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Autore: Nisi    19/04/2008    24 recensioni
Dopo quella notte a Saint Antoine, Oscar si è finalmente resa conto di amare André. Ora il problema è come farglielo sapere. Mica facile, dal momento che tutto sembra congiurare contro di lei. E ci si mette pure di mezzo una misteriosa dama della quale André sembra essersi innamorato. Guest stars il salice piangente Rosalie Lamorielle che è diventata più irritante del solito, causa una particolare… condizione.
Genere: Romantico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il primissimo pensiero che attraversò la mente di Oscar non fu particolarmente sensato: si sentiva come una delle camicie che Nanny prima di stirare inamidava copiosamente, col risultato che questa diventava rigida, peggio di una salma dopo due giorni dalla dipartita ed in pieno rigor mortis.

Non riuscì a muovere nemmeno un singolo muscolo. Anzi, no: la sua bocca si era aperta in una “O” talmente perfetta che Angelo di Bondone detto Giotto – è sempre quello delle matite – se la sognava.

Comunque, assodato che gli unici muscoli semoventi fossero quelli della bocca, Oscar era inchiodata a terra, come se i suoi piedi fossero stati intrappolati da… vediamo, per il cemento armato era troppo presto… la calce forse? Qualsiasi materiale da costruzione esso potesse essere, Oscar era incapace di fare alcunché.

La scena che le si parava, ad ogni altro ignaro osservatore sarebbe sembrata estremamente tenera e dolce: un uomo con i capelli neri teneva tra le braccia una ragazza dalle chiome castane, raccolte in una coda e trattenute da un nastro rosa carico, come il vestito che indossava.

La ladra si voltò e Oscar la riconobbe: era Diane de Soisson, la sorella di Alain. Teneva le braccia strette attorno al collo di André, del SUO André, e gli si era incollata addosso come una cozza allo scoglio.

Solo allora Oscar sentì il dolore investirla e colpirla violentemente come una coltellata. Non vide più niente, se non la coppia felice dinnanzi a sé e, per l’ennesima volta, si sentì di troppo.

Ricacciò rabbiosamente indietro quelle lacrime così femminili che le erano affiorate agli occhi, fece dietro front e si allontanò a grandi passi, fino a trovarsi in un violetto sudicio e stretto, nel quale aleggiava un pungente olezzo di urina felina (pipì di gatto NdA).

Ma Oscar era talmente presa dal suo scoramento che le sue nari non percepirono quell’afrore intenso, anche perché per la prima volta nella sua vita si era lasciata andare a quel pianto disperato che solo le donne che soffrono per amore possono fare e, si sa, quando si piange a quel modo, le narici si intasano. Quello del dopo-ballo-conte-di-Fersen non era nemmeno da paragonarsi, visto che una buona parte di quelle lacrime era stata causata da un orgoglio ferito.

Per la seconda volta nella sua vita aveva tentato di essere una donna e per la seconda volta, il destino le aveva risposto picche e l’amore le aveva chiuso la porta in faccia. Forse in questo caso era anche peggio perché Oscar si rese pericolosamente conto che i giorni in cui aveva avuto André solamente per sé erano finiti per sempre.

Non lo aveva mai detto a nessuno, forse non lo aveva mai ammesso nemmeno con se stessa, ma quando Fersen aveva (finalmente!) capito quello che era successo a quello strano ballo e lei era rimasta sola a raccogliere i cocci di vetro insieme a quelli del suo cuore, le parole di André: “Posso fare qualcosa per te, Oscar?” avevano sciolto un po’ la morsa che le stringeva l’animo.

E ora, ora era tutto finito, anche l’amicizia: qualunque donna non avrebbe mai sopportato che il marito o il fidanzato se ne andasse a far bisboccia con l’amica della quale era stato innamorato. Immagini disturbanti di André in casa con Diane e tanti piccoli Andreini e Diamine formato tascabile che saltellavano loro attorno, le riempirono subito la mente.

In quel tenero quadretto familiare, di posto per lei proprio non ce n’era.

Si asciugò gli occhi e mise a fuoco il luogo nel quale si trovava e, riconosciutolo, trattenne un’imprecazione: quel vicolo era proprio quello nel quale aveva gridato quelle parole che avevano dato inizio a tutto quel patatrac: “Il mio André!”

Sospirò pesantemente e ringhiò: “Il mio André un accidente!”

