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Autore: Meiko    01/11/2004    6 recensioni
Song-ff dedicata alla coppia che amo di più di tutto beyblade. Dopo un po' che ascoltavo questa canzone dei Maroon 5 mi sono venuti in mente loro due. Buona lettura! ^_^
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Max Mizuhara, Mariam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SHE WILL BE LOVE

Beauty queen of only eighteen
She had some trouble with herself
He was always there to help her
She always belonged to someone else

Regina della bellezza di soli diciotto anni
Ha qualche problema con se stessa
Lui era sempre li per aiutarla
Lei apparteneva sempre a qualcun’altro



La prima volta che si erano visti, lei lo aveva battuto, inseguendo la missione di catturare il suo bit-power, ignorando che ben presto sarebbe entrato con violenza nella sua vita, e non se ne sarebbe andato.
Diciotto anni, Lunghi e bellissimi capelli neri legati, occhi Verdi brillanti.
E un profondo dolore che le lacerava la mente e il cuore.
Non capisce, non capisce perché sta così male.
Capiva solo che aveva voglia di tornare, tornare indietro per…
Rivederlo?
No, non voleva rivederlo!!
Se lo gridava da sola mentalmente, si dava della stupida.
Cosa succedeva, cosa le prendeva? Con questa sorda paura nel cuore, adesso afferrava la sua sacca. Sorda, perché non sentiva la voce di quell’organo che, ora, in quel momento, batteva così forte che temeva andasse ad esplodere da un momento all’altro.
Si guardava intorno, tutti ammiravano la sua meravigliosa figura.
Perché lei era bella.
Bella, gelida…e triste
Si incamminò per la strada, pochi soldi, tanta paura, e al tempo stesso qualcosa che la investiva.
Gioia, una gioia per lei sconosciuta, lei che dopo il ritorno alla sua tribù…aveva cercato di dimenticare.
Però, come fuoco, appariva chiaro il ricordo di biondi capelli spettinati, occhi azzurri trasparenti e freschi come l’acqua, e la sua voce dolce e gentile.
Perché questi ricordi?
Non capiva, non capiva!
E questo la innervosiva ancora di più, mentre continuava a camminare.
Diciotto anni, bellissima.
E triste

In quello stesso momento un diciottenne biondo, occhi azzurri stava pensando a lei, tenendo stretto a se un pezzo di stoffa che lei usava sempre per coprirsi la fronte, un pezzo di stoffa che gli aveva regalato.
Diciotto anni, ricordi felici di anni passati.
Aveva voglia di vederla, ma come, e dove?
Non aveva saputo più niente di lei, aveva perso qualsiasi traccia di occhi verde smeraldo e capelli neri come la notte.
Anzi, lui credeva che lei si fosse dimenticata di lui.
Magari adesso stava con Ozuma…o Dunga…
Lei che appariva ogni giorno sempre più fragile, a mano a mano che la conosceva.
E lui voleva solo stargli accanto ad aiutarla.
Ma lei era sempre insieme al gruppo, sempre di qualcun altro…
Diciotto anni, un ricordo triste fa capolino dai suoi occhi azzurri…


I drove for miles and miles
And wound up at your door
I’ve had you so many times but somehow
I want more

Ho guidato per miglia e miglia
E mi ferivo di fronte alla tua porta
Ti ho imbrogliato così tante volte ma in qualche modo
Io voglio di più



Lo zaino pesava, ma continuava a camminare, alla ricerca di ricordi e motive che l’avevano spinta fino a li.
Lentamente ricordo, voci, suoni, immagini confondevano la realtà, facendola nascere ciò che sembrava perduto dal suo viso.
Un triste sorriso malinconico.
Diciotto anni, un cuore che si apre.
Si guardò in giro.
Dove andare, cosa fare adesso?
“Adesso vai da lui”
Avvertì quella vocina sottile, la paura era svanita e quella vocina era saettata dritta in testa, mentre ancora quel ricordo, quella serie di immagini le apparivano, infastidendola, spaventandola.
Perché doveva andare da lui?
Non ne aveva motivo, non voleva, non voleva!
…si, voleva andare a trovarlo…
Trovare tutti.
…trovare lui…
Quel suo cuore la stava tradendo!
Diciotto anni, cosa fare?

