Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    03/11/2013    10 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sylviana... questa poi! pensò Harlock sgomento.
Diede il teser a Mayu, facendole cenno di tenere a bada l'uomo, mentre lui si posizionava a un lato della porta della camera. Dopo pochi secondi, una figura femminile avanzò lentamente nella stanza.
“Pierre, dannazione, perché non hai acceso la luce? Qui non si vede un acc...”
La donna tacque di colpo quando sentì la canna di una pistola nella schiena e un braccio robusto che le cingeva il collo da dietro.
“Ma che sta succedendo? Pierre, che scherzi sono questi?”
Erano passati più o meno 25 anni, la sua silhouette ora sembrava appesantita, ma la voce arrogante era rimasta la stessa.
“Felice di rivederti, Sylviana! - scandì Harlock, mentre con poche abili mosse legava anche lei e la buttava a sedere di fronte al suo complice - Non è ora di cambiare mestiere, alla tua età?”
“Senti chi parla! E tu, Pierre, sei un maledetto idiota! Lo sapevo, lo sapevo che dovevo entrare per prima! Tutto questo non sarebbe successo!”
Harlock accese la luce.
“Mayu, è questa la donna che ti ha fatto tutte quelle domande?”
A quel punto, visto che ormai erano stati scoperti, tanto valeva usare i loro veri nomi.
“Sì, ma … tu la conosci?”
Sylviana squadrò la ragazza.
“Mayu? Mayu? - si mise a ridere beffarda - Non ci posso credere, Harlock, non ti riconosco! Adesso te la spassi con la tua figlioccia? Sei diventato un vecchio perv...”
Un terribile manrovescio si abbatté sulla faccia della donna, zittendola brutalmente. Mayu trasalì spaventata. Non ricordava di avere mai visto il capitano alzare le mani su qualcuno, men che meno su una donna, nemmeno sulla più carogna delle Mazoniane.
Ma questa volta era davvero fuori di sé.
“Non ti permettere più, mai più, di fare simili commenti! E adesso dimmi che cosa credevi di fare! Non lo sai che siamo in una zona franca? Potrei denunciarti.”
“Che cosa pensi che volessi fare, Harlock? Eden è un posto fantastico per i miei affari! Ci viene un sacco di gente come te, che si sente al sicuro e così abbassa la guardia. Non ti stavo dando la caccia, ma quando ti ho visto non potevo certo lasciarmi sfuggire un'occasione così... Magari mi sarei potuta finalmente ritirare, con quello che avrei guadagnato con te e con la tua deliziosa ragazzina!”
Harlock furente stava per colpirla di nuovo, ma la voce di Mayu lo fermò.
“Insomma, si può sapere chi è questa qui? E come fai a conoscerla?”
“La conosco perché è una cacciatrice di taglie. Un po' di anni fa ha cercato di catturare me e ha anche tentato di far impiccare tuo padre... l'abbiamo salvato per un pelo!”
“Ah, davvero?”
Per un breve istante il suo sguardo fissò Sylviana gelido e determinato, come quando aveva sparato a Sigurd. La donna ne ebbe paura.
“Era mio diritto farlo - strillò - Le leggi di Gun Frontier lo permettevano!”
Harlock posò una mano sulla spalla della ragazza.
“Calmiamoci adesso. Dobbiamo decidere che cosa fare di loro...”
Per precauzione li imbavagliarono. Anche se non era loro interesse attirare l'attenzione, visto che il loro comportamento era illegale, con quella donna era meglio non rischiare.
Si spostarono in un angolo della stanza, senza perderli di vista.
“Che cosa intendi fare? Non vorrai mica … eliminarli?” chiese Mayu, a voce abbastanza alta da poter essere udita dai due, che impallidirono.
