo?- mormorò Tikal, notando dei cerchi provenire dall’acquario lì vicino. Chaos l’aveva seguita.
-Lo so che non dovremmo interferire nella dimensione dei mortali, ma sono preoccupata per Knuckles. La scomparsa di Eden è stata un duro colpo per lui, considerando tutto quello che ha scoperto di aver perso in questo ultimo periodo.- La fonte emise altri cerchi. -Lo so, dovrei ringraziarti per avermi permesso di manifestarmi a lui per consolarlo. Però non riesco a capire il tuo piano: tu non permetteresti mai che il Master Emerald restasse senza protezione,  che senso ha dare a Knuckles la possibilità di ritirarsi?-
Chaos rispose con i soliti cerchi nell’acqua.
-Quindi è un modo per capire se vuole continuare a svolgere il suo ruolo nonostante tutto quello che è successo.- interpretò lei. -Però sappiamo entrambi che tutto questo non è necessario!-
Chaos emise altri cerchi nell’acqua. “Non dobbiamo interferire con il corso naturale degli eventi”.
-Lo so, ma non è neanche giusto che lui soffra così! Secondo me dovremmo fargli che sua sorella è sopravvissuta alla battaglia e che si riprenderà presto!-
Chaos ribadì la risposta di prima facendo vibrare l’acqua più  forte. La spiegazione del perché lei non avrebbe detto niente la lasciò senza parole.
-Ma lei è da sola dall'altra parte del mondo! Corrono il rischio di non rivedersi mai più!- La risposta di Chaos a quell’affermazione la tranquillizzò un po’. -Quello che stai facendo mi sembra assurdo, ma mi fido di te. Se dici che è destino che un giorno si ritrovino, rispetterò la tua volontà e mi limiterò ad osservare da lontano il naturale corso degli eventi. Spero solamente che siano forti davanti a questa nuova situazione.-
Chaos emise altri cerchi nell’acqua. “Hanno passato di peggio. Se la caveranno anche questa volta.”
 