Si era messo il pezzo di stoffa in tasca, aveva deciso di andare a fare quattro passi, avvertendo gli altri, che come al solito si divertivano.
Sorrise felice, una vera famiglia.
Anche lei forse aveva una famiglia.
Si, Jessie e gli altri erano la sua famiglia.
Pensare a loro gli fece tirare un sorriso bruttissimo, che stonava sul viso chiaro.
Si era imbrogliato, mentiva sempre quando qualcosa gli chiedeva se voleva vederla.
La sua mente aveva lei per la testa, è vero, ma la ragione la prendeva calci, il suo cuore aveva solo il compito di battere e farlo vivere.
Si, vivere, però gli faceva male…
Alzò lo sguardo verso il cielo, era incredibilmente sereno, ma presto sarebbe venuto a piovere, sentiva l’aria umida avvicinarsi.
Poco male, si sarebbe bagnato un po’.
Ma avrebbe continuato a pensare a lei.
A come volesse averla accanto a se.
Diciotto anni, un desiderio.


I don’t mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved
She will be loved

Io non pensavo di spendere ogni giorno
Fuori in un tuo angolo sotto l’acqua scrosciante
Cercando la ragazza dal sorriso rotto
Chiedendole se volesse stare un po’ cone me
E lei sarà amata
Lei sarà amata



Lui non si sarebbe aspettato mai questo, la sua vita era sempre apparsa così tranquilla.
I suoi amici, la sua famiglia.
Poi, di colpo, lei…
Quell’aria sempre fredda, quella sua missione, il suo bey, il suo squalo.
Erano successe tante cose, ora il tempo le stava ricoprendo.
Ma quella sensazione dolce-amara che aveva in bocca non era ancora scomparsa.
Non avrebbe mai immaginato di desiderare di rivederla, di poterci parlare ancora o di sfidarla.
Sarebbe stato divertente, sarebbe stato fantastico.
La ragazza dagl’occhi verdi e il sorriso nascosto…e a volte rotto.
Avrebbe voluto raggiungerla…parlarci…e magari…
Chiederle se lui potesse rimanergli accanto.
Avrebbe voluto amarla da più vicino.
Più vicino…
E amarla…
Amarla…
Diciotto anni, avrebbe voluto amarla.

Si guardò intorno, con aria un po’ smarrita.
Alla fine se ne era convinta.
Sarebbe andata da lui.
Almeno il suo stupido cuore e quella maledetta vocina avrebbero smesso di renderla così nervosa e di infastidirla.
La ragione aveva sempre la prevalenza, così doveva essere.
Anche se quella sua partenza più che dalla ragione era stata dettata da un suo crescente desiderio di tornare.
Tornare? Semmai andare
No, tornare.
Lei ci era gia andata, e ci sarebbe voluta restare.
Ma lei non era di quel mondo.
Non era adatta a stare li.
Non poteva stare con lui.
Ancora?!
Lei non doveva pensare a lui! Lui era solo un amico, una persona in gamba! Un blader in gamba!
Solo questo, per favore.
Non era solo quello.
Era come avere una se stessa che adesso stava perdendo la pazienza.
Per lei era qualcosa di più e lo sentiva, lo sentiva chiaramente.
Diciotto anni, consapevolezza


Tap on my window knock on my door
I want to make you feel beautiful
I know I tend to get insecure
It doesn’t matter anymore

Battere alla mia finestra bussare alla mia porta
Voglio farti sentire bella
Lo so tendo ad essere insicuro
Ma non è più importante



