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Autore: AriiiC_    04/11/2013    5 recensioni
Kenia Reaper, 13 anni, Distretto Otto.
Kenia, che ha sempre giocato con le bambole.
Barbie, che capisce che le bambole non sono solo un gioco.
Logan, che muore lasciandola sola.
"Kenia aveva sempre avuto a che fare con le bambole: bambole di stoffa, bambole di pelle, bambole tristi e morbide, con cotone come imbottitura. Era da quando aveva due anni che aveva iniziato a costruirle e a sfruttare il loro potenziale. Era perciò che Kingsley l’aveva adottata: per la forza delle bambole."

Futura serie: "Come son fatte le bambole?"
Nella stessa collana (?): Ago, Filo, Due Bottoni, Lacrime e Sogni.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come son fatte le bambole?'
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Kenia aveva sempre avuto a che fare con le bambole: bambole di stoffa, bambole di pelle, bambole tristi e morbide, con cotone come imbottitura. Era da quando aveva due anni che aveva iniziato a costruirle e a sfruttare il loro potenziale. Era perciò che Kingsley l’aveva adottata: per la forza delle bambole. Ed era per lo stesso motivo che l’uomo aveva inviato un mazzo di fiori a sua nonna.
 Ma lei non lo sapeva: pensava solo che il suo gioco con le barbie fosse, appunto, solo un gioco.
 Ormai, però, a Kenia giocare non piaceva più.
 
 Il corpo disteso del Biondino sembrava sereno, con le palpebre socchiuse, la pelle diafana, perfetta, e i capelli ordinatamente pettinati sulla fronte. Kenia non capiva il perché fosse tornato in una tomba di legno. Per questo aprì la bara puzzolente, intenzionata a chiedergli spiegazioni a riguardo. Gli carezzò la fronte, facendo finta di non vedere il taglio che gli distruggeva la tempia.
 Il suo compleanno era stato pochi giorni prima: si aspettava che il fratello le facesse come minimo gli auguri. In fondo, gliel’aveva detto lui stesso: «Sto andando a Capitol City per giocare: torno presto e ti porto un regalo!»
 Come poteva essere che ora non aprisse gli occhi?
 «Logan? – gli disse, prima di baciarlo sulla guancia. – Logan, perché non parli? Apri gli occhi: sono io, Barbie.»
 La famiglia Reaper era costretta a guardare quello spettacolo in silenzio: Cher era pietrificata; Sun e Moon cercavano di farsi coraggio a vicenda; Marcus tratteneva a stento le lacrime; Cip, Ciop e Charlie ancora non capivano, chiedendo spiegazioni al padre sul cosa fosse successo a Logan. Kingsley piangeva. La bimba ricordò di aver fatto particolarmente caso a quei singhiozzi perché l’uomo era uno di quelli che non piangeva facilmente. Fu il primo segno che indicava la gravità della situazione.
 Queen costrinse il marito a portare via i ragazzi, lasciando Kenia sola con Denny.
 Il diciannovenne si avvicinò alla sorellina con una delicatezza inaudita, non da lui. La prese in braccio, lasciando che i suoi occhi azzurri si riversassero in quelli verdi di lei. Le diede un po’ di quella forza che anche lui non riusciva più ad avere.
 Quando Kenia gli chiese: «Diamond, perché Logan non mi risponde?» il ragazzo non riuscì a non dirle l’inevitabile.
 «Barbie, Logan non parlerà più.»
 
 Da quel giorno Kenia smise di giocare.
 La bimba imparò come le bambole potessero avere diverse funzioni: potevano essere giochi innocenti, ma anche terrificanti visi che ti accompagnavano la notte senza farti dormire.
 Le bambole potevano parlare, urlare nella sua testa con voci a lei sconosciute ma familiari: potevano mettere a tacere la musica che le suonava nelle orecchie per strillarle il loro dolore, facendola crollare a terra quando tutto diventava insopportabile.
 Le bambole riuscivano ad entrarle nel cervello, a prendere le sembianze di estranei – giovani o vecchi, uomini o donne – e a scomparire poi con loro, con un ago nel petto. Quelle stesse bambole con cui aveva sempre giocato ma che ora prendevano un ruolo diverso.
 Perché le bambole possono essere anche di porcellana e andare in pezzi con la prima botta.
 Kenia lo imparò quando, alla mietitura dei Secondi Hunger Games, venne chiamato il suo nome. Fu in quell’occasione che vide Kingsley piangere per la seconda volta.
 Barbie diventò di porcellana e, quando la Capitolina lesse il suo nome, ricevette la botta che la fece andare del tutto in pezzi.
 Come Logan, si sarebbe distrutta giocando a quel gioco malato.
 Come porcellana, non sarebbe mai tornata intera.











Adolf's corner.
  
 E bao, Kenia Reaper: 13 anni, Distretto 8, Il sangue del vicino è sempre più rosso.
(
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1859631)
 Nothing to say.


 Ariii e Adolf♥

 
  
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