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Autore: AryaPotter    06/11/2013    0 recensioni
Un'occasione irripetibile porta Alice nella città che sogna da mesi: Seoul, Corea del Sud.
La passione per il canto la farà entrare nel club di musica dell'Università e un amico squattrinato le darà la possibilità di esibirsi nelle piazze davanti a vere persone. Ma non si può mai sapere chi si nasconde tra la folla...
Sette ragazzi in cerca di qualcosa di sorprendente per il loro prossimo progetto; una ragazza qualsiasi che all'improvviso si ritrova catapultata in un mondo che aveva osato sfiorare solo con l'immaginazione. Cosa li aspetta?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivare a Seoul - Prologo

L’aereo rollava sulla pista d’atterraggio con il solito seguito di rumori sinistri, sballottamenti e applausi fuori moda dei passeggeri. La ragazza seduta al 13A si sporse un po’ verso il finestrino ovale per guardare le luci dell’immenso aeroporto internazionale di Incheon, e sospirò: così finalmente era arrivata. Dopo due lunghi mesi a convincere i suoi genitori e a compilare tutte le scartoffie che l’università le aveva rifilato, era finalmente riuscita a partire per l’Erasmus Mundus Europe Asia, destinazione Seul, Corea del Sud. Un anno a studiare e vivere in quella che, ormai, era la cultura che l’ossessionava. Era iniziato tutto con un video su Youtube di un gruppo hip-hop di sette ragazzi e poi una cosa aveva tirato l’altra; aveva iniziato a studiare la lingua da autodidatta e a fantasticare su viaggi e permanenze a Seul. Quando scese dall’aereo, l’aria fresca dell’autunno coreano le schiarì le idee e fece volare via le paure. Raggiunse il nastro dei bagagli a passo fermo, ma fremente di eccitazione. Guardandosi intorno riconobbe poco distante da lei altri due ragazzi italiani, partiti anche loro per l’Erasmus. La guardavano e stavano per avvicinarsi quando la sirena del nastro prese a suonare e quest’ultimo a muoversi. Con fortuna inaspettata le sue due valige apparvero quasi subito permettendole di guadagnare l’uscita dell’aeroporto senza doversi intrattenere con quei ragazzi: era venuta in Corea per un’esperienza nuova, non per socializzare con altri connazionali. Chiamò un taxi e diede l’indirizzo dell’appartamento che aveva rimediato attraverso gli annunci per studenti, vicino all’università che avrebbe frequentato. Per un po’ chiacchierò con il conducente ma poi si perse nel caos della città, nell’atmosfera creata dalle luci notturne, nei giovani che si riversavano sulle strade, pronti per passare la serata insieme. Le sembrò un mondo del tutto diverso.
Giunti davanti l’appartamento, pagò il tassista e scese dall’auto che ripartì quasi subito. Rimase per qualche minuto ferma lì a guardare l’edificio, quindi prese un profondo respiro, raccolse le valige da terra e si avviò. Salì fino all’ultimo piano e aprì la terza porta sul lato destro del corridoio; la casa era al buio, non riusciva a vedere niente. Cercò a tentoni l’interruttore della luce e quando riuscì ad accenderla rimase senza fiato: era tutto molto più carino di quanto avesse sperato. Era un piccolo trilocale formato da una camera da letto, un piccolo salottino, una cucina a vista e il bagno; era arredato in uno stile che coniugava perfettamente l’occidente all’oriente ed era provvisto sia di televisore che cavo internet. Perfetto. Posò le valige in mezzo al salotto e iniziò a esplorare la casa; perfetta, riusciva a pensare a solo quest’aggettivo per descriverla. Il massimo dell’eccitazione lo raggiunse quando aprì la porta finestra in vetro del salotto e si ritrovò su uno spazioso balconcino da cui dominava quella zona di Seul. Se ne innamorò a prima vista e seppe di aver preso la miglior decisione della sua vita. Con un sorriso, rientrò in casa e iniziò a disfare i bagagli.
Come prima cosa tirò fuori il portatile e lo collegò al cavo internet; mentre aspettava che si accendesse, prese a sistemare altre cose. Vestiti, oggetti per il bagno, asciugami, un po’ di tutto. Il classico rumore di Skype che si connette la fece ritornare in salotto e sedere per terra, le gambe incrociate sotto il basso tavolino. Non fece nemmeno in tempo ad aprire l’applicazione che subito comparve la finestra di chiamata in arrivo.
-Ciao papà- sorrise all’uomo che le sorrideva di rimando attraverso la webcam.
-Ciao piccola, tutto bene?- la voce profonda di suo padre fu l’ultimo tocco di balsamo per i suoi nervi.
-Sì sì, il viaggio è andato bene e l’appartamento è carinissimo, domani con calma ve lo farò vedere-
-Ciao patata!- sua madre s’intromise, la voce affannata come di chi ha fatto una corsa per rispondere al telefono.
-Ciao mami- le sorrise, ben sapendo che per lei era stato molto difficile salutarla – Qui è tutto a posto, funziona tutto e come potete vedere ho anche internet – la rassicurò – Inoltre la casa è proprio carina-
-Bene- suo padre prese nuovamente in mano la situazione – allora ci sentiamo quando hai tempo, va bene?-
-Va bene, bacino-
Chiusa la chiamata riprese a sistemare le ultime cose ascoltando la musica. La voce di Lee Taeil dei Block B raggiunse ben presto ogni angolo della casa chiedendole “Where are you”?
-Esattamente qui, Taeil-oppa- rispose ridendo.
Sulle ultime note della canzone chiuse l’ultimo cassetto e finì di disfare le valige. Spense il computer e si avviò in bagno con in mano il pigiama e lo spazzolino. Dieci minuti dopo si raggomitolò sotto le morbide coperte e spense la luce. Una volta al buio mille pensieri le assalirono la mente: era in Corea. Era in Corea da sola. Era in Corea da sola e la cosa era fantastica. Un sorriso le si dipinse sulle labbra e si addormentò così.
  
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