Diciotto anni, alla fine ha raggiunto quella casa.
E adesso…sarebbe entrata?
Non lo sapeva, le sue gambe di colpo si erano messe a tremare, e non per il peso dello zaino.
Le dita erano gelide, di colpo, anche se era una bella estate calda.
Restò così, immobile, spaventata all’idea di vedere loro, di ricedere lui.
Cosa avrebbe detto? Come avrebbe reagito?
Non lo sapeva, non lo sapeva.
Per la prima volta la sua sicurezza, la sua aria di strafottenza l’aveva abbandonata.
E aveva paura.
Paura di aver fatto il peggior errore della sua vita.
Rimase così, immobile, la porta verso la villa aperta.
Allungò una mano, quasi spaventata all’idea di toccarla.
La tastò.
L’avrebbe spinta?
Lentamente, le sue gambe da irrigidite si spostarono, facendola sporgere, i lunghi capelli scivolarono da una parte.
Una goccia d’acqua intanto cascava sulla sua spalla, facendola alzare di scatto la testa.
Ci mancava solo la pioggia!!
Di colpo dei nuvolosi neri aveva oscurato il cielo, cominciando a cantare a toni bassi la canzone della pioggia.
Non poteva restare li riparata per sempre!
Ma aveva il terrore di entrare!!
Non sapeva come lui avrebbe reagito!
Si appoggiò stancamente con la schiena sulla porta, sbuffando.
Ma cosa aveva fatto?
Cosa stava facendo? Era impazzita?
Doveva tornare indietro, dimenticare tutta la faccenda.
Tutto questo era solo un suo stupido capriccio.
Meglio tornare in aeroporto a prendere l’aereo per tornare a casa.
E rinunciare a tutto così…
Con il dubbio se lui stava bene o no.
Ora basta mentire.
Aveva voglia di vederlo.
Era da troppo che desiderava vederlo.
Si sentiva incredibilmente sola quando pensava a lui, quando era a casa.
Nessuno doveva capirlo, nessuno doveva saperlo.
Ma ora era stanca.
Stanca di questo suo desiderio.
Torniamo a casa.
E tu stupido cuore, statti zitto!!
Diciotto anni, si era arresa.

Stava tornando a casa, lentamente andava a bagnarsi fin nelle ossa.
La pioggia lo aveva preso così, con maglietta con cappuccio e jeans larghi, inzuppandolo, i capelli ora erano oro colato.
Teneva lo sguardo perso, tanto la strada la sapeva a memoria.
In quella giornata non aveva smesso nemmeno un secondo a pensare a lei.
Al passato, che lentamente si copriva di sabbia
Tutto passa, tutto cambia…
Anche lui era cambia.
Ma quel sentimento acerbo che era rimasto nascosto, adesso era maturato, e prima o poi sarebbe sbocciato.
Così come sarebbe appassito.
Si, sarebbe andata a finire così.
Non che ci sperava.
Avrebbe voluto mantenerlo per sempre, amarla e amare solo lei.
Abbracciarla, accarezzarla e avere la certezza che lei non sarebbe andata via da lui.
Molto egoista.
L’amore a volte era un sentimento così egoista.
Ma al posto di questo suo amore che andava a cambiare, andava a mutare, sarebbe subentrata l’amicizia per i suoi compagni, un’amicizia dolce e sincera per lei.
Perché, come dice l’amicizia all’amore.
“Io vengo a consolare quando tu te ne vai facendo piangere”
Avrebbe pianto un pochino, solo un po’.
Come in quel momento aveva voglia.
Sorrise triste, mentre i suoi occhi riconoscevano la villa.
Bagnato, tranquillo, triste.
Diciotto anni, tristemente consapevole di non poterla amare.


It’s not always rainbows and butterflies
It’s compromise that moves us along
My heart is full and my door’s always open
You can come anytime you want

Non ci sono sempre arcobleni e farfalle
E’ un compromesso che ci fa muovere insieme
Il mio cuore è pieno e la mia porta è aperta
Puoi venire quando vuoi



