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Autore: samhain    06/11/2013    4 recensioni
[Questa fan-fiction si è classificata seconda al contest "Telling Japanese festivals" indetto da Violaine e _Kuro_Ookami_, sul forum di efp]
Salve! Ecco la mia fic per il mio secondo contest ^^
[GouenGaze]
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Shuuya si concesse un sospiro, inalando l'aria fresca che frastagliava con morbidezza le chiome ingiallite degli alberi nel cimitero.
« Allora, Fuusuke... Andiamo a casa? »
L'adolescente dai capelli bianchi lo guardò stranito e confusamente.
« Casa? »
« Sì, casa. »
« Gouenji... Io vivo al Sun Garden. »
« Lo so, ma io non intendevo quella casa; intendevo casa nostra. », spiegò il biondo, rendendo ancor più titubante l'espressione di Suzuno.
« Cosa vuoi dire? »
« Che mio padre e Yuuka ci aspettano, Gelato all'anice-san. »
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Axel/Shuuya, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Shuu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nick efp: flugufrelsarinn_
nick forum: Weed_KuroNeko;
titolo: The Autumn Breeze takes away your loneliness and brings you home;
eventuale sottotitolo: /
rating: Verde;
genere: Fluff, malinconico, sentimentale;
personaggi: Axel Blaze/Shuuya Gouenji, Bryce Withingale/Suzuno Fuusuke;
eventuale coppia: Crack-pairing;
pacchetto: Autunno- Festa dell'Equinozio;
avvertimenti: /

note d'autore: Ciao a tutti! Questo è il secondo contest a cui partecipo... yay? XD

Wow, non avrei mai pensato di scrivere su questa pair. Devo dire che non è affatto male, anzi, devo ringraziare la mia sweet friend Ele-chan per avermela consigliata, dato che lei li shippa come se non ci fosse un domani (?).
Ringrazio infinitamente Kuro e Viola per avermi permesso di partecipare! c: 

Okay, concludo con il dirvi che questa fic l'ho scritta con il cuore sereno. Non so bene il perché, ma mi sentivo molto tranquilla e rilassata. Beh, spero che faccia rasserenare anche voi che leggete c: Enjoy it!

 

Any


 

             .:The Autumn Breeze takes away your loneliness and brings you a Home :.

                                    [dedicata a Ele-chan, ma anche a tutti coloro che supportano questa pair]

 

Ai piedi di un ruvido albero centenario, una moltitudine di foglie increspate, oramai stanche di vivere, si apprestava a depositarsi formando un irregolare tappeto di colori scarlatti.
Tutti gli arbusti, tutte le piante ed i fiori, si stavano delicatamente spogliando dei loro frutti, lasciandoli cadere dinnanzi alle proprie radici secche e moribonde; i vivaci e briosi campi di grano, le cui floride spighe dorate si ergevano superbamente dal terreno, ora non erano divenuti altro che sterili e funerarie lande incoltivabili.
Il vivido sole estivo, che una volta dominava incontrastato nel cielo azzurro anice, aveva cominciato ad ammalarsi, impallidendo lentamente, e a nascondersi timidamente fra delle plumbee nubi grigiastre che adornavano malinconicamente l'atmosfera.

L'autunno era giunto in Giappone, purtroppo.

Le persone avrebbero potuto dire infelicemente “addio” a tutte le belle giornate lumeggiate dagli scintillanti raggi solari, al crogiolarsi serenamente su una spiaggia bagnata da un mare blu cristallino; avrebbero salutato anche le magnifiche serate estive, accompagnate da un cielo puntellato da astri brillanti o dalle allegre grigliate con i propri amici e parenti.
Tutto questo sarebbe letteralmente svanito con l'avvento della stagione settembrina, Portatrice di maltempo ed infertilità, Signora di morte e di malanni.

Ma, il 23 di settembre, non portava con sé solo secchezza e uggiosità. Con la sua venuta, sarebbe sopraggiunto anche un giorno molto importante per tutto il popolo giapponese; un giorno in cui, ogni anno, si celebrava una festa memore e significativa e che tutta la gente aveva impressa orgogliosamente nel proprio cuore: il festival dell'Equinozio d'Autunno. Tutti quanti si stavano mobilitando per andare a trovare i propri cari al cimitero, dato che le radici della tradizione stavano proprio in questo.
Avrebbero ripulito le loro tombe con dell'acqua pura e limpida, acceso loro degli incensi profumati e dedicato qualche affettuosa parola. I bambini, invece, avrebbero danzato dolcemente sotto la pioggia di foglie ingiallite, mentre le loro madri avrebbero intonato un'amorevole filastrocca, accompagnando il loro delizioso ballo.


