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Autore: biberon    05/11/2013    4 recensioni
Lei é stata tradita.
Lui l'ha tradita.
Lei lo ama.
Lui anche.
Ama lei o se stesso?
Dal testo:
"Io le emozioni non le so scrivere o dire. Le so provare, diamine."
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Courtney
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale, A tutto reality - Azione!
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"Sei sicura?" Mi chiede.
Mi guarda negli occhi.
Odio quando mi guarda cosí.
Non posso resistergli, mai.
I suoi occhi azzurri si avvicinano lentamente ai miei, finché le nostre facce non si trovano a pochi centimetri l'una dall'altra.
"Sei sicura?" Ripete.
Io abbasso lo sguardo e annuisco.
Giá, me ne sto andando.
Un paio di mesi fa mi sarei messa a ridere se qualcuno mi avesse chiesto se volevo andarmene. 
Ma due mesi fa non conoscevo Gwen.
Non sapevo del male che mi avrebbe fatto.
La conobbi a scuola. Era una nuova alunna della mia classe. L'ultimo anno di liceo sarebbe stato duro per tutti, e immaginai quanto avrebbe potuto esserlo per una ragazza che non conosceva nessuno. Cosí,nonostante non avessi bisogno di nuove amiche, mi sedetti accanto a lei e provai a farci amicizia.
La invitai a pranzo con me.
Studiammo insieme tutti i pomeriggi.
Lei e Duncan si conobbero cosí, per colpa mia.
Quel che si dice "farsi del male".
Sí, ero un'autolesionista. Peró inconsapevole.
Non potevo immaginarlo.
Fu brutto, molto brutto. Ricordo ogni cosa, ogni minimo dettaglio di quella sera afosa.
Rientrai presto dal corso di karate. Mi allenavo per dimagrire un po'. Per piacere di piú a Duncan.
Avevo detto a Gwen di andare a casa nostra e di aspettarmi.
Mi fidavo.
Mi sbagliavo.
Li trovai nel bagno, seduti sul water.
Non stavano facendo granché, solo ... un bacio.
Ma un bacio passionale e sincero, piú sincero di quelli che lui dava a me.
Non urlai.
Non piansi.
Non li insultai.
Feci ció che dovevo fare come se non ci fossero.
Mi lavai la faccia e bevvi un sorso d'acqua fredda, trattenendo i singhiozzi.
Probabilmente se non fossi arrivata sarebbero andati oltre il bacio.
Me ne andai dalla stanza senza voltarmi, senza controllare se mi stessero guardando.
Scesi in cortile e mi sedetti per terra.
Guardai la luna per tutta la notte.
Al mattino mi svegliai ancora lí, distesa su un mucchio d'erba bagnata.
Doveva aver piovuto.
Quando salii in casa, la prima cosa che feci fu chiamare mia madre.
Le dissi che ssarei tornata a vivere con lei.
Ero stata stupida ad abbandonarla, proprio quando papá era venuto meno.
Ero stata stupida ad andare aa vivere con Duncan a diciassette anni.
Ero stata stupida ad andare a vivero con Duncan, punto.
Lui non disse nulla.
Ma stasera, la sera in cui ho deciso di andarmene, due settimane dopo il tradimento, questa sera in cui sono sull'uscio con due valigie strette in mano, stasera in cui lasceró per sempre la mia casa, sta sera lui sa solo dire "Sei sicura?"
Forse é un tentativo di dirmi che gli dispiace per ció che ha fatto.
No, il mio Dunki è troppo orgoglioso.
Non ammetterebbe mai di aver sbagliato.
"Principessa ..." bisbiglia. 
Io indietreggio.
Mi accarezza una guancia con il dorso della mano.
"Sai che ti amo. E ..."
Sbuffa.
"Oh, ma perché é cosí difficile? Io ti amo. Non sono un fottuto poeta, non so usare le parole che piacciono tanto a voi donne ... so solo provarle le emozioni, non raccontarle."
Io gli tappo la bocca con un dito.
"Basta, tanto é inutile. Io me ne vado, Duncan. Non ... posso stare ancora qui. Sai come sono fatta. Non posso ... sono ... insomma ... tu ... lei ..."
Mi si appanna la vista.
Non voglio piangere, ma non posso farne a meno.
Le lacrime scendono dagli occhi, rotolano sulle guancie, si rincorrono sul mento.
Lui ha la solita espressione menefreghista, ma intravedo nei suoi occhi che é triste.
O forse no.
Sono stufa di soffrire per lui ... 
"Sei un'idiota!" Urló. 
Come ai vecchi tempi.
Alzo una mano e il rumore sulla sua faccia é secco.
Uno schiaffo. 
All'improvviso rivedo il nostro primo incontro.
Risento la prima cosa che mi ha detto.
"Ehi ... ma tu hai un culo perfetto!"
Rivedo la prima cosa che ho fatto.
Sciaff. Un bel ceffone.
Sí, é sempre stato cosí, da quando lo conosco.
Menefreghista, bugiardo, pervertito, sregolato, oppurtunista, ribelle ...
Giro sui tacchi, recupero le valigie.
La porta é giá aperta.
Raggiungo l'ascensore, premo il pulsante rosso.
Primo piano, secondo, terzo ...
Quanto cavolo ci mette ad arrivare?
Sento la sua voce, dietro di me.
"Sei sicura?" Ripete, ancora una volta.
Io sospiro.
"No."
Lascio cadere le valigie, mi giro di scatto, alzo una mano ...
Lo spingo sul divano, premo le labbra contro le sue stritolandogli i polsi.
"Mai piú." Sussurro dentro la sua bocca.
"Cosa, tradirti?" Risponde.
Sento il suo respiro accarezzarmi dolcemente il palato.
"No. Non permettermi mai piú di pensare anche solo lontamente di andarmene da te."



   
 
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