“Mao?” le chiese perplesso un soriano tutto spelacchiato e graffiato. Lui, evidentemente e contrariamente a lei, non era andato in bianco.

“Sì, ti ho detto: il mio André un accidente!”

Il gatto la guardò dubbioso e se ne andò: “Vai, vai, tanto neanche gli animali mi vogliono” sibilò senza fermarsi sulla particolarità del fatto che avesse rivolto la parola ad un felino e ad un certo punto, si fosse pure aspettata una risposta sensata, diversa di quel “Mao”, tanto banale. Evidentemente, quell’animale non era stato educato come si doveva.

Abbandonata la questione “micio”, Oscar tornò a concentrarsi sul suo dolore più fresco dei frollini di Nanny.

Non trattenne le lacrime nemmeno questa volta e pianse ancora, appoggiando la testa al muro scrostato. “Madamigella Oscar?”

Oscar abbassò lo sguardo per identificare chi avesse parlato e sobbalzò quando la riconobbe.

Era lei, la ladra d’amore!

“Cosa volete?” la apostrofò acida Madamigellacrimarum.

“State bene?”

“Oh, certo che sto bene, come potete vedere… fresca come una rosa” rispose con sussiego.

Diane sbatté le palpebre: Oscar aveva la faccia chiazzata, il naso che colava, gli occhi rossi e le guance inondate di lacrime. Non c’era più alcuna traccia dell’altero colonnello a cavallo che le incuteva tanta soggezione.

“Madamigella, io…”

“Lasciatemi in pace e andate al diavolo!” ruggì Oscar.

Era così strano mandare al diavolo qualcuno dandogli del voi…

“Non è come sembra…”

“Certo, non è mai come sembra” borbottò Oscar amaramente mentre strizzava il fazzoletto di batista ormai fradicio e ai suoi piedi si formava una pozza d’acqua (il gatto non c’entra, oh!)

“Vi prego ascoltatemi…”

“No, mi spiace, non vi faccio da testimone…”

“Purtroppo non ci sarà nessun matrimonio” Mormorò mesta Diane.

Ma come? Pensò Oscar distrattamente, più interessata agli uccellini che avevano preso a fare bagnetto nella pozzanghera formata dalle sue lacrime.

“Madamigella, lui non mi vuole più sposare…”

André si doveva sposare con Diane? Ma da quando? E soprattutto, perché Alain non aveva reagito? Oddio… Si era ricordata di quella volta in cui quello sfacciato le aveva chiesto come avrebbe reagito se André avesse sposato Diane…

Nel frattempo, Diane ci mise del suo per alimentare il tepidarium dei passerotti col culetto piumato a mollo.

“Madamigella, il mio fidanzato non mi vuole più sposare”.

Ma allora era un vizio: ora Diane le si era appiccicata addosso e le stava approntando un affluente della Senna sulla Rive Gauche, meglio, sull’épaule Gauche (spalla sinistra, NdA).

Se la scrollò di dosso: “Se André non ti vuole più sposare, la cosa non mi riguarda affatto. Anzi, no, sono contenta! André è mio e lo devi lasciar perdere! Lui è la mia ombra, io sono la sua luce, hai capito cosa intendo? Lui è con me da quando siamo piccoli e, se proprio si deve sposare è con me che lo deve fare, va bene? E poi…”

A questo punto Oscar si interruppe bruscamente: aveva ammesso ad alta voce che André avrebbe dovuto sposarla. E in fretta, possibilmente.

Girò lo sguardo, profondamente imbarazzata dalle sue stesse parole e trasalì violentemente nello scoprire che nel frattempo era arrivato André, si era comodamente appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto e fatalmente aveva ascoltato il suo delirio con un’espressione raggiante dipinta in faccia. Non aveva udito tutto, però, badate bene: si era perso “Se André”.

Oscar si fece di brace: “A…André… immagino tu sia appena arrivato. Non hai sentito niente, vero?”

André non è che ci vedesse un granché bene, povero figlio, ma le sue orecchie funzionavano alla grande. Le fece uno di quei suoi splendidi sorrisi che accendevano il sole nel cielo anche se fuori c’era un vento da portarti via ed una pioggia torrenziale.

“Oscar, perché non finisci di dire quello che stavi dicendo?”

Dio, ma come faceva ad essere così bello? Immediatamente dopo, le si parò davanti la scena alla quale aveva assistito qualche minuto prima… e si sentì gelare il cuore. E un’altra volta, il militare di carriera ebbe il sopravvento sulla donna: “André, penso sia meglio che me ne vada, sarei di troppo…”

Diane scoppiò in una sonora risata e Oscar ribatté piccata: “Beh, che c’è da ridere?”