Ed era lì, in quella giornata così commemorativa quanto melanconica, che due rigide lapidi grigie e crepate venivano flebilmente immerse dai fiochi raggi bianchi di una Stella Madre malaticcia.
Su di esse erano scolpiti due nomi; due nomi all'apparenza diversi, ma che, un tempo, erano strettamente legati dall'eterno nastro del matrimonio.
Due camelie bianche giacevano silenziosamente ai loro piedi, senza emanare alcun tipo di effluvio o aroma. Tipico di quei fiori. Erano una specie davvero molto particolare, poiché, per l'appunto, non sprigionavano alcun tipo di essenza... Esattamente come l'anima di colui che li poggiò accuratamente dinnanzi alle stele di pietra; un ragazzo dai soffici tratti femminei, i lineamenti esili e poco prorompenti e due occhi profondi e cristallini quanto un oceano.
Le sue mani, morbide e candide come il cotone, erano raccolte in segno di preghiera e rispetto verso i due coniugi defunti: i suoi genitori.
Il giovane, il cui nome era Suzuno Fuusuke, li perse entrambi quando non era altro che un bambino senza macchia di alcun peccato. Un incidente sul lavoro glieli strappò crudelmente e senza minimo indugio, lacerando nettamente il suo spirito.

Eppure, quando era piccolo, non viveva la perdita con astio eccessivo. Beh, c'è anche da dire che, in fondo, quando si è in tenera età non si è puramente coscienti di quello che accade attorno alla propria esistenza... Così fu per Fuusuke.

Ma ben presto, con la crescita, si accorse di quanto potesse essere infelice e vuota una vita senza delle figure genitoriali al proprio fianco.
Aveva smesso addirittura di sorridere. Nessuno che lo conoscesse lo aveva mai visto incurvare le labbra in qualche smorfia o sorta di espressione che non fosse, ovviamente, differente dalla sua cera sempre impassibile e fredda.

Si sentiva come chiuso in una nicchia buia e angusta, un'oscura cella priva di finestre dove non vi irradiava alcun tipo di bagliore.

Da bimbo contento e giocoso nel suo piccolo mondo, si era trasformato in un'austera lastra di ghiaccio, da cui, apparentemente, non trapelava nessuna emozione.

Un involucro di carne, privo di sostanza.


Le due camelie bianche vennero leggermente mosse dalla lieve brezza autunnale, sospingendo i delicati petali chiari, quasi a volerli recidere dal pistillo.
Le palpebre di Suzuno erano ancora sigillate, celando così le splendide iridi azzurre che vi abitavano al di sotto, rendendo impossibile di leggerne la rara bellezza.
Era perso in chissà quale flusso di pensieri e, a giudicare dall'espressione concentrata, parevano assai profondi e avvallati.

Ma... c'era qualcosa che sfuggiva.

Sì, perché il ragazzo stringeva saldamente fra le mani un terzo fiore. Un fatto molto strano, dato che non aveva altri parenti defunti oltre ai genitori...

La corolla, però, era ben differente da quelle che aveva precedentemente donato: era di un vermiglio vivo presentante lievi sfumature aranciate, vivace come una serata costellata dai fuochi artificiali, bella quanto la luna rossiccia nelle notti d'estate.
Dal suo centro si allungavano sinuosamente dei sottili filamenti rosati, sormontati da piccoli stami dal colore mielato; pareva quasi un astro brillante. Sembrava addirittura che illuminasse l'anima incupita e inquieta dell'albino.

Una stella luminescente, in un cielo sferzato da ricordi scarlatti.

 

D'un tratto il ragazzo dalla lucente chioma bianca riaprì lentamente gli occhi e, dopo aver salutato dolcemente i suoi, si allontanò dalle tombe ripulite e rifiorite.
Ma, invece di uscire dal camposanto, si diresse verso un altro loculo; il sepolcro di una persona che non conosceva affatto.
Si fermò davanti ad esso, ammirando la fotografia che adornava la lastra di pietra liscia e levigata.

Nell'immagine era immortalato il volto di una donna serena e giovane, senza l'ombra di imperfezioni cutanee, dall'aspetto ameno e curato. Aveva una ondeggiante chioma mossa di un dolce color nocciola e un paio di occhi cioccolato che imprimevano tenerezza e affettuosità nel cuore dell'osservatore... Una madre, insomma.

