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Autore: BreezyLeveret    05/11/2013    4 recensioni
Gente, è una cosa demenziale, leggetela se volete farvi due risate e non vi vengono istinti omicidi a leggere boiate del genere. Tutto qui, per il resto, lascio a voi :)
Genere: Demenziale, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14:57

Erano ormai sei minuti pieni che Lucia fissava lo schermo del cellulare. Sei minuti in cui era passata rapidamente dallo stupore al panico, all’angoscia, alla disperazione. Ancora un paio di quei dannati minuti e sarebbe entrata nella fase “sono–un’–ameba” stile Bella Swan abbandonata da Edward.

E il motivo di tali non esattamente piacevoli sentimenti non era altro che un unico, breve sms.

Non un sms tipo quelli della mamma “tesoro, chiamami subito!”, né un noioso “Il tuo credito residuo è di 0, 04 €” .

No, era qualcosa di molto peggio.

[14.51] CARLO <3: “Dobbiamo parlare. Passo da te alle 5”

 

Già, per una sedicenne immersa nella sua prima vera relazione, vivendo in un mondo di nuvolette rosa e unicorni volanti, le due parole peggiori al mondo erano quelle: “dobbiamo parlare”

Allo scoccare delle 14:58, Lucia trovò la forza di alzarsi dal letto e scendere in cucina. Tirò fuori dal frigo il latte e si riempì il bicchiere, tanto per far qualcosa. Di certo nutrirsi non era il suo problema principale al momento.

“Calmati. Calmati.” continuava a ripetersi la ragazza. “Non c’è bisogno di farsi prendere dal panico, va tutto bene.”

“Va tutto bene? Ma sei impazzita, razza di deficiente?”

Sì, Lucia aveva spesso lunghi dialoghi con sé stessa in toni non sempre amichevoli.

“Ma perché Carlo mi vuole lasciare?”

“E dai, come fai a essere sicura che ti voglia lasciare?”

“Ma lo hai letto il messaggio, cretina? Dice dobbiamo parlare! Sono le parole-che.non-devono.essere-nominate, tabù, insomma, una catastrofe!”

“Sì, hai ragione, scusa”

“Figurati”

“Probabilmente è ancora arrabbiato per quando ho accidentalmente rovesciato la tisana al mirtillo sul suo smartphone”

“Ma no, ha detto che ti aveva perdonata!”

“E allora, perché? Sono i miei capelli il problema, vero?”

“Ma no, tesoro, i capelli sono a posto, giusto qualche doppia punta”

La ragazza si passò una mano tra i capelli scuri, frustrata. Stava diventando paranoica, si disse, concordando con sé stessa.

E addio progetti di studiare per la verifica di storia, prima delle cinque sarebbe stata troppo in ansia per aprire il libro e dopo… be’, dopo di certo non avrebbe avuto la forza di smettere di piangere.

A questo pensiero, Lucia già sentiva le lacrime che si formavano agli angoli degli occhi, ma le ricacciò con forza.

“Sciocca, piangere non serve a nulla.” continuava a ripetersi, mentre la seconda e sempre presente vocina nella sua testa mormorava dei deboli “Giusto, brava”.

 

Quando alzò gli occhi per guardare l’orologio le sembrava fossero passati solo pochi minuti, una ventina al massimo, invece erano già le 16:40.

“Cosa? Venti alle cinque? No, no, non sono pronta!”

La ragazza si alzò di scatto dalla sedia, rovesciandola e facendo scappare il gatto che intanto si era posato sulle sue ginocchia, approfittando dell’immobilità della sua padrona.

Per un attimo Lucia considerò di chiamare Francesca, la sua compagna di banco, con la quale era abbastanza in sintonia, per chiedere consiglio, ma poi capì che si era già detta tutto ciò che si poteva dire anche da sola.

E allora aspettò. Aspettò le cinque e le cinque arrivarono. Alle cinque e un minuto il driiin del campanello la spaventò più della scena della doccia di Psycho.

“Perché non posso restare in casa mia per sempre? Chi me lo impedisce?”