Si fermò
Alzò lo sguardo.
Si videro.
-Mariam…-
-…max…-
Lui fermo di fronte al portone, le mani in tasca e l’aspetto fradicio, i capelli bagnati appiccicati alla faccia, gli occhi brillanti, una felpa legata alla vita.
Lei appoggiata al portone, la coda accarezzava una spalla, con una canotta e pantaloncini, accanto a lei uno zaino.
Rigidi, fermi, lui sotto la pioggia che cadeva, lei protetta dal mal tempo che spalancava gli occhi alla sua vista.
Lui?
Com’era possibile.
Dov’era finito quel ragazzino piccolo, dolce e ingenuo?
Ora c’era un ragazzo, si aveva sempre quell’aria tranquilla e ingenua, ma…
Era cambiato così tanto…
Era…era diventato…
Bello.
Si mise una mano sulla bocca, distogliendo lo sguardo.
Cos’era successo?
Cos’era quella ondata di emozioni?
Che le era preso?
No…
Non voleva!
Lei non sapeva che fare!
Cosa doveva fare adesso?
La bocca, la lingua, la gola erano secche, non riusciva a parlare…
E se lui non l’amasse?
E se lui per qualche motivo…la odiasse?
L’avrebbe accolta come amico?
No!!!
Non voleva accettare che il suo amore non era corrisposto!
Dopo tutta la fatica, le ricerche, le seghe psicologiche fino ad arrivare li.
E lui che le avrebbe detto.
“Sei una cara amica per me”
Era terrorizzata da questo pensiero!!
Lui, invece, era felice, felice come non mai.
Era come se le sue preghiere erano state ascoltate.
Ricederla, rivederla li sotto la casa di Takao.
Lei?
Lei era così…diversa…
Era stupenda.
Più alta e slanciata, i capelli ancora più lunghi di come se li ricordava.
Gli occhi verdi brillanti e ancora più sottili, anche se in quel momento erano spalancati.
Cosa le succedeva?
Sembrava spaventata…
Forse non si aspettava di vederlo…
E se…non fosse venuta per lui?
Forse era così…
Ma…ma questa volta non avrebbe perso l’occasione.
Doveva dirglielo, dirglielo subito!
Dirgli che l’amava da impazzire, che l’avrebbe amata per sempre.
Che l’avrebbe accolta se l’avrebbe voluto.
Che il suo cuore era pieno di lei.
Diciotto anni, si incontrano.
Ma lei…
Lei abbandonò lo zaino sotto il portone, e partì a correre.
Aveva il terrore in corpo.
Doveva andare via da lui, o il dolore l’avrebbe uccisa.
E lui…
Non doveva andare a finire così!! Non lo poteva permettere!!
Partì anche lui a correre, inseguendola.
Doveva raggiungerla.
Stavolta non lo avrebbe lasciato.
Diciotto anni, si cercano


I don’t mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved
She will be loved

Io non pensavo di spendere ogni giorno
Fuori in un tuo angolo sotto l’acqua scrosciante
Cercando la ragazza dal sorriso rotto
Chiedendole se volesse stare un po’ cone me
E lei sarà amata
Lei sarà amata



Inseguendola sotto la pioggia.
La sua figura veloce e slanciata,i capelli che ondeggiavano impazziti, bagnandosi, come lei si stava bagnando, andando alla cieca.
Lui che sentiva l’acqua fin delle ossa, ma non si sarebbe fermato.
Doveva prenderla, doveva dirgli che l’amava!
-MARIAM!-
no, non gridargli il suo nome, non farle capire che lui ti segue.
Lontano, lontano.
La inseguiva per capire cosa succedeva.
Non doveva sapere che lei lo amava!
Altrimenti la sua anima si sarebbe rotta, frantumata nel sentire quella voce che negava il suo amore.
Dannazione! Perché doveva innamorarsi?
Sparì nella folla, facendolo fermare a prendere fiato.
No, non stavolta.
Sapeva, sapeva dove andare.
Diciotto anni, lui avrebbe amato, lei sarà amata


I know where you hide
Alone in your car
Know all of the things that make you who you are
I know that goodbye means nothing at all
So dove ti nascondi
Da sola nella tua macchina
Conoscendo tutte le cose che hanno fatto chi sei
Lo so che “addio” non significa niente
Torna indietro e chiedimi di prenderla ogni volta che cade