*** 
 
Trentaquattresimo giorno
 
La panda aprì la porta della stanza ed entrò facendo la massima attenzione a non rovesciare l’acqua contenuta nella bacinella che stava trasportando. Posò il suo fardello sul comodino accanto al letto della sua misteriosa ospite e le lanciò un’occhiata. Sorrise nel constatare che ormai non c’era più alcuna traccia delle ferite che le sfiguravano il volto nel momento in cui l’avevano trovata. Era raro vedere delle tumefazioni come quelle sparire quasi senza lasciare traccia in poco meno di un mese.
-Povera piccola, devi averne passate tante.- mormorò la donna, accarezzando gli strani capelli rossi e bianchi della ragazzina. -Per fortuna adesso è tutto finito. Il prossimo passo è solo svegliarti da questo lungo sonno. Ci vorrà del tempo, ma siamo tutte più che sicure che ce la farai. Per dirla come mia madre, “sei una guerriera, e i guerrieri superano tutte le difficoltà che la vita gli pone innanzi a testa alta”!-
La porta si aprì nuovamente ed entrò una giovane panda dai lunghi capelli neri legati in due code. -Ciao mamma!-
La donna si voltò verso la fonte della voce e le sorrise. -Buongiorno Mariko. Hai dormito bene?-
-Certo!- rispose lei, avvicinandosi alla ragazza addormentata. -Non si è ancora svegliata?-
-No. Lo sai che il medico ha detto che potrebbero volerci mesi.- le rammentò la madre mentre posava la spugna inumidita sulle labbra della ragazza per idratarla.
La ragazzina non ne sembrava molto convinta. -Secondo me invece è solo questione di tempo! Ameshi potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento, anche adesso! E sai che ho sempre ragione!-
-Sarebbe davvero bello se...- la frase della panda adulta le morì in gola quando vide un leggero tremolio delle palpebre della ragazza comatosa. Sembrava quasi che stesse cercando di aprire gli occhi.
-Mariko, chiama la nonna. Sbrigati!- disse lei, uscendo dalla stanza alla ricerca del telefono per avvisare il dottore. Nello stesso momento sua figlia scese le scale della piccola locanda in cui viveva di corsa, rischiando seriamente di ruzzolare tanto andava di fretta.
-Nonna! Nonna!- urlò lei, entrando di corsa nella stanza della nonna, una panda di mezza età che non poteva avere più di una sessantina d'anni. La donna era molto più bassa della nipote, il pelo che una volta era nero era di un grigio ferro piuttosto uniforme e indossava un abito tradizionale color bordeaux con una cintura malva.
-Quanta fretta, nipote. Sembra che sia successo qualcosa di serio!-
-Ameshi si è svegliata!- la interruppe senza usare mezzi termini. La donna panda si alzò immediatamente in piedi, con un’espressione persino più sconvolta della nipote.
-Ne sei sicura?- chiese lei, seria.
-Sì,  ne sono sicura. Sono andata nella sua stanza per aiutare la mamma a darle da mangiare e ha iniziato ad aprire gli occhi! Sono corsa subito ad avvertirti!-
La panda più anziana si diresse immediatamente verso la stanza occupata dalla strana ragazza che avevano trovato al fiume. Nessuno aveva la minima idea di chi potesse essere quella misteriosa straniera: c'erano stati dei turisti ultimamente, ma nessuno di loro aveva denunciato la scomparsa di una ragazza del loro gruppo, e non erano arrivate segnalazioni strane nemmeno dai paesi o dalle città vicine. Quella ragazza sembrava essere semplicemente comparsa dal nulla.
La vecchia panda entrò nella stanza con calma, e la prima cosa che notò era che la ragazza era davvero sveglia e che si era appena seduta sul letto. La donna lanciò un’occhiata alla nipote, che invece rimase ferma davanti alla porta aperta. Come immaginava, la ragazzina stava sorridendo.
La donna si avvicinò alla sua ospite con un sorriso cordiale. -Buongiorno, cara. Come ti senti?-
La ragazza si voltò subito nella sua direzione e la squadrò per un momento con aria confusa. Era naturale che lo fosse, dal momento che si trovava davanti ad una perfetta estranea di cui forse non conosceva nemmeno la lingua.
-Buongiorno. Mi sento bene, credo.- il fatto che ricambiò il saluto senza nemmeno storpiare l'accento le fece capire che invece la conosceva. La vecchia panda ne fu sollevata. -Dove mi trovo?-
-In una stanza della mia locanda. Qualche tempo fa io e mia nipote ti abbiamo trovato vicino alla riva del fiume. Eri conciata piuttosto male e sembravi aver bisogno di aiuto, così ti abbiamo portata qui e ci siamo prese cura di te. Il dottore che ti ha visitato diceva che eri in coma e che forse ti saresti svegliata dopo molto tempo.-
La ragazza non reagì in alcun modo a quella rivelazione. -Per quanto tempo ho dormito?-
-Trentaquattro giorni. Il tuo recupero è stato formidabile, dal momento che avevano detto che probabilmente avresti dato i primi segni di ripresa dopo cinque o sei mesi.-
-Allora sono stata più veloce del previsto...- mormorò lei guardando la propria immagine riflessa allo specchio dall'altra parte della stanza. -Cosa mi è successo?-
La vecchia rimase di sasso per quella domanda. -Veramente dovrei essere io a chiedertelo. Io e mia nipote ti abbiamo solo trovata. E fino ad ora dubitavamo pure che ci avresti capite, dal momento che è chiaro che non sei di queste parti. Non si vedono molti istrici in giro per Chun-Nan!-
-Sì, effettivamente il mio aspetto è strano in confronto al tuo.- mormorò lei, toccandosi gli aculei bianchi e rossi sulla testa.
La panda si schiarì la voce e porse la mano alla ragazza. -Non ci siamo ancora presentate. Io sono Jiang Buki. E tu come ti chiami?-
Lei non la prese. Sembrava quasi che stesse fissando una scena sconvolgente che si stava svolgendo proprio di fronte ai suoi occhi, ma la vecchia panda sapeva che non poteva essere quella la ragione del suo strano comportamento.
-Ti senti bene?- La ragazza scosse la testa. -Puoi rispondere alla mia domanda?-
La ragazza continuò a scuotere la testa, senza cambiare espressione.
-No.- disse lei, sconvolta. -Io...-
Jiang si aspettò che la ragazza urlasse, o che le scagliasse contro qualcosa per il nervosismo, ma non lo fece. Si limitò soltanto ad alzare la testa e a fissare il vuoto davanti ai suoi occhi manifestando una calma quasi surreale mentre cercava di rimettere insieme le idee, ma la sua espressione e la sua perplessità per quello che stava succedendo non cambiava. Non faceva altro che fissare lo specchio e la ragazza scioccata di cui stava riflettendo l’immagine, cercando di ritrovare qualcosa che potesse illuminarla sulle risposte che stava cercando. Nemmeno quella riuscì ad aiutarla. Scosse la testa impercettibilmente un’ultima volta prima di arrendersi all’evidenza.
-Io non so come mi chiamo.-