Una figura così amorevole e delicata a cui, però, era stato spietatamente estirpato il ramoscello smeraldino dell'esistenza.

Fuusuke guardò il sorriso che delineava morbidamente quel volto femminile, cogliendone il fascino materno.
Era semplicemente bellissima... Come tutte le genitrici buone e valorose.
Poteva riuscire addirittura a percepirne il profumo; un qualcosa di zuccheroso, come il suo docile aspetto.

Estrasse dalla tasca della sua felpa viola un ultimo bastoncino di incenso alla rosa; lo accese e lo poggiò gentilmente su un piattino di terracotta soprastante la lapide opaca e marmorea.

L' inebriante fragranza cominciò a farsi strada fra le narici di Suzuno, colmandole della sua freschezza.

Inspirò profondamente l'aria, poi, con una mano andò a carezzare la foto della donna.
Non era da lui lasciarsi andare ad una simile gestualità, ma quell'immagine così incantevole e rassicurante lo spingeva ad avere un portamento diverso da quel suo solito essere diaccio.
Poté giurare di aver sentito un leggero battito provenire dal vetro in cui era racchiusa la fotografia.

Sgranò gli occhi cerulei, stupito.


Possibile che il cuore di una madre continuasse a vivere anche dopo la morte, allignando ancora nell'anima dei propri figli?

 

« Hey, non avrei mai pensato di trovarti qui. », esclamò una voce maschile... una voce che l'albino riconobbe distintamente.

Vide l'ombra di capelli tenuti alti alla mo' di porcospino proiettarsi sulla lastra e, giratosi velocemente, poté appurare che si trattasse di Shuuya Gouenji.

Un lievissimo sorriso era accennato sul suo viso bronzeo, forse perché, anche se non lo dava troppo a vedere, era felice che Fuusuke, il suo adorato Gelato All'Anice-san, fosse lì.

L'ex-capitano della Diamond Dust non rispose, limitandosi a fissarlo vuotamente; poi, rivolse il suo sguardo verso la fotografia...
Era incredibile di quanto la madre ed il figlio si somigliassero.

Possedevano lo stesso bel colore degli occhi, gli stessi lineamenti facciali, ma, soprattutto, lo stesso sorriso.
Anche il sorriso si ereditava, adesso! Rifletteva.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma trovava estremamente bello il ridere a fior di labbra del biondo.

Sapeva tanto di... famiglia.

I suoi genitori lo guardavano esattamente con gli stessi occhi premurosi di Shuuya e questo, in fondo, era una delle sue caratteristiche che più gli piacevano.

Una mano del ragazzo dai capelli platino si poggiò sulla spalla sinistra di Suzuno, risvegliandolo dai propri pensieri.
Spostò lo sguardo castano sulle mani dell'albino, notando che esse stringevano qualcosa di molto colorato e frizzante.

« Hey, quello cos'è? », domandò.

Fuusuke abbassò la testa - un pochino in imbarazzo-, ammirando il meraviglioso fiore rosso vermiglio che custodiva fra le dita pallide.

« M-Ma è un Higanbana! », esclamò il ragazzo dalle iridi castane.

« Sì. Io... l'ho preso per tua madre... Gouenji. », si limitò a dire l'altro, per paura che dalle sue labbra potessero uscire parole non troppo usuali.

Il Flame Striker parve un tantino sorpreso da quell'affermazione: non avrebbe mai creduto che quel pezzo di iceberg potesse essere capace di azioni così carezzevoli.

« Lo trovavo molto bello... esattamente come lei. Penso che sia un fiore che le somiglia tanto... o almeno credo. », mormorò Fuusuke, lui stesso incredulo della frase appena pronunciata.

Shuuya sorrise flebilmente, concedendo all'altro un abbraccio accaldante e amichevole.
Le gote diafane di Suzuno si tinsero di una dolce tonalità rossa, che quasi faceva pendant con la corolla destinata alla madre dell'amico.

« Ti ringrazio, Fuusuke. Io... sono contento. », esalò.

 

Il giovane dalle iridi azzurre assottigliò le palpebre, nascondendo in realtà la gioia e la letizia più immense che regnavano nel suo cuore in quel preciso momento.
Purtroppo sapeva che la felicità sarebbe stata istantanea; sarebbe tornato ai suoi lugubri pensieri ben presto, dimenticando probabilmente anche quel contatto con Shuuya, contatti che quest'ultimo regalava ben poco alle persone e quasi raramente.