Harlock gettò loro un'occhiata truce.
“No, non ne vale la pena.”
“Potremmo consegnarli alle autorità di Eden. In fondo quello che fanno non è ammesso dal regolamento, l'hai detto tu, quindi...”
Lui scosse la testa, pensando a quanto aveva rivelato Sylviana.
“No, preferisco di no. Sospetto che possano avere delle connivenze, dei complici, qui su Eden... E non voglio rivelare in nessun modo la nostra vera identità. Intanto prepariamo le nostre cose, ce ne andiamo, a questo punto qui non è più un posto sicuro. Mi dispiace tanto, non sarebbe dovuta andare così...”
La ragazza gli sorrise e cominciò a riempire le valigie più in fretta che poté. Le caricarono sulla piccola auto elettrica, su cui fecero salire a forza anche Sylviana e Pierre. Era ormai notte fonda, il bungalow era isolato e difficilmente qualcuno li avrebbe visti.
Harlock guidò fino nel folto della foresta tropicale che sorgeva al centro dell'isola, poi fece scendere i due, legò ognuno a un albero, infine li tramortì con una scarica elettrica del loro teser.
“Così quando li troveranno o riusciranno a liberarsi noi saremo già lontani” spiegò, dirigendo il mezzo verso la reception, che era sempre aperta.
Disse all'addetto che per un'emergenza dovevano partire prima del previsto e che quindi avevano bisogno della loro navetta. Cercò di capire se per caso lui potesse essere implicato in qualche modo nella loro aggressione, ma l'uomo era imperturbabile.
“Nessun problema, signore. Purtroppo lei aveva prenotato per 15 giorni e, anche se ha trascorso solamente una settimana, il regolamento prevede che...”
Harlock non lo lasciò neppure finire e mise mano al portafoglio. Un'altra norma non scritta dei fuorilegge è mai attirare l'attenzione se non è necessario.
“Certo, ne ero a conoscenza.”
Ritirarono il pass per accedere all'hangar dei mezzi privati degli ospiti e salirono sul loro lupo spaziale.
Harlock non era tranquillo, però. Se davvero quei due avevano dei complici, sulla loro navetta avrebbe potuto esserci una cimice, un rilevatore, qualcosa che permettesse loro di seguirli. Decise così di non tornare subito sull'Arcadia, ma di puntare su un altro pianeta del sistema, Las Vegas, dove, a malincuore, l'avrebbe sostituita con un mezzo preso a nolo.
Il tragitto non era lungo. Lui taceva, immerso in cupe riflessioni. Pensava che, se quei due si fossero introdotti nel loro bungalow soltanto pochi minuti più tardi, probabilmente loro, impegnati in tutt'altre faccende, non si sarebbero accorti di nulla, se non quando fosse stato ormai troppo tardi. A quell'idea un brivido ghiacciato gli corse lungo la schiena. Non dovevo permetterle di legarsi a uno come me... sono stato un maledetto egoista!
“A che cosa pensi?” gli chiese Mayu, che percepiva il suo disagio.
“Non era questo il viaggio di nozze che meritavi...”
La ragazza alzò le spalle.
“Oh, beh, non è mica colpa tua!”
“Ma questo non sarebbe mai successo se tu avessi sposato un uomo normale! Non avrei dovuto chiedertelo, avrei dovuto pensare ai rischi a cui ti esponevo...”
“Siamo sposati da una settimana e ti sei già pentito? - scherzò lei - Ne abbiamo parlato fino alla nausea: io non lo voglio un uomo normale, lo vuoi capire o no? E poi quello che è successo mi ha confermato una volta di più che, finché starò con te, sarò al sicuro. Sarai sempre in grado di proteggermi. Quindi non voglio più sentire questi discorsi, intesi?”
“Intesi” - sospirò Harlock.

