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Autore: Marialias    06/11/2013    1 recensioni
Una piccola storia che narra di un contesto familiare durante gli ultimi preparativi per un matrimonio negli ultimi anni dell'800.
(Se qualcuno vuole trarne ispirazione per scrivere un racconto a capitoli, va bene, ma mi avvisi prima) ;)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ahia!- Gridò Gloria storcendo il naso per il dolore. La sua cameriera, Agnese, le stava stringendo il corpetto e dava certi strattoni che facevano vedere le stelle.
-Signora,-  disse Agnese – chi bella vuole apparire, un po’ deve soffrire! E poi deve sembrare il più magra possibile in questo grande giorno; c’è bisogno di stringere molto!-
Gloria la guardò con l’espressione tipica da “cosa vuoi insinuare?” ma si trattenne dal replicare per evitare che quella sfacciata di Agnese cominciasse a tirare ancora di più.
Intanto la piccola Elisa, che poi tanto piccola non era, visto che aveva compiuto da poco dodici anni, se ne stava a guardare quella scena con aria compiaciuta: le piaceva vedere con quanta sicurezza la cameriera provocasse sua madre. Per  fortuna lei era magra di suo e quindi del corpetto non ce n’era nessun bisogno. Indossava semplicemente il suo vestito azzurro di seta comprato apposta per l’occasione e un paio di scarpine bianche. I capelli le erano stati legati con un paio di nastri ed, eccezionalmente, Gloria le aveva permesso di indossare i guanti.
Elisa li amava: la facevano sembrare più grande e le sue mani acquistavano una grazia e una leggerezza tali che, ad una cena a cui li aveva indossati, anche quell’acidona della prozia Pollonia, pur non osando farle i complimenti, la fissava continuamente e ribolliva d’invidia ripensando a quando era giovane e le brutte mani grassocce che aveva.
Il “grande evento” di cui parlava prima Agnese,  era il matrimonio tra Gloria e Riccardo, fidanzati già da un paio di anni e che avevano deciso di sposarsi.
Il fratello di Elisa, Fabrizio, era con Riccardo ad assisterlo mentre si preparava, proprio come faceva Elisa con la madre.
Intanto il supplizio del corpetto era terminato e Agnese stava facendo indossare a Gloria il vestito bianco ricamato d’argento mentre un’altra cameriera le picchiettava la cipria sul naso.
-Attenta ai capelli!- esclamò la sposa, che aveva passato due ore dalla parrucchiera quella mattina e che ora sfoggiava un bellissimo chignon incastonato di mollette con delle perle attaccate sopra. Agnese alzò gli occhi al cielo e disse scocciata: - Sì, lo so signora Gloria…- Poi brontolando andò nella stanza adiacente a prendere le scarpe per la padrona. A Elisa scappò un risolino e la madre la guardò con rimprovero. Ma che ci poteva fare lei se la cameriera era così comica nella sua sfacciataggine?
Zia Olivia spuntò dalla porta e chiamò: -Gloria! Vieni! È tutto pronto e ti stanno aspettando!-                                        
Gloria allora diventò visibilmente emozionata  e si lisciò con aria nervosa il vestito: - V-Va bene, a-andiamo Elisa..- Obbediente la figlia prese il suo cestino di petali di rosa e si incamminò al fianco della madre. Lei e Fabrizio infatti avrebbero seguito la sposa lanciando i petali nei ruoli di damigella e paggetto.
Appena fuori dalla chiesa Gloria prese sotto braccio nonno Umberto, poi l’enorme portone di legno si aprì e la banda cominciò a suonare la marcia nuziale. Fabrizio nervosamente prese un’enorme manciata di petali nella mano, pronto a lanciarli, mentre Elisa, che scoppiava dall’ imbarazzo per il fatto di essere al centro dell’attenzione, ne prese due o tre con mano tremolante. All’altare c’era Riccardo che aspettava la sposa sorridendo.
Ci fu molta tensione nella sala fino al “può baciare la sposa”,  per la paura che quel pazzo del vecchio fidanzato di Gloria, un certo Lorenzo Cavitti, ancora innamorato di lei, potesse entrare all’improvviso e opporsi a quel matrimonio. Per  fortuna non ne ebbe il coraggio e rimase a casa sua a disperarsi mentre tutti i parenti e gli amici degli sposi applaudivano e, nel caso della nonna Carolina, versavano lacrime di gioia riducendo il trucco ad un orribile sbafo nero che scorreva giù per la guancia.
   
 
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