Si guardò intorno, un magazzino abbandonato.
Una volta c’erano solo macerie di un edificio crollato.
Ricordi , tanti ricordi gli venivano in mente.
La porta del magazzino aperta.
Rumori nella sua testa di grida e bey.
Qui, era qui…
Qui aveva imparato, conosciuto e aveva seminato amore nel suo cuore.
Qui sarebbe sbocciato, fiorito.
Sarebbe tornata li, perché anche lei lo ricordava.
Non poteva dimenticare la prima volta che si erano conosciuti.
Ma nonostante questo aprì la porta ancora di più ed entrò tremando un po’, anche per il freddo, la pioggia ormai lo aveva inzuppato tutto, anche l’anima.
Era buio, non si vedeva molto, dopo il crollo era stato costruito quel magazzino che però adesso non serviva molto.
C’era odore di polvere e stantio, i suoi passi riecheggiavano, era un magazzino piuttosto grande, alto, con alte impalcature che sembravano scaffali, sembravano toccare il tetto.
Ne erano tante, chissà lei dov’era…
Avvertì dei rumori di passi, e si voltò di scatto.
Un ‘ombra, eccola!
-Mariam!-
la sua voce rimbombò con violenza, mentre la ragazza restava in silenzio.
Ma perché scappava, perché si nascondeva?
Perché aveva paura.
Lei…lei che era sempre stata una gelida blader che non si faceva sconfiggere da nessuno.
Adesso tremava dalla paura.
E scappava di fronte al ragazzo, perdendosi tra gli alti scaffali del magazzino, mentre il ragazzo la inseguiva, seguendo l’udito.
Poi non lo sentì più.
Che si fosse arreso?
Poi un rumore, un “click”.
-Lancio!-
Aveva lanciato il bey, che voleva fare?
-Trova lo squalo-
!!!
La squalo era nella tasca di Mariam.
Velocemente la ragazza lo lanciò, allontanandolo da lei.
-Vai!-
le voci dei due rimbombarono, mentre Max ripartiva all’inseguimento, con Mariam che invece si era fermata a prendere fiato, rabbrividendo.
Aveva freddo.
Era stanca.
Aveva paura…
Diciotto anni, lacrime scendono dal suo viso.
Aveva sbagliato tutto, tutto!
Non sarebbe dovuta andare, non avrebbe dovuto cercarlo, non avrebbe dovuto scappare.
E adesso non doveva piangere!
Ma non ci riusciva.
Era stanca, infreddolita e spaventata da un amore che adesso la investiva come un’onda.
Ora…ora voleva solo…
Solo…che lui l’abbracciasse…
Perché lei…
Lei…
-Io ti amo, Max…-
lo disse tra in singhiozzi avvertendo per la prima volta la sensazione di leggerezza nel sussurrare quelle parole, mentre alzava lo sguardo verso l’alto, sfuocato dalle lacrime.
Adesso basta.
Qualcosa di poco chiaro, poi, apparve davanti a lei.
E una mano calda e umida l’accarezzava.
Spalancò gli occhi, stupita.
L’aveva trovata.
E sorrideva felice, anche lui stava piangendo.
-Io ti amo, Mariam…


Tap on my window knock on my door
I want to make you feel beautiful

Batti alla mia finestra bussa alla mia porta
Voglio farti sentire bella



Furono istanti di assoluto silenzio, i bey si erano fermata vicini, mentre Mariam mentalmente riascoltava quello che il ragazzo gli aveva appena detto.
L’amava…
Lui l’amava…
Lei l’amava…
Nessuno dei due parlò…
Poi Mariam, rendendosi conto che non era un sogno, allungò le braccia lentamente, e il corpo caldo di Max le scaldò il sangue, mentre le loro labbra si andavano ad incontrare.


I don’t mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved
She will be loved

Io non pensavo di spendere ogni giorno
Fuori in un tuo angolo sotto l’acqua scrosciante
Cercando la ragazza dal sorriso rotto
Chiedendole se volesse stare un po’
E lei sarà amata
Lei sarà amata


Si stavano baciando, si stavano amando.
Si amavano.
E dal nulla sembrava apparire un fiore, mentre la pioggia lavava via le loro ultime lacrime, gocce di pioggia che si erano insinuate tra i vestiti e i capelli.
E anche se si sarebbero prima o poi lasciati perché lei doveva tornare a casa.
Lui l’avrebbe amata, lei sarebbe stata amata.



FINE

Evviva! Scritta tutta ad un colpo, mielosa più che mai con come sottofondo la pioggia, ovvero la cosa che mi fa impazzire, io adoro la pioggia!
Spero che vi piaccia, non temete per “Drops”, presto aggiornerò (presto, speriamo! ^^;)

  
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