Gli pareva quasi impossibile essere fausti... e lui riusciva a vivere solamente quando le braccia di Gouenji vestivano sinuosamente il suo corpo manchevole di essenza.


Shuuya interruppe l'abbraccio, poi, dopo aver carezzato teneramente la guancia nivea dell'altro, accolse fra le sue mani abbronzate l'higanbana rosso, facendo estrema attenzione a non dislocare neanche un singolo petalo.
Con accurata delicatezza, lo poggiò sopra la lastra bianca marmorea, accanto al piattino di terracotta sul quale giaceva, oramai del tutto consumato, il bastoncino d'incenso alla rosa.
Si mise in ginocchio di fronte alla foto della madre, cominciando a dedicarle qualche preghiera.
Suzuno seguì il suo esempio, accostandosi di fianco a lui.
Recitarono anche qualche pezzo del sutra del loto, ma, chiaramente, non del tutto a memoria... Un po' troppo complicato per due ragazzini della loro età.
Finite le lodi, i due iniziarono a ripulire la lapide con dell'acqua cristallina e distillata.

Immersero quel loculo di una nuova purezza, rigenerandolo e fornendolo di una nuova energia.

Shuuya si concesse un sospiro, inalando l'aria fresca che frastagliava con morbidezza le chiome ingiallite degli alberi nel cimitero.

 

« Allora, Fuusuke... Andiamo a casa? »

L'adolescente dai capelli bianchi lo guardò stranito e confusamente.

« Casa? »

« Sì, casa. »

« Gouenji... Io vivo al Sun Garden. »

« Lo so, ma io non intendevo quella casa; intendevo casa nostra. », spiegò il biondo, rendendo ancor più titubante l'espressione di Suzuno.

« Cosa vuoi dire? »

« Che mio padre e Yuuka ci aspettano, Gelato all'anice-san. »

 

L'ex-Gazel si irrigidì e spalancò con leggerezza la bocca, un evidente segno di sorpresa... ma anche di confusione.

Shuuya era decisamente ermetico, delle volte.

 

« Quella è casa tua! », esclamò.

 

« No, Fuusuke. Ora è anche tua, anzi, lo è sempre stato. Tutti quanti in famiglia si sono affezionati a te: la piccola Yuuka, la governante e persino mio padre. Smettila di fare sempre il solitario, perché, anche se tua madre e tuo padre non ci sono più, a questo mondo ci sarà sempre qualcuno che ti vorrà bene... come me. », spiegò il ragazzo dagli occhi a mandorla, prendendo per il polso il compagno.

 

« Smettila di innalzare muraglie glaciali attorno al tuo cuore e... lasciati far amare, Fuusuke. »

 

Detto questo, il biondino avvicinò l'altro alle sue labbra, catturandolo in un casto bacio.

Il blanquecino sbarrò i grandi occhi oceanici, tremando sotto il tocco gentile di Shuuya.
Un misto di emozioni cominciò a farsi largo nella sua anima, sciogliendo tutta la calotta artica che vi si era tormentosamente annidata.

Da quanto tempo il suo cuore non palpitava così fortemente.

Da quanto tempo dai suoi occhi non sgorgavano lacrime di letizia profonda.

Il mondo aveva il medesimo colore degli Higanbana... quando Shuuya era con lui.

Il bacio durò poco, ma abbastanza da permettere al cuore di Suzuno di irradiarsi di luce nuova.


« Adesso andiamo a casa; la cena sarà già in tavola e, poi, davvero pensavi che ti avrei fatto festeggiare lo Shunbun no Hi* da solo? È una celebrazione famigliare, perciò non puoi non esserci, sciocco. »


Fuusuke arrossì - dandosi mentalmente dell'idiota- e, ancora mano nella mano di Gouenji, si allontanò dal cimitero, dopo aver salutato rispettosamente la donna lì sepolta.

 

« La governante stasera ha preparato gli Ohaghi*; vedrai che ti piaceranno! », disse il “Porcospino”, riuscendo a far uscire un – debole- risolino dalla bocca dell'altro.


La brezza autunnale, che fino a qualche minuto fa gli stava fastidiosamente scompigliando i capelli bianchi, gli aveva portato via la solitudine e donato una casa, e la foto di quella madre appesa sulla liscia superficie satinata della propria tomba poté continuare a sorridere per tantissimi altri anni...
...Nel vedere i suoi
bambini finalmente felici.



*Shunbun No Hi: Nome originale della festa dell'Equinozio D'Autunno giapponese.
*Ohaghi: piatto tipico di questa festività.

  
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