Diane rise ancora più forse e André la imitò.

A questo punto, Oscar, più che col cuore spezzato, cominciò a sentirsi imbufalita e lievemente presa per i fondelli.

“Io non mi sto divertendo affatto! Dal momento che sono di troppo, penso sia il caso che me ne vada…” ringhiò, ma il ringhio non fu poi tanto intimidatorio come Oscar avrebbe voluto.

Forse perché ora la voce le si era incrinata. Udire Diane e André ridere complici come avevano fatto tante volte loro da ragazzi, la fece sentire ancora più sola e ancora una volta le lacrime fecero capolino nei suoi occhi.

Stringi i denti, Oscar, e vai.

Diane scosse le ciocche e le sorrise. “Madamigella, io e André non siamo…”

“Madamigella, il mio…” singhiozzo “il mio fidanzato mi ha lasciata per sposare un’altra e André mi stava consolando.

Oscar ci mise un bel po’ di secondi ad assimilare la cosa: “Quindi voi due non…”

André e Diane scossero entrambi la testa: “No.”

“Ah…”

Diane le prese le mani: “Siete una persona speciale, Madamigella, ma ora devo proprio andare… ciao, André, ci vediamo…”

E in men che non si dica, i due si ritrovarono soli nel vicolo, e Oscar cominciò a sentire che le forze l’abbandonavano… deliziosamente.

“I… in questo vicolo c’è puzza di pipì di gatto…”

“Davvero?” rispose André con voce carezzevole mentre le si avvicinava di un passo.

“Non senti?”

“Prima ho sentito qualcosa di più bello. Perché non finisci il discorso, Oscar?”

Un altro passo verso di lei che si ritrovò la schiena contro al muro.

E André appoggiò le mani alla parete, impedendole di muoversi.

“No, senti, era sciocco…”

“No, che non era sciocco… era la cosa più bella che abbia mai sentito…”

Oscar abbassò gli occhi ed arrossì: “Dici?” sussurrò così piano che André dovette chinarsi per sentire le sue parole, anzi, la sua parola.

Oscar lo guardava affascinata chinarsi su di lei. Quando si fermò ad un centimetro e mezzo dalla sua bocca, sbuffò di delusione.

“Oscar io…”

”Sìììì?” chiocciò con voce stridula.

“Io quella sera… ricordi?” la voce di André era tanto roca che a Oscar si rizzarono i peli delle braccia “Ho promesso che non ti avrei più toccata…”

“Ma noooo!” esplose Oscar. “Tu DEVI tocc…” si morse la lingua: da quando aveva cominciato a parlare troppo?

“E senti… nel toccare sono compresi anche i baci?”

Il suo profumo.

“Certo che sì”

Il suo respiro.

“In effetti, sono quattro labbra che si toccano. Per cui è toccare anche quello.”

La barba che cresceva sulle sue guance.

“Già, logico.”

La sua bocca, così…

“Però mi piacerebbe anche toccarti in un altro mod…”

E4, colpito!

E affondato!

Com’era che le labbra di André erano la cosa più giusta che le fosse capitata nella sua vita?

In quel mondo che stava andando a rotoli, almeno era sicura di una cosa. Lei lo amava, le piaceva, lo rispettava tantissimo, ma questo lo sapeva già da tempo. La novità era che, comunque, André baciava da Dio.

Non che lei avesse questa grande esperienza, ma il piacere che stava provando voleva pur dire qualcosa, no?

Più facile che caricare un fucile, più bello di Arras a primavera e ricoperta di fiori bianchi profumati, più dolce e caldo della cioccolata, più esaltante che infilare al duca di Germain una spada su per il…

Ohhhhhh! Mon Dieu…

Quel bacio era meglio del cognac di prima qualità, dello champagne più pregiato e Oscar si sentiva completamente ubriaca pur non avendo bevuto niente di alcolico già da qualche ora.

Non durò molto, in verità, visto che aveva finito la sua provvista di ossigeno, infatti i due si staccarono l’una dall’altro con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e gli occhi brillanti d’amore. André la afferrò per le braccia e se la strinse contro. Non voleva sbagliarsi, ma aveva visto qualche lacrima scendere giù per le gote di André… o forse erano le sue che si erano mescolate a quelle di lui.