Las Vegas era una versione più grande, luccicante e, se possibile, ancora più chiassosa, di Tortuga. Era frequentata per lo più da gente ricca e ben vestita, ma per le strade, illuminate a giorno, nonostante fosse molto tardi, si incontrava un po' di tutto. Mayu aveva cercato sul computer di bordo dove potevano noleggiare una navetta, così non persero tempo e si recarono subito lì. Lasciarono il lupo spaziale, trasferirono i bagagli sul mezzo scelto e Harlock pagò il noleggio per due giorni.
“Come pensi di riportarglielo, scusa?”
“Eh no, mia cara, questa volta faremo i pirati e ce lo terremo. In fondo, abbiamo lasciato qua il nostro, possono rifarsi con quello. Non intendo più mettere piede in questo sistema planetario, almeno per un bel pezzo.”
Harlock considerò che non avevano dormito, erano ancora scossi per il pericolo scampato e cominciavano a sentire la stanchezza.
“Andiamo a bere qualcosa, prima di rimetterci in viaggio. Abbiamo bisogno di distendere i nervi.”
Si incamminarono tra la folla variopinta e pittoresca che animava la città, alla ricerca di un locale un po' tranquillo.
“Capitano!” si sentì chiamare Harlock all'improvviso.
Entrambi si voltarono e sulle prime non riconobbero la bionda che, a una certa distanza, li salutava con la mano. Poi, man mano che si avvicinava, si resero conto sbalorditi che si trattava di Yuki. Una Yuki assolutamente inedita, con un abito da sera scintillante, tacchi alti, truccata e ingioiellata.
“Oh mio Dio, Yuki, sei uno schianto!” gridò allegramente Mayu abbracciandola.
La donna arrossì.
“Grazie, cara. Ma voi... che cosa ci fate qui? Ah, ho capito, avete fatto una gita!”
“No, non esattamente - intervenne Harlock - E' una lunga storia. Stavamo giusto andando a bere qualcosa, se ti unisci a noi ti raccontiamo tutto. Ma... sei venuta qui da sola?” chiese preoccupato.
Yuki divenne ancora più rossa.
“No... Tadashi mi ha gentilmente accompagnato. E' entrato un attimo in un negozio, starà arrivando.”
Mayu e il capitano si lanciarono un'occhiata compiaciuta.
“Bene, allora aspettiamolo.”
Dopo pochi minuti arrivò Tadashi, anche lui tutto in tiro. Restò a bocca aperta a trovarsi davanti i due neosposi, gli ultimi che si sarebbe aspettato di vedere.
Trovarono un locale non troppo affollato. Davanti ai loro caffè, Harlock e Mayu raccontarono in breve la loro disavventura.
“Roba da matti! - commentò Yuki scuotendo il capo - Non si può stare tranquilli da nessuna parte! E ora che vi hanno rovinato il viaggio di nozze, cosa farete?”
“Torneremo sull'Arcadia, con i nostri amici. E' l'unico posto dove ci si può sentire al sicuro...” disse Harlock.
“Mi permetto di darvi un suggerimento... Perché non andate su Ombra di Morte, per qualche giorno? Voi due soli. Noi resteremo sull'Arcadia, secondo il programma, come se voi foste ancora su Eden.”
Il capitano ci rifletté un po' su. Non era una cattiva idea. Sarebbe stato un buon compromesso.
“Che cosa ne dici, Mayu?”
“Sì, certo, mi piacerebbe.”
“Allora avviso subito Yattaran di attivare la solita procedura. Dovrebbero esserci delle provviste di riserva, ma vi manderò i rifornimenti appena rientro sull'Arcadia.”
“Grazie, Yuki. Sei sempre così premurosa...” la ringraziò il capitano.
“C'è un'altra cosa che ti avrei detto al tuo ritorno, ma visto che sei qui... Ho ricevuto un messaggio dal signor Xelas. Diceva che la congiura è stata sventata, le altre persone coinvolte arrestate e i governi che l'avevano appoggiata deposti. Su Pangea, per esempio, ci saranno presto nuove elezioni e pare che lui si candiderà alla presidenza.”
“Bene! Ottime notizie!”
“Ha aggiunto che non si è dimenticato della sua promessa di farci togliere dalla lista dei ricercati. Almeno da quella dei terroristi. Così la competenza passerebbe dal Dipartimento alla polizia ordinaria, non ci sarebbero più taglie sulle nostre teste e, anche in caso di arresto, non rischieremmo la condanna a morte. Mi sembra già un buon risultato, no?”
“Sì, certo. Credo che più di così non potrà fare.”
Considerare proprio loro dei terroristi era semplicemente ridicolo! Harlock constatò anche che, se non avessero commesso la sciocchezza di innamorarsi e di sposarsi, senza Irita e lo strapotere del Dipartimento, ora Mayu sarebbe stata probabilmente libera di tornare sulla Terra o su qualche altro pianeta della Confederazione e condurre una vita normale, senza pericoli... Ma già, lei aveva più volte detto di non volerla, una vita normale!

