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Autore: BlackRose96    03/11/2013    3 recensioni
Siamo noi a scegliere chi amare o è l'amore a scegliere noi?
A tentar di risolvere questo dilemma è proprio Draco Malfoy, da sempre abituato a non provare sentimenti per nessuno, che costretto ad affrontare una maledizione scagliata contro la sua famiglia secoli fa, capisce che la sua unica ancora di salvezza è lei: la lurida mezzosangue.
Dal prologo:
"Guardai la luna, l’unica compagnia che avevo durante la prigionia, oltre ai miei carnefici. Era pallida, circondata dagli astri e dalle costellazioni. I miei occhi ne scorsero una in particolare. La costellazione del drago. Un momento di lucidità. Le sue azioni non potevano restare impunite. Mi sarei vendicata, non m'importava se quando sarebbe successo il mio corpo sarebbe diventato cenere da secoli o da millenni. Me l’avrebbe pagata, in un modo o nell’altro.
Eravamo arrivati sul patibolo, centinaia di persone mi guardavano, ma non m’importava, il mio sguardo era concentrato solo su uno. Draco Malfoy. "
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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                        Prologo



La luce tenue della luna filtrava nel buio in cui ero avvolta.
Alzai lo sguardo sull’unica piccola fessura presente nella mia prigione. C’era il plenilunio.
Le catene che mi imprigionavano i polsi non mi consentivano di fare grandi movimenti, ma mi alzai comunque per sgranchirmi un po’  le gambe indolenzite. Mi avevano torturata più intensamente e più a lungo quel giorno. Forse la fine stava per arrivare.
Mi stavano trattando peggio di una bestia da macello. La fine sarebbe stata la stessa, ma almeno loro tutte quelle sofferenze non le pativano. Maledetto quel demonio, maledetti tutti! Me l’avrebbero pagata, un giorno. Un giorno. Sentii dei passi dapprima lontani avvicinarsi pian piano. Poi il rumore di pesanti chiavi di piombo aprire delle vecchie serrature. I passi si fecero sempre più vicini, ma nell’oscurità non riuscii a capire a chi appartenessero. Non ebbi paura. Cosa potevano farmi che non mi avessero già fatto?
Poi la porta della mia cella si spalancò, facendo entrare una figura non distinguibile nel buio della notte, ma per me impossibile da non riconoscere. L’uomo chiuse la porta dietro di se, avvicinandosi lentamente a me. Un passo per volta, calcolato uno a uno. Indietreggiai istintivamente. Merlino, se solo avessi avuto le mani libere. Me ne sarebbe bastata anche una sola. Anche se era buio, riuscii a percepire il suo sorriso. Un sorriso soddisfatto, di scherno. Strinsi i pugni e raccolsi tutte le mie forze per non tentare di liberarmi e ucciderlo, alla fine avrei solo aggravato la mia situazione. Era sicuramente pieno di guardie là fuori, e senza la mia bacchetta non avrei potuto affrontarli tutti. Nè sarei riuscita a spezzare quelle maledette catene.
«Sono solo venuto ad accertarmi che tu fossi ancora viva» disse infine l’uomo, stringendomi il mento con una mano. Lo morsi, e quel maledetto mi schiaffeggiò forte, facendomi sbattere la testa violentemente contro il muro.
«Non ti conviene farmi arrabbiare, ragazzina. I miei uomini godono a sentirti urlare mentre ti torturano, per non parlare di tutta la gente che non vede l’ora di vederti bruciare viva. »
« Tanto avverrà comunque. » gli risposi tra i denti.
« Certo, ma vedi, ogni cosa a suo tempo. Che gusto ci sarebbe a farti schiattare senza averti vista versare senza più voce le tue lacrime? »
Ormai i miei occhi si erano abituati al buio, e riuscii a scorgere il suo ghigno spietato. Per tutta risposta lo sputai in faccia. Lui non reagì, sul viso lo stesso ghigno che aveva prima.
Si voltò e fece per andarsene, ma quando arrivò alla porta della prigione si voltò e mi disse:
« Ah, e cerca di non morire. Altrimenti domani non ci sarebbe nessuno spettacolo. »
Mi avventai su di lui, ma le catene che avevo ai polsi mi trattennero, facendo aumentare i dolori causati dalle numerose torture subite negli ultimi giorni. Con un ultimo sorriso soddisfatto mi voltò le spalle e se ne andò.

