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Autore: alimanga    06/11/2013    2 recensioni
Il mio primo racconto completamente originale.
"Al mio ritorno, ti racconterò tutto ciò che è successo alla festa. E' una promessa, sorellina." Emma fa una promessa alla sorella minore, spontaneamente, quasi per gioco. Un modo innocente per rendere la piccola almeno in parte partecipe della colorata vita di una ventenne. Emma non sa che la promessa sarà l'inizio della fine. Perchè nessuno le ha mai insegnato quanto diabolica possa essere la psiche umana.
Enjoy.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                   E.

La sorella di Emma aspettava, aspettava tranquilla. Emma le aveva promesso che una volta tornata a casa avrebbe condiviso con lei tutti i dettagli della festa.
La piccola si fidava: Emma manteneva sempre le promesse.
Lanciò uno sguardo alla sveglia sul comodino: le dieci passate. Decisamente troppo presto per potersi aspettare l' arrivo della sorella maggiore, ma troppo tardi per una bambina di nove anni.
Rannicchiata sotto le coperte, leggeva un libro alla tenue luce di una piccola torcia tascabile.
Sentendosi sola, canticchiava la canzoncina che sua sorella aveva inventato per lei, quando era ancora una neonata. "E. come Emma, E. come Emily, sorelle per sempre..."
Sapeva che se avesse atteso senza fare nulla, la sua mente si sarebbe presto arresa al sonno, e questo non poteva permetterlo. In fondo aveva anche lei un compito: doveva aspettare Emma senza addormentarsi.
Odiava chi infrange le promesse.

 
                                                                         ******************
"Cosa abbiamo, Nancy?"
Il chirurgo indossò frettolosamente i guanti bianchi e sistemò sul vassoio bisturi, pinze e siringhe, poi si voltò ad osservare l'occupante del tavolo operatorio.
Lunghi capelli corvini ricadevano intorno al corpo, quasi a sottolinearne la superba figura; il viso a forma di cuore, le mani affusolate... tutto in quella ragazza sembrava essere stato plasmato da un dio.
In quella bellezza, però, c'era qualcosa di innaturale, qualcosa di perverso che la sfigurava: rivoli di sangue vermiglio colavano da sotto il cuoio capelluto, perfettamente visibili sulla pelle bianca, mentre gli occhi chiusi trasmettevano una sofferenza indescrivibile. Le labbra contratte a trattenere un muto urlo di dolore, il rosso che macchiava ovunque il candore della pelle, tutto nella ragazza sembrava urlare, urlare di rabbia, di dolore e di paura, paura della morte che sentiva arrivare.
"Un grave trauma cranico, tre costole rotte e due incrinate. Possibile tamponamento cardiaco, il battito si sta indebolendo. Questa ragazza ha avuto un incidente stradale mentre lasciava un locale sulla trentacinquesima.
Dai documenti che aveva con se è emerso che si chiama Emma Jones, diciannove anni. In caso servisse una trasfusione, il suo gruppo sanguigno è A negativo." L'infermiera posò la cartella medica appena consultata; alle sue spalle il resto del personale stava ultimando i preparativi per l' operazione che, evidentemente, non sarebbe stata facile.
"Bene. Cominciamo subito. Le sue condizioni possono aggravarsi ogni secondo che passa." Il chirurgo prese un bisturi dal vassoio. "Buona fortuna a tutti."

 

                                                                         ******************
La bambina aspettava, aspettava furiosa.
Sua sorella non aveva mantenuto la promessa.
Nella sala d' aspetto, la piccola era seduta lontana dai genitori, e ogni tanto si sfiorava la guancia ancora rossa, il punto in cui la madre l' aveva colpita dopo aver ricevuto la telefonata.
"Come puoi pensare alla tua inutile promessa su una stupida festa adesso? Tua sorella rischia di morire, razza di egoista!" Quelle parole le rimbombavano ancora nella testa.
Sentiva il rancore verso Emma crescere sempre di più, gonfiarsi nel petto come un palloncino.
"Per colpa tua la mamma e il papà sono preoccupatissimi e mi hanno picchiata. E non hai mantenuto la promessa. Ti odio, Emma. Spero che tu muoia!" Stava davvero pensando quelle parole?
Non lo sapeva. Ma la sua rabbia non svaniva: sentiva che presto avrebbe perso il controllo.
Ripensò alla ninna-nanna che solo un' ora prima aveva canticchiato, mentre aspettava piena di fiducia.
All' improvviso, le sembrava stupida e inutile. Come Emma, che non manteneva le promesse.
Una donna vestita di bianco uscì dalla stanza di fronte.
I suoi genitori scattarono in piedi, fissandola terrorizzati.
Dopo un attimo, l' infermiera sorrise. "L' operazione è stata un successo. Vostra figlia è fuori pericolo."
La mamma urlò di gioia, e abbracciò il marito; la bambina invece rimase immobile.
Nancy le si avvicinò, sorridendole dolcemente.
"Hai sentito, piccolina? Tua sorella è salva, presto tornerà a casa. Sei contenta?"
"No, non lo sono. Io la odio, non ha mantenuto la sua promessa. E odio anche te e questo posto, perchè siete tutti bianchi. Io odio il bianco, mi piace il rosso!" Era sul punto di rispondere, ma si fermò.
Sorrise all' infermiera e rispose che si, era contentissima.
Nancy annuì, e si allontanò.
La piccola continuò a sorridere.
Aveva capito come punire Emma.