Ma chi se ne importava! Lei amava lui che amava lei che stava andando su di giri per l’eccitazione.

André le sistemò il bavero dell’uniforme che in quella pugna si era scomposto, poi le posò l’indice sul naso in una scherzosa carezza.

“Baciarti è bello, Oscar, ma mi piacerebbe farlo in un posto un po’ più profumato…”

Uno dei pochi rimasugli di senno che rimaneva ad entrambi prima che il cervello partisse definitivamente per le parti basse, li fece tornare alla carrozza che li stava aspettando. Avevano tutti e due le gambe lunghe, per cui arrivarono a destinazione in men che non si dica.

“Gainsbourg, parti e cerca di far in fret…”

Oscar non fece in tempo a finire la frase che un altro assalto della Guardia Francese la colse impreparata. E la miglior difesa è l’attacco, per cui Oscar raccolti i rinforzi gli rese pan per focaccia e rispedì ogni offensiva al mittente, triplicando la foga.

Il cocchiere, tale Gainsbourg, avvertiva dei suoni un po’ strani provenire dall’abitacolo e sbirciò dallo spioncino. Ma il caro Gainsbourg aveva moglie ed un numero imprecisato di figli, per cui aveva capito benissimo la meccanica della cosa. La peculiarità della situazione presente stava nel fatto che nessun Jarjayes non aveva mai amoreggiato in carrozza e comunque non con cotanto entusiasmo e vigor militare. Di certo, non due esseri umani in uniforme.

E ritornando sulla scena del crimine, diciamo che le operazioni di conquista del territorio nemico procedevano spedite e senza indugio. Oscar aveva già mostrato la bandiera bianca (le fasce!) e André aveva già raccolto in una mano il bottino di guerra (quello che stava sotto le fasce), mentre con l’altra stava tracciando una mappatura del circondario, rilievi compresi. La parte sconfitta si sottopose alla tortura lamentandosi forse – anzi, direi gemendo – ma l’onore di colonnello che suo padre aveva fatto tanti sforzi per inculcarle dentro ebbe la meglio, poiché dopo parecchi minuti di stoica resistenza, la tenzone riprese più infuocata che mai, per cui il colonnello che era in lei, ricambiò ogni colpo, ogni singola (s)toccata.

Oscar per l’abbandono del suo status di pulzella avrebbe sperato in una location un po’ più romantica, tipo in riva al fiume, con le lucciole a illuminare il cielo notturno di luglio, oppure – se si sentiva un po’ meno temeraria – comodamente sdraiata sul lettone a baldacchino, ma scoprì che in realtà della location non gliene importava un accidente. Era lui, e lui solo, che faceva tutta la differenza di questo mondo. Era lui che importava, era lui che doveva esserci, solo lui con lei e nessun altro.

Ogni tanto, la carrozza sobbalzava mentre Oscar pensava che il giorno dopo qualche livido ce lo avrebbe avuto, ma tant’è. Come ogni bravo soldato, lei era abituata al sacrificio, soprattutto se per una buona causa, valutò mentre il suo antagonista faceva sparire cautamente la sua camicia. Cautamente perché un secondo prima lei gli aveva sussurrato all’orecchio, dopo avergli abbondantemente tormentato il lobo: “Questa, cerca di non strapparmela, va bene? Se proprio, fallo più tardi…”

Dolce, Andrè continuava a riempirla di teneri baci e di appassionate carezze che lei ricambiava di tutto cuore. L’emozione era tale che si ritrovò le guance bagnate e gli occhi grondanti lacrime. Proprio come faceva sempre Rosalie.

Aveva la mano semi-infilata nei calzoni di lui che mugolava deliziato, quando la folgorazione la colse sulla via del palazzo: “André… Ma dove diavolo è finita Rosalie?”

* * *

Già, che fine aveva fatto quella benedetta ragazza?

Ritorniamo al luogo in cui i passerotti stavano facendo il bagnetto, nel vicolo, avete presente? Ecco, dalla piazza, girate a destra e…

“Rosalie, prendi questa sedia, hai bisogno di riposare”

“Grazie, Diane… Meno male, quasi quasi pensavo di non farcela…”

“A chi lo dici, tre settimane a spruzzarmi addosso quel profumo pestilenziale.”

“Tre settimane, dici?”

