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Autore: skippingstone    05/11/2013    5 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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1. Possa la luce essere sempre a vostro favore
 
È come in quei filmati che ci fanno vedere di continuo: tutti messi ordinatamente di fronte ad un muro. I soldati hanno dei fucili in mano e controllano ogni persona. Urlano di star fermi, di non fiatare e che non bisogna opporsi. Più ci si muove, più si ha la possibilità di non vedere i cari, mai più. 
In quei video troppa gente si muove e, infatti, troppa gente muore.

«Vedrai, non accadrà a te. Tu sei nativo di Capitol City, perché dovrebbero chiamare te?»
«Livius, davvero credi non toccherà a me? Sono quattro anni che non pescano il mio nome e nessuno sa quale nome potrebbe apparire da un momento all'altro. Da quando sei diventato il veggente di tutta Panem?»
Sembra di essere in una barca con troppa gente sopra. Stiamo stretti, ci spingiamo, ci agitiamo e non riusciamo a star zitti: non tutti riescono ad accettare il destino che ci aspetta, soprattutto i più piccoli che sono nuovi in questo campo. Livius, anche se più piccolo di me di due anni, è il mio unico migliore amico. Unico perché nessuno ha mai avuto il piacere di stare con me. Non sono mai stato molto popolare, non sono il tipico ragazzo che tutti vorrebbero accanto, soprattutto in un distretto come quello in cui vivo io. Il distretto 2. 
I miei genitori si trasferirono una decina di anni dopo i Giorni Bui perché proprio il presidente Morse aveva chiesto loro di andare. "Ci sono grandi piani per il distretto 2. Diventerà il distretto più forte di tutta Panem. Sapete perché? Perché mi è stato il più fedele!" Allora prendemmo il treno e arrivammo dritti qua, in questo distretto dove non c'era altro che miniere, miniere e miniere. Sembrava di essere caduti nel distretto 12 invece del 2. Sin dall'inizio non ho avuto un'infanzia facile. I bambini della mia stessa età non volevano giocare con me: avevo vestiti strani, strani capelli, occhi troppo chiari perfino per loro che hanno la carnagione molto chiara e denti troppo bianchi. "Tutta gelosia: questo era il pregio di vivere a Capitol City..." - diceva mio padre quando gli raccontavo del fatto che mi avevano usato come palla da tennis - "...abbiamo più comfort degli altri". Io, sinceramente, non sapevo se fossero comfort o penalità visto che passavo il tempo a parlare da solo. Ero la vittima preferita degli scherzi, della burle altrui. Quando nessuno sapeva cosa fare, la soluzione ero io. Una volta mi passarono una lametta e mi dissero di dovermi tagliare le vene: la mia presenza era inutile, non avrei mai potuto aiutare nelle miniere con il mio corpo esile e la mia salute cagionevole. La cosa che mi rendeva più triste era che mio fratello faceva parte del gruppo dei bulli, lui stesso rideva alle battute contro di me, lui stesso mi aveva passato la lametta.
Un giorno inciampai, nel vero senso della parola, in Livius. Era disteso a terra e io non mi accorsi della sua presenza così caddi a terra. Lui fece finta di niente, si volse e mi disse sorridendo: «Guarda, sta crescendo una rosa bianca.»
La mia condizione di vittima mutò proprio quando incontrai questo strano ragazzo che amava veder crescere le rose bianche. Era diventato lui il passatempo preferito degli altri e io reagii. Colpii a lungo un ragazzo e non smisi fin quando non gli vidi uscire il sangue dal naso. Da allora mi chiamano il Sanguinario. Ovviamente i genitori detestarono, e detestano tutt'ora, il mio volto, così i ragazzi, così le ragazze tranne colui di cui presi le difese.
Da allora io e Livius non smettemmo di essere amici, neanche per un secondo.  Continuiamo ad essere amici anche in questo istante dove tutti noi siamo le prede di Capitol City, carne prelibata.
Qualcuno di noi, infatti, è destinato a diventare il nuovo volto del distretto negli Hunger Games. Posso solo sperare di non diventare il loro nuovo giocattolo, il nuovo volto del distretto 2.
«Livius, e se chiamassero me?»
«No, se chiamassero me? Insomma, tu sei più carino di me, più alto e più secco. Io puzzo ancora di latte, non so leggere bene e non posso accattivarmi il pubblico come faresti tu. E, poi, tu sei di Capitol City.»