 
 
 
Angolo dell’Autrice Degenere che finalmente riesce a postare l’ultimo capitolo:
 
Au: E finalmente la storia è finita! *partono applausi, fischi, dolcetti avanzati da Halloween, pomodori marci e chi più ne ha più ne metta* Mi scuso per averci messo un altro mese per aggiornare, ma l’università, la mia vita e la mia insicurezza cronica stanno gentilmente cercando di uccidermi in questo periodo!
Sh: *prende un bazooka* Gli serve una mano?
Au: No!
Sh: *mette via il bazooka con aria sconsolata*
So: Chissà perché non sono sorpreso dal fatto che Eden sia ancora viva e che Knuckles non sia qui per scoprire la cosa e gioirne!
Au: Non l’ho avvisato perché sono una sadica e perché non lo deve ancora sapere! U_U
Sh: Ma in quest’angolo sappiamo tutto di tutti!
Au: Solo se io lo voglio! U_U
*Arrivano Knuckles e Eden. Entrambi sono molto abbattuti*
Au: Qual buon vento vi porta? ^.^
Kn: Crepa! è.é
Au: é.è
So : Non ha tutti i torti ad avercela con te. In questo periodo lo hai davvero torturato!
Au: Se leggesse quello che ho in programma di fare nel seguito forse sarebbe più allegro! U_U
So: Cos’hai in programma di fare nel seguito? O.O
Ed: Fidati, è meglio che tu non lo sappia! -.-
So: Ma io sono curioso! >.< *Eden sospira e sussurra qualcosa nell’orecchio a Sonic* COSA?! O_o
Ed: Hai capito bene! Dimmi tu se questa non è tortura gratuita!
So: Non puoi farlo! è.é
Au: Posso eccome! U_U
So: Non so nemmeno se quello che hai in mente sia eticamente corretto! è.é
Au: Sicuramente il MOIGE e la 4Kids disapproverebbero! U_U
So: Ma non puoi limitarti a scrivere one-shot sceme come facevi fino a poco tempo fa?
Au: Mi piace torturarvi. E non mi servono argomenti seri per farlo! U_U
So: Str***a! è.é
Au: Molto gentile, grazie! ^.^
So: é.è
Sh: Stare qui è una perdita di tempo, me ne vado! -.-
Kn: Idem!
So: Non voglio passare un solo secondo in più in questa stanza! è.é
Ed: Sono qui solo per fare presenza! -.-
Au: Se volete potete andare, posso fare i ringraziamenti finali anche senza di voi!
Sh: Adios, perdenti! *se ne va. Knuckles lo segue facendo un cenno della mano verso il pubblico*            
So: Non so come facciano a piacervi le storie di questa sociopatica! Anyway, see you soon! *Sonic se ne va correndo*
Ed: *si inchina* Alla prossima! *esce*
Au: Bene. Ora siamo solo voi ed io. E questo è l’ultimo angolo dell’Autrice per questa storia. Vi ringrazio di avermi seguita fino a qui e di aver sopportato i miei scleri e le mie idee deliranti fino a questo momento! Mi scuso per il ritardo, ma come ho detto prima ho avuto un miliardo e mezzo di cose da fare e ho trovato davvero pochissimo tempo per continuare a lavorare sulle mie fanfiction! Spero che almeno abbiate gradito quest’ultimo capitolo. Vi ringrazio di avermi seguito fino a qui, ringrazio chi ha messo le mie storie fra le preferite (Marta1493, Adda95, blueskyismylife, PiccolaCelebi, f9v5, Marty Fantasy, Breathme98, Xelfilia e shinichi e ran amore) e/o le seguite (EleNeiro, fenicex8, Breathme98, MartixHedgehog, Marta1493, Marty Fantasy, Phantom13, PiccolaCelebi, mendoza95 e Xelfilia) e/o le ricordate (Xelfilia, blueskyismylife e Breathme 98), e anche chi ha avuto lo stomaco di inserirmi fra gli autori preferiti. E vi ringrazio ancora tanto per le 72 recensioni che ho ricevuto fino ad oggi: è la prima volta che ne ricevo tante in una fanfiction, mi sento molto lusingata. Vi ringrazio tutti e vi saluto. Ci sentiamo alla prossima, a presto (si spera)! \^.^/
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Terry17