Serie TV > Gossip Girl
Ricorda la storia  |      
Autore: Val Nas    02/11/2013    2 recensioni
“C’era una volta l’Upper East Side, e c’ero io Gossip girl. C’erano una volta due bambini inseparabili. No miei cari amici, avete capito male. Non vi racconterò di come questi bambini sono cresciuti insieme e hanno avuto il loro lieto fine. Non avete ancora imparato la morale? A volte il lieto fine è sopravvalutato, perché a volte la fine sbagliata, quella che ci fa disperare, non è altro che un solo grande e nuovo inizio.”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nate Archibald, Nuovo personaggio, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“C’era una volta l’Upper East Side, e c’ero io Gossip girl. C’erano una volta due bambini inseparabili. No miei cari amici, avete capito male. Non vi racconterò di come questi bambini sono cresciuti insieme e hanno avuto il loro lieto fine. Non avete ancora imparato la morale? A volte il lieto fine è sopravvalutato, perché a volte la fine sbagliata, quella che ci fa disperare, non è altro che un solo grande e nuovo inizio.”
 
 
 Grace e Sebastian avevano otto anni.
Lei sognava di diventare uno scrittrice famosa come suo padre e di vivere tante avventure. Lui sognava di diventare come suo padre, un uomo importante e di successo.
Grace era la bambina più ammirata della scuola, la più carina, con grandi occhi chiari e capelli biondi come miele selvatico. Aveva occhi solo per Sebastian, il suo migliore amico, l’unico bambino a cui poteva raccontare tutto e con cui poteva semplicemente stare in silenzio a guardare il cielo azzurro stesi sul prato, mentre attorno a loro tutti gli altri giocavano.
Erano inseparabili, nel bene e nel male. Avevano combinato così tante malefatte insieme, che le loro piccole dita unite non bastavano per contarle tutte.
Derek disegnava sempre creature fantastiche e mondi sconosciuti sui muri e pavimenti, usando gessetti e pennarelli. Grace sapeva che non dovevano farlo, che disegnare sui muri e sui pavimenti della scuola era sbagliato, ma a Sebastian lei non riusciva mai a dire no. Così preferiva dividere con lui la punizione, piuttosto che privarsi della sua compagnia. Per contro, Grace, era una sognatrice e un inguaribile altruista. Portava a scuola ogni animale abbandonato che trovava per strada. Lo nascondeva nel sotto tetto o nel maniero del giardiniere, e saltava le lezioni per accudirlo. Saltava soprattutto le ore di matematica, quelle proprio non le sopportava. Sebastian era bravo in matematica, per interi pomeriggi avevano fatto insieme le addizioni, mentre coccolavano uno dei tanti cuccioli che avevano adottato, ma Grace poi lo sollevava di forza dal pavimento e l'obbligava a imparare con lei dei passi di danza.
Grace era l’unico motivo per cui Sebastian trovava sopportabile la scuola primaria privata di St.Peter, nell’Upper East side.
In quel posto lei era la sola a capirlo veramente e niente li avrebbe mai separati.
A volte però aveva paura di perderla. Grace era circondata da tanti bambini e bambine che facevano a gara per avere la sua attenzione. Ma poi, quando Sebastian era sul punto di pensare che lei non sarebbe andata da lui, lei gli andava incontro correndo. Non poteva sapere che per Grace lui era il solo a cui voleva regalare ogni sua attenzione e ogni secondo del suo tempo.
Un giorno Grace e Sebastian scapparono da scuola. Presero le loro biciclette e corsero lontano, fino a Central Park. Grace aveva paura di quella distesa immensa di verde. Le ricordava uno di quei boschi abitati da streghe malvagie di cui suo padre le raccontava sempre. Ma Sebastian la prese per mano, con aria protettivo.
«Ci sono delle streghe qua, mio padre dice sempre che le streghe abitano nei boschi.»
«Ti proteggo io dalle streghe» Sebastian strinse più forte la sua mano. Doveva essere coraggioso, era così che si comportavano gli uomini, gli aveva detto suo padre, non hanno mai paura.
Agli occhi di due bambini Central Park aveva qualcosa di magico e allo stesso tempo misterioso.
«Devo farti vedere una cosa» gli sussurrò Sebastian a bassa voce mentre gli alberi attorno a loro s’infittivano e sembravano verdi guardiani con mille occhi. Grace si strinse al suo piccolo amico. Si fidava di lui, lo aveva sempre fatto.
Adesso non aveva paura delle streghe. Sapeva che insieme le avrebbero affrontate, che potevano fare tutto, come combattere i draghi, costruire castelli di ghiaccio e nuotare con le sirene.
«Cosa devi farmi vedere?»
«Un pozzo magico.»
E dopo molte ore lo raggiunsero. Era un pozzo di muratura, stritolato dall’edera e dal muschio. Lui la tirò vicino. Si sfilò lo zaino e da esso prese due monete.
«Prendi.»
Grace si rigirò il penny tra le mani. «Cosa devo fare?»
I boccoli dorati di Grace erano impiastrati di foglie secche. Con un gesto delle dita, Sebastian li ripulì. «Devi lanciarla nel pozzo.»
Dubbiosa, Grace lo osservò. «Ma è stupido.»
«No che non lo è, questo pozzo ti fa vedere delle cose.»
«Quali cose?»
Sebastian si strinse nelle spalle. La prese per mano di nuovo e insieme si avvicinarono al pozzo. «Le favole.»
Grace si sporse per vedere di sotto. Era nero laggiù, aveva paura del buio.
Sebastian la stava guardando. «Non lascerò che ti accada niente, è una promessa.»
Lei sapeva che era vero.
Sebastian contò alla rovescia e poi le monetine caddero nel nero denso del pozzo. La magia prese vita.
Videro due ragazzi. La ragazza era bellissima, bionda, con folti capelli ondulati. Lui era elegante, un viso sicuro e attraente. Si amavano. Fotogrammi della loro storia d’amore si rincorsero dinanzi ai due bambini ancora stretti per mano e stupefatti.
Una matrimonio, un bacio appassionato, poi lei che fuggiva in auto, lontana da lui. Il ritorno, una festa in maschera, per errore lui aveva detto ti amo alla ragazza sbagliata. Poi arrivò un altro ragazzo, uno scrittore, che gliela portò via.
Ma alla fine di quella favola, i due bambini avevano capito. In fondo, i due protagonisti si sarebbero ritrovati.
 