“No, vai, affrontalo a testa alta, forza! Credo in te.”

E dopo quell’incoraggiamento dato a sé stessa, Lucia fece un grande respiro, aprì la porta e salutò debolmente il ragazzo biondo che le si parò davanti.

 

 

 

-…e storia l’hai già studiata?-

-No-

-Ehm…ok… sai che giovedì comincio il corso di informatica? Fantastico, no?- chiese esaltato Carlo.

-Sì, fantastico.- rispose Lucia, tutt’altro che entusiasta.

“Ma perché ci gira tanto intorno? Ah, codardo che non sei altro, se vuoi mollarmi mollami, no?”

-Be’, comunque, ti ho chiesto di parlare, quindi, ecco… -

“No, aspetta! Ho cambiato idea, giraci pure intorno, che dicevi del corso di informatica?”

Lucia non era pronta, benché avesse passato tre ore a convincersi che non fosse una tragedia. Si girò, fingendo indifferenza. Non avrebbe guardato in faccia Carlo mentre affondava il coltello nelle sue carni.

-Insomma, quello che volevo dirti è che… ecco, io… mi conosci…-

-MA COSA TI HO FATTO?- esplose Lucia, troppo agitata per prestare attenzione al povero balbettante ragazzo. Talmente agitata da non accorgersi che Carlo non aveva ancora pronunciato le terribili parole.

Ma se ne rese conto troppo tardi e scoppiò in lacrime per il dolore e la rabbia di aver fatto anche una figura imbarazzante in un momento in cui voleva apparire il più tranquilla e controllata possibile.

-C-come, scusa?- Carlo si avvicinò alla ragazza con fare protettivo.

Be’, ormai il danno era fatto e Lucia non poteva che andare avanti. –Perché… perchè vuoi lasciarmi?- mormorò tra i singhiozzi. E lo guardò in faccia, dritto negli occhi. Ora sì, voleva sfidarlo, voleva vedere cosa avrebbe potuto dire.

Ma la risposta la lasciò interdetta.

-Lasciarti? Ma sei impazzita? Pensavo mi avresti lasciato tu dopo che ti avessi detto che ho ucciso il tuo pesce rosso!-

Silenzio.

Ancora silenzio.

Poi Lucia comprese il significato di quelle parole e la sua faccia si aprì in un enorme sorriso.

-Ma allora tu non vuoi… ehy, aspetta un secondo, HAI AMMAZZATO FERDINAND?-

-Mi spiace, è stato un incidente, dovevi avvertirmi che ai pesci il cioccolato non piace-

Lucia sospirò, finalmente rilassata. In realtà, per quanto la riguardava, Carlo poteva ammazzarle anche altri quindici pesci, se questo voleva dire continuare a stare insieme. Stare con il suo Carlo, il ragazzo alto e un po’ imbranato, l’unico che potrebbe scrivere “Dobbiamo parlare” alla propria ragazza per annunciarle la dolorosa fine del suo pesce rosso.

-Ti amo- disse la ragazza, abbracciandolo forte.

-A-anche io- rispose Carlo, che in questa storia ci aveva capito molto poco. Ma, come suo solito, non le chiese troppe spiegazioni e ricambiò l’abbraccio affettuoso della sua ragazza.

“Mi piacerebbe sapere cosa ho combinato…”

“Bah, lascia stare… chi le capisce le donne?” Si rispose, dentro di sé.

 

 

 

 

 

#SpazioAutrice

Boh, non so se dovrei commentare o faccio meglio a nascondermi, dopo questa… cosa.

Un’idea stupida e demenziale che mi ha attraversato la mente vedendo un’immagine su Tumblr. E tanto rapida è stata l’idea, tanto lenta la trascrizione, visto che queste due pagine di word sono in cantiere da parecchi mesi. E vogliamo parlare del titolo originale come pochi dato all’ultimo minuto? Bah, sono proprio da buttare, ma oh, dovete prendermi così.

E quindi, niente, tutto qui.

Adios :)

  
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