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Autore: Mikoru    20/04/2008    7 recensioni
Lui era Jasper.E io? Chi ero, io? Alice. Soltanto Alice.
Una breve one-shot su una coppia che amo tantissimo: è l'incontro fra Alice e Jasper dal punto di vista di lei. SPOILER per chi non ha letto Eclipse.Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Precedente alla saga, Eclipse
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La mia prima fic sul mondo di Twilight e, precisamente, su questa coppia che adoro. L'ho scritta praticamente di getto non appena finito di leggere Eclipse.
Spero possa piacere.^^



Attesa

Lui era Jasper. Lo avevo visto chiaramente presentarsi, dirmi il suo nome con voce bassa e profonda. E io? Chi ero, io? Alice. Soltanto Alice. Ammesso che fosse davvero il mio nome. Non lo ricordavo. Per me era come se mi fossi appena svegliata dal nulla assoluto. Come se fossi nata solamente nell'attimo in cui avevo visto il suo volto e quei suoi tormentati occhi carmini. E a pensarci, era davvero così. Io esistevo per lui, lui aveva bisogno di me. Lo avevo visto. Lo sapevo. Per questo mi misi in viaggio, rapida, invisibile agli occhi dei mortali umani, la fragile stirpe cui non appartenevo più.
Chissà quando avevo smesso di essere una di loro. Era una delle tante cose che non rammentavo. Tuttavia non aveva importanza. Ciò che contava era unicamente arrivare in tempo per incontrarlo. Oh, a dire il vero sapevo che ci sarei riuscita. Lo avevo visto, dopotutto, ed era stata un'immagine così nitida e precisa che non potevo dubitare del suo avverarsi. Ma ero impaziente, volevo arrivare . A Filadelfia. Era lì che lo avrei atteso. Lì lo avrei accolto.
Abbandonai il Mississippi e viaggiai verso nord, attraversando gli stati che mi separavano dalla Pennsylvania. La visione mi si ripresentava di quando in quando, continuamente uguale, senza modifiche, e ogni volta mi vedevo andare incontro a quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi scuri pieni di tristezza e angoscia.
Jasper.
Sorrisi. Sorridevo ogni volta che pensavo a lui. Benché non lo avessi mai incontrato prima, nondimeno era come se lo conoscessi da sempre. E sorridendo, con la gioia nel cuore e il suo viso nella mente, procedevo nel mio cammino, senza mai deviare. Ne ero sempre più certa: io ero sua e lui era mio.
Allorché giunsi a Filadelfia mi diressi senza esitazioni nel luogo dell'"appuntamento". Era una bettola anonima e isolata, poco frequentata. Entrai, quasi danzando quegli ultimi passi, e naturalmente il mio ingresso non passò inosservato: le teste dei pochi avventori si girarono verso di me, figura esile di pallida ragazzina con capelli neri e occhi dorati. Li ignorai – d'altronde non avevo sete; poiché avevo visto che la mia vita e quella di Jasper si sarebbero intrecciate con quelle di vampiri che si nutrivano di sangue animale, avevo già iniziato a sfamarmi in quel modo – e avanzai fino al bancone. Mi sedetti su uno sgabello e attesi...
Jasper non giunse quel giorno, e nemmeno quello successivo. Io continuai ad aspettarlo, avendo la certezza della sua venuta; la visione era tuttora lì, immutata. Abbandonavo la bettola all'ora di chiusura e mi ripresentavo all'apertura, per lo sconcerto del proprietario; tuttavia qualcosa gli impediva di protestare o comunque obiettare in qualunque modo.
Tre giorni dopo il mio arrivo, a Filadelfia scoppiò una tormenta. Io sorrisi, seduta sul solito sgabello accanto al bancone. Ormai mancava poco. La pioggia che picchiettava contro i vetri della locanda era come musica per le mie orecchie e il vento che infuriava ululando era il canto che la accompagnava; ero felice. Chiusi gli occhi per qualche istante e li riaprii quando la porta cigolò sui cardini. Fissai in quella direzione e lo vidi entrare, con l'espressione desolata e inquieta che oramai conoscevo tanto bene. Scesi subito dallo sgabello e m'incamminai raggiante verso di lui. Vidi chiaramente la sorpresa e il sospetto nei suoi occhi, lo vidi tendersi come per prepararsi a lottare...
«Mi hai fatto aspettare parecchio» dissi soltanto, sempre sorridendo.
Jasper esitò un solo istante, dopodiché lasciò da parte la perplessità e chinò elegantemente il capo, e rispose: «Mi dispiace, signorina.»
Gli tesi la mano ed egli la prese nella propria, e la tenne stretta.
Come sta facendo ora.
Come farà per l'eternità.
  
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