“Sì, io e Alain abbiamo scoperto troppo tardi che anche se ha un odoraccio terribile, quel profumo non è molto persistente. Per cui io mi strusciavo addosso a lui per essere sicura che l’odore non svanisse” Diane arrossì visibilmente, non era tipo da fare quelle cose. “A te è capitata la parte più facile, Rosalie, hai dovuto solo convincere Madamigella a darsi una mossa!”

Rosalie scoppiò a ridere, una sonora risata che fece saltellare in frugolo che aveva in pancia, giusto per dimostrare un po’ di solidarietà alla madre ”Già, è vero. E Alain, che fine ha fatto?”

“Mi avete chiamato, signore? Eccomi! Scusate, avevo un impegno con i commilitoni” ed il gigante si chinò a posare un bacio schioccante sulla zucchetta della sorella.

“Ciao, Alain!” cinguettarono le due ragazze.

“Diane, non hai offerto un bel bicchiere di vino alla nostra futura mammina?”

“Fratellone, credo sia l’ultima cosa di cui Rosalie ha bisogno.”

“Sciocchezze, il vino fa fare tanto latte!”

“Alain, guarda che non ho ancora partorito” ridacchiò Rosalie dando un colpetto alla pancia. Il piccolo rispose con un vigoroso bozzo in rilievo per segnalare alla Francia che almeno per il momento stava ancora dove stava.

“Beh, fai scorta, no? In questo periodo a Parigi si fa fatica a trovare da mangiare. Di cosa stavate parlando?”

“Oh, sai, del nostro piano… E’ andata bene, no? Tutto merito tuo e della tua idea.”

“Alain, sei un romanticone”, sospirò Rosalie, giungendo le mani al petto, sinceramente commossa dall’animo gentile di Alain.

“Oh, storie, sono tutte storie”. Suo malgrado, Alain arrossì. “E’ che non se ne poteva più: André sta nella branda sotto la mia. Non sapete che p… ehm, che noia, tutte le notti, a sentirlo rigirarsi nella branda e a sospirare “Ohhhh Oscaaaaarr… Sìììì, io ti amo”, perché non mi vuoi?” per non parlare di quando si faceva le… Lasciamo perdere, và! Perdindirindina, dicevo, finalmente potrò dormire, e che diavolo! Almeno ora si sono trovati e potrò stare in pace.”

I tre scoppiarono a ridere e visto che Oscar e André non erano al momento reperibili - si prega di riprovare più tardi - credo che sia ora di chiudere.

Pronti per l’happy end?

- Oscar e André consumarono la loro passione nel letto a baldacchino di lei, più che altro grazie a lui che, nonostante il desiderio, fu abbastanza romantico da attendere di arrivare in un posto più confortevole. Ah, per la cronaca: stavolta la camicia strappata fu quella di André. Giusto per soddisfare le fantasie di Oscar, ci provarono a fare l’amore in riva al fiume con le lucciole, ma Oscar si sdraiò su un formicaio, per cui la volta successiva che André le toccò il sederino, fu per spalmarle del linimento sulla parte offesa (e già che c’era, anche qualche bacino per farle passar la bua).

- Dal canto di Oscar, l’iniziale inesperienza fu superata con l’impegno e la dedizione assoluta alla causa: dopotutto, Oscar si era sempre distinta con onore nello studio. Inutile dire, che i due si divertirono un sacco e a lungo, anche se ogni tanto una sbirciatina all’Organt ce la davano eccome!

- Diane trovò un altro uomo, se lo sposò e fece un sacco di bambini; i due si amavano teneramente e le poche volte che litigavano lo facevano a causa della professione di Luc: era un profumiere!

- Quanto al suo ex che l’aveva lasciata per una con i soldi, questa era piuttosto racchia, meno dolce e infinitamente più acida di Diane… ed il suo fondoschiena decisamente meno artistico. Anche in questo caso, è inutile dire che l’ex rimpianse Diane fino alla fine dei suoi giorni. E ben gli stette.

- E a proposito di arte, i due sedicenti artisti della Compagnia B ebbero un radioso futuro quali ritrattisti di donne di strada: quello che mancava loro in talento, ce lo mettevano in impegno e soprattutto accettavano pagamenti in natura. Non diventarono mai ricchi, se lo volete sapere, ma anche loro se la spassarono per parecchi anni.

- E Alain, finalmente, poté dormire sonni tranquilli. Quanto ad una sua storia d’amore, mi spiace, ma per questa dovrete attendere un’altra fanfiction.