Harlock e Mayu si congedarono dai due compagni e tornarono verso la navetta. Lui era contento di avere in qualche modo recuperato la situazione e di poter regalare ancora alcuni giorni di relax a … sua moglie. Si sarebbe mai abituato a quella parola?
“Secondo te quei due si fidanzeranno?” gli chiese Mayu durante il tragitto verso Ombra di Morte.
“Me lo auguro. Sarebbe ora, dopo tutti 'sti anni a girarci intorno!”
La ragazza sorrise tra sé e sé. Non aveva mai considerato Yuki una possibile rivale. Anche se doveva riconoscere che per diversi aspetti era molto più adatta di lei a uno come Harlock: era coraggiosa, intelligente e bellissima. E aveva anche l'età giusta. E sospettava che avesse un debole per lui. Come tutte. Possibile che il capitano non ci avesse mai fatto nemmeno un pensierino? Mistero. Si vede che il destino aveva stabilito che le cose dovessero andare in un altro modo. Oppure... invece una storia c'era stata, ma era finita da tempo... In fondo, lei, per anni, per tutti era stata solo la piccola Mayu, nessuno era tenuto a raccontarle la propria vita privata... Beh, se era così, prima o poi Harlock glielo avrebbe detto... forse...
“C'è un particolare di questo fuori programma che mi preoccupa...” confessò Mayu, cambiando discorso.
“Cioè?”
“Io non so cucinare!”
“Bene, ottima occasione per cominciare! E poi, guarda, se ho resistito 25 anni alla cucina della nostra amata cuoca, posso sopravvivere a tutto!”
“Spero tanto di non farti rimpiangere Masu!”
“Beh, lo spero anch'io! Sarebbe davvero il colmo!”
Risero.
“E non ho perdonato un'altra cosa a quei due disgraziati... - sussurrò Mayu cingendogli le spalle con le braccia e baciandolo sul collo - che ci abbiano interrotto sul più bello...”
La sua mano gli accarezzò il torace scendendo sempre più in basso.
“Non ce l'ha il pilota automatico quest'affare?”
“Suppongo di sì...” balbettò lui nel tentativo di mantenere il controllo.
Come faceva a comportarsi come nulla fosse, dopo il rischio che avevano corso? Era davvero un'incosciente o semplicemente una donna coraggiosa e innamorata?
“E che aspetti a inserirlo?”
“Stiamo per arrivare a destinazione... e tu sei una svergognata!”
“E tu dovresti solo esserne contento!”

 

                                                                THE END

 

 

Potrei aggiungere “e vissero per sempre felici e contenti” e giurare ancora una volta che non parlerò mai più di loro... ma ormai non faccio più promesse che non so se manterrò.
 

Un grazie di cuore a chi ha seguito la storia fin qui, a chi l'ha commentata (e qui non posso non citare la fedelissima danish!), a chi si è semplicemente divertito, spero, almeno un po'... Alle prossime avventure!

 

PS A mia discolpa, cito due romanzi “veri” in cui ragazze molto giovani sposano, una per costrizione e l'altra per scelta, non solo uomini molto più grandi, ma addirittura zii di sangue, quindi molto peggio di quello che ho immaginato io: “La lunga vita di Marianna Ucria” della Maraini e “La zia marchesa” della Agnello Horby; sempre di quest'ultima, anche in “Un filo d'olio” si parla di uno che sposa la figlia del fratello, e non è un'invenzione letteraria, perché sono i ricordi d'infanzia della scrittrice...quindi ….

  
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