«Ancora con questa storia? Io faccio parte del distretto 2 proprio come ne fai parte tu.»
Sul palco c'è già lui, colui che ogni anno annuncia i nuovi tributi, che li accompagna fino al fulcro dei giochi. Lui, Victor Vict.
Dietro la figura di quell'uomo muscoloso, occhi verdi e capelli arancioni si nasconde un abile giocatore. Lui, infatti, è il primo vincitore del distretto 2, vinse la quarta edizione quando aveva 18 anni. Se io fossi un vincitore degli Hunger Games, non parteciperei mai a qualcosa che riguardi, poi, quegli stessi giochi. Anzi, andrei il più lontano possibile. Però, a quanto si poteva vedere, gli Hunger Games non ti lasciano mai libero.
«Miei cari concittadini, possa la luce essere sempre a vostro favore!»
Il motto del distretto 2: possa la luce essere sempre a vostro favore. La luce perché rappresenta la vittoria, la salvezza e i diamanti, ciò per cui è famoso il distretto.
«Prima di passare all'estrazione dei biglietti, il presidente di Capitol City vorrebbe parlarvi.»
Partono le scene di un distretto 13 distrutto, la scena di qualche edizione degli Hunger Games e il saluto del Presidente Morse. Niente di nuovo, niente di insolito, niente di sconvolgente fin quando non appare una nuova sequenza, una scena mai vista nei video precedenti.
«Ritenetevi fortunati! State facendo la storia, miei cari ragazzi: la storia degli Hunger Games. Guardatevi, guardatevi attentamente.»
In realtà nessuno segue il consiglio del Presidente perché siamo tutti impegnati a guardare i suoi occhi viola e le sue mani che accarezzano il gatto, anch'esso viola.
«Voi siete i giocatori della 25° edizione degli Hunger Games, la prima edizione della memoria. Me - mo - ria.» - il Presidente scandisce bene l'ultima parola per renderci chiaro il concetto della parola appena pronunciata. Lo fa quasi sempre. Non gli importa della divisione in sillabe, del rispetto della lingua o del giusto modo di dire una parola, lui si diverte a dividere le varie parti di una parola e dirle ad alta voce con una certa enfasi.
«Vi chiederete cosa bisogna ricordare, vero? Bisogna ricordare i morti e il rispetto. Il ris - pe - tto! Quindi, per ricordare ai ribelli che i loro figli sono morti a causa loro... Sì, cari genitori a cui batte il cuore perché vedete i vostri cucciolotti ammassati qua davanti, è solo colpa vostra se esistono gli Hunger Games, il vostro programma preferito. D'altronde vedete solo quello in televisione, vero?» - il Presidente ride divertito. Si diverte perché quella che ha appena fatto è una battuta, di cattivo gusto aggiungerei. Dice che gli Hunger Games sono il programma più visto da tutti perché, in effetti, lo sono davvero: sono l'unica cosa che si può vedere in televisione, l'unico programma. Quando non ci sono gli Hunger Games in onda, ci sono le repliche.
 «E, allora, abbiamo pensato: perché non far partecipare in modo attivo gli spettatori? Dunque, ho preso questa decisione sia per, come dicevo prima, rendervi più partecipi sia per farvi capire che le vostre azioni non restano impunite o dimenticate.»
Il Presidente si ricompone e fa scivolare il suo gatto viola dalle gambe. Si dà due colpetti sul petto e aggiusta il papillon viola con i pois blu elettrico.
«Per ricordare ai ribelli che i loro figli sono morti a causa loro, i tributi saranno eletti dal distretto stesso. Buona edizione della Memoria, buona visione e ricordate che Capitol City vi controlla sempre, sem - pre.»
Si spegne lo schermo gigante e immediatamente si sentono le urla di una madre disperata. Tutti noi ci giriamo verso la donna.
Subito mi immedesimo nei video che abbiamo visto fino allo svenimento: noi siamo quei ribelli che erano ordinati lungo il muro. Questa volta, però, le armi ce l'hanno il panettiere, il signore che mi aveva donato un frammento di diamante appena arrivai, il mio vicino, il maestro che mi ha insegnato a leggere e a scrivere, il bullo che mi ha tormentato sin da subito, la madre del ragazzo che ho picchiato, l'anziana signora che racconta sempre dei Giorni Bui, l'ubriacone che parla sempre male di me, la signora che ci porta il latte, l'amica di mia madre, il padre del mio migliore amico, mio fratello, mia madre, mio padre. 
Stranamente sento di essere quello che si muove più degli altri, quello che sta per ricevere un proiettile in faccia.
  
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