Vennero a prendermi prima dell’alba. Le lacrime mi rigavano il viso. I miei occhi si concessero di guardare per l’ultima volta quel cielo che avevo tanto amato. L’ultimo spettacolo concesso a un condannato a morte che sta andando verso il patibolo.
Guardai la luna, l’unica compagnia che avevo durante la prigionia, oltre ai miei carnefici. Era pallida, circondata dagli astri e dalle costellazioni. I miei occhi ne scorsero una in particolare. La costellazione del drago. Un momento di lucidità. Le sue azioni non potevano restare impunite. Mi sarei vendicata, poco importava se quando sarebbe successo il mio corpo sarebbe diventato cenere da secoli o da millenni. Me l’avrebbe pagata, in un modo o nell’altro.
Eravamo arrivati sul patibolo,  centinaia di persone mi guardavano, ma non m’importava, il mio sguardo era concentrato solo su uno. Draco Malfoy.  Quello che di lì a poco avrei maledetto.



500 anni dopo….


Un bello schiocco sonoro e la palla numero 7 finì in buca.
Un ragazzo alto e biondo dalla carnagione chiara con passo aggraziato  fece il giro dell’enorme tavolo verde da biliardo e con aria concentrata si piegò su di esso  sistemando la stecca fra le dita.
Un piccolo movimento deciso della mano e un’altra palla finì in buca.
Solo ora che non c’era rimasta nessuna palla il ragazzo biondo dal viso angelico  sollevò lo sguardo dal tavolo da biliardo. E, solo allora, si concesse un enorme ghigno soddisfatto.
«Non c’è gusto a giocare con te!» sbottò un ragazzo alto e dalla carnagione scura che fino a quel momento era rimasto in un angolo imbronciato nel vedere la prestazione da maestro dell’amico.
«In effetti non capisco perché ti ostini a farti umiliare, Blaise. Sono dieci anni che continui a perdere con il sottoscritto, non hai alcuna possibilità di vittoria. Cerca di fartene una ragione » lo prese in giro il biondo.
Il moro fece per ribattere ma chiuse subito la bocca, decidendo di lasciar perdere.
 Infondo, il suo amico aveva ragione. Il biondo, soddisfatto dell’ennesima vittoria, e per aver zittito il suo amico, si lasciò cadere sulla poltrona e con un sorriso trionfante e si accese una sigaretta.
Una boccata. Poi un’altra. Piccoli cerchietti di fumo invasero la stanza, infastidendo e facendo tossire Blaise Zabini.
« Non puoi proprio evitare di fumare nella stessa stanza in cui ci sono anch’io? »
«E’ un problema tuo, non mio. Se ti  dà così tanto fastidio te ne puoi anche andare, io non ti tratterrò. » rispose sarcastico e allo stesso tempo annoiato il biondo.
«Sei sempre il solito stronzo. » fu la risposta del moro, per niente sorpreso dal carattere odioso del suo migliore amico. Erano tanti anni ormai che era abituato a quelle risposte, così tanti che ormai non ci faceva più caso.
Il biondo gli rivolse il suo peggior sorrisetto strafottente, e soffiandogli volutamente il fumo in faccia, gli rispose:
« Non per niente mi chiamo Draco Malfoy. »

Saaalve a tutti :) Per chi non ha letto la mia prima storia mi presento: sono BlackRose e amo esclusivamente la coppia Dramione :) Avevo provato a scrivere una seconda storia dopo di Un universo parallelo ma non mi soddisfava per cui l'ho eliminata, e ora ho iniziato questa, sperando vi piaccia così come piace a me.
Beh che dire? Spero la seguirete e lascerete qualche piccola recensione, un bacione a tutti :*
  
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