                                                                     ******************

Improvvisamente Emma si svegliò. Si guardò intorno, disorientata. Dove si trovava?
Poi ricordò: l' incidente, l' ambulanza, il dottore... Era all' ospedale, dovevano essere riusciti a curarla.
La sua stanza era vuota, ma aveva una strana sensazione.
Le sembrava di avvertire la presenza di qualcuno, ma davvero non capiva perchè. Non vedeva nessuno.
Scosse la testa dolorante: probabilmente era solo un effetto collaterale dell' anestesia ancora nel suo corpo.
Eppure...
Successe tutto molto in fretta.
Dapprima, sentì molto caldo al petto. Poi si rese conto di non riuscire più a respirare; annaspò, spaventata, ma era come se l' aria le fosse stata risucchiata via dai polmoni. Sentì qualcosa di appiccicoso e denso colarle sulle mani, e guardò in basso: il sangue colava copioso da uno squarcio frastagliato tra i seni. Cominciò il dolore.
Emma si dimenava, ormai incapace di restare sveglia senza poter respirare.
Stava diventando tutto rosso: le mani, le gambe, il volto, il letto... le parve che anche i muri cominciassero a passare dal bianco puro al color cremisi.
Stava annegando in quel rosso. E poi la vide, davanti al letto.
Anche lei era rossa. Anche il pezzo di vetro che aveva in mano era rosso.
"E-emily... perchè..???" boccheggiò, strabuzzando gli occhi.
Poi i  suoi occhi divennero vacui.
Emily sorrise, sorrise orribilmente, leccando il sangue che le macchiava le candide guance.
Le gote innocenti di una bambina.
"Avresti dovuto mantenere la promessa, Emma. Sei contenta? Eri bianca, il bianco ti faceva male. Adesso sei tutta rossa, sei bellissima! E' bellissimo il rosso, vero sorellona?" Emily ormai rideva, ballava per la stanza, calpestando il sangue di Emma. Continuava a cantare:" Il rosso è bello, è buono, mi piace il rosso.. avresti dovuto mantenere la tua promessa, Emma, odio chi non lo fa." leccando il vetro insanguinato che aveva usato sulla sorella.

                                                                         ******************

Emma gettò a terra il quaderno, orripilata e confusa.
Ciò che aveva appena letto le stava sconvolgendo la mente.
Non voleva essere indiscreta nei confronti della sorellina, ma negli ultimi tempi le era parsa.. diversa.
Troppo seria, troppo scostante nei confronti di chiunque. Era diventata aggressiva: aveva picchiato selvaggiamente una sua coetanea solo perchè quest'ultima non le aveva prestato una bambola come le aveva promesso in precedenza.
Così, pur sentendosi in colpa, aveva deciso di leggere il suo diario.
E adesso... ".... Io che prometto ad Emily di raccontarle una festa e poi ho un incidente? E lei mi..." represse un conato di vomito. "Mi uccide? E ride e canta? Non è normale. Sorellina, cosa sei diventata?"
Aveva la nausea. Non si reggeva in piedi. Voleva correre fuori da quella stanza, cercare sua madre, spiegarle quali fantasie stavano nascendo nella mente malata della sorella. Si voltò verso la porta.
Sulla soglia si stagliava la figuretta della bambina.
Emily era li; spostava lo sguardo dal diario gettato a terra agli occhi sbarrati di Emma.
"Emma... hai letto il mio diario?" Emma si spaventò ancor di più. Quella non era la voce di Emily. Era fredda.
Era.. disumana.
"No, no io... mi è caduto, e raccogliendolo l'ho aperto per caso.. ero solo venuta a chiederti..."
"Mi avevi promesso che non avresti mai toccato il mio diario. Sai che odio chi non mantiene le promesse, vero?"
Emily avanzò di un passo.
"Aspetta, io volevo solo... " "Cos'hai addosso, sorellona?"
La ragazza la guardò perplessa, poi si guardò il petto.
In quell' istante si rese conto che per lei non c'era scampo: sarebbe morta, forse nello stesso modo descritto nel macabro racconto di Emily. 
Indossava una camicia. Una semplice camicia bianca, come quella portata dai condannati a morte.
Perchè lei, ormai, non era forse una di loro?
"Lo sai che non mi piace il bianco, Emma. E sai anche quanto odi chi non mantiene le promesse, vero?"
Emma sollevò lo sguardo, divenuto vacuo e rassegnato.
La sua risposta fu poco più di un soffio. "Si."
"Bene. Lascia che ti aiuti allora. Il rosso ti sta molto meglio, sai?"
Emily sorrise, e la sorella chiuse gli occhi.
Per non vedere quella che un tempo era sua sorella gettarsi su di lei con il coltello.

                                                                        ******************

Emily guardava il corpo straziato della sorella. C' era sangue ovunque: sul pavimento, sui muri, sul letto...
"E' tutto rosso! Che bello! Sei contenta Emma? Anche tu sei rossa, adesso!" La bambina rideva, saltellava, in preda a una folle allegria. E continuava a cantare:"Il rosso è bello, è buono, mi piace il rosso.. avresti dovuto mantenere la tua promessa, Emma, odio chi non lo fa...."

 





E. come Emma.
E. come Emily.
Sorelle per sempre.







Ringrazio per l' ispirazione: Edgar Allan Poe, l' indiscusso maestro e padre del genere horror e thriller;
Alexandra Marinina, che con i suoi thriller adorabilmente immersi nella grigia Russia della rivoluzione, mi ha insegnato a disegnare la psiche umana sotto forma di parole.
E ringrazio te, lettore, che hai avuto la pazienza di leggere per intero il mio lavoro.
Alimanga
  
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