Fine

Ah! Che sbadata che sono! Ovviamente, pochi giorni dopo nacque il bimbo di Rosalie. Ed è inutile dire che venne chiamato François, in onore della zia che lo viziò vergognosamente, come ogni zio che si rispetti.

Adesso è finita per davvero ^__^.

Merci beaucoup, mes amis!

* * *

E anche questa volta, ho messo la parola fine a una mia storia. Vi ringrazio tantissimo per aver letto e recensito il mio delirio. Forse, dopo la rivolta delle racchie, questa è la storia che mi sono divertita di più a scrivere. Spero vi siate divertiti anche voi.

Questo epilogo, per necessità, è meno spassoso degli altri, ma di certo più romantico. Spero che la scena tra Oscar e André sia risultata credibile. Altrimenti, mi spiace molto e domando scusa fin da ora.

Ora, i ringraziamenti, comme d’habitude:

Bradamante: Sei una ragazza intelligente, io penso che tu abbia perfettamente capito, vero? Alla prima frase ho riso anche io. Penso sia uno degli incipit migliori dei miei capitoli, in genere.

Only_a_Illusion: sono sempre felice di sapere che le mie storie piacciono ai lettori, grazie.

Frakkis: curiosità soddisfatta, spero…

Faffy: Ti è piaciuta? Tutte le amiche lo fanno, per cui ho riciclato l’idea ^__^

Gaara Sama/Mai Valentie (la donna dei due nomi): Secondo me, Rosalie va a momenti: a volte sarebbe da pigliare a schiaffi, ma a volte è molto tenera.

Daydreamer: riguardo il tuo amico pompiere… meglio non saperlo. Senti, io avrei delle amiche single, non è che si potrebbe…

Londonlylit: Tesoro, purtroppo il vicino non ha fatto una piega… Torna ancora, che lo devastiamo!

L-fy: Popolo, oltre a fare le tigelle più buone del mondo, questa donna è veramente sexy. Lo dice mio marito, sai? Ti annuso con amore, stella. Hai solo dovuto aspettare due mesi. Vedi che sto migliorando?

Wicca87: A te giudicare se i due la mossa se la siano data o meno…

Kanchou: per forza di cose, questo capitolo è meno divertente degli altri… e spero ti possa piacere anche questo. Romantico, un po’ pepatino, ma a modo mio, al solito. Grazie veramente di cuore, davvero.

Baui: Giuro, non voglio far morire nessuno! Cioè, precisiamo, nessuno dei miei lettori, almeno ^__^

Reader: lo sai che me lo aspettavo che quella frase ti avrebbe fatto ridere? Non so perché…

Shatzy: Sì, hai fatto bene a farti un giretto ^__^. Comunque, mi fa piacere che voi tutte concordiate che da tre uomini assieme non ci si può aspettare niente di buono. Cioè, non proprio niente di buono. Di certo, niente di raffinato. Grazie mille!

Marpy: Beh, sai, mi piace molto scrivere cose ironiche… d’altronde è così che mi vengono da scrivere, per cui non è che ci possa fare molto. E’ strano: o scrivo drammoni super tragici o cose irriverenti al limite della parodia. Bah! Ecco l’aggiornamento (e l’epilogo).

Mouselline84: Hai capito benissimo, complimenti per l’acume.

Oscar1755: Grazie carissima. Ci tengo molto al tuo parere.

Aries555: Ecco le risposte che cercavi, giusto?

Progetti futuri della Nisi: oltre a riuscire a dedicare un po’ più di tempo ad Anonima Autori, ho qualche progetto, e cioè riuscire a tradurre la ff sempre su Oscar che ho scritto in inglese, scrivere il sequel di “White Wedding” (la mia ff su Little Corner, ma devo sentire Mistral), una parodia su HP, una ff su Nana e una su X delle Clamp. Ho tutto in testa, ma mi manca il tempo, accidenti! Oltre a finire “I lungimiranti consigli di Hermione Granger”, chiaramente.

Un sacco di carne al fuoco, insomma. Probabilmente quest’estate riuscirò a fare di più, vista la pausa del mio corso di yoga, della sospensione delle prove e dei concerti del mio coro e del corso di giapponese.

Comunque, se volete essere informati dei miei aggiornamenti, scrivetemi a nisi_corvonero@yahoo.it e verrete inseriti nella mia mailing list.

Grazie a tutti voi! E’ stato bellissimo come sempre e voi siete troppo gentili, davvero.

Nisi

   
 
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