“Avvistati: mentre le ombre del crepuscolo si allungano, due piccoli amici scompaiono da scuola. La città risuona di sirene, amici e parenti si gettano in strada disperati. Ma non ve la prendete miei cari lettori: quando la magia prende vita, il mondo perde di significato.”
 
 
Grace e Sebastian furono trovati sul  calar della sera. Erano addormentati, stretti uno all’altro, con i loro zainetti a fare da cuscini. La guardia del parco li avvolse in fagotti di coperte calde, mentre su Manhattan si addensavano scuri nuvole temporalesche.
Al limitare del parco macchine della polizia, della forestale, e di curiosi si erano riunite formando un intricato groviglio di lamiere.
Nate Archibald prese suo figlio tra le braccia con un misto di terrore e sollievo.
«Papà, ho visto una favola.»
Il padre lo strinse a sé in silenzio. Sottili rughe solcavano la piega degli occhi, rendendo il suo sguardo celeste ancora più intenso. Il completo nero di alta sartoria si stava inzuppando d’acqua, ma questo non gli importava.
«Me la racconterai a casa, d’accordo?»
Il bambino si stropicciò gli occhi. «Sei arrabbiato con me, papà?» chiese sull’orlo delle lacrime.
Nate scosse la testa. «Non sarò mai arrabbiato con te, intesi? Jenna, ordina che mi portino la macchina, prima dell’arrivo degli avvoltoi.»
«Sì, sindaco Archibald» gli rispose la sua più fidata assistente.
Un manipolo di giornalisti si era già affastellato attorno alla zona. Nate li percepiva, erano bestie su una carcassa, la sua di carcassa. Il giorno dopo avrebbe dovuto occuparsi anche di questo.
«Grace sta bene?» chiese suo figlio in un soffio.
«Chi è Grace?»
Nate osservò il figlio senza capire. Poi il bambino scivolò via dalla sua mano e si gettò di corsa verso una precisa direzione.
Prima che potesse seguirlo, tra le gocce di pioggia illuminate dai fari delle auto e dai lampeggianti delle sirene, Nate scorse una figura.
Chiuse gli occhi, poi li aprì.
Un fantasma del passato, o forse una visione del presente.
Serena incontrò il suo sguardo a metà strada. Aveva gli occhi arrossati dal pianto, l’espressione afflitta. I soliti perfetti capelli ondulati le scendevano lungo le spalle, gli occhi erano sempre limpidi e intensi, oggi era più elegante e femminile di come era stata un tempo. Ma era lei, sempre magnificamente lei. Impiegarono entrambi qualche secondo a capire tutto. Grace e Sebastian si abbracciarono un istante. Lui le sussurrò qualcosa all’orecchio, un segreto che i genitori non seppero mai. Poi Sebastian tornò dal padre. Serena prese Grace per mano, gli occhi fissi in quelli di Nate.
Lentamente su quelle labbra che Nate non aveva mai scordato, comparve un sorriso. Un sorriso carico di significato. Un sorriso che valeva più del tempo e delle scelte fatte, più delle occasioni perdute e dei rimpianti.
Senza sapere come si ritrovarono a parlare, i ricordi, la familiarità della rispettiva presenza, li riportò indietro, a delineare di nuovo i contorni della loro vita. Serena salì su una limousine troppo presto, e Nate fu accerchiato dai giornalisti. La perse di vista, abbagliato dai flash dei fotografi, stordito dalle domande dei paparazzi.
Quando riuscì a sottrarsi al delirio, Serena non c’era più.
«Lei è la donna della favola. L’abbiamo vista.»
Nate passò una mano tra i capelli scuri del figlio. Poi annuì.
«Sì, lei è Serena.»
«Parlami di lei» gli chiese Sebastian curioso.
La pioggia divenne un violento temporale. Nate tolse la giacca e la mise sulle spalle del piccolo.
Sorrise appena. Non fu un sorriso triste. Quando salirono in macchina, iniziò a raccontare a bassa voce, senza sapere esattamente, come quella favola potesse mai avere fine.

 
“Non credo nel destino, non ci ho mai creduto. Ma una cosa la so, miei cari amici. Quando si ama qualcuno così intensamente, come Nate amò Serena, l’amore si trasforma in energia. Essa non svanisce nel tempo. L’energia che lasciamo dietro di noi si conserva e viene tramandata, generazione dopo generazione.
Cosa ne faranno due piccoli bambini di questa energia? Di tutto quell’amore perduto, e di tutte quelle parole non dette?
E Nate e Serena? Mi piace pensare che niente finisce mai veramente. Che tutto ritorna in forme a noi sconosciute, e che l’universo, alla fine, rimette tutto al proprio posto.
Questo è tutto quello che so.
XOXO Gossip